Soliloqui

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Libro II - Discussione 1

1.1 - L'immortalità dell'anima: Agostino desidera certezze su questo problema

AGOSTINO - Già per troppo tempo è rimasta sospesa la nostra ricerca.

L'amore è impaziente e le lacrime non conoscono limite, se non si dà all'amore ciò che egli ama.

Cominciamo allora il libro secondo

RAGIONE - Cominciamolo.

AGOSTINO - Ed abbiamo fede che Dio ci assisterà.

RAGIONE - Abbiamo fede certamente, per quanto possiamo.

AGOSTINO - Egli stesso è il nostro potere.

RAGIONE - Allora prega nel modo più breve e più perfetto possibile.

AGOSTINO - O Dio, che sempre sei il medesimo, ch'io conosca me, ch'io conosca te.

La mia preghiera è fatta.

RAGIONE - Tu che vuoi conoscerti, sai che esisti?

AGOSTINO - Lo so.

RAGIONE - Donde lo sai?

AGOSTINO - L'ignoro.

RAGIONE - Ti esperimenti uno o molteplice?

AGOSTINO - Non lo so.

RAGIONE - Hai coscienza di essere soggetto al divenire?

AGOSTINO - Non lo so.

RAGIONE - Sai che pensi?

AGOSTINO - Lo so.

RAGIONE - Dunque è vero che tu pensi.

AGOSTINO - È vero.

RAGIONE - Sai di essere immortale?

AGOSTINO - L'ignoro.

RAGIONE - Di tutte quelle cose che hai detto di non sapere, quale preferisci conoscere per prima?

AGOSTINO - Se sono immortale.

RAGIONE - Desideri dunque vivere?

AGOSTINO - Non lo nascondo.

RAGIONE - Allora sapendoti immortale, sarai soddisfatto?

AGOSTINO - Sarà certo molto, ma per me ancora poco.

RAGIONE - E di questo poco, quanto sarai felice?

AGOSTINO - Moltissimo.

RAGIONE - E non piangerai più?

AGOSTINO - Sicuramente, non più.

RAGIONE - Bene; ma se scopriamo che la vita è tale che, finché dura, non ti è permesso conoscere più di quanto già sai, porrai fine alle tue lacrime?

AGOSTINO - No, anzi piangerò tanto, che la vita stessa non avrà più senso.

RAGIONE - Dunque ami la vita non per la vita in se stessa, ma per il sapere.

AGOSTINO - Ammetto questa conclusione.

RAGIONE - E se proprio l'avere conoscenza ti rendesse infelice?

AGOSTINO - Questo non è assolutamente possibile, a quanto penso.

Se così fosse, nessuno potrebbe infatti essere felice.

Del resto ora io sono infelice unicamente perché sono ignorante.

Ma se la conoscenza rende infelice, allora la nostra infelicità è perenne.

Agostino vuole vivere per conoscere; vivere senza fine per possedere la scienza infinita

RAGIONE - Capisco ora quello che vuoi.

Convinto che la conoscenza non rende infelice nessuno, ne concludi, come cosa probabile che il sapere rende felici.

Ma nessuno è felice se non vive e nessuno vive se non esiste; tu vuoi esistere, vivere, sapere; precisamente esistere per vivere e vivere per sapere.

Dunque tu sai di esistere, sai di vivere, sai di sapere.

Però vuoi anche sapere se queste tre cose dureranno sempre, oppure se non esisteranno più, oppure se in parte dureranno e in parte periranno, o ancora se avranno diminuzione o aumento, nel caso che tutte e tre rimangano.

AGOSTINO - Precisamente.

RAGIONE - E se riusciremo a dimostrare che vivremo per sempre, ne conseguirà che esisteremo per sempre.

AGOSTINO - Proprio così.

RAGIONE - Resterà tuttavia ancora il problema della conoscenza.

2.2 - La verità non può perire

AGOSTINO - Vedo che il tuo metodo è molto chiaro e breve.

RAGIONE - A questo punto sii ben attento, per rispondere alle mie domande con prudenza e sicurezza.

AGOSTINO - Eccomi pronto.

RAGIONE - Facciamo l'ipotesi che questo mondo rimanga per sempre; è vero che esso rimarrà per sempre?

AGOSTINO - Chi ne potrà dubitare?

RAGIONE - E se formuliamo l'ipotesi che esso non durerà, non è ugualmente vero che il mondo non durerà?

AGOSTINO - Non eccepisco.

RAGIONE - Se invece deve finire, quando finirà, non sarà forse vero che il mondo è finito?

Ma finché non è vero che il mondo è finito, certo esso non è finito.

È infatti contraddittorio dire che il mondo è finito e dire che non è vero che il mondo è finito.

AGOSTINO - Ammetto anche questo.

RAGIONE - E allora? Ti sembra possibile che esista qualche cosa di vero, se la verità non esiste?

AGOSTINO - Non è certo possibile.

RAGIONE - Dunque la verità esisterà, anche se il mondo finirà.

AGOSTINO - Devo ammetterlo.

RAGIONE - E se la verità stessa scomparisse, non sarebbe forse vero che la verità sarebbe scomparsa?

AGOSTINO - E chi lo nega?

RAGIONE - Ma non può esistere il vero, se la verità non esiste.

AGOSTINO - L'ho ammesso poco fa.

RAGIONE - Bisogna dunque concludere che la verità non scomparirà mai.

AGOSTINO - Continua come hai cominciato: nulla infatti è più giusto di questo ragionamento.

3.3 - Persino gli errori dei sensi provano indirettamente l'immortalità dell'anima

RAGIONE - Ora vorrei che mi rispondessi: a tuo avviso, è l'anima che sente oppure il corpo?

AGOSTINO - Ritengo che sia l'anima.

RAGIONE - E ti sembra che l'intelligenza sia parte dell'anima?

AGOSTINO - Senza alcun dubbio.

RAGIONE - Di essa soltanto o anche di qualche altro essere?

AGOSTINO - Eccetto Dio, non conosco altro essere che l'anima, in cui credo sussista l'intelligenza.

RAGIONE - Esaminiamo questo punto.

Se qualcuno ti dicesse che questo non è un muro, ma un albero, che cosa penseresti?

AGOSTINO - Direi che s'inganna o il suo senso o il mio o che con un tal nome egli chiama ciò che io denomino muro.

RAGIONE - E se a lui il muro apparisse sotto l'immagine di un albero e a te sotto l'immagine di muro, non potrebbe esser vera questa duplice rappresentazione?

AGOSTINO - No sicuramente, perché una stessa cosa non può essere insieme albero e muro.

Sebbene le cose possano apparire a ciascuno di noi in modo assolutamente diverso, è indiscutibile che uno di noi è ingannato da una falsa rappresentazione.

RAGIONE - E se la cosa non è né un albero né un muro e vi ingannaste entrambi?

AGOSTINO - È possibile anche questo.

RAGIONE - Quest'alternativa però poco fa ti è sfuggita.

AGOSTINO - Lo ammetto.

RAGIONE - Ma se riconoscete che la cosa vi appare effettivamente diversa da quello che è, questo sarebbe ancora ingannarsi?

AGOSTINO - No.

RAGIONE - Bisogna perciò convenire che ingannarsi non significa vedere false rappresentazioni, ma prenderle come vere.

AGOSTINO - Bisogna ammetterlo senza difficoltà.

RAGIONE - Ma il falso, perché è falso?

AGOSTINO - Perché è differente da come si manifesta.

RAGIONE - Perciò se non c'è nessuno a cui il falso si mostra, ne consegue che il falso non c'è.

AGOSTINO - È logico.

RAGIONE - La falsità dunque non è nelle cose, ma nel senso; chi non dà il suo assenso alle false rappresentazioni, non si inganna; ne deriva che noi e il senso siamo cose distinte, poiché il senso può ingannarsi, mentre noi possiamo non ingannarci, proprio mentre il senso si inganna.

AGOSTINO - Non ho nulla da opporre.

RAGIONE - Ma quando l'anima si inganna, osi forse dire che anche tu non sei ingannato?

AGOSTINO - Come ne avrei l'ardire?

RAGIONE - Ora: non vi è un senso senza un'anima e non esiste errore senza senso: l'anima dunque o è causa di errori o ad essi vi coopera.

AGOSTINO - Le premesse mi costringono all'assenso.

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RAGIONE - Rispondimi ora: secondo te, è possibile che talvolta l'errore non esista?

AGOSTINO - Come mi può sembrare possibile questo, quando la difficoltà di trovare il vero è tanta che è più assurdo dire: l'errore non può esistere, piuttosto che dire: la verità non può esistere?

RAGIONE - E ritieni forse che chi non vive possa avere conoscenza sensibile?

AGOSTINO - No di certo.

RAGIONE - Si conclude dunque che l'anima vive sempre.

AGOSTINO - Troppo in fretta mi porti alla gioia; seguiamo il ragionamento passo per passo, te ne prego.

RAGIONE - Eppure se le tue precedenti ammissioni sono state logiche, non capisco di che cosa si debba ancora dubitare su questo argomento.

AGOSTINO - È accaduto troppo in fretta, te lo ripeto.

Preferirei piuttosto credere di avere fatto qualche concessione non giustificata, che di ritenermi già sicuro riguardo all'immortalità dell'anima.

Tuttavia svolgi questo tuo ragionamento e dimostra come giungi alla conclusione.

RAGIONE - Hai detto che non può esserci errore là dove non vi è conoscenza sensibile; hai detto che è impossibile che l'errore non esista; dunque il senso esiste sempre.

Ma non si dà senso senza un'anima, dunque, l'anima è sempre.

E non può sentire senza vivere, dunque vive per sempre.

4.5 - Riserve di Agostino sulla dimostrazione appena conclusa

AGOSTINO - O pugnale di piombo! Potresti parimenti concludere che l'uomo è immortale, se io avessi ammesso che questo mondo non può esistere senza l'uomo, o anche che questo mondo è eterno.

RAGIONE - Sei certo molto vigile. Però è pur qualche cosa quanto abbiamo stabilito e cioè che la natura sensibile non può esistere senza l'anima, a meno di supporre che un giorno ciò che è falso non esisterà più nella natura sensibile.

AGOSTINO - Riconosco la pertinenza di questa conseguenza; penso però di dover esaminare più dettagliatamente se i principi precedentemente ammessi siano ben sicuri.

Vedo infatti che abbiamo fatto un non piccolo passo verso l'immortalità dell'anima.

RAGIONE - Hai ripensato a sufficienza, se per caso hai ammesso qualcosa senza necessario esame?

AGOSTINO - A sufficienza. Non vedo però motivo per rimproverarmi di leggerezza.

RAGIONE - Dunque è dimostrato che la natura sensibile non può esistere senza un'anima che vive.

AGOSTINO - Sì, ma con questi limiti: che reciprocamente le anime possono le une nascere e le altre morire.

RAGIONE - E se dal mondo sensibile si elimina l'errore, non ne deriverà forse che tutto sia vero?

AGOSTINO - È logico.

RAGIONE - Rispondimi: donde sai che questo muro è veramente un muro?

AGOSTINO - Perché la sua apparenza non mi inganna.

RAGIONE - Cioè: perché è come appare.

AGOSTINO - Sì.

RAGIONE - Dunque: se una cosa è falsa perché si manifesta diversa da quello che veramente è, se una cosa è vera perché si manifesta per quello che veramente è, ne consegue che, una volta tolto colui che la vede, non vi è più né falso, né vero.

Ma se nella natura non esiste falsità, allora tutto è vero.

Ora nulla può mostrarsi vero o falso, se non ad un'anima vivente.

Ne consegue che l'anima persiste nella natura, se non si può eliminare il falso; e che persiste parimenti, se lo si può fare.

AGOSTINO - Vedo che ne esce rafforzata la conclusione precedente; con quest'aggiunta però, non abbiamo fatto nessun progresso.

Tuttavia c'è un punto che molto mi tiene in ansia: che le anime nascono e muoiono; e che, se esse non mancano nel mondo, ciò deriva non dalla loro immortalità, ma dal loro avvicendarsi.

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RAGIONE - Ti sembra che tutte le cose corporee, cioè sensibili, possano essere comprese dall'intelligenza?

AGOSTINO - Non mi pare.

RAGIONE - E ti pare che Dio debba usare i sensi per conoscere le cose?

AGOSTINO - Non presumo di arrischiare su questo argomento delle affermazioni.

Però, per quanto ci è dato di congetturare, Dio non usa affatto dei sensi.

RAGIONE - Dunque concludiamo che solo l'anima può avere conoscenza sensibile.

AGOSTINO - Tu concludi provvisoriamente, invero secondo probabilità.

RAGIONE - Inoltre: ammetti che quel muro, se non è vero, non è un muro?

AGOSTINO - Nulla mi è più facile da ammettere.

RAGIONE - E anche che non vi sia nulla che sia corpo, se non è veramente un corpo?

AGOSTINO - Anche questo è proprio così.

RAGIONE - Dunque, se nulla è vero, se non ciò che è come si manifesta; se nessuna cosa corporale non può essere vista, se non per mezzo dei sensi; se l'anima sola può avere conoscenza sensibile; se infine un corpo non esiste, a meno di essere un vero corpo, ne deriva che non può esistere un corpo, se non esiste un'anima.

AGOSTINO - Sei troppo incalzante, non ho di che ribattere.

5.7 - Tentativo di definire il vero e il falso

RAGIONE - Attento a questo ora, con maggiore diligenza.

AGOSTINO - Eccomi pronto.

RAGIONE - Questa è certamente una pietra e lo è sicuramente, se non è diversa da come si manifesta; non è invece una pietra, se non è una vera pietra; ad ogni modo essa non può essere vista se non per mezzo dei sensi.

AGOSTINO - Vero.

RAGIONE - Allora si deve dire che non esistono pietre nel più profondo della terra, né in generale là dove non c'è chi le veda.

Questa pietra non esisterebbe di certo, se noi non la vedessimo; e non esisterebbe più nessuna pietra nel caso che noi ce ne andassimo e che nessun altro fosse presente per vederla.

E se tu chiudi bene i cofani, sebbene li abbia riempiti di oggetti, saranno vuoti.

Di più: lo stesso legno, all'interno, non sarà più legno.

Dal momento che un corpo non è trasparente, tutto quello che è contenuto all'interno di quel corpo sfugge ai sensi e, necessariamente, non esiste.

Se esistesse, infatti, sarebbe vero; ma non è vero, se non quando è realmente ciò che si manifesta.

Ora non si vedono cose che sono nascoste e dunque esse non sono. Hai qualcosa da eccepire?

AGOSTINO - Dalle ammissioni che ho fatto, deriva, come ben vedo, questo ragionamento.

Esso però è così assurdo, che mi sarebbe più facile negare una qualunque di quelle premesse, piuttosto di ammettere che tutto questo sia vero.

RAGIONE - Non mi oppongo di certo. Bada dunque bene a quello che vuoi dire.

Ammetti che i corpi possano essere conosciuti in maniera diversa che con i sensi; che vi sia qualcosa che senta, oltre all'anima; che possa esistere una pietra o una qualsiasi altra cosa senza essere vera?

Oppure che è necessario cambiare la stessa definizione di vero?

AGOSTINO - Consideriamo, ti prego, quest'ultimo punto.

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RAGIONE - Definisci dunque il vero.

AGOSTINO - Vero è ciò che è in realtà tale quale appare a colui che conosce, se questi vuole e può conoscere.

RAGIONE - E non sarà dunque vero quello che nessuno può conoscere?

Inoltre se falso è ciò che appare diversamente da quello che è realmente, allora se questa pietra ad uno si manifesta come pietra e ad un altro come legno, la stessa cosa sarà contemporaneamente falsa e vera?

AGOSTINO - È la prima affermazione che maggiormente mi turba.

In qual modo una cosa per il fatto di non essere conosciuta, cesserebbe per questo di essere vera?

Invece che una stessa identica cosa sia contemporaneamente vera e falsa, non mi preoccupa troppo; vedo infatti che una medesima cosa, paragonata a cose diverse, può essere più grande o più piccola.

Queste sono espressioni che implicano un rapporto.

RAGIONE - Ma se tu dici che nulla è vero di per sé, non temi che parimenti ne consegua che più nulla sia di per sé?

La ragione per cui questo legno è legno, è pure la ragione per cui questo legno è vero legno.

Né è possibile che esso sia legno di per se stesso - indipendentemente cioè dal conoscente - e non sia vero legno.

AGOSTINO - Ecco dunque quanto dico e così esprimo una definizione; né ho timore di essere rimproverato, perché essa è troppo breve: a me pare che il vero sia ciò che è.

RAGIONE - Non esisterà dunque più niente di falso, perché allora tutto ciò che è, è vero.

AGOSTINO - Mi getti in grande difficoltà e non trovo assolutamente più risposta.

Così, mentre non voglio istruirmi altrimenti se non mediante le tue interrogazioni, temo ormai di essere interrogato.

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