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Lettera 184a

Scritta intorno al 418.

Agostino risponde ai due religiosi Pietro ed Abramo dicendo che in molti altri suoi scritti è la soluzione dei loro quesiti ( n. 1 ): i bambini che muoiono senza battesimo non vanno al regno ma al castigo, poiché macchiati del peccato ( n. 2-3 ).

Parlando poi come convertire i pagani, afferma che occorre pregare per loro, essendo la fede dono di Dio ( n. 4 ) e che nel I. XIV del De civitate Dei si troverà la soluzione dei quesiti proposti riguardo agli stessi pagani ( n. 5-6 ) e promette d'inviare ai due religiosi i libri dell'opera suddetta ( n. 7 ).

Agostino a Pietro e Abramo, signori dilettissimi e santi figli, salute nel Signore

1.1 - Agostino cercherà di soddisfare i due amici

Il santo vostro zelo, con cui credete vostro dovere chiedermi un gran numero d'argomenti onde siate ben ferrati e capaci di opporvi alle empie e cavillose dottrine, non dev'essere né trascurato per motivo di giustizia né può esserlo per motivo della carità.

D'altra parte però una sola lettera, per quanto possa essere lunga, non può contenere una risposta accurata a tutti i vostri quesiti.

Sappiate, comunque, che io ho già risposto - per quanto ne sono stato capace - a tutti o a quasi tutti i vostri quesiti in moltissimi altri miei scritti.

Dal momento che sento dire che la vostra vita dedicata al servizio di Dio l'avete regolata in modo che avete del tempo libero per leggere, se leggerete quegli scritti, vi sarà chiaro ogni testo oppure - così penso - non vi mancherà molto per capirli, soprattutto perché in voi è il maestro interiore, per grazia del quale voi siete quello che siete.

Qual aiuto infatti può dare uno a un altro per fargli imparare qualcosa, se non fossimo ammaestrati da Dio? ( Gv 6,45; Is 54,13 )

Ciò nondimeno in questa lettera non deluderò affatto la vostra aspettativa, nei limiti che mi darà Dio, almeno con una breve risposta.

1.2 - Esclusi dal regno i bimbi morti senza battesimo

Il Signore dice: Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà
condannato. ( Mc 16,16 )

Se dunque allorché i bambini vengono battezzati non si dice falsamente ma si compie veracemente un'azione grazie alla quale sono considerati quali credenti, per cui da tutti i Cristiani sono chiamati nuova figliolanza, è certo che, se non crederanno, saranno condannati e perciò, dal momento che da se stessi non aggiunsero nulla al peccato originale, il loro castigo relativo a quella condanna può dirsi che sarà minimo, non già però che non ve ne sarà nessuno.

Chi poi crede che non vi sarà differenza alcuna tra le pene, legga quel che sta scritto: Nel giorno del giudizio Sodoma sarà trattata meno severamente di quella città. ( Mt 10,15; Mt 11,24 )

Coloro dunque che ingannano per professione, non cerchino per i bambini una condizione di mezzo tra il regno e il supplizio, ( Mt 19,23-24; Mt 25,34-46; Dn 12,2; Lc 22,19; Mc 10,25; Gv 3,3-5 ) ma ( facciamo in modo che ) questi passino dal diavolo a Cristo, ossia dalla morte alla vita, perché la collera di Dio non rimanga sospesa sopra di essi, ( Gv 5,24; Gv 3,36; Rm 3,5 ) poiché da quest'ira di Dio non salva se non la grazia di Dio.

Che cos'è poi la collera di Dio se non il doveroso castigo e la giusta pena da parte di Dio giusto?

Dio infatti non si turba a motivo di qualche commozione, come s'adira l'animo soggetto a mutazione; quella invece che viene chiamata " collera di Dio " non è altro che la giusta punizione del peccato e non fa meraviglia che si trasmetta ai posteri.

1.3 - Generazione carnale e rigenerazione spirituale

Mi spiego: prima del peccato la concupiscenza, con cui vengono procreati e concepiti i figli, non esisteva e non sarebbe esistita affatto, se alla disubbidienza dell'uomo non fosse seguita per contrappasso anche la disubbidienza della propria carne.

Sebbene l'onesto matrimonio faccia buon uso di questo male, tuttavia senza di esso non può compiersi neppure l'amplesso matrimoniale, quello cioè lecito e onesto per procreare i figli; potrebbe però compiersi senza di esso, qualora la natura umana, evitando il peccato, fosse rimasta nella condizione in cui era stata creata.

Infatti anche le membra che servono per la generazione potrebbero esser mosse dal comando della volontà, come tutte le altre, a compiere l'azione loro propria, senz'essere eccitate dall'ardore della sensualità.

Chi potrebbe infatti negare che le parole di Dio: Crescete e moltiplicatevi 6 non erano una maledizione dei peccati, ma una benedizione delle nozze?

Tranne Cristo, il quale non fu né procreato né concepito mediante questa sensualità, poiché il parto della Vergine avvenne assai diversamente, tutti gli uomini che vengono procreati, concepiti e nascono mediante questa sensualità, è necessario che rinascano per non esser castigati.

La ragione è che, sebbene nascano da genitori rigenerati, la generazione carnale non può loro procurare ciò che a quelli non procurò se non la rigenerazione spirituale, allo stesso modo che dal seme non solo d'un olivo selvatico ma anche da quello d'un olivo domestico non ne nasce se non uno selvatico, quantunque l'olivo domestico non sia selvatico.

Di questi argomenti abbiamo parlato a lungo anche in altre nostre lettere e vorrei che le leggeste anziché costringerci a ripeter le medesime cose.

2.4 - La fede, dono di Dio

Agl'infedeli, che non sono vincolati per nulla dall'autorità dei Libri Cristiani, si risponde invece più difficilmente: il loro errore non può esser corretto con l'autorità della S. Scrittura, dal momento che contro di essi dev'essere difesa naturalmente proprio la Scrittura che da essi è chiamata in giudizio abbastanza esplicitamente. ( Gen 1,22 )

Ora, anche nel caso che il Signore vi aiuterà per riuscire in una tale impresa, concluderete ben poco presso coloro che desiderate far diventare Cristiani, se riuscirete a dimostrare falsa la loro infedeltà con discussioni fondate sulla verità, se non implorerete per essi la fede con suppliche e preghiere.

La fede stessa infatti, come sapete, è un dono di Dio, il quale distribuisce a ciascuno la misura di fede ( che vuole ); ( Rm 12,3; 1 Cor 12,11 ) è inoltre un dono tale che deve necessariamente precedere l'intelligenza.

Poiché non s'inganna il Profeta che dice: Se non crederete, non comprenderete. ( Is 7,9 )

E poiché se ………………………………… perché credessero, l'Apostolo pregava non per i Giudei già fedeli, ma per i Giudei ancora infedeli, quando diceva: Fratelli, di certo l'ardente brama del mio cuore e la mia preghiera a Dio per essi è che si salvino, ( Rm 10,1 ) per quelli cioè che avevano messo a morte Cristo e che certamente avrebbero ucciso anche lui, se ne avessero avuta la possibilità; per quelli cioè per i quali aveva pregato anche il Signore allorché, appeso alla croce, veniva beffeggiato, ( Lc 23,34 ) e il beato Stefano allorché veniva lapidato. ( At 7,59 )

3.5 - I quesiti saranno sciolti nel l. XVI De civitate Dei

Veramente di questi infedeli che noi chiamiamo gentili o, con nome ormai consueto, pagani, vi sono due specie: l'una di coloro che antepongono alla religione Cristiana le superstizioni alle quali essi prestano fede; l'altra di coloro i quali non si sentono legati ad alcuna religione in particolare; orbene, io in certi miei libri che ho intitolati La città di Dio, dei quali penso vi sia già arrivata notizia e dei quali sto ancora tentando di portare a termine i rimanenti, se Dio vorrà, in mezzo alle mie occupazioni, ho composto dieci tomi non piccoli diretti contro i pagani della prima specie, bollati dall'Apostolo quando afferma: Ciò che i pagani sacrificano, ai demoni e non a Dio lo sacrificano ( 1 Cor 10,20 ) o almeno quando afferma: Adorarono e servirono la creatura invece del Creatore. ( Rm 1,25 )

I primi cinque libri confutano coloro i quali sostengono che per ottenere e conservare la prosperità terrena e temporale delle cose umane sia necessario il culto non dell'unico vero Dio ma di molti dèi; i cinque libri che vengono dopo sono invece diretti contro coloro che, esaltandosi con boria e orgoglio contro la dottrina che conduce alla salvezza, credono di poter giungere alla felicità, che si spera dopo la vita presente, anche mediante il culto dei demoni e di molti dèi.

Negli ultimi tre libri dei suddetti cinque vengono da noi confutati i loro famosi filosofi.

Tutti gli altri libri, quanti ne potranno risultare dopo l'undicesimo e dei quali ho già terminato tre libri e ho tra le mani il quarto, conterranno le verità che noi crediamo fermamente riguardo alla città di Dio, per non dare l'impressione d'avere in quest'opera confutato soltanto le idee altrui senza poi dimostrare le nostre.

Questo libro che segue ai primi dieci ed è anche il decimoquarto di tutta l'opera, se il Signore vorrà, conterrà la soluzione di tutti i quesiti che m'avete posti nella vostra lettera.

3.6 - Come agire con i pagani neganti la Provvidenza

C'è poi la seconda specie d'infedeli, i quali credono che non esista alcuna potenza divina o che non dipendano da essa le vicende umane; non so se con questi tali debba discorrersi di problemi riguardanti il culto verso Dio, sebbene ai nostri giorni non si trovi quasi nessuno talmente stolto che osi affermare anche solo nel proprio cuore: Dio non esiste. ( Sal 14,1 )

Non mancano invece altri stolti come quelli che dicevano: Il Signore non vedrà, ( Sal 94,7 ) cioè che la sua provvidenza non si estende fino alle cose di questa terra.

Pur tuttavia in questi libri, che desidero vengano letti dalla Carità vostra, mentre si difende la città di Dio, sarà dimostrato, se e a chi Dio vorrà, che si deve credere non solo che Dio esiste, verità questa impressa in noi dalla natura e che nessuna empietà riesce mai a estirpare, ma che si prende cura delle cose umane a cominciare dalla stessa creazione degli uomini fino al termine in cui rende beati i giusti con gli angeli santi e condanna gli empi con gli angeli malvagi.

3.7 - Invierà i libri del De civitate Dei

Questa lettera, carissimi, non dev'essere sovraccaricata più oltre.

Abbiamo infatti detto a sufficienza dove potete sperare di sapere per mezzo di noi quel che desiderate, e se non avete ancora i suddetti libri, abbiamo avuto cura, per quanto lo permette la nostra pochezza, di poterveli far avere per le mani del mio santo fratello e collega di sacerdozio Fermo, il quale vi vuole assai bene e ci ha inculcato d'amarvi con maggior premura, affinché ringrazi la vostra reciproca carità.

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