Le otto questioni di Dulcizio

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Questione 3

3.1 - Il Giudizio alla venuta del Signore e i viventi durante la venuta

La tua terza domanda è la seguente: Bisogna ritenere che il giudizio avverrà subito alla venuta del Signore o dopo un certo tempo?

Poiché leggiamo, tu affermi, che alla sua venuta " quelli che sono in vita saranno rapiti sulle nubi incontro a Cristo nell'aria e saranno sempre con il Signore ". ( 1 Ts 4,17 )

Desidero sapere se il giudizio sarà contemporaneo alla venuta e se quelli che saranno rapiti sulle nubi non moriranno, a meno che non dobbiamo considerare la loro trasformazione il sostituto della morte.

3.2 A questa tua richiesta, con cui domandi se alla venuta del Signore ci sarà subito il giudizio, ritengo che sia sufficiente la fede del Simbolo, nel quale professiamo che Cristo verrà alla destra del Padre a giudicare i vivi e i morti.

Poiché questo è lo stesso motivo della sua venuta, che altro mai farà al momento della venuta se non ciò per cui verrà?

Quanto poi a quelli che saranno rapiti sulle nubi, in una lettera che ho scritto a mio figlio Mercatore, da voi sicuramente ben conosciuto, che mi aveva consultato su alcune questioni dei pelagiani, i quali negano che la morte sia conseguenza del peccato, puoi leggere quanto ho discusso nelle seguenti parole : L'Apostolo, scrivo, parlando della risurrezione dei morti, dice: " Noi poi, i viventi, noi che siamo superstiti, saremo portati via assieme a loro sulle nubi incontro al Signore nell'aria e così saremo sempre col Signore "; ( 1 Ts 4,16 ) ora, coloro ai quali accenna qui l'Apostolo sollevano delle perplessità per se stessi, non a causa di questi nostri avversari.

Anche se coloro di cui parla l'Apostolo, fossero anch'essi destinati a non morire, non vedo affatto quale argomento loro favorevole potrebbero trarne i nostri avversari, poiché potremmo rispondere loro ciò che abbiamo detto dei due Profeti, cioè Enoch ed Elia.

Ma per quanto concerne l'espressione paolina sembra voglia davvero significare che alla fine del mondo, quando apparirà il Signore e i morti risorgeranno, alcuni passeranno senza morire all'immortalità, largita a tutti gli altri fedeli servi di Dio, per essere " portati via con loro ", come dice l'Apostolo," sulle nubi ": e non ho potuto trovare un senso diverso tutte le volte che ho voluto esaminare queste parole.

3.3 Ma su questo punto vorrei consultare piuttosto quelli che sono più dotti di me per vedere se le parole dell'Apostolo: " Stolto, non vedi che ciò che semini non germina in vita nuova se prima non muore?", ( 1 Cor 15,36 ) non siano rivolte per caso anche a coloro che credono che alcuni passeranno vivificati alla vita eterna senza dover morire.

In qual modo infatti può avverarsi ciò che si legge in parecchi esemplari, cioè " tutti risorgeremo ", ( 1 Cor 15,51 ) se tutti non morremo?

Poiché non può esservi la risurrezione, se prima non ci sarà la morte.

A dar questo senso alla frase ci costringe l'espressione molto più facile e chiara, riportata da alcuni altri esemplari e cioè: " noi morremo tutti ".

Anche altri passi come questo della Sacra Scrittura paiono indurci a credere che nessun uomo potrà giungere all'immortalità se prima non ci sarà stata la morte.

Ecco il passo dell'Apostolo: " Noi poi, i viventi, noi che ci saremo ancora al tempo della venuta del Signore, non andremo ( incontro a lui ) prima di quelli che già si addormentarono ( = morirono ), poiché il Signore stesso ad un cenno di comando, ( ossia ) con la voce di un angelo, allo squillo della tromba di Dio, discenderà dal cielo; e prima risorgeranno quelli che sono morti in Cristo; quindi noi, i vivi superstiti, saremo portati via insieme con essi sulle nubi ( per andare ) incontro a Cristo nell'aria, e così saremo sempre col Signore ". ( 1 Ts 4,14-16 )

Vorrei, come ho già detto, consultare su tale passo quelli che sono più dotti di me e, purché siano capaci di spiegarlo nel senso che tutti gli uomini viventi adesso o dopo di noi sono destinati a morire, vorrei rettificare la mia opinione diversa espressa da me una volta su questo argomento.

Poiché se insegniamo, dobbiamo essere anche pronti ad imparare e per certo è meglio che uno sia raddrizzato da piccolo che spezzato quando non è più flessibile, dal momento che con i nostri scritti viene esercitata o istruita la nostra o l'altrui infermità senza però che su di essi voglia fondarsi alcuna canonica autorità.

3.4 Se nelle citate parole dell'Apostolo non potrà riscontrarsi alcun altro senso, e apparirà chiaro ch'egli ha voluto intendere ciò che pare dire chiaramente il testo preso alla lettera, che cioè alla fine del mondo, alla venuta del Signore, ci saranno alcuni che si rivestiranno dell'immortalità senza spogliarsi del corpo, " in modo che la parte mortale sia assorbita dalla vita "; ( 2 Cor 5,4 ) se tale è il senso del passo, esso concorderà con la regola della fede in base alla quale professiamo che il Signore verrà a giudicare i vivi ed i morti, ( 2 Tm 4,1 ) senza dare a " vivi " il senso di giusti, né a " morti " quello d'ingiusti, anche se i giusti e gl'ingiusti dovranno essere giudicati, ma intendendo per " vivi " coloro che il Signore alla sua ultima venuta troverà ancora in vita e per" morti " coloro che già ne sono usciti.

Se ciò sarà assodato, bisognerà vedere qual senso dare a quest'altra espressione dell'Apostolo: "Ciò che tu semini, non germina in vita nuova, se prima non muore", ( 1 Cor 15,36.51 ) e a queste altre parole: " risusciteremo tutti ", oppure: " morremo tutti ", ( 1 Cor 15,51 ) in modo che non contrastino con l'opinione secondo la quale si crede che alcuni entreranno nella vita eterna anche col corpo senza provare l'amarezza della morte.

3.5 Ma qualunque sia dei due il senso più genuino e più chiaro che si possa scoprire, che cosa può giovare alla causa di costoro, sia che a tutti venga inflitta la dovuta pena di morte, sia che solo ad alcuni venga risparmiata siffatta condizione?

Poiché è evidente che se non fosse preceduto il peccato, non ne sarebbe conseguita non soltanto la morte dell'anima, ma neppure quella del corpo, e che la potenza della grazia è più mirabile nel risuscitare i giusti dalla morte per l'eterna felicità, che nel non farli giungere a provare le sofferenze della morte.

Bastino queste osservazioni per rispondere a coloro di cui mi hai scritto, sebbene io pensi che ormai essi non osano più dire che Adamo sarebbe morto pure col corpo anche se non avesse peccato.

3.6 Del resto sarebbe necessario sottoporre a un esame più approfondito la questione della risurrezione per quanto concerne coloro che si crede non morranno ma, dalla condizione della presente vita mortale, giungeranno all'immortalità senza passare attraverso la morte.

Se tu hai inteso, se hai letto o pensato da te stesso, oppure ti capiterà anche in seguito di sentire, di leggere o pensare qualche soluzione di tale problema chiara e precisa, scaturita da argomentazioni razionali e complete, ti chiedo per cortesia di mettermene al corrente.

Io infatti - debbo confessarlo alla tua Carità - preferisco imparare anziché insegnare.

A questo siamo esortati anche dall'apostolo Giacomo che dice: Ognuno sia pronto ad ascoltare ma tardo a parlare; ( Gc 1,19 ) ad imparare dobbiamo quindi sentirci attratti dalla soavità della verità, ma ad insegnare dobbiamo sentirci obbligati solo dalla necessità della carità.

Dobbiamo ad ogni modo augurarci piuttosto che non ci sia più la necessità che uno insegni qualcosa a un altro, " in modo da avere tutti per unico maestro Iddio " ( Gv 6,45 ).

Del resto è Dio stesso a istruirci quando impariamo le massime della vera pietà, anche quando in apparenza ce le insegna un uomo.

Infatti non è nulla né chi pianta né chi innaffia, ma [ è ] Dio, che fa crescere. ( 1 Cor 3,7 )

Se quindi Dio non facesse crescere, non varrebbe nulla che gli Apostoli piantassero e innaffiassero; quanto meno valgo io o tu, o chiunque altro di questo tempo, quando abbiamo l'aria di insegnare agli altri!

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