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Lettera 148

Scritta nel 413/14.

Agostino prega Fortunaziano, vescovo di Sicca, che gli riconcili un vescovo da lui offeso in una lettera sulla visione di Dio ( n. 1-5 ): spiega che Dio, anche dopo la risurrezione, potrà esser visto solo dagli occhi dell'anima, come pensano anche S. Ambrogio ( n. 6.12 ), S. Girolamo ( n. 7-9 ), S. Atanasio e Gregorio ( n. 10-11 ).

Confuta infine gli Antropomorfiti, ai quali quel vescovo era favorevole ( n. 13-18 ).

Pro-memoria al santo fratello Fortunaziano

1.1 - Dispiacere d'aver offeso un collega

Come ti ho già pregato a viva voce, torno a esortarti di farmi il favore di andare a trovare quel nostro fratello, di cui parlammo, e pregarlo di perdonarmi se nella lettera a lui indirizzata e che non mi pento di avere scritta, crede che io abbia voluto colpire proprio lui, dicendo, con qualche espressione un po' troppo aspra e severa, che gli occhi di questo nostro corpo non vedono né vedranno Dio.

Aggiungevo infatti il motivo della mia affermazione, perché cioè non si credesse che Dio stesso sia corporeo e visibile in un determinato luogo esteso e limitato dello spazio.

Gli occhi del nostro corpo infatti non possono vedere nulla in altro modo.

Lo dissi anche perché l'espressione: Faccia a faccia ( 1 Cor 13,12 ) non venisse intesa nel senso che Dio sia limitato da membra corporee.

Non mi pento dunque di avere detto così, proprio perché non si abbia un concetto tanto empio di Dio medesimo, da non crederlo intero in ogni luogo, bensì divisibile attraverso spazi di luoghi; poiché divisibili sono le cose che noi conosciamo con i nostri occhi.

1.2 - È pericoloso sostenere la visione fisica di Dio

Se peraltro qualcuno, pur non avendo una tale opinione di Dio, credendo anzi che sia spirito immutabile, incorporeo e intero in ogni luogo, suppone che, quando il nostro corpo si cambierà da animale in spirituale, subirà una trasformazione così grande da permetterci di vedere per mezzo di esso anche la sostanza incorporea, non divisibile in estensioni limitate nello spazio, non limitata dai contorni e dai limiti delle membra, ma intera in ogni luogo, se costui crede di essere nella verità, vorrei che me la insegnasse.

Se invece egli ha una falsa opinione in proposito, è molto più scusabile attribuire qualche facoltà indebita al corpo, che sottrarla a Dio.

Anche se una tale opinione risultasse vera, non sarà in contrasto con le mie parole, da me scritte in quella lettera.

Dicevo invero che gli occhi del nostro corpo non vedranno Dio, poiché penso che occhi mortali non possano affatto vedere se non corpi separati da essi mediante una distanza di spazio; poiché se non v'è alcuno spazio che li separi, non vediamo con gli occhi neppure i corpi medesimi.

1.3 - Conseguenze assurde d'una tale asserzione

Se d'altro canto i nostri corpi, in seguito alla loro trasformazione, saranno tanto diversi da quelli attuali, da avere occhi capaci di vedere la sostanza divina, la quale non è estesa né limitata negli spazi locali si da avere una parte in un luogo, una parte in un altro, la meno estesa in un luogo più piccolo, la più estesa in un luogo più grande, ma rimane dovunque in modo immateriale, intera; anche questi corpi saranno tutt'altra cosa e non più gli stessi di adesso.

Essi allora saranno diversi non solo perché privi della mortalità, della corruzione e della gravità, ma si muteranno in certo modo nella facoltà stessa della mente, se saranno capaci di vedere ciò che allora sarà concesso alla mente e che ora non è concesso neppure alla mente.

Se diciamo che un uomo non è quello che fu perché ha cambiato costumi, come pure diciamo che il corpo è diverso da quello di una volta perché l'età è più avanzata, a più forte ragione potremo dire che non sarà più lo stesso, allorché avrà subìta una trasformazione così straordinaria, per cui non solo potrà avere la vita immortale, ma vedere anche l'invisibile!

Perciò, se gli occhi vedranno Dio, a vederlo non saranno gli occhi di questo corpo, poiché se il corpo sarà trasformato sino ad acquistare quella capacità e potenza, non sarà più il medesimo; ecco perché questa opinione non contrasta con le parole della mia lettera.

Se al contrario il corpo non sarà più lo stesso solo perché ora è mortale, allora invece sarà immortale, ora appesantisce l'anima, allora invece, privo di peso, sarà agilissimo per ogni movimento, ma rimarrà lo stesso per vedere gli oggetti che si vedono distanziati negli spazi locali, non riuscirà a vedere in alcun modo la sostanza incorporea e tutta intera in ogni luogo.

Sia vera questa o quella opinione, in entrambi i casi è vero che gli occhi del nostro corpo non vedranno Dio.

Poiché o saranno gli occhi di questo corpo, e allora non lo vedranno, oppure lo vedranno ma non saranno gli occhi di questo corpo, poiché apparterranno a un corpo di gran lunga diverso, per aver subìto un mutamento così sostanziale.

1.4 - L'amico interceda il perdono dell'offeso

Ma se questo nostro fratello sa qualcosa di meglio su questo argomento, io sono disposto ad apprenderlo da lui o da chi glie l'ha insegnato.

Se parlassi per celia, direi d'essere pronto a imparare anche quanto si riferisce a Dio considerato corporeo e divisibile nelle sue membra attraverso i luoghi, ma non lo dico, perché non parlo per celia e sono del tutto, certo che Dio non è tale, anzi scrissi quella lettera perché si credesse che non è tale.

Poiché nello scriverla ero preoccupato di dare dei consigli senza fare alcun nome, sono stato eccessivo e imprudente nel riprendere e non ho avuto riguardo, come fratello e vescovo, verso un fratello e vescovo, come sarebbe stato mio dovere.

Non difendo, ma riprendo questo mio modo di agire: non lo scuso, ma l'accuso.

Io lo prego di perdonarmi, di ricordarsi del nostro antico affetto e dimenticare l'offesa recente.

Faccia almeno quello che io non ho f atto, e per cui si sdegnò; nell'accordarmi il perdono abbia la mansuetudine che io non ho avuto nello scrivere la lettera.

Per mezzo della tua carità gli chiedo quello che avrei voluto chiedergli a viva voce se ne avessi avuto la possibilità.

Avevo tentato di farlo, facendogli scrivere da una persona degna di stima e di rispetto più di tutti noi, ma rifiutò di venire, sospettando forse, a quanto penso, che gli, si tendesse un tranello, come per lo più avviene nelle cose umane.

Per quanto ti è possibile, persuadilo che un tale pensiero era lontano da noi: tu ci riuscirai più facilmente essendo vicino a lui.

Digli con quale profondo e sincero dolore ho parlato con te dell'offesa arrecata al suo animo.

Sappia quanto io sono lontano dal disprezzarlo, quanto io temo di offendere Dio offendendo lui, e quanto penso al nostro Capo, nel cui corpo siamo fratelli.

Non ho creduto conveniente recarmi nella località dove risiede, per non offrire uno spettacolo ridicolo agli estranei, doloroso per i nostri, vergognoso per noi, mentre tutto può compiersi come si deve dalla tua Santità e Carità, poiché è compiuto da Colui che abita mediante la sua fede nel tuo cuore, e credo che egli non disprezzi in te il Signore, dal momento che lo riconosce in se stesso.

1.5 - Il perdono ispirato dalla carità

In questa faccenda non ho trovato di meglio che chiedere perdono al fratello che si è lamentato di essere stato offeso dall'asprezza della mia lettera.

Farà anch'egli, come credo e spero, ciò che sa che Dio gli comanda per bocca dell'Apostolo: Perdonandovi a vicenda, se qualcuno ha di che lamentarsi nei riguardi di un altro, come anche Dio vi ha perdonati mediante Cristo. ( Col 3,13 )

Siate dunque imitatori di Dio quali figli carissimi e camminate nell'amore nello stesso modo con cui vi ha amati Cristo. ( Ef 5,1 )

Camminando nell'amore di Cristo, esaminiamo concordemente e con diligenza ancora maggiore, se è possibile, la questione riguardante il corpo spirituale che avremo nella risurrezione.

Poiché anche se pensiamo diversamente, Dio ci rivelerà la verità, se rimarremo uniti in Lui. ( Fil 3,15 )

Chi rimane nell'amore, rimane in Dio e Dio in lui, perché Dio è amore, ( 1 Gv 4,16 ) sia perché egli ne è l'origine ineffabile, sia perché ce lo elargisce per mezzo del suo Spirito.

Se dunque si può provare che l'amore sarà visto con gli occhi corporei, si potrà provare che anche Dio può essere visto: ma se non sarà visibile l'amore, molto meno lo sarà la sua sorgente, o qualsiasi altro termine più appropriato e più eccellente che possa usarsi per una realtà così sublime.

2.6 - Pensiero di S. Ambrogio sulla visione di Dio

Alcuni grandi personaggi, versatissimi nelle Sacre Scritture, i quali coi loro scritti giovarono enormemente alla Chiesa e alla sana cultura dei fedeli, quando si presentò loro l'occasione, affermarono che Dio invisibile è visto in modo invisibile, cioè mediante la sostanza, che in noi pure è invisibile, voglio dire con la mente o il cuore puri.

Il beato Ambrogio, parlando di Cristo in quanto è Verbo, dice: " Gesù può essere visto con gli occhi dell'anima, non con quelli del corpo ".

E poco dopo: " I Giudei non lo videro perché il loro cuore stolto era accecato ".1

Così dicendo mostrava come si possa vedere Cristo.

Lo stesso Ambrogio, parlando dello Spirito Santo, ( Rm 1,21 )2 citò le parole del Signore che dice: Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore che resti con voi in eterno, lo Spirito della verità che il mondo non può ricevere, poiché non lo vede e non lo conosce. ( Gv 14,16-17 )

E spiegò: " A ragione si mostrò col corpo, perché nella sostanza della sua divinità è invisibile.

Noi abbiamo visto lo Spirito, ma sotto l'aspetto corporeo: vorremmo vedere anche il Padre, ma siccome non possiamo, ascoltiamolo ".

E poco dopo soggiunge: " Ascoltiamo dunque il Padre, dato che è invisibile, ma anche il Figlio è invisibile quanto alla sua natura divina, dato che nessuno ha mai visto Dio. ( 1 Gv 4,12 )

Poiché dunque il Figlio è Dio, non può essere visto, per quanto concerne la sua divinità ".3

2.7 - San Girolamo concorde con S. Ambrogio sullo stesso argomento

San Girolamo poi dice: " Occhio umano non può vedere Dio come è nella sua natura: non solo l'uomo, ma neppure gli Angeli possono vederlo, né i Troni, né le Potestà, né le Dominazioni, né alcuna altra cosa che abbia nome, poiché nessuna creatura può vedere il suo Creatore ".4

Con queste parole dell'uomo dottissimo mostra chiaramente quale opinione avesse circa la vita futura, per ciò che concerne la nostra questione.

In realtà, per quanto i nostri occhi possano mutare in meglio, saranno eguali a quelli degli Angeli.

Ebbene, Girolamo affermò che la natura del Creatore è invisibile perfino agli Angeli, come a tutte le creature celesti.

Forse anche su questo punto può sorgere un altro problema e insinuarsi il dubbio che potremo essere superiori agli Angeli; in tal caso c'è la parola chiara del Signore medesimo, là dove, di coloro che risorgeranno per il regno, dice: Saranno uguali agli Angeli di Dio. ( Lc 20,36; Mt 22,30; Mc 12,35 )

Lo stesso Girolamo altrove si esprime così: " L'uomo non può vedere la faccia di Dio: gli Angeli invece, anche quelli dei più piccoli nella Chiesa, vedono sempre la faccia di Dio. ( Mt 18,10 )

Ora lo vediamo come in uno specchio, in modo confuso: allora invece lo vedremo faccia a faccia, ( 1 Cor 13,12 ) quando saremo giunti ad essere simili agli Angeli, e potremo dire con l'Apostolo: Noi tutti contemplando la gloria di Dio a viso scoperto, siamo trasformati nella medesima immagine dallo Spirito Santo, passando di splendore in splendore, ( 2 Cor 3,18 ) benché nessuna creatura possa vedere la faccia di Dio, secondo la proprietà della sua natura, e si veda con l'anima solo quando la si crede invisibile ".5

2.8 - Che cosa vuol dire vedere Dio faccia a faccia

Queste parole dell'uomo di Dio hanno bisogno di un ampio commento.

Innanzitutto osserviamo che anch'egli, in conformità con l'evidentissima affermazione del Signore, pensa che vedremo la faccia di Dio quando arriveremo ad assomigliare agli Angeli, cioè diverremo uguali ad essi, il che avverrà precisamente nella risurrezione dei morti.

In secondo luogo, basandosi sulla testimonianza dell'Apostolo, spiegò a sufficienza che nella frase " quando vedremo Dio faccia a faccia ", la parola " faccia " va intesa per quella dell'uomo interiore ( cioè dell'anima ), non dell'uomo esteriore, cioè per quella del corpo.

Del volto del cuore parlava infatti l'Apostolo, quando diceva le parole da lui citate: Noi poi contemplando a viso scoperto la gloria del Signore, veniamo trasformati nella medesima immagine. ( 2 Cor 3,18 )

Chi avesse dubbi in proposito, riesamini il passo e consideri l'oggetto di cui parlava l'Apostolo; è chiaro che parlava del velo, che rimane, nella lettura dell'Antico Testamento, ( Es 34,33-35 ) finché non si passi a Cristo, di modo che si rimuova il velo.

Difatti dice: Noi contemplando a viso scoperto la gloria del Signore, mentre i Giudei non avevano il volto scoperto.

Di essi Paolo dice: Un velo è posto sopra il loro cuore, ( 2 Cor 3,15 ) per mostrare che per noi il volto del cuore è stato scoperto dopo che il velo è stato rimosso.

Infine, affinché nessuno per difetto d'attenzione o d'intelligenza credesse che Dio, ora o in futuro, possa essere visto dagli Angeli o dagli uomini, quando saremo divenuti uguali agli Angeli, espresse con la massima chiarezza il suo pensiero, dicendo che: " nessuna creatura può vedere il volto di Dio secondo la proprietà della sua natura e lo si, può vedere con la mente, quando si crede invisibile ".

Con ciò indicò sufficientemente che quando Dio fu visto dagli uomini con gli occhi del corpo, come se fosse corporeo, non fu visto nell'essenza della sua natura, nella quale è visto con la mente, dacché si crede invisibile.

E a chi Dio è invisibile se non agli occhi del corpo, anche se celesti, come il Santo aveva detto più sopra parlando degli Angeli, delle Potestà e Dominazioni? Quanto più sarà invisibile a corpi terrestri!

2.9 - Un altro passo di S. Girolamo sulla visione di Dio

In un altro passo dice con più chiarezza che: " Gli occhi del corpo non possono vedere la divinità non solo del Padre, ma neppure del Figlio, né dello Spirito Santo, che nella Trinità formano un'unica natura, ma lo possono bensì gli occhi dell'anima, dei quali il Salvatore in persona disse: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ". ( Mt 5,8 )6

Che cosa può esserci di più chiaro di questa espressione?

Se avesse detto solo che " Gli occhi del corpo non possono vedere né la divinità del Padre, né del Figlio, né dello Spirito Santo ", senza aggiungere: " ma lo possono gli occhi della mente ", si sarebbe forse potuto dire che non si sarebbe dovuto chiamare carne il corpo divenuto spirituale; aggiungendo invece e dicendo " ma ( possono vedere Dio ) gli occhi dell'anima ", escluse ogni specie di facoltà corporea da tale visione.

Perché poi non si pensasse che avesse parlato solo del tempo presente, citò anche l'affermazione del Signore per dimostrare che cosa intendesse per occhi dell'anima; con quella affermazione infatti si proclama la promessa della visione futura di Dio, non della presente: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

2.10 - Identico insegnamento di S. Atanasio e di Gregorio

Anche il beatissimo Atanasio, vescovo di Alessandria polemizzando contro gli Ariani, i quali sostengono che è invisibile solo Dio Padre, mentre credono che il Figlio e lo Spirito Santo siano visibili, rivendicò l'eguale invisibilità della Trinità in base alle prove delle Sacre Scritture e con scrupolosa argomentazione.

Egli insiste nell'inculcare che " Dio non fu visto se non quando assunse la natura umana, mentre Dio, cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, secondo la sostanza della sua divinità è assolutamente invisibile, e si può conoscere solo con l'anima e con lo spirito ".7

Anche Gregorio, santo vescovo orientale, dice con la massima chiarezza che " Dio è per natura invisibile; quando apparve ai Patriarchi, come per esempio a Mosé col quale parlava faccia a faccia, poté essere visto per avere assunta la forma di qualche sostanza visibile, rimanendo però salva la sua invisibilità ".8

Lo stesso afferma anche il nostro Ambrogio, dicendo che " il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono visti nell'aspetto scelto dalla loro volontà, non in quello formato dalla loro natura ".9

Di conseguenza è vero che: Nessuno ha mai visto Dio, ( Gv 1,18; 1 Gv 4,12 ) come affermò Cristo medesimo, ed è vero pure che: Nessuno degli uomini ha mai visto né può vedere Dio, ( 1 Tm 6,16 ) come afferma l'Apostolo, o meglio Cristo per bocca dell'Apostolo.

Con queste si accordano le affermazioni delle Scritture, nelle quali si narra che Dio fu visto, poiché è bensì invisibile per la sua propria natura di Dio, ma nello stesso tempo può essere visto quando gli garba, attraverso la forma di una creatura, che gli piace assumere.

3.11 - Dio sarà visto dagli occhi dell'anima

Orbene, se proprietà della natura divina è d'essere incorruttibile e invisibile, essa non si muterà certo nella vita futura, così da diventare visibile da invisibile, poiché non potrà neppure, da incorruttibile, diventare corruttibile, in quanto è nello stesso tempo immutabile.

E precisamente la natura divina volle mettere in risalto l'Apostolo, quando espresse come indissolubili queste due proprietà, dicendo: Al Re dei secoli, invisibile e incorruttibile, al solo Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli! ( 1 Tm 1,17 )

Io quindi non ardirei distinguere, i due termini e dire che Dio è incorruttibile nei secoli dei secoli ma è invisibile solo in questo secolo, non nei secoli dei secoli.

D'altronde non possono essere false neppure queste altre affermazioni della Sacra Scrittura: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio, ( Mt 5,8 ) e: Sappiamo che quando apparirà, saremo simili a Lui, poiché lo vedremo com'è. ( 1 Gv 3,2 )

Non possiamo quindi negare che i figli di Dio vedranno Dio come si vedono le cose invisibili e come prometteva di manifestarsi Colui che appariva agli uomini visibile nel corpo, quando diceva: Io amerò lui e gli mostrerò me stesso, ( Gv 14,21 ) quando parlava ben visibile agli occhi degli uomini.

Orbene, in qual modo si vedranno le cose invisibili, se non con gli occhi del cuore?

Ho già detto poco prima che cosa pensasse Girolamo di essi, riguardo alla facoltà di vedere Dio.

3.12 - La stessa verità esposta da Sant'Ambrogio

Per questo motivo il già citato vescovo di Milano, dice che perfino nella risurrezione non sarà facile vedere Dio, se non a coloro che siano puri di cuore, e che per questo sta scritto: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )

" Quante specie di beati - soggiunge Ambrogio - aveva già enumerate, eppure non aveva promesso loro la facoltà di vedere Dio!

Se dunque - soggiunge - vedranno Dio i puri di cuore, non lo vedranno certamente gli altri ".

E perché non si confondessero " gli altri " con coloro di cui è detto: Beati i poveri, beati i miti, immediatamente soggiunge: " Poiché gli indegni non vedranno Dio ".

Per indegni certo vuole che si intendano coloro che, pur risorgendo, non potranno vedere Dio: essi risorgeranno per essere condannati, perché non vollero purificare il cuore mediante la fede vera, che opera per mezzo della carità. ( Gal 5,6 )

Seguita quindi a dire: " Non può vedere Dio, neppure chi non vorrà vederlo ".

Siccome poi gli si presentava alla mente l'obiezione che anche tutti gli empi desiderano vedere Dio, spiega subito perché avesse detto " chi non vorrà vedere Dio ": poiché l'empio non vuole vedere Dio, in quanto non vuole purificare il suo cuore, con cui Dio può essere visto, e continua dicendo: " Dio non si vede in un luogo determinato, ma col cuore puro, né si cerca con gli occhi del corpo, né può essere abbracciato dalla vista, né toccato dal tatto, né udito attraverso la voce, né sentito dal passo ".10

Con queste parole il beato Ambrogio volle ricordare agli uomini che cosa devono preparare, se vogliono vedere Dio: devono cioè purificare il cuore mediante la fede che opera per mezzo della carità, in virtù del dono dello Spirito Santo, da cui abbiamo ricevuto la grazia, per apprendere a desiderare quella visione. ( 2 Cor 5,4-8 )

4.13 - Espressioni antropomorfiche della Bibbia

La Sacra Scrittura parla spesso delle membra di Dio ma, affinché nessuno credesse che noi siamo simili a Dio nella forma e nella figura del nostro corpo, la medesima Scrittura dice che Dio ha le ali, ( Sal 17,8 ) mentre noi non le abbiamo.

Allo stesso modo dunque che, quando sentiamo parlare di ali, intendiamo che si tratta di protezione, così quando sentiamo dire mani, dobbiamo intendere operazione; quando sentiamo piedi, dobbiamo intendere apparizione; quando sentiamo occhi, si deve pensare ad una visione con cui Egli conosce; quando sentiamo volto, occorre intendere la cognizione con cui ci si manifesta, e qualsiasi altra espressione simile usata dalla medesima Scrittura penso che vada intesa in senso mistico o simbolico.

E non solo io, per primo, ma tutti coloro che abbiano una qualsiasi intelligenza soprannaturale, si oppongono a quelli che si chiamano per questo " antropomorfiti ".

Per non indugiarmi troppo nel citare molti brani dai loro scritti, mi contenterò di riferirne uno solo di S. Girolamo, affinché codesto fratello si convinca che, se ha dei dubbi in proposito, non deve discuterne solo con me, sibbene anche con gli scrittori precedenti.

4.14 - San Girolamo contro gli Antropomorfiti

Quell'uomo dottissimo nelle Sacre Scritture, esponendo il salmo dove è detto: Intendete dunque voi, che siete insipienti tra il popolo, e siate una buona volta assennati, o insensati.

Chi creò l'orecchio non udrà? chi formò l'occhio non vedrà? ( Sal 94,9 ) dice fra l'altro: " Questo passo calza bene soprattutto contro gli antropomorfiti, i quali attribuiscono a Dio le stesse membra che abbiamo noi.

Si dice ad esempio, che Dio abbia gli occhi, perché gli occhi del Signore vedono tutto: la mano del Signore fa tutto.

E Adamo - dice la Scrittura - udì il rumore dei piedi del Signore che passeggiava nel paradiso. ( Gen 3,8 )

Gli antropomorfiti interpretano tutto ciò in senso letterale e attribuiscono alla maestà di Dio le debolezze umane.

Io invece dico che Dio è tutto occhi, è tutto mani, è tutto piedi.

È tutto occhi, perché vede tutto. È tutto mani, perché fa tutto. È tutto piedi, perché si trova in ogni luogo.

Badate quindi a ciò che dice il Salmista: Chi creò l'orecchio non udrà? chi creò gli occhi, non vedrà?

Non disse: Non avrà forse orecchie Colui che le creò? non disse: Non avrà dunque occhi?

Che cosa disse invece? Forse chi creò l'orecchio non udrà? Chi creò gli occhi non vedrà?

Escluse da Dio le membra, ma gli attribuì le proprietà corrispondenti ".11

4.15 - Autorità degli scrittori ecclesiastici

Ho creduto opportuno riferire tutti questi brani degli scrittori latini e greci, che vivendo nella Chiesa cattolica esposero prima di me le Sacre Scritture, affinché codesto fratello, se la pensa diversamente da tali interpreti, mettendo da parte l'amarezza del dissenso e conservando la dolcezza dell'amore fraterno ristabilita nella sua integrità, sappia che cosa si debba ricercare, imparare o insegnare con diligente e serena disamina.

Tuttavia non dobbiamo accordare agli scritti di qualsiasi autore, pur se cattolico e apprezzato, la stessa autorità che diamo alle Scritture Canoniche, fino al punto che non ci sia lecito - salva sempre la riverenza dovuta a tali persone - d'impugnare e ripudiare qualche loro affermazione, se per caso troveremo nei loro scritti opinioni contrastanti con la verità, compresa con l'aiuto di Dio da altre persone o da noi.

Così mi comporto io nei con fronti degli scritti altrui; così desidero che si comportino nei confronti, dei miei i lettori che li comprendono.

Infine riguardo alle affermazioni che ho citate dai santi dottori Ambrogio, Girolamo, Atanasio, Gregorio e alle altre che ho potuto leggere, ma che ho reputato troppo lungo ricordare, credo fermissimamente con l'aiuto di Dio e comprendo, nella misura che Egli mi concede, quanto segue: Dio non è corpo, né ha membra di forma umana: non è divisibile attraverso spazi locali: per natura è immutabilmente indivisibile: quando Egli fu visto dagli occhi del corpo, come riferiscono le Scritture Sante, non apparve nella sua natura e sostanza ma sotto le sembianze visibili che Egli volle assumere.

5.16 - Idee ancora confuse sul corpo spirituale

Confesso poi di non aver ancora letto in nessun'opera una dottrina, che mi sembrasse sufficientemente sicura per essere appresa o insegnata, circa il corpo spirituale che avremo nella risurrezione.

Fino a qual punto di perfezione arriverà il corpo nel mutamento in meglio?

Si ridurrà forse ad essere semplice come lo spirito, sicché tutto l'uomo diventi spirito?

Oppure, come credo più probabile ma non posso affermare con assoluta certezza, il corpo spirituale sarà tale, che si chiamerà spirituale per una straordinaria e ineffabile facilità, pur conservando la sua sostanza corporea che da sé sola non potrebbe vivere e sentire, ma lo può per mezzo dello spirito che lo anima?

Prova di ciò è il fatto che anche ora, benché il corpo si chiami animato, la natura dell' anima è ben diversa da quella del corpo.

Se si conserverà la natura del corpo, pur dopo esser diventata immortale e incorruttibile, potrà esser di aiuto in qualche modo allo spirito per vedere le cose visibili, cioè corporee, come succede ora che non possiamo vedere se non mediante gli organi del corpo?

Oppure il nostro spirito potrà anche allora conoscere le cose corporee senza alcun organo del corpo, dato che neppure Dio le conosce coi sensi del corpo?

Come questi vi sono tanti altri quesiti che in un simile problema possono originare dei dubbi.

5.17 - Il corpo glorificato e l'anima circa la visione di Dio

Se quindi a questo fratello non dispiace la mia cautela, qualunque essa sia, prepariamo frattanto per quanto è in nostro potere, con la grazia divina, il cuore puro per quella visione, a proposito della quale sta scritto: poiché lo vedremo come egli è. ( 1 Gv 3,2 )

Esaminiamo con maggiore calma e diligenza la questione del corpo spirituale nella speranza che, per avventura, il Signore si degni di mostrarci, in base alle sue Scritture, qualcosa di certo e di chiaro, qualora lo reputi utile per noi.

Se una disamina più attenta arriverà a scoprire che la futura trasformazione del corpo sarà tanto straordinaria da permettergli di vedere le realtà invisibili, tale potenza del corpo non toglierà - a mio parere - alla mente la visione, di modo che allora possano vedere Dio i sensi fisici dell'uomo esteriore e non lo possano quelli spirituali dell'uomo interiore, come se Dio si trovasse solo fuori dell'uomo e non anche nell'interno dell'uomo, dacché sta scritto chiarissimamente: affinché Dio sia tutto in tutti; ( 1 Cor 15,28 ) oppure come se fosse dentro Colui che è dovunque intero senza bisogno di spazi locali, in modo da potere essere visto solo fuori dai sensi esterni dell'uomo e non possa esser visto internamente dallo spirito umano.

Queste supposizioni sono del tutto assurde, tanto è vero che i santi saranno maggiormente ripieni di Dio e non saranno circondati da Lui esteriormente e privati interiormente della Sua presenza, né saranno ciechi internamente si da non vedere Colui del quale sono pieni, mentre esteriormente avrebbero occhi per vedere Colui che li circonda.

Nel frattempo non rimane altro che avere la persuasione assoluta che la visione di Dio è possibile allo spirito dell'uomo.

Se poi anche il corpo, in seguito a una meravigliosa trasfigurazione, acquisterà tale capacità, si aggiungerà un nuovo potere, ma non cesserà quello dell'anima.

5.18 - Agostino, disposto a imparare dai più dotti, si attiene alla Scrittura

Concludendo, è meglio affermare ciò di cui non dubitiamo affatto, che cioè lo spirito dell'uomo vedrà Dio, poiché solo esso può attualmente vedere la carità, esaltata nella Scrittura con la frase: Dio è carità. ( 1 Gv 4,8 )

Soltanto esso può vedere la pace e la santità, senza la quale a nessuno è possibile vedere Dio.

Nessun occhio carnale vede attualmente la carità, la pace, la santità e altre simili virtù, mentre le vede già tutte l'occhio dell'anima, per quanto lo può, cioè tanto più chiaramente quanto più è puro; perciò noi crediamo senza alcun dubbio che vedremo Dio, sia che troviamo, sia che non troviamo la soluzione del quesito circa la futura qualità del nostro corpo, pur non dubitando che il corpo risorgerà e sarà immortale e incorruttibile, poiché a questo riguardo reputiamo chiarissime e sicurissime le affermazioni delle Sacre Scritture.

Se poi cotesto fratello afferma come vero ciò che io vado ancora indagando riguardo al corpo spirituale, potrà adirarsi a buon diritto qualora io non acconsentissi ad ascoltare serenamente la sua lezione, purché anch'egli ascolti con pari serenità le mie obiezioni.

Per adesso tuttavia ti supplico, in nome di Cristo, di chiedergli perdono a mio nome per le frasi pungenti di quella mia lettera di cui so che s'è giustamente offeso e d'inviarmi, con l'aiuto di Dio, una bella risposta che mi apporti un po' di gioia. 

Indice

1 Ambros., Comm. in Ev. Lc. 1, 1, 5
2 Ambros., Comm. in Ev. Lc. 2, 3, 22 n. 93-94
3 Ambros., Comm. in Ev. Lc. 2, 3, 22
4 Hieron., Comm. in Is. 3, 1
5 Hieron., Comm. in Is. 1, 10
6 Hieron., Comm. in Is. 3, 1
7 Athanas., Orat. adv. Arian. 1, 63; 3, 14; 4, 36
8 Gregor., De filii div. et Consubst. tract., nunc Phoebadio attributus, 8 med
9 Ambros., Comm. in Ev. Lc. 1, 11
10 Ambros., Comm. in Ev. Lc. 1, 11
11 Hieron., In Sal. 93, 8, 9