Articoli per il processo ordinario informativo

Della fama di santità in vita

232 Il Servo di Dio Fr. Teodoreto per tutta la vita fu stimato santo nel vero senso della parola dai suoi amici, dai confratelli, dagli inferiori e dai superiori civili, religiosi ed ecclesiastici.

233 Per testimonianza dei paesani suoi coetanei, ancora vivi nell'anno della di lui morte, fin da ragazzo « era diverso dagli altri », « era sempre in chiesa », « aiutava tutti », « se li tirava attorno per portarli al bene  », « era già santo allora » ( Pavese Michele ).

« Tutti bravi a casa sua, ma lui era il migliore », « guai a parlar male con lui! », « quando andò frate, tutti dicevano: quello riesce sicuro! » ( Giuseppe Giolito ).

« Suo fratello era già bravo, ma lui era un'altra cosa », « era un santo figlio, proprio dei più bravi del paese » ( Piero Porto ).

234 La fama di santità goduta al paese natale nella adolescenza, continuò a goderla in tutti i luoghi ove passò, e anche in quelli in cui si trattenne solo poco tempo, come nelle Comunità del Distretto di Roma, e in quelle di Tripoli e Bengasi, ove dimorò solo di passaggio o in brevi visite.

A Torino, ove era conosciutissimo, tale fama andò crescendo, senza che nessuna persona seria osasse metterla in discussione o in dubbio.

anche per via veniva talora fermato da persone che gli chiedevano preghiere e gli raccomandavano intenzioni, grazie e favori celesti da ottenere.

235 Nelle relazioni annuali i Fratelli Visitatori Provinciali esaurirono il vocabolario laudativo definendo Fr. Teodoreto. santo, esemplare, regolarissimo, ottimo religioso, modello degli altri...

Gli Arcivescovi di Torino, Card. Richelmy, card. Gamba, e card. Maurilio Fossati lo veneravano e lo consideravano un dono celeste fatto alla Diocesi.

236 Non era oratore, il suo pensiero non brillava di originalità, lo stile era dimesso; ma parlava nelle conferenze spirituali alla Comunità con profonda convinzione, con l'evidenza dell'esempio, e con la fama di santità di cui godeva.

Sentiva così umilmente di sé, che volentieri appoggiava la sua esposizione a parole d'altri: Vangelo, Epistole, Regole, Raccolta, Rivelazioni di Gesù a Fra Leopoldo, a Suor Consolata Betrone...  e si faceva modesto chiosatore: eppure nelle sue parole c'era qualcosa di celeste che penetrava a fondo nelle anime, suscitando sentimenti di fece e di amore.

237 La reputazione di santità accrebbe assai il suo ascendente e la sua influenza su ogni ceto di persone.

Ne avvantaggiarono la regolarità e il buon spirito dei Fratelli nella Comunità, l'ordine nelle classi, la considerazione per i Fratelli da parte delle autorità civili e dei benefattori; i disoccupati si raccomandavano a lui con fiducia; i datori di lavoro non gli negarono l'accettazione di persone da lui raccomandate...

238 Ascoltava gli inferiori con semplicità, assicurava le sue preghiere, e consigliava con umiltà e prudenza tali, da far credere a parecchi che leggesse nell'anima.

Guidava con sicurezza di direttive, e suggeriva mezzi ed espedienti efficaci per ottenere il progresso spirituale.

239 Prendeva tutte le cose sul serio e impegnava i Fratelli durante i Ritiri di 20 e 30 giorni a fare lo stesso.

Più volte richiamò i meno ferventi con tanta sicurezza, da lasciar loro l'impressione di essere divinamente informato.

240 Ebbe relazione spirituale con parecchi conventi di religiosi e religiose a cui raccomandava gli interessi spirituali dell'opera sua.

In particolare la corrispondenza tenuta per 35 anni con le religiose del Carmelo del Sacro Cuore, sito sulla colline di Torino, testimonia della gara spirituale e dei benefici che alla vita spirituale reca l'amicizia santa che ha le radici in Dio.

Mentre Fr. Teodoreto andava a cercare nuovo fervore per sé, lasciava il profumo delle sue virtù che infervorava le religiose del Convento.

241 In una visione, che pare accertata sia dalle parole dello stesso Fr. Teodoreto, sia da quelle di Fra Leopoldo, la Madonna avrebbe invitato Fr. Teodoreto a lavorare incessantemente per l'Unione, vincendo ogni stanchezza.

242 Un giorno era degente nell'infermeria di Grugliasco per un accesso di nefrite acuta.

Al ricevere un biglietto di Fra Leopoldo che lo invitava a tornare alla sua Comunità di Santa Pelagia, si alzò, e tornò subito a Torino, libero dal male.

243 Era comune l'opinione che Fr. Teodoreto, avesse comunicazioni con Gesù Crocifisso come il suo amico Fra Leopoldo, e tale opinione alimentava la fiducia nell'esaudimento delle preghiere fatte da lui.

« Si ricorreva a Fr. Teodoreto con lo stato d'animo di chi ha come un arcano presentimento di rivolgersi a un potente, a un raccomandato di Dio, a uno che era con Lui in particolare confidenza, fino a poter disporre dei granai del cielo ».

244 Ebbe segni di alta stima da parte degli allievi del Collegio San Giuseppe negli ultimi anni di vita.

Essi se lo indicavano l'un l'altro dicendo: « quello è il santo Fr. Teodoreto » e gli baciavano la mano con venerazione.

245 Siccome si prestava ad accompagnare a visitare Torino i Fratelli forestieri che erano in viaggio per il Secondo Noviziato di Roma, questi Fratelli furono testimoni della venerazione in cui egli era tenuto nei vari Istituti e Santuari ove li pilotava.

Anche durante le celebrazioni del Congresso Eucaristico del 1953, dirigenti, relatori e organizzatori ebbero per lui segni di alta venerazione, e gli facilitarono la possibilità di assistere alle funzioni da posizioni di riguardo.

246 Apertamente in Torino si parlò, lui vivente, di santità costante, palese, e sostenuta da prove indiscusse di virtù, e da competenti venne asserito: « a quello lì sì, che faremo un bel processo! » e: « Fra le cause torinesi ce ne sono due che riscuoteranno il più unanime consenso: quella di Mons. Paleari e quella di Fr. Teodoreto », e ancora: « Abbiate tanta cura di quest'uomo, perché è una reliquia ».

247 Chi no conosceva il suo nome, dopo averlo visto, lo definiva semplicemente « il Fratello santo », come i ragazzi lo dicevano: « il Fratello che prega sempre ».

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