Specchio di precetti morali dalla Sacra Scrittura

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Dalla lettera di Paolo Apostolo ai Romani

332 [ Rm 1 ].

Non mi vergogno infatti del Vangelo.

Esso è potenza divina per la salvezza di tutti gli uomini, purché credano: prima dei Giudei e poi dei Greci.

In esso si rivela la giustizia di Dio [ che nasce ] dalla fede [ e sfocia ] nella fede, come sta scritto: Il giusto vivrà in virtù della fede in me ( Ab 2,4 ).

In realtà l'ira di Dio dal cielo si manifesta verso l'empietà e l'ingiustizia di quegli uomini che mediante l'ingiustizia soffocano la verità, poiché quel che di Dio è oggetto di cognizione è loro manifesto e a manifestarlo è stato Dio stesso.

Dalla creazione del mondo infatti gli attributi invisibili di Dio si rendono visibili perché li si può comprendere attraverso le cose create: così la sua eterna potenza e la sua gloria divina.

In tal modo [ gli atei ] sono inescusabili, in quanto, avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio né gli sono stati riconoscenti.

Con il loro pensiero sono corsi dietro a delle vanità e, privato della sapienza, il loro cuore si è ottenebrato: pur dicendosi sapienti, sono istupiditi e hanno sostituito la magnificenza del Dio invisibile con un'effigie dell'uomo corruttibile o anche di uccelli, di quadrupedi o di rettili [ Rm 1,16-23 ].

Per questo motivo Dio li ha abbandonati perché seguissero le brame del loro cuore e si dessero all'impurità, disonorando in se stessi il loro corpo.

Essi hanno cambiato il vero Dio con delle falsità e hanno prestato il culto e adorato la creatura anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli, amen!

Per questo motivo Dio li ha lasciati in balia di passioni vergognose.

Ed ecco che le loro donne hanno cambiato il loro naturale rapporto in rapporti contro natura.

Lo stesso per gli uomini: abbandonato il rapporto naturale con la donna, arsero dal desiderio di soddisfarsi l'uno con l'altro e caddero nella sconcezza di rapporti maschio con maschio.

In tal maniera ricevettero in loro stessi la giusta ricompensa dell'errore in cui erano incorsi.

E siccome non dimostrarono d'avere la cognizione di Dio, Dio li abbandonò al loro sentire pervertito, sicché commettono ciò che è indegno; colmi come sono di ogni malvagità, malizia, fornicazione, avarizia e cattiveria; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diventando brontoloni, mettimale, odiosi a Dio, litigiosi, superbi, orgogliosi, inventori di mali, indocili ai genitori, insipienti, disordinati, senza affetto, senza accordo, senza misericordia.

Essi infatti, avendo conosciuto la giustizia di Dio, non compresero che meritano la morte coloro che commettono tali colpe, e non solo quelli che le commettono ma anche quelli che condividono i sentimenti di chi le commette [ Rm 1,24-32 ].

333 [ Rm 2 ].

Stando così le cose, non hai scuse, o uomo che giudichi, chiunque tu sia.

Giudicando infatti gli altri condanni te stesso in quanto tu compi le stesse azioni che disapprovi, e noi sappiamo che il giudizio di Dio contro i responsabili di tali azioni è secondo verità.

O pensi forse tu, o uomo che giudichi i rei di queste azioni e poi tu stesso le compi, che sfuggirai al giudizio di Dio?

Ovvero hai l'audacia di prendere alla leggera le ricchezze della sua bontà, pazienza e tolleranza?

Non sai che, se Dio usa longanimità, è perché vuole indurti a conversione?

Tu viceversa ti regoli secondo la durezza del tuo cuore refrattario ad ogni conversione, e così ti accumuli collera per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio.

Egli allora darà a ciascuno la ricompensa meritata con le proprie opere; darà quindi la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere buone hanno cercato la gloria, l'onore e l'incorruttibilità; per coloro che, viceversa, hanno opposto resistenza e non si sono sottomessi alla verità ma hanno avuto fede nell'iniquità sono riservati ira e sdegno.

C'è infatti tribolazione e angoscia per ogni persona che opera il male, prima per il giudeo e poi per il greco; e c'è gloria, onore e pace per chiunque compie il bene, per il giudeo prima e poi per il greco [ Rm 2,1-10 ].

E dopo un po': Dinanzi a Dio non è giusto chi ascolta la legge ma chi la mette in pratica [ Rm 2,13 ].

E dopo un po' ancora: Ebbene, tu che fai da maestro agli altri non sai ammaestrare te stesso!

Tu che predichi di non rubare rubi; tu che dici che non si deve commettere adulterio ne commetti, tu che detesti gli idoli compi sacrilegi, tu che ti glori della legge trasgredendo la legge offendi Dio.

Per colpa vostra infatti, come sta scritto, il nome di Dio viene vilipeso fra le genti ( Is 52,5; Ez 36,20 ) [ Rm 2,21-24 ].

334 [ Rm 5 ].

E dopo un po': Giustificati mediante la fede abbiamo pace con Dio ad opera del nostro Signore Gesù Cristo.

Per suo mezzo, tramite la fede, ci è dato di entrare in quella grazia in cui ci troviamo, e ci vantiamo nella speranza della gloria dei figli di Dio.

Né solo questo, ma ci vantiamo anche delle tribolazioni sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virtù solida, la virtù consolidata la speranza: la quale speranza non sarà delusa perché la carità di Dio è stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato [ Rm 5,1-5 ].

335 [ Rm 6 ].

In un altro passo ancora: Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì che abbiate a seguire le sue concupiscenze.

E non prestate al peccato le vostre membra perché siano armi a servizio dell'illegalità, ma mettetevi a disposizione di Dio, come gente che da morte è tornata in vita, e le vostre membra siano armi nelle mani di Dio per la [ causa della ] giustizia [ Rm 6,12-13 ].

E dopo un po': Voglio presentarvi una riflessione d'indole umana per adeguarmi alla debolezza della vostra umanità.

Come siete ricorsi alle vostre membra e le avete poste al servizio della turpitudine e della malvagità per compiere opere malvage, così adesso prendete le vostre membra e usatele per servire alla giustizia al fine di conseguire la santificazione [ Rm 6,19 ].

336 [ Rm 8 ].

In un passo: Conseguentemente, fratelli, noi non siamo debitori verso la carne sicché dobbiamo vivere secondo la carne.

Se infatti vivrete secondo la carne morirete; se al contrario mediante lo Spirito farete morire le opere della carne vivrete.

In realtà quanti sono mossi dallo Spirito di Dio sono figli di Dio [ Rm 8,12-14 ].

E dopo un po': Siamo infatti eredi di Dio, coeredi di Cristo, a patto però che con lui soffriamo per essere con lui glorificati [ Rm 8,17 ].

E dopo un po': Se al contrario speriamo in cose che non vediamo, dobbiamo aspettarle sorretti dalla pazienza [ Rm 8,25 ].

E dopo pochi versi: Sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio [ Rm 8,28 ].

E un po' dopo: Chi ci separerà dall'amore di Cristo?

La tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?

Come sta scritto: " Per te siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati pecore da macello " ( Sal 44,22 ).

Eppure in tutte queste prove noi risultiamo più che vincitori in grazia di colui che ci ha amati.

Sono certo infatti che né morte né vita, né angeli né potestà, né il presente né il futuro, né ciò che è forte o alto o profondo, e nessun'altra cosa creata potrà separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù nostro Signore [ Rm 8,35-39 ].

337 [ Rm 10 ].

In un altro passo: Con il cuore si crede e così si consegue la giustizia; con la bocca si professa la fede e si ottiene la salvezza.

Dice infatti la Scrittura: " Chiunque crede in lui non resterà confuso " ( Is 28,16 ).

Né c'è differenza fra Giudei e Greci. Il medesimo [ Cristo ] è infatti Signore di tutti, ed è ricco [ di misericordia ] verso tutti coloro che lo invocano, come è scritto: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo ( Gl 3,5 ) [ Rm 10,10-13 ].

338 [ Rm 11 ].

In un altro passo: Quanto a te, sta' saldo nella fede; non inorgoglirti ma temi.

Se infatti Dio non ebbe riguardi per i rami nati [ dalla pianta ] potrebbe non risparmiare nemmeno te.

Osserva pertanto la benevolenza e la severità di Dio: la severità in coloro che decaddero, la benevolenza usata verso di te, se resterai nella bontà [ Rm 11,20-22 ].

339 [ Rm 12 ].

Un poco dopo: Vi scongiuro pertanto, fratelli, per la misericordia di Dio ad offrire il vostro corpo come sacrificio vivo, santo e accetto a Dio.

Sia questa la vostra offerta razionale; e non conformatevi a questo mondo ma trasformatevi col rinnovare i vostri sentimenti affinché possiate riconoscere quale sia la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

In forza della grazia che mi è stata data dico a tutti voi di non stimarvi più di quanto sia lecito stimarsi, ma stimarsi saggiamente, ciascuno secondo la misura della fede che Dio gli ha conferito.

Come infatti nel corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la stessa funzione, così noi, che siamo molti, siamo sì un unico corpo in Cristo e ciascuno è membro dell'altro, tuttavia abbiamo ricevuto doni diversi secondo la grazia che a ciascuno di noi è stata donata.

Chi ha ricevuto la profezia l'usi in proporzione con la fede; chi il ministero [ lo eserciti ] nel servire; chi l'insegnamento nell'insegnare; chi l'esortazione nell'esortare; chi elargisce [ lo faccia ] con semplicità; chi presiede, con ogni premura; chi compie opere di misericordia [ lo faccia ] con gioia.

L'amore sia senza finzione: odiate il male, aderite con tenacia al bene.

Amatevi a vicenda con carità fraterna; prevenitevi a vicenda nel rendervi onore.

Non siate pigri nello zelo, ma fervorosi nello spirito come chi serve il Signore.

Godete nella speranza, siate pazienti nelle prove, perseveranti nella preghiera, solleciti delle necessità dei santi, premurosi nell'ospitalità.

Benedite chi vi perseguita; benedite e non maledite.

Godere con chi è nella gioia, piangere con chi è nel pianto.

Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo altea, piegatevi invece a quelle umili.

Non vogliate essere saggi agli occhi vostri.

Non rendete ad alcuno male per male; procurate di compiere il bene non solo dinanzi a Dio ma anche dinanzi a tutti gli uomini.

Se è possibile, per quanto dipende da voi state in pace con tutti.

Non vi vendicate, carissimi, ma lasciate che agisca l'ira di Dio.

Sta scritto infatti: " A me [ è riservata ] la vendetta, io ripagherò ogni uomo ", dice il Signore.

" Ma se il tuo nemico ha fame, dàgli da mangiare; se ha sete, dàgli da bere; così facendo accumulerai carboni infuocati sulla sua testa.

Non farti vincere dal malvagio, ma con il bene vinci il male " ( Dt 32,35; Pr 25,21-22 ) [ Rm 12,1-21 ].

340 [ Rm 13 ].

Ciascuno sia sottomesso a chi gli è superiore in autorità, poiché non c'è autorità che non derivi da Dio, e tutte quelle che esistono, sono state disposte da Dio.

Pertanto chi resiste all'autorità resiste alla disposizione di Dio, e chi vi resiste si procura la propria condanna.

In realtà i superiori non ci sono per [ incutere ] timore nelle opere buone ma in quelle cattive.

Orbene, vuoi tu non temere l'autorità? Opera il bene e da essa riceverai approvazione, poiché [ il superiore ] è un incaricato di Dio per il tuo bene.

Se invece commetti azioni cattive, abbine timore, poiché non senza motivo egli porta la spada, ma è un incaricato di Dio, un esecutore della sua vendetta a danno di chi agisce male.

Siate quindi loro soggetti come è necessario, e non solo per il motivo di sfuggire alla collera ma anche per motivi di coscienza.

Per questo motivo anche pagate le imposte: perché essi sono al servizio di Dio in quanto [ da lui ] incaricati di questo compito.

Rendete dunque a ciascuno [ dei magistrati ] quanto gli è dovuto: a chi è dovuta l'imposta l'imposta, a chi la gabella la gabella, a chi il timore il timore, a chi l'onore l'onore.

Non abbiate verso alcuno nessun altro debito escluso quello dell'amore vicendevole: chi infatti ama il prossimo adempie tutta la legge.

In effetti: " Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare " ( Es 20,13-17; Dt 5,17-21 ) e qualsiasi altro comandamento si riepiloga in questa parola: " Ama il prossimo tuo come te stesso " ( Lv 19,18 ).

L'amore al prossimo non commette azioni cattive; quindi pieno adempimento della legge è l'amore.

E questo [ osservatelo ] sapendo in che tempo siamo e come sia giunta l'ora di finirla con il dormire.

Ora infatti la nostra salvezza è divenuta più vicina di quando diventammo credenti.

La notte è passata, è vicino il giorno.

Gettiamo dunque via le opere delle tenebre e rivestiamoci delle armi della luce; come chi è in pieno giorno, conduciamo una vita onesta.

Non fra gozzoviglie e ubriachezze, non nelle alcove e nell'impurità, non fra litigi e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non soddisfate la carne nei suoi desideri [ Rm 13,1-14 ].

341 [ Rm 14 ].

Accogliete chi è debole nella fede senza discutere sulle opinioni.

Uno infatti pensa di poter mangiare tutto mentre un altro, che è debole [ nella fede ], vuole mangiare [ solo ] verdura.

Ebbene, chi mangia [ tutto ] non disprezzi chi [ tutto ] non mangia; e chi non ne mangia non si eriga a giudice di colui che mangia, dal momento che Dio lo ha accolto.

E chi sei tu che osi giudicare il servo dell'altro?

Se sta in piedi o cade è per il suo padrone; ma certamente starà in piedi perché Dio ha il potere di sorreggerlo.

Inoltre, ecco uno che fa distinzione tra giorno e giorno mentre un altro valuta tutti i giorni.

[ L'importante è che ] ognuno sia perfetto nel suo giudizio.

Chi distingue i giorni li distingue in rapporto al Signore, e chi mangia mangia conforme [ piace ] al Signore, tant'è vero che ne ringrazia Dio.

E così chi non mangia non mangia per riguardo del Signore, e ne ringrazia Dio.

Nessuno di noi infatti vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, ma se viviamo viviamo per il Signore, se moriamo moriamo per il Signore.

Sia dunque che viviamo sia che moriamo, siamo del Signore.

Per questo infatti Cristo è morto e risuscitato: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

Quanto a te, invece, come fai a giudicare il tuo fratello o a disprezzare il tuo fratello?

Tutti infatti ci dovremo presentare al tribunale di Dio, come sta scritto: Com'è vero che io vivo, dice il Signore, dinanzi a me si piegherà ogni ginocchio e ogni lingua darà lode a Dio ( Is 45,23; Is 49,18 ).

Quindi ognuno di noi renderà conto a Dio di se stesso, per cui non dobbiamo continuare a giudicarci fra di noi.

Provvedete piuttosto a non porre inciampi o pietre di scandalo dinanzi al fratello.

So infatti, e ne ho la convinzione nel Signore Gesù, che nulla è impuro di per se stesso ma è impuro solo per colui che lo ritiene impuro.

Se un tuo fratello poi è da te contristato a motivo d'un qualche cibo, non ti regoli secondo carità.

Non devi essere causa di perdizione, con il tuo cibo, ad uno per il quale Cristo ha dato la vita; e che non venga vilipeso il beneficio datoci [ da Dio ].

Il regno di Dio in realtà non è cibo o bevanda ma è giustizia e pace e gioia nello Spirito Santo; e chi serve Cristo in queste cose piace a Dio e riceve l'approvazione dagli uomini.

Occupiamoci quindi di ciò che favorisce la pace e l'edificazione vicendevole.

Non permetterti di distruggere l'opera di Dio a motivo d'un po' di cibo.

Tutte le cose sono in sé pure, ma causano peccato all'uomo che le mangia nello scandalo: sicché è bene non mangiar carne né bere vino o fare qualunque altra cosa in cui il tuo fratello trovi inciampo, scandalo o detrimento.

Hai tu la fede dentro di te? Abbila anche dinanzi a Dio.

Beato chi non giudica se stesso in quel che approva; mentre chi si mette a distinguere, se ne mangia è condannato, poiché non segue la sua convinzione, e tutto quello che non è conforme alla ferma convinzione è peccato [ Rm 14,1-23 ].

342 [ Rm 15 ].

Noi più forti dobbiamo sorreggere la fragilità dei più deboli e non [ limitarci a ] contentare noi stessi.

Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo a fin di bene, per edificarlo.

In effetti lo stesso Cristo non cercò di piacere a se stesso ma, come sta scritto: " gli insulti di coloro che ti insultavano sono caduti su di me " ( Sal 69,10 ).

Ora tutto ciò che è stato scritto è stato scritto per nostro ammaestramento, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci viene dalle Scritture abbiamo speranza.

Ebbene, il Dio della pazienza e della consolazione vi conceda di avere fra voi lo stesso [ modo di ] sentire secondo il volere di Gesù Cristo, affinché d'accordo con un sol cuore possiate glorificare Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.

Accoglietevi pertanto gli uni gli altri come vi ha accolti Cristo, per la gloria di Dio [ Rm 15,1-7 ].

E un po' dopo: La Macedonia e l'Acaia hanno creduto opportuno fare una colletta a favore dei poveri che sono tra i santi nella comunità di Gerusalemme.

Così è loro piaciuto; e poi effettivamente sono debitori verso di loro.

Se infatti i gentili sono diventati partecipi dei loro beni spirituali, debbono almeno nei beni materiali mettersi al loro servizio [ Rm 15,26-27 ].

E dopo pochissimi versi: Vi scongiuro pertanto, fratelli, in nome del Signore nostro Gesù Cristo e per la carità dello Spirito, a venire in mio aiuto elevando a Dio preghiere per me [ Rm 15,30 ].

343 [ Rm 16 ].

Dopo un po': Vi raccomando, fratelli, di tener d'occhio coloro che suscitano discordie o [ creano ] scandali allontanandosi dalla dottrina che avete appresa.

State lontani da loro! Essi infatti non sono servi di Cristo ma del proprio ventre, e con il loro parlare mellifluo e con le loro benedizioni traviano i cuori degli ingenui.

Al contrario, la vostra docilità è ben nota in ogni luogo, e io ne godo per voi.

Vorrei tuttavia che voi foste sapienti nel bene ed esenti dal male [ Rm 16,7-9 ].

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