La Trinità

Indice

Libro I

1.1 - Scrive contro coloro che abusando della ragione corrompono la fede. Tre specie di errori su Dio

Il lettore di questo nostro trattato sulla Trinità sappia, prima di tutto, che la nostra penna intende vigilare contro le false affermazioni di quelli che disprezzano di partire dalla fede ( Sir 25,16 ) e sono tratti in inganno da uno sconsiderato quanto fuorviato amore della ragione.

Di costoro, alcuni si sforzano di applicare alle sostanze incorporee e spirituali ciò che hanno percepito intorno alle sostanze corporee per mezzo dell'esperienza sensibile, o ciò che appresero intorno ad esse grazie alla natura stessa dell'ingegno umano, alla acutezza della riflessione e con l'aiuto della scienza, e vogliono misurare e rappresentarsi quelle sulla base di queste.

Intorno a Dio altri hanno un'idea, se questo è averne un'idea, conforme alla natura e agli affetti dell'animo umano.

Da questo errore consegue che nelle loro discussioni su Dio seguono regole non rette e fallaci. ( Sap 14,21.22.30; Sap 1,1 )

Ve ne sono altri poi che si sforzano di trascendere l'universo creato, evidentemente mutevole, per innalzare lo sguardo sulla sostanza immutabile che è Dio; ma, appesantiti dalla loro stessa natura mortale, volendo apparire sapienti in ciò che non sanno ed incapaci di sapere ciò che vogliono conoscere,1 insistono con troppa audacia nelle congetture e si precludono le vie dell'intelligenza, preferendo persistere nelle loro opinioni erronee, anziché mutare l'opinione che difendono.

Questo è il vero male delle tre categorie di persone di cui si è parlato:2 di coloro cioè che pensano Dio alla maniera degli enti corporei, di quelli che lo concepiscono in modo conforme alla creatura spirituale, come l'anima; di quelli infine che, pur tenendosi lontani dalle cose corporee e spirituali, pensano Dio in maniera erronea, ( Sap 14,30 ) tanto più allontanandosi dalla verità in quanto la loro idea di Dio non è tratta né dall'esperienza sensibile né dalla creatura spirituale, né dallo stesso Creatore.

Erra infatti chi si immagina Dio, per esempio, come bianco o rosso; ma tuttavia questi colori li troviamo negli enti corporei; non meno in errore è colui che invece si fa di Dio l'idea di un essere capace di dimenticanza e di memoria o di altri simili stati, ( Gen 6,7; Es 20,5; Rm 9,14-18 ) ma tuttavia questi li ritroviamo realmente nell'animo umano.

Ma coloro che pensano Dio così potente da generare se stesso, errano tanto più gravemente in quanto non solamente Dio ma nessuna creatura spirituale o corporea è concepibile a questo modo: non c'è assolutamente alcuna cosa che si generi per esistere.3

1.2 - La Scrittura non esitò ad usare i vocaboli di ogni genere di cose per elevare il nostro intelletto alle verità divine

Per purificare l'animo umano da questi errori, la Sacra Scrittura, adeguandosi alla nostra piccolezza, non esitò ad usare i vocaboli di ogni genere di cose per far assurgere gradatamente il nostro intelletto, quasi nutrendolo, alle verità sublimi e divine.

Parlando di Dio infatti usò espressioni desunte dalle cose corporee, come, per esempio, quando dice: Nascondimi all'ombra delle tue ali. ( Sal 16,8; Sal 36,8 )

Allo stesso modo traspose nel discorso su Dio molte espressioni proprie del mondo spirituale, per significare una realtà certamente diversa da questa, ma opportunamente esprimibile in modo analogo a questa, come: Io sono un Dio geloso; ( Es 20,5 ) e: Mi pento di aver fatto l'uomo. ( Gen 6,7 )

Ma, da ciò che non esiste, la Scrittura non trasse nessun termine con cui creare allegorie o intrecciare degli enigmi.

Pertanto più perniciosa e vana è la perdizione cui conduce, allontanando dalla verità, questo terzo genere di errore per il quale si suppone esistere in Dio ciò che non può essere in Dio stesso né in alcuna creatura. ( Rm 1,19-21 )

Con questi riferimenti alle cose create la Sacra Scrittura ama quasi divertire innocentemente per incamminare lo sguardo delle deboli creature, secondo le loro capacità, alla ricerca delle realtà superiori e a rinunciare alle inferiori.

Ma troviamo assai raramente che la Sacra Scrittura usi delle espressioni in senso esclusivo di Dio senza alcun riscontro nelle creature, come quella rivolta a Mosè: Io sono colui che sono; e: Colui che è, mi mandò a Voi. ( Es 3,14 )

Infatti non si esprimerebbe così, se non mirasse ad un senso esclusivo, dato che l'essere si predica e dei corpi e delle anime.

Similmente l'Apostolo che usa l'espressione: Il solo che possiede l'immortalità, ( 1 Tm 6,16 ) dal momento che anche l'anima in un certo senso si dice ed è immortale, non affermerebbe: Il solo che possiede, se la vera immortalità non fosse quella immutabilità che nessuna creatura può avere in quanto è del solo Creatore.

Lo afferma pure Giacomo: Ogni grazia eccellente, ogni dono perfetto è largito dall'alto, dal Padre della luce, in cui non c'è né mutamento né ombra di variazione. ( Gc 1,17 )

Ugualmente Davide: Li cambierai ed essi muteranno, ma tu rimani il medesimo. ( Sal 102,27-28; Eb 1,12 )

1.3 - Nutriti dalla fede siamo resi capaci di attingere le realtà divine

Da ciò scaturisce la difficoltà di penetrare e conoscere pienamente la sostanza divina che senza mutamento fa le cose mutevoli ( Gen 1,21 ) e, al di fuori di ogni successione temporale, crea le cose temporali.

Per vedere ineffabilmente quella realtà ineffabile è pertanto necessario purificare il nostro spirito; ( Mt 5,8; Rm 12,2; Ef 4,23 ) fino a quando ciò non avvenga, nostro nutrimento è la fede, affinché attraverso più agevoli sentieri diveniamo atti e idonei all'intelligenza di quel mistero.

Perciò l'Apostolo, pur affermando che in Cristo sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza, ( Col 2,3 ) tuttavia a persone già rigenerate dalla sua grazia ma ancora carnali e come bambini in Cristo, non presentò il Cristo nella sua potenza divina, che ha comune con il Padre, ma nella sua debolezza umana per la quale fu crocifisso. ( 1 Cor 1,13-23; Gv 3,3-5; 1 Pt 1,23; 2 Cor 13,4; Fil 2,6; Mt 28,5 )

Dice dunque l'Apostolo: Infatti non volli sapere in mezzo a voi altro che Gesù Cristo e questi crocifisso.

Aggiunge poi: Ed io fui tra voi debole, timoroso, tutto tremante. ( 1 Cor 2,2-3 )

E più avanti dice loro: Né io, fratelli, potei parlare a voi come a persone spirituali, ma come a persone carnali, come a fanciulli in Cristo.

Vi diedi da bere del latte, non cibo solido, perché ancora non lo potevate digerire, ma nemmeno ora lo potete. ( 1 Cor 3,1-2 )

Quando lo si dice a certuni, ciò li irrita e li offende.

Regolarmente essi, piuttosto che sentirsi incapaci d'intendere quanto si dice loro, preferiscono giudicare sprovvisti di argomenti coloro che parlano così.

E talvolta nel discutere con essi non trattiamo quello che chiedono su Dio sia perché non è alla loro portata, sia perché nemmeno noi lo sappiamo cogliere o spiegare, e ci limitiamo a mostrare quanto siano lontani dal poter intendere quello che pretendono.

Allora, insoddisfatti nelle loro richieste, o ci accusano di coprire astutamente la nostra stessa ignoranza o di rifiutare loro maliziosamente la scienza.

Così se ne vanno sdegnati e sconvolti.

2.4 - Scopo e piano dell'opera

Per questo motivo con l'aiuto del Signore Dio nostro prenderemo la parola per spiegare, per quanto possiamo, come ci chiedono anche i nostri avversari, in qual modo la Trinità sia un solo unico e vero Dio e come sia pienamente esatto dire, credere e pensare che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono di un'unica e medesima sostanza o essenza, ( Is 7,9b ) in modo che gli avversari non abbiano a pensare di essere tratti in inganno dai nostri giri di parole,4 ma sperimentino direttamente che quel bene sommo che si manifesta solo agli spiriti pienamente purificati, esiste e non può essere da loro conosciuto e compreso, perché il debole acume dello spirito umano non può penetrare in quella luce tanto sublime, se non si alimenta e rinvigorisce con la giustizia della fede. ( Rm 4,13 )

Ma occorre per prima cosa dimostrare, fondandosi sull'autorità delle Sacre Scritture, se tale è l'insegnamento della fede.

Solo in un secondo tempo, se Dio vorrà e ci verrà in aiuto, aiuteremo forse codesti loquaci ragionatori, più arroganti che competenti e proprio per questo colpiti da un morbo tanto più grave, a trovare qualcosa di cui non possano dubitare e a incolpare così la propria intelligenza in quello che non sono riusciti a trovare, invece che incolpare la verità stessa o le nostre spiegazioni. ( Sir 25,12-23 )

Se rimane loro un minimo di amore e di timore di Dio, per questa via ritornino alla fede come principio e metodo di conoscenza, ormai convinti di quale rimedio di salvezza abbiano i fedeli nella santa Chiesa: una pietà guardinga risana la nostra debole intelligenza ( Sir 25,14-16 ) perché sia in grado di apprendere la verità immutabile e non precipiti in dannosi errori per una temerarietà sconsiderata. ( Tt 1,1 )

Da parte mia poi se mi troverò nel dubbio non esiterò a cercare né, se mi troverò nell'errore, mi vergognerò di apprendere.

3.5 - Disposizione di animo che il Santo richiede ai suoi lettori

Chiunque legge quest'opera, dunque, prosegua con me se avrà la mia stessa certezza, ricerchi con me se condividerà i miei dubbi; ritorni a me se riconoscerà il suo errore, mi richiami se si avvedrà del mio.

Insieme ci metteremo così sui sentieri della carità, in cerca di Colui del quale è detto: Cercate sempre il suo volto. ( Sal 105,4; 1 Cr 16,11 )

In questa disposizione d'animo pia e serena vorrei trovarmi unito, davanti al Signore Dio nostro, con tutti i miei lettori di tutti i miei libri ma soprattutto di questo che indaga l'unità della Trinità, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, poiché non c'è altro argomento a proposito del quale l'errore sia più pericoloso, la ricerca più ardua, la scoperta più feconda. ( Qo 8,17 )

Se poi, leggendo, qualcuno dirà: "Ciò non è stato bene spiegato, perché io non capisco", se la prenda con il mio modo di esporre, ma non con la fede.

Certamente la spiegazione avrebbe potuto essere più facile, ma nessun uomo parlò mai in modo che tutti lo intendessero su ogni cosa.

Pertanto colui che troverà questa lacuna nel mio trattato, veda se, mentre non comprende me, è invece in grado di comprendere gli scritti di altri, competenti in questi argomenti e questioni.

Se sarà così, lasci il mio libro, magari lo butti, se gli pare, e dedichi piuttosto fatica e tempo a coloro che è in grado di capire.

Non pensi tuttavia che io avrei dovuto tacere perché non ho potuto esprimermi con tutta la facilità e chiarezza di quelli che egli capisce.

Infatti non tutti gli scritti di tutti gli autori cadono nelle mani di tutti; e può accadere che alcuni che sono in grado di comprendere questo nostro lavoro non abbiano l'occasione di trovarne di più facili, ma trovino soltanto questo.

È dunque utile che vengano scritti anche intorno alle stesse questioni da autori diversi molti libri con stile differente ma con identica fede, affinché la stessa cosa giunga a quanti più lettori è possibile, agli uni in un modo, agli altri in un altro. ( 1 Cor 7,7 )

Ma se chi deplorasse di non aver capito questo mio scritto non fosse mai riuscito a capire nessun'altra spiegazione del genere, per quanto diligente e penetrante, costui se la prenda con se stesso, faccia propositi e sforzi per progredire, e non se la prenda con me per farmi tacere con le sue lamentele ed invettive.

Chi infine leggendo dicesse: "Comprendo bene quanto qui si dice, ma tutto ciò non risponde a verità", sostenga se crede la sua tesi e, se può, confuti la mia.

Se farà questo, spinto dalla carità e dalla verità, e si prenderà cura di farmene partecipe, se sarò ancora in vita, trarrò da questo mio lavoro abbondantissimo frutto.

E se poi non potrà comunicare con me, lo farà con quanti potrà, ed io sarò consenziente e contento.

Per quanto mi riguarda mediterò sulla legge del Signore, ( Sal 63,7 ) se non giorno e notte, ( Sal 1,2 ) almeno ogni volta che posso e affido alla penna le mie meditazioni, perché la memoria non mi tradisca, e spero che la misericordia di Dio mi darà perseveranza in tutte quelle verità di cui ho certezza.

Se il mio sentire sarà diverso dal vero, Egli me lo manifesterà ( Fil 3,15-16 ) mediante ispirazioni e ammonimenti interiori o con l'aperta testimonianza della sua parola, oppure attraverso i colloqui con i fratelli.

Di questo lo prego e affido il mio impegno ed il mio desiderio a Colui che so capace di custodire ciò che ha donato e di dare ciò che ha promesso. ( Rm 4,21; Gv 17,12 )

3.6 - Agostino preferisce essere criticato da chi critica l'errore, piuttosto che essere lodato da chi loda l'errore

Non mancherà certamente qualche lettore così ottuso da trovare in alcuni passi dei miei libri ciò che io non ho pensato e da non vedere invece ciò che ho pensato davvero.

L'errore di costui, com'è chiaro, non deve essermi imputato, se, mentre mi segue senza capirmi, cade nel falso, mentre io sono costretto a farmi strada attraverso sentieri intricati ed oscuri; come del resto all'autorità delle Sacre Scritture nessuno può imputare ragionevolmente il gran numero e la varietà degli errori degli eretici, sebbene tutti si sforzino di difendere le loro opinioni false e fallaci ricorrendo alla Scrittura medesima. ( Sir 25,2 )

E tuttavia la legge di Cristo, cioè la carità, ( Gv 13,34; 1 Gv 5,3; 1 Tm 1,5 ) chiaramente mi ammonisce e con dolcissimo comando mi ordina che, se gli uomini ritengono che nei miei scritti ho difeso qualche errore che io non vi posi e questo piace ad alcuni e dispiace ad altri, ( 1 Cor 10,33; Gal 1,10 ) io scelga di essere ripreso da chi combatte l'errore piuttosto che lodato da chi lo approva.

Dal primo posso essere ingiustamente accusato per un'idea che non è mia, ma l'errore medesimo è biasimato a ragione, il secondo invece attribuendomi ciò che offende la verità non loda rettamente né me né l'opinione che mi attribuisce.

Ed ora, in nome del Signore, poniamo mano all'opera intrapresa.

4.7 - La dottrina cattolica sulla Trinità

Tutti gli interpreti cattolici dei Libri sacri dell'Antico Testamento e del Nuovo che hanno scritto prima di me sulla Trinità di Dio e che io ho potuto leggere, questo intesero insegnare secondo le Scritture: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo con la loro assoluta parità in una sola e medesima sostanza mostrano l'unità divina e pertanto non sono tre dèi, ma un Dio solo, ( 1 Gv 5,7 ) benché il Padre abbia generato il Figlio e quindi non sia Figlio colui che è Padre; benché il Figlio sia stato generato dal Padre e quindi non sia Padre colui che è Figlio; benché lo Spirito Santo, non sia né Padre né Figlio ma solo lo Spirito del Padre e del Figlio, pari anch'egli al Padre e al Figlio, appartenente con essi all'unità della Trinità. ( Sal 2,7; Sal 110,3; At 13,33; Eb 1,5; Eb 5, 5 )

Tuttavia non la Trinità medesima nacque dalla vergine Maria, fu crocifissa e sepolta sotto Ponzio Pilato, risorse il terzo giorno ed ascese al cielo, ( Mt 10,20; Gal 4,6 ) ma il Figlio solamente.

Così non la Trinità medesima scese in forma di colomba su Gesù nel giorno del suo battesimo ( Mt 3,16; Mc 1,9.10; Lc 3,21.22; Gv 1,32 ) o nel giorno della Pentecoste, dopo l'ascensione del Signore, si posò su ciascuno degli Apostoli, con il suono che scendeva dal cielo come fragore di vento impetuoso e mediante distinte lingue di fuoco, ma lo Spirito Santo solamente. ( At 2,2-4 )

Né infine la medesima Trinità pronunciò dal cielo le parole: Tu sei il Figlio mio, ( Mc 1,11 ) quando Gesù fu battezzato da Giovanni, o sul monte quando erano con lui i tre discepoli, ( Mt 17,5 ) oppure quando risuonò la voce dicendo: L'ho glorificato e ancora lo glorificherò, ( Gv 12,28 ) ma era la voce del Padre solamente che si rivolgeva al Figlio, sebbene il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo operino inseparabilmente, come sono inseparabili nel loro stesso essere.5

Questa è la mia fede, perché questa è la fede cattolica.

5.8 - Le tre questioni che turbano alcuni

Ma alcuni restano fortemente turbati nella loro fede al sentire che si parla di un Dio Padre e di un Dio Figlio e di un Dio Spirito Santo e che tuttavia questa Trinità non è tre dèi, ma un solo Dio.

Chiedono come intendere ciò, dato soprattutto che i Tre, si dice, operano inseparabilmente in ogni attività divina e tuttavia è stata udita la voce del Padre ( Mt 3,17; Mc 1,11; Mc 9,6; Lc 3,22; Gv 1,32 ) che non è la voce del Figlio; il Figlio solo si incarnò, patì, risorse ed ascese al cielo; solo lo Spirito Santo discese in forma di colomba. ( Mt 3,16; Mc 1,10 )

Essi vogliono capire in che modo quella voce in cui il Padre solo parlò sia opera della Trinità, quella carne in cui il Figlio solo nacque dalla Vergine ( Gv 1,14; 1 Gv 4,2 ) sia stata creata dalla Trinità, quella forma di colomba in cui solamente lo Spirito Santo apparve sia opera della Trinità medesima.

In caso contrario la Trinità non opera inseparabilmente, ma alcune cose opera il Padre, altre il Figlio, altre lo Spirito Santo; oppure, se operano insieme solo alcune cose ed altre separatamente, la Trinità non può dirsi inseparabile.

Ma c'è un'altra difficoltà: come nella Trinità vi è uno Spirito Santo non generato dal Padre né dal Figlio né da entrambi insieme, sebbene sia lo Spirito del Padre e del Figlio?

Poiché sono queste le domande che ci rivolgono, e lo fanno fino a tediarci, così, se la nostra piccolezza approda a qualche conoscenza con la grazia di Dio, la esponiamo loro come meglio possiamo e senza imitare colui che è roso dall'invidia. ( Sap 6,25 )

Mentiamo se diciamo che non siamo soliti pensare a questi argomenti; ma, se confessiamo che questi ci stanno fissi in mente perché siamo trascinati dal desiderio di cercare la verità, essi vogliono sapere in nome della carità i risultati della nostra ricerca.

Non che abbia già conseguito il premio e raggiunto ormai la perfezione ( Fil 3,12 ) ( se osò dirlo l'apostolo Paolo, quanto più lo potrei io che sono tanto lontano da lui, sotto i suoi piedi? ), ( Fil 3,13 ) ma, secondo le mie capacità, dimentico ciò che mi sta alle spalle e mi slancio in avanti e con tutte le mie forze corro verso il premio della vocazione celeste. ( Fil 3,14 )

Così mi si chiede quanta strada abbia percorso e a che punto dalla fine io sia arrivato.

Desiderano saperlo certe persone che la libera carità mi costringe a servire.

Ma bisogna anche, e Dio me lo concederà, che giovi a me stesso, mentre preparo questi scritti per loro perché li possano leggere, e che il desiderio di rispondere a chi mi interroga, mi aiuti a trovare ciò che ho continuato a cercare. ( Mt 7,7-8; Lc 11,9-10 )

Ho intrapreso questo lavoro per ordine e con l'aiuto del Signore Dio nostro non per ragionare con autorità delle cose che conosco, ma per conoscerle più a fondo, parlandone con pietà.

6.9 - Il Figlio è vero Dio, della stessa sostanza del Padre

Chi disse che il Signore Dio nostro Gesù Cristo non è Dio o non è vero Dio o non è unico e solo Dio con il Padre o non è veramente immortale perché mutevole, fu convinto d'errore dalla evidentissima e unanime testimonianza delle Scritture, dove leggiamo: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )

È chiaro che nel Verbo di Dio noi riconosciamo il Figlio unico di Dio, del quale Giovanni dice più avanti: E il Verbo si fece carne ed abitò fra noi, ( Gv 1,14 ) perché si è incarnato nascendo nel tempo dalla Vergine.

In questo passo Giovanni afferma non soltanto che il Verbo è Dio ma anche che è consustanziale al Padre, perché dopo aver detto: E il Verbo era Dio, aggiunge: Questi era in principio presso Dio e tutte le cose per mezzo di lui furono fatte e niente fu fatto senza di lui. ( Gv 1,2-3 )

E poiché quando dice: tutte le cose, intende significare tutte le cose che furono fatte, ossia tutte le creature, si può con certezza affermare che non è stato fatto Colui per mezzo del quale furono fatte tutte le cose.

E se non è stato fatto, non è creatura; se non è creatura, è consustanziale al Padre.

Infatti ogni sostanza che non è Dio è creatura, e quella che non è creatura è Dio.

Ma, se il Figlio non è della medesima sostanza del Padre, evidentemente è una sostanza creata; ma se è tale, non tutte le cose furono fatte per mezzo di lui.

Se però ogni cosa per mezzo di lui fu fatta, allora egli è una sola e medesima sostanza con il Padre.

E perciò non è soltanto Dio ma anche vero Dio.

È quanto Giovanni dice con somma chiarezza nella sua Epistola: Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza perché conosciamo il vero Dio, e siamo nel suo vero Figlio Gesù Cristo.

Questi è il vero Dio e la vita eterna. ( 1 Gv 5,20 )

Indice

1 Sap 9,13-16;
Girolamo, In Hiez. 13, 42;
Epp. 53, 9, 2; 57, 12, 4;
Cicerone, Acad. 2, 23, 74
2 Agostino, De b. vita I, 2-4: NBA, III/1;
Sir 25,3
3 Agostino, De imm. animae 8, 14: NBA, III/1
4 Agostino, C. Acad. 3, 12, 27: NBA, III/1;
Serm. D.ni in monte 1, 3: NBA, X/2;
Retract. 1,1,9
5 1 Gv 5,7;
Agostino, De praed. Sanct. 8, 13: NBA, XX