Relazione

2.2.1. Il Summarium ci offre in primo luogo alcuni facsimili di documenti importanti, cioè:

1) L'Attestatio de emissione votorum triennalium,

2) la Canonica erectio Unionis Catechistarum Sanctissimi Crucifixi et Mariae Sanctissimae Immaculatae ( 1943. XII. 14 ),

3) Erectio Unionis Catechistarum Sanctissimi Crucifixi et Mariae Sanctissimae Immaculatae in Institutum Saeculare iuris dioecesani ad normarn Constjtutionis Apostolicae « Provida Mater Ecclesia » ( 1948. VI. 24 [VIII kal. iulii]),

4) Attestatio obitus Servi Dei ( Certificato di morte ).

2.2.2. Se mettiamo uno sguardo alla tabella-Index testium et Summarii dobbiamo constatare che l'immagine offerta da essa è soddisfacente.

Dei 34 testi vi parlano della vita religiosa del Servo di Dio 17, del suo magistero 25, delle virtù in genere 34, della fede 29, della speranza 29, della carità verso Iddio 25, della carità verso il prossimo 28, della prudenza 27, della giustizia 21, della temperanza 22, della fortezza 24, della castità 25, della povertà 23, dell'ubbidienza 22, dell'umiltà 27, dei doni superni 10, della preziosa morte 31, della fama s.s in vita et morte 29 e delle grazie e dei miracoli 15.

Il numero medio dei testi che hanno parlato riguardo a quei 19 argomenti è 24 vale a dire 70, 58%.

Dei 34 testi soltanto 8 sono confratelli del Servo di Dio e 7 del da lui fondato Istituto secolare.

Con ciò, una larga maggioranza risulta di non appartenere agli Istituti religiosi nei quali il Servo di Dio era impegnato come membro o fondatore.

2.2.3. Prendiamo quindi in considerazione le deposizioni dei testi.

2.2.3.1. Il I teste, Fralel Gregono Pejo, T. S.T.., sa rispondere a quasi tutte le domande rivolte a lui, sebbene lo faccia in un modo un po' sbrigativo, ad es. ( Summ., p. 4, § 8 ): « Il Servo di Dio era in continua unione con Dio: dalla fede traeva la forza per ogni attività ».

Ebbene, di simili affermazioni generalizzanti ci si vorrebbe qualche spiegazione, in questo caso, come il teste vedeva le due realtà nel nostro Servo di Dio.

Poco dopo leggiamo ( § 9 ): « Il Servo di Dio era uno spirito meditativo: alla meditazione dedicava molto tempo.

Aveva una cura particolare e gelosa delle cose sacre ed ogni cosa che si riferiva al culto ».

Qui, si potrebbe domandare: Che cosa significa « spirito meditativo », e quanto tempo è, in questo caso, « molto ».

Quali sono i rapporti tra meditazione e cose che si riferiscono al culto?

Ma supponiamo che il teste sia stato troppo semplice per poter esprimersi meglio.

2.2.3.2. La deposizione della II teste, Suor Maria Eletta del Crocifisso, O. C. D., offre subito una notizia di notevole interesse secondo la quale il Servo di Dio si serviva addirittura di un ammiraglio per diffondere la devozione a Gesù Crocifisso ( Summ., p. 7, § 23 ).

La teste che conosceva il Servo di Dio per ben 34 anni, dopo di aver scoperto in lui « un qualche cosa che indicava in lui una irradiazione di purezza e di santità » sottolinea il desiderio del Servo di Dio « di far del bene, di trasmettere la fede, la santità negli altri » ( p. 8, § 28 ).

La vita meditativa del Servo di Dio viene meglio descritta e spiegata ( § 29 ).

La teste, amica spirituale del Servo di Dio, sa riferire anche importanti particolari sull'amor di Dio del medesimo il quale lo distinse veramente come anima eletta, visto che un atto di offerta di se stesso, atto ben preparato, cambiò completamente la personalità del nostro Servo di Dio.

Deposizione, dunque, assai importante perché con essa si vede chiaramente che la molteplice attività del Servo di Dio era veramente soltanto il lato esterno del suo essere mentre il lato interno si rivela quello molto più ricco sebbene egli, proprio a causa della sua fortezza, non fosse facile ad aprire il cuore alla presenza di altri.

Qui vediamo anche che lui soffriva persino a cagion della sua presupposta mancanza nell'esercizio delle virtù di mortificazione e di povertà ( Summ., p. 9, § 28 ), segno particolare della psicologia di molli santi i quali, benché di virtù eroica, sentono la loro mancanza nei confronti dell'infinita perfezione di Dio.

La prudente e colta monaca, sebbene rinchiusa nella sua clausura, ha potuto osservare anche l'esercizio della virtù di prudenza dalla parte del nostro Servo di Dio, la quale si manifestò nella divulgazione della devozione a Gesù Crocifisso, fondata da Fra Leopoldo Musso.

Possiamo dare retta alla monaca poiché Fratel Teodoreto sembra essere riuscito ad evitare le esagerazioni che avrebbero dovuto fermare il Processo di Beatificazione di Fra Leopoldo Musso.

Particolarmente interessante riesce anche la testimonianza della carmelitana sull'umiltà del Servo di Dio ( p. 12, § 40 ).

Non bisogna meravigliarsi che la medesima confermi l'esistenza della fama s.s del Servo di Dio prima della sua morte che sarebbe ancora cresciuta dopo ( p. 12, § 41 ).

2.2.3.3. Il III teste, Fra Anastasio Spalla, F. S. C., ha fatto la sua deposizione soprattutto dal punto di vista dell'attività professionale del Servo di Dio.

Vi spicca l'originalità dell'idea della Casa di Carità Arti e Mestieri ( p. 14, § 49 ): tutto il programma di tale scuola doveva servire per attirare i ragazzi alla catechesi, idea pastorale che dimostra, fra l'altro, l'esercizio della virtù di prudenza dalla parte del Servo di Dio.

Infatti rimase il catechismo sempre al centro di tutte le attività ed a tutti i pensieri del medesimo ( pp. 15-16, § 56 ), ed in ciò egli è sempre rimasto un fedele ed ottimo figlio del Santo La Salle.

Del resto, la deposizione si rivela solida e veramente informativa.

Non nega le grandi difficoltà, incontrate dal Servo di Dio ( p. 17, § 60 ); afferma l'esistenza della sua fama s.s in vita e dopo la morte ( p. 20, § 78 ).

È interessante che il teste menziona l'assistenza offerta dal Servo di Dio agli infermi, un particolare che arrotonda l'immagine della sua carità verso il prossimo.

2.2.3.4. Seguono due testi, membri dell'Istituto secolare fondato dal Servo di Dio, cioè dell'Unione Catechisti del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata.

Sono i signori Giovanni Cesone, ex allievo del Servo di Dio, e Dr. Carlo Tessitore, Presidente Generale dell'Unione ( IV e V teste ).

Il primo, Economo Generale dell'Istituto, già da ragazzo conobbe il Servo di Dio di cui sa raccontare anche alcune simpatiche barzellette, come quella che il Servo di Dio, al momento della vestizione religiosa, ricevette soltanto una calotta nera ma nessuna veste talare, vista la mancanza di abiti ( p. 22, § 85 ).

Naturalmente lui mette a, fuoco ragioni delle differenze tra i due Fratelli delle Scuole Cristiane.

Non riesce facile credere in una specie di concorrenza, visto che era stato il Servo di Dio a chiedere dall'altro consigli ed aiuto.

Non è quindi chiara la ragione o causa per la quale Fratel Giocondo lo « investì violentemente » ( p. 51, § 172 ).

2.2.3.5. Un'altra deposizione preziosa è quella del Dr. Gaetano Sales, membro di diverse accademie ed associato all'Unione Catechisti, quindi sposato ( VI teste ).

Anche lui sa raccontare molte particolarità rispetto alle difficoltà che il Servo di Dio dovette superare, anche se certe cose rimangono incompiensibili, ad es. la « ostilità crescente dei membri del Comitato promotore della scuola professionale Casa di Carità Arti e Mestieri » che esigevano con testardaggine l'eliminazione del vocabolo « Carità » dalla denominazione della scuola ( p. 57, § 186 ), al che Fra Leopoldo aveva fatto « umilissima opposizione sembrandogli venir meno al messaggio trasmesso dal Crocifisso perché non si togliesse quella parola, opposizione considerata da parecchi di quei membri una ostinazione e una forma di esaltazione ».

Allora ci si domanda inevitabilmente come mai questi « promotori » avessero tanto potere da fare pressione efficace sui superiori d'un Ordine religioso, onde costoro misero praticamente in quarantena un povero fratello laico.

Sulle virtù del Servo di Dio il t. è molto positivo, indicandone come virtù principale la prudenza.

Tuttavia quest'ultima sarebbe apparsa ancora più luminosa se la storia complicata sul gentiluomo Deluca e sulla sua amicizia per i Salesiani fosse stata un po' meglio spiegata ( p. 63, § 202 ).

Non manca l'affermazione della fama s.s del Servo di Dio in vita e dopo la morte ( p. 67, § 215 ).

Lo stesso dicasi della testimonianza dell'avv. Peyron, per molti anni sindaco di Torino ( p. 71, § 229 ), la quale si rivela più importante per la figura del teste che non per il contenuto o la mole proprii.

Risulta comunque importante assai che, grazie alle premure del teste, il Servo di Dio ebbe i funerali dignitosi « a spese del Comune di Torino, una cosa certamente molto straordinaria soprattutto perché il Consiglio Comunale decise ciò alla unanimità » ( p. 71, § 228 ).

2.2.3.6. L'VIII teste, parroco Natali Fisanolti conferma la fama del Servo di Dio d'essere stato « uomo della Regola » ( p. 72, § 231 ) e d'aver avuto una grande devozione eucaristica ( pp. 73-74, § 235 ), ed infine egli testimonia anche in favore della fama s.s del Servo di Dio in vita e soprattutto l'attività professionale del Servo di Dio, nonché la fondazione della sopra menzionata Unione.

La storia della fondazione ne viene raccontata in maniera assai minuziosa che mette bene in vista l'insieme armonioso nel Servo di Dio di motivi ed attività spirituali e professionali, essendo le seconde sempre subordinate alle prime.

Attraverso la fondazione e la direzione della Unione, il teste sa illustrare l'esercizio delle singole virtù dalla parte del Servo di Dio.

Ci vorrebbe però una spiegazione ancora più particolareggiata del caso dell'allontanamento dall'Unione del catechista Dardino Antonio ( p. 31, § 113 ).

Vengono bene illuminati i rapporti tra Fratel Teodoreto e Fra Leopoldo Musso i quali si guastarono un po' in un certo momento, essendo il primo preoccupato che le critiche, sollevate da parte ecclesiastica contro gli scritti del Fratello Francescano, potessero compromettere tutte le opere del Servo di Dio.

Fra Leopoldo ne provò grande dolore perché ebbe l'impressione che anche Fratel Teodoreto lo volesse abbandonare ( p. 30, § 111 ).

Siccome Fra Leopoldo ritirò anche un suo quaderno che egli ebbe prestato a Fratel Teodoreto costui rimase a sua volta « profondamente addolorato » ( Ibid. ).

Rimarchevole riesce la descrizione della fortezza del Servo di Dio il quale salvò l'Unione dopo lo sbandamento verificatosi durante l'ultima Guerra Mondiale ( p. 32, § 117 ).

Non bisogna meravigliarsi che queste due testi affermino pienamente l'esistenza della fama s.s prima e dopo la morte ( p. 37, § 129; p. 54, § 180 ).

Anche il secondo membro dell'Unione, suo Presidente Generale, Dr. Carlo Tessitore, conferma pienamente ciò che è già stato detto sebbene egli non abbia convissuto tanto tempo con il Servo di Dio quanto lo fece il teste precedente.

Lui è però molto bene informato riguardo l'origine dei rapporti del Servo di Dio con Fra Leopoldo Musso ( pp. 41-42, § 142 ).

Tratta chiaramente della resistenza, fondata su di un tentativo precedente e fallito, dei confratelli del Servo di Dio contro la sua idea d'una opera di perseveranza, resistenza che sembra sia rimasta viva per tutta la vita terrena del Servo di Dio ( p. 42, §§ 143-144 ), benché i suoi superiori siano stati quasi sempre dalla sua parte.

Molto bene vengono illustrate le intricate vicende dello sviluppo dell'Unione, con l'abolizione temporanea del Voto di povertà, la sua reintroduzione dietro decisione unanime ( pp. 43-44, §§ 147-148 ), ecc.

Vi spicca l'attività dottrinale ed apostolica del Servo di Dio il quale benché non fosse sacerdote e non avesse studiato teologia dev'esser stato un ottimo predicatore di ritiri religiosi.

Nella faccenda di Fratel Giocondo di Maria avremmo desiderato essere informati meglio sul programma e le attività del da lui fondato circolo « Gontardo Ferrini » ( p. 49, § 165 ).

Vorremmo sapere le

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dopo la morte.

Il IX t., Fratel Ernesto Morsetti, dei F. S. C., ci presenta il Servo di Dio soprattutto come Religioso di stretta osservanza e molto severo, che godeva della fama s.s già nel 1908 e quindi venne autorizzato « a ricevere l'apertura di coscienza nei colloqui settimanali » ( p. 77, § 247 ).

Non mancano episodi che illuminano questo lato nel carattere del nostro Servo di Dio ( p. 78, §§ 250-51 ).

Senonché anche qui si desidererebbero alcune informazioni più precise sulle iniziative di Fratel Biagio che «negli anni 1908-1910 avevano attirato tanta attenzione» ( p. 79, § 251 ).

Il Servo di Dio ha potuto imparare qualcosa dai successi o fallimenti di Fratel Biagio, e in quale modo?

Assai commovente è l'immagine dell'anziano Servo di Dio che « teneva avanti a sé il Crocifisso che guardava insistentemente distogliendo gli occhi solo per scrivere le correzioni » ( delle bozze dell'ultima edizione delle Regole dell'Unione, p. 81, § 256 ).

Tuttavia, non si capisce bene, con tutta la fama s.s di cui il Servo di Dio godeva in vita, incidenti come quello descritto nel §267 del Summarium ( pp. 83-84 ).

Quali erano le « richieste esorbitanti » e da parte di chi?

L'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane chiese contribuzioni finanziarie dalla parte dell'Unione o volle sottometterla totalmente?

Non si capisce assolutamente il comportamento del Fratel Assistente Generale Francesco di Maria, anche perché finora i Superiori maggiori dello Istituto dei F. S. C. erano sempre stati favorevoli all'Unione.

2.2.3.7. I testi che seguono, vale a dire il X, Umberto Ughetto, professo dell'Unione ( Istituto secolare ), l'XI, Anna Garberoglio, nipote del Servo di Dio, il XII, Angelino Pietro Villata, dell'Istituto dei F. S. C. e il XIII, Prof. Gioacchino Giuseppe Gallò, confermano le deposizioni precedenti, senza però offrire elementi nuovi.

Il t. Ughetto aveva comunque conosciuto il Servo di Dio sin dal lontano 1905-06.

Dalla sua deposizione si vede che il Servo di Dio era veramente un modello dei suoi discepoli dell'Unione e quindi « già in vita considerato in fama di grande virtù presso i Fratelli, presso i suoi allievi, presso i catechisti.

Dopo la morte questa fama è cresciuta » ( p. 99, § 316 ).

Ma perché allora il t. non dice « fama di santità »?

2.2.3.8. Il XIV t., Dr. Pietro Fonti, dell'Unione del SS.mo Crocifisso, descrive meticolosamente la storia dell'attività di pedagogo e di fondatore, nonché lo sviluppo in lui e nell'Unione fondata da lui della. devozione a Gesù Crocifisso che era come abbiamo già detto, nient'altro che l'antica « Devozione alle cinque Piaghe » ( p. 123, § 399 ).

Fra l'altro, il teste ci offre una descrizione della grave crisi della Casa di Carità Arti e Mestieri che poi divenne un Istituto Arti e Mestieri ( pp. 125-126, § 398 ).

Diventa anche chiaro che il sullodato primo nome fu più tardi dato ad un Istituto del tutto differente, quello dei catechisti dell'Unione ( p. 127, § 398 ), sempre sotto la guida spirituale del Servo di Dio.

In modo assai esteso viene descritto l'esercizio delle virtù dalla parte del Servo di Dio, e chiara riesce la deposizione sulla fama s.s del medesimo: egli « godeva in vita l'ama di virtù e di santità presso ogni ceto di persone: così presso i catechisti, gli allievi, ex allievi, e presso i confratelli.

Qualcuno di questi ultimi manifestò talvolta dei dubbi circa le opere del Servo di Dio, ma la sua virtù era ammessa da tutti.

Dopo la morte la sua fama di santità si è conservata e si è accresciuta » ( p. 142, § 435 ).

Uno squarcio di luce viene gettato persino sull'indirizzo politico del Servo di Dio: era antifascista, se non per natura, almeno a causa delle persecuzioni fasciste contro le associazioni cattoliche ( p. 130, § 402 ).

Viene chiarita un po' anche la crisi nelle relazioni tra l'Istituto dei F. S. C. e l'Unione dei Catechisti perché ora vediamo che il Fralel Francesco di Maria aveva voluto inserire nel Consiglio Generalizio dei catechisti un Fratello delle Scuole e sforzare i medesimi a vivere in comunità il che era certamente non nell'idea generale dell'Istituto secolare che frattanto era venuto a formarsi nella Chiesa ( p. 131, § 404 ).

Leggiamo anche: « Nel 1936 l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane si affiliò l'Unione dei Catechisti ( pp. 130-131 ).

Senonché molti anni più tardi, dopo la II Guerra Mondiale, « una circolare del Superiore Generale Athanase Emile decreto l'affiliazione dell'Unione all'Istituto dei Fratelli ( p. 84, § 268 ).

Qui si tratta ovviamente di un errore del teste.

Sembra però certo che il Servo di Dio trovò difficoltà non solo dalla parte dei suoi confratelli bensì anche dai suoi figli spirituali alcuni dei quali vollero diminuire il tenore di vita religiosa nell'Unione e separarsi completamente dall'Istituto delle Scuole Cristiane ( § 415 ).

Come aveva già fatto qualche altro teste, anche il presente vede nella prudenza il vero punto forte del Servo di Dio ( p. 138, § 424 ).

Anche il XV t. è membro dell'Unione dei catechisti, fondata dal Servo di Dio.

Lui fornisce ulteriori notizie sulla crisi del 1920 e, finalmente, veniamo a conoscere anche i nomi dei membri del Comitato, il quale avrebbe dovuto promuovere la fondazione della Casa di Carità Arti e Mestieri ( pp. 146-147, §§ 446-447 ).

Ma mentre qui si dice che il nome così contrastato era stato inventato ed indicato dal Servo di Dio, il Sig. Pietro Fonti ( XIV t. ) aveva sostenuto che fu il conte Arborio Mella, presidente del Comitato e del Consiglio per la fondazione, a propagare tale nome ( p. 126, § 397 ).

La storia della nascita dell'Unione viene minuziosamente raccontala dal Dr. Pietro Fonti, e sono anche menzionate le difficoltà che sorsero intorno ai rapporti tra l'Istituto dei Fratelli delle S. C. e l'Unione ( p. 156, § 465 ).

Riguardo all'umiltà del Servo di Dio vorremmo notare che ovviamente vi esisteva anche una sua smisurata timidezza nei confronti del pubblico che non apparteneva alla sua cerchia di allievi, confratelli e catechisti.

Onde il suo comportamento dietro l'elogio ricevuto dal P. Giuliani, O. P., potrà essere attribuito anche alla sua timidezza, non solo all'umiltà.

Senonché ciò non può oscurare l'immagine splendida, offerta dal teste, il quale, del resto, conferma pienamente l'esistenza e la crescita della fama s.s del Servo di Dio prima e dopo la morte ( p. 182, § 482 ).

Dello stesso genere sono le deposizioni del XVI e del XVII teste, Stefano Massaia e Mario Serra, ambedue ex allievi del Servo di Dio, il secondo anche membro associato dell'Unione.

Dal primo impariamo, fra l'altro, quale era la forma del distintivo dei membri dell'Unione dei catechisti ( p. 166, § 493 ).

Egli dimostra chiaramente come il Servo di Dio con grande prudenza e fermezza impedì alcuni smarrimenti verso il campo della politica e quello d'una spiritualità elitaria ( pp. 167-168, §§ 495-496 ).

Evitò anche che l'Unione si dedicasse in modo particolare agli « Esploratori cattolici » ( p. 168 ) sulla cui natura la Positio invece non ci dice nulla.

Veniamo bene informati sulla così detta « Messa del Povero » ( pp. 177-178, § 521 ), altra opera del Servo di Dio di grande importanza, che nella Positio non ha però trovato un posto di rilievo.

Menziona, fra l'altro, la crisi che condusse alla scissione del Sig, Rebaudengo e del suo gruppo dall'Unione ( p. 170, § 501 ).

Mentre il Massaia rimaneva soltanto «vicino» all'Unione il Serra era associato alla medesima.

Da lui viene in modo straordinario descritto come il Servo di Dio riuscì a superare le proprie crisi di scoramento ( p. 168, § 552 ) e quella causata dal catechista Rebaudengo che spaccò in due l'Unione dei Catechisti, sforzi compiuti grazie alla speranza del Nostro.

La XVIII t., Suor Clotilde Gandolfi, che conobbe il Servo di Dio dal 1934 al '38 perché insegnante nella scuola di cui era direttore, conferma che « in vita godeva fama di essere un religioso di grande virtù; dopo la sua morte, conoscendosi meglio molti episodi della sua vita che erano sconosciuti, la fama di virtù crebbe ed oggi tutti lo ritengono un santo» ( p. 197, § 579 ).

2.2.3.9. Con il XIX t., Dr. Domenico Conti incontriamo di nuovo un Religioso professo dell'Unione dei catechisti che ha da offrire una deposizione molto importante benché egli abbia conosciuto il Servo di Dio solamente nél 1944.

Mette bene in rilievo l'idea fondamentale della opera del Servo di Dio, quella cioè « di riunire i migliori tra gli allievi per aiutarli a vivere nel mondo una vita intensamente cristiana e per animarli all'apostolato catechistico », vale a dire l'idea della perseveranza ( p. 201, § 586 ).

Viene illustrato bene il ruolo di Fra Leopoldo Musso nella vita e nell'opera del Servo di Dio ( pp. 202-203, § 588 ) e sottolineata l'esistenza della fama s.s di cui il Servo di Dio godette già nel 1920, al tempo della grave crisi nel seno dell'opera che, così veniamo informati adesso, era centrata anche sul problema dell'insegnamento gratuito ( p. 204, § 591 ) che poi venne soppresso, insieme all'originale nome religioso dell'Istituto, dal direttore Fratel Aquilino.

Il teste fa inoltre menzione dell'oltraggio di membri del Comitato promotore contro il povero Fra Leopoldo.

Mentre altri membri dell'Unione sottolineano soprattutto la prudenza del Servo di Dio, il presente ne fa elogio particolare della conoscenza delle anime.

È comprensibile che « i fiacchi e riottosi lo temevano, sentendosi come subito scoperti e seguiti dal suo animo vigile che sembrava non conoscere ne giorno ne notte infaticabilmente e costantemente presente » ( p. 207, § 595 ).

Con cura particolare, il t. tratta dei rapporti con il Servo di Dìo ed i suoi confratelli che fanno emergere specialmente la sua speranza ( p. 214, § 606 ).

Fralel Teodoreto « cominciò l'Unione non compreso dalla maggioranza dei suoi confratelli che giudicavano irrealizzabile un'opera giovanile che non avesse fra i suoi scopi fondamentali un certo legittimo appagamento di esigenze umane » ( § 608 ).

Per questo egli «dovette subire per quarant'anni una autentica persecuzione basata appunto sull'incomprensione.

Per quarant'anni dovette sentire la sua opera giudicata come impossibile, angusta e pretistica.

Ebbe anche il dolore di vedere tacciati come ' i crocifissi ' i giovani che l'avevano seguito nel suo slancio di amore verso Gesù Crocifisso... ».

Parole forti ed in nessun modo elogiative nei confronti dei F. S. C. italiani di allora.

Essi cominciarono ovviamente a vedere nell'Unione una possibile concorrenza, onde il divieto di fondare case della medesima nella Libia e nel Dodecanneso, nonché l'ordine impartito al Servo di Dio di « non propagandare l'Unione nell'ambiente dei Fratelli e lo si volle limitare a fornire spiegazioni e chiarimento solo a coloro che gliene facessero esplicitamente richiesta.

Più avanti fu la maggioranza degli stessi catechisti a non voler più insistere a coltivare i rapporti tra l'Unione e l'Istituto dei Fratelli» ( p. 216, § 611 ).

Il t. aggiunge che il Servo di Dio visse con grande coraggio gli ultimi quarant'anni della sua vita, soffrendo delle incomprensioni e talvolta anche delle ostilità di molti suoi confratelli per riguardo alla Unione, ch'egli fermamente credeva voluta da Dio per la perseveranza dei giovani educati dalla Scuola Cristiana e che vedeva pure così contrastata e ostacolata.

Poi gli venne rinfacciato il presunto dualismo tra l'Unione e l'Azione Cattolica alla quale Fratel Teodoreto aveva invece voluto ascrivere l'Unione sin dal 1917, epoca in cui si può dire che in nessuna casa dell'Istituto dei Fratelli l'A. C. fosse presente.

Verso il 1932-33 Fratel Teodoreto dovette subire la prova di vedere annullato quasi tutto il suo lavoro, in quanto ci fu tra i suoi confratelli un generale movimento che basandosi sul pretesto del dualismo dell'Unione rispetto all'A. C. vollero trasformare le varie sedi dell'Unione sparse nell'Italia, nel Dodecanneso e nella Libia in tante sezioni di A. C., rinunciando ad ogni caratterizzazione spirituale e apostolica nel senso dell'Unione, poi venne il voltafaccia di un esimio Fratello, che aveva grande ascendente sui giovani studenti e che forse, andando oltre alle sue stesse intenzioni, contribuì non poco all'incomprensione e all'ostilità verso l'Unione, considerata appunto dualistica nei confronti dell'A. C.

Eppure in questa triste circostanza Fratel Teodoreto non perse la calma ne la carità, certo che al di sopra della volontà degli uomini avrebbe un giorno trionfato la volontà di Dio ( p. 225, §§ 628-629 ).

In questa descrizione molto franca e particolareggiata del t. manca solo il nome dell'« esimio Fratello » del voltafaccia.

L'accusa del « dualismo » con l'A. C. era certamente falsa perché le radici delle due istituzioni erano completamente diverse, e così erano anche i metodi; dobbiamo essere molto grati al t. per averci fornito dei rapporti così dettagliati e seri riguardo alla situazione generale del Servo di Dio e della sua opera, situazione nella quale dovevano affermarsi e si affermavano le sue virtù.

Il t. racconta anche come primo di estasi delle quali il Servo di Dio avrebbe goduto ( pp. 229-230, § 638 ) e, secondo lui, era anche capace di leggere nei cuori.

Anche rispetto alla fama s.s, il t. si dimostra assai esplicito.

Dice che tale fama esisteva fin dai primi anni della sua vita religiosa.

E il teste ha domandato ai sopravvissuti confratelli-compagni del primo e secondo noviziato del Servo di Dio.

E dopo aver menzionato l'opinione del Cardinale Arcivescovo Maurilio Fossati, il t. continua: « Quello che mi pare pure importante è che la fama di santità di fr. Teodoreto abbia trovato credito presso Vescovi, Sacerdoti, Religiosi e laici tra i più spiritualmente ardenti e apostolicamente impegnati.

Durante la vita del Servo di Dio e dopo la sua morte, lungi dall'essere stati tatti dei tentativi per occultare qualche aspetto della vita di tr. Teodoreto, posso affermare che o perché non si condividevano le sue ansie di perfezione cristiana e di zelo perché impegnati o sovraccarichi di lavoro e di preoccupazioni apostoliche, ben poco si è fatto per fare conoscere con verità e giustizia la vita e l'opera del Servo di Dio» ( pp. 232-233, § 643 ).

2.2.3.10. Le deposizioni dei testi che seguono non offrono delle vere novità ma confermano quello che era stato detto finora.

Si tratta dei testi Pasquale Ricciardi, F. S. C. (XX t.), Anna Maria Bosco (XXXI t.), Mario Enrico (XXII t.), Mons. Giuseppe Angrisani, Vescovo di Casale ( XXXIII t. ), Rev.do Ugo Brondolo, parroco di Vinchio d'Asti ( XXIV t. ), Fratel Antonio Gondini, F. S. C. ( XXV t. ), il quale sottolinea il coraggio fisico del Servo di Dio ( p. 253, § 698 ), Can. Sergio Negro, cappellano d'un Istituto dei F. S. C. ( XXVI t.), Fratel Stefano Rota ( XXVII t. ) il quale si sofferma sull'uscita del Rebaudengo dall'Unione ( p. 261, § 732 ), Bianca Maria Giletti, n. Bellia ( XXVIII t. ), il Can. Dr. iur. et theol. Michele Peyron, della collegiale della SS.ma Trinità ( XXIX t. ) e Dr. Mario Sancipriano, ex fondatore e membro associato dell'Unione dei catechisti ( XXX t. ).

Tutti confermano l'esistenza e continua crescita della fama s.s del Servo di Dio in vita et post mortem.

2.2.3.11. Il primo teste ex off., Vittorio Buffa di Perero ( XXXI t. ) non lascia dubbi sull'esistenza della fama s.s del Servo di Dio, dall'altra parte egli afferma che nessuno può aver artificialmente fomentato questa fama ( p. 280, § 794 ).

Il XXXII teste, comm. Domenico Berrutto ( II ex off. ), non dice molte cose ma afferma perlomeno l'esistenza della fama s.s del Servo di Dio in vita e dopo la morte ( p. 283, § 801 ).

Press'a poco lo stesso dicasi del XXXIII t. ( III ex off. ), Can. Dr. Attilio Vaudagnotti, il quale ha però alcune notizie importanti e spiega il rapporto tra l'Unione dei Catechisti e la femminile Pia Unione delle Catechiste della SS.ma Trinità, fondata dal teste e diretta dalla Sig.na Bosco ( XXI teste ).

Più tardi la medesima Signorina fondò un nuovo gruppo di catechiste che si appoggiava a Fratel Teodoreto e la sua Unione di cui formava quasi un ramo femminile.

Dopo un abboccamento con Fratel Teodoreto, quest'ultimo si dichiarò in favore della Pia Unione delle Catechiste della SS.ma Trinità ( pp. 285-286, § 806 ).

Per caso impariamo qui che dopo più di vent'anni d'esistenza l'Unione dei Catechisti contava soltanto 16 soci ( p. 286, § 807 ).

Il teste ex off. conferma pienamente l'esistenza e crescita della fama s.s del Servo di Dio in vita e dopo la morte ( p. 287, §§ 809-810 ).

Lo stesso va detto della XXXIV t., IV ex off., Amelia Villa Brero, maestra di scuola e pronipote del Servo di Dio.

Essa vide già da bambina un santo nel Servo di Dio ( p. 288, §§ 812-813 ).

Anche alla domanda 53 essa risponde: « Sia nel paese sia nei vari luoghi in cui soggiornò, fu generalmente stimato come un santo, e questo fin da quando il Servo di Dio era ancora in giovane età » ( p. 293, § 832 ).

2.2.4. Di documenti, la Positio ne offre pochissimi, vale a dire, oltre quelli che erano andati a finire prima nel Summarium:

1) Attestatio nativitatis ac obitus Servi Dei,

2) Attestatio baptismatis Servi Dei,

3) Attestatio de emissione votorum,

4) Attestatio de Sodalitio Servi Dei ( 1914. V. 9 - Augustinus Card. Richelmy ),

5) Litterae Emm.i Card. Arichiepiscopi ( Fossati ) in obitu Servi Dei,

6) Interrogatoria Promotoris Fidei dioecesani ( gli « articoli » ).

2.2.5. Con ciò arriviamo alle 36 Litterae postulatoriae il cui coro si apre con quella della Conferenza Episcopale Piemontese, firmata dal Card. Anastasio Balestrerò, O. C. D., Arcivescovo di Torino, onde essa riceve un particolare peso, essendo il Cardinale uno dei più profondi e prolifici autori in materia di vita spirituale nell'Italia di oggi.

Anche i Superiori e le Superiore maggiori hanno scritto una Lettera postulatoria ( n. II ), riuscita sorprendentemente breve ma munita di un enorme numero di firme.

Seguono Lettere p. del Superiore Generale dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, Fratel José Pablo Basterrechia, del Superiore Generale dei Salesiani e di altri Superiori Generali, nonché di personalità importanti nella vita della Chiesa.

Di particolare rilievo sono le Lettere 17, del Dr. Domenico Conti, Presidente dell'Istituto secolare Unione Catechisti del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata, e 18, del geom. Francesco Fonti, Presidente dell'Associazione Casa di Carità Arti e Mestieri.

Quest'ultima contiene, fra l'altro, preziose informazioni di statistica, dicendo che oltre 10.000 ex allievi sono usciti dalla medesima Casa di Carità e che « attualmente » sono 1.200 gli allievi diurni e serali che frequentano corsi completamente gratuiti, mentre sono 150 gli insegnanti teorici e pratici ( p. 45 ).

2.2.6.1. Prendendo in considerazione i Vota dei Rev.rni Theologi Censores bisogna notare che il giudizio del primo n'è riuscito assai positivo: « Anelito, incessante di tutta la vita di Fr. Teodoreto è stato la santità, l'immediazione in Cristo » ( p. 7 ).

Il Rev.mo Censore tratta degli scritti del Servo di Dio sotto il profilo dell'ansia di santità, del lottare e confidare in Dio, della ricerca dell'amore di Dio e dell'Unione Catechisti, insomma generalmente sotto un profilo piuttosto moralistico anziché dottrinale.

La figura del Servo di Dio Leopoldo Musso, O. F. M., viene descritta in maniera del tutto positiva e senza alcuna critica.

2.2.6.2. Il II Rev.mus Theologus Censor invece si rivela più critico nella sua analisi.

Ma neanche lui lesina elogi nei confronti del Servo di Dio.

Senonché egli ha trovato che « la struttura di tutto il ciclo delle conferenze ( spirituali ) non è molto felice; ma si comprende che il Servo di Dio seguiva uno schema che gli era suggerito dalle circostanze e dalla conoscenza diretta dei bisogni dei suoi confratelli ».

Il Rev.mo Censore trova anche che il Servo di Dio, scrivendo le suddette conferenze, ha « preso a piene mani da altri autori.

Certamente ha usato la nota opera del Marmion : ' Cristo vita dell'anima '.

Per es., il primo e il secondo capitolo sono tratti, spesso ad litteram, dal libro citato ».

Però « non sarebbe esatto parlare di plagio, perché il Servo di Dio non se ne appropria il contenuto, ma l'espone come dottrina comune.

E tale è, almeno nella parte teologica strettamente detta.

Da questo volume ( II/1 ) si deduce che Fr. Teodoreto si è mantenuto sul binario della dottrina e dell'ascetica tradizionale » ( p. 23 ).

Dalla lettura del vol. II/3 degli scritti del Servo di Dio, Pensieri sulle Regole e Costituzioni, il Rev.mo Censore ricava il seguente giudizio: « Da questo, come da altri testi, è lecito dedurre che il Servo di Dio non indulgeva a pietà facile e accomodante, ma andava diritto alla fonte di ogni autentico cammino ascetico, cioè a Cristo Crocifisso, meditato e imitato » ( p. 25 ).

Sul vol. II/4: Regole del governo individuale e collettivo dei Catechisti Congregati, il Rev.mo Censore fa alcune eccezioni che si riferiscono esclusivamente a parti e frasi che non sono in armonia con i testi del Vaticano II e non dovevano ovviamente esserlo, essendo state scritte prima del sullodato Concilio ( p. 28 ).

Nei voli. IV e V dei propri scritti, il Servo di Dio ha offerto una biografia di Fra Leopoldo Musso, O. F. M., la quale attinge largamente al diario di quest'ultimo.

Nei confronti del contenuto religioso del Diario, il Servo di Dio « si pone in prudente atteggiamento di riserbo » ( p. 29 ).

Lui è pronto ad accettare il giudizio della Chiesa.

Tuttavia il Nostro è personalmente edificato dal Diario, « ed accoglie con fede i messaggi di Dio contenuti nel Diario, « seguendo con umiltà le indicazioni del Musso, per il quale nutre ammirata devozione.

Ma era il Servo di Dio Leopoldo Musso veramente degno di quest'ultima? [...] il Diario di Musso è effettivamente pieno di elementi straordinari che esigono cauta ponderazione ».

Perciò « una conoscenza più approfondita del Musso potrà essere utile ad illuminare e a dar credito alla stessa spiritualità di Fr. Teodoreto » ( p. 29 ).

Detto molto giusto! Sebbene il II Rev.mo Censore sia più cauto del I il suo giudizio conclusivo rimane assai positivo.

2.2.7.1. In ciò che riguarda il giudizio del Rev.mo Promotore Generale della Fede bisogna convenire con lui nella constatazione che tra i documenti manca l'attestazione della cresima del Servo di Dio ( p. 6 ).

L'analisi delle deposizioni dei testi porta al risultato che essi sono attendibili ( p. 7 ).

Senonché « le loro testimonianze si riferiscono nella quasi totalità, al periodo della vita religiosa del Servo di Dio » ( p. 7 ).

Pochissime sono le notizie sull'infanzia di Fr. Teodoreto, e quelle esistenti « provengono dai consanguinei o compaesani e per sentito dire; oppure dalla Biografia, scritta da Fr. Leone di Maria ( Fratel Teodoreto [ Prof. Giovanni Garberoglio], Ed. A e C., Torino, 1956), che non pochi testi affermano di aver letto, ma della quale, peraltro, non conosciamo il valore scientifico » ( p 8 ).

2.2.7.2. Rispetto alla fama s.s in vita del Servo di Dio, il Rev.mo Promotore Generale della Fede ammette che « il Servo di Dio godette di fama di santità fin dal suo primo ingresso in religione; e che essa andò sempre più estendendosi e consolidandosi, in tutti gli ambienti che egli ebbe modo di frequentare » ( p. 10 ).

Parlando della fama s.s in morte, il Rev.mo Promotore Generale della Fede nota il grande conflusso, anche di gente giovane, alla bara del Servo di Dio ( pp. 12-13 ), mentre la stragrande maggioranza dei testi si trova sostanzialmente d'accordo nell'ammettere che la fama di santità, già conosciuta a Fratel Teodoreto in vita e in morte, sia andata consolidandosi, con costante aumento, dopo la morte » ( p. 13 ).

2.2.7.3. Anche sul fondamento della fama s.s del Servo di Dio il Rev.mo Promotore Generale della Fede giudica in modo molto positivo: « La fama di santità che accompagna, onorandone il nome e la memoria, il Servo di Dio Fratel Teodoreto, trova la sua origine e si solidizza nel fondamento della diuturna pratica di tutte le virtù cristiane » ( p. 15 ).

2.2.7.4. Alla fine del suo Votum, il Rev.mo Promotore Generale della Fede mette però « aliqua annotamenta » nei quali egli chiede

1) ulteriori notizie sulla gioventù del Servo di Dio,

2) un'informazione esatta sulla morte della madre del Servo di Dio,

3) informazioni sulla domanda quali erano gli avversari della fama sanctitatis del Servo di Dio; si « desidera dunque informazioni se l'indifferenza con le quali ( il Servo di Dio ) conviveva che avrebbero dovuto capire e dalle quali avrebbe potuto aspettare un qualche appoggio ».

E il Rev.mo Promotore Generale della Fede aggiunge: « Pare che debba trattarsi di diffidenza verso la sua opera, piuttosto che di astio nei confronti della sua persona » ( p. 23, nn. 21-23 ).

Giustissimo; rimane tuttavia strano che l'operazione del Servo di Dio durava per tanti decenni e, malgrado il successo innegabile delle opere del Servo di Dio, egli non riuscì a convincere i suoi « avversari ».

È perciò logico se il Rev.mo Promotore Generale della Fede chiede

4) « qualche notizia più precisa sulla Pia Unione del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata » ( p. 23, nn. 22-24 ).

Infine, il Rev.mo Promotore Generale della Fede osserva che « nell'ambito delle dilucidazioni relative alla Pia Unione, andrebbero spiegate le relazioni di fr. Teodoreto con il Servo di Dio fra Leopoldo Musso, dei Frati Minori per ciò che concerne l'impostazione della devozione a Gesù Crocifisso » ( p. 24, n. 25 ).

Dobbiamo confessare che anche noi abbiamo dovuto riflettere parecchio su tale argomento.

In una nota marginale il Rev.mo Promotore Generale della Fede ci informa che Fra Leopoldo « è un laico professo O. F. M. ( 1850-1922 ), il cui Processo ordinario è stato aperto in data 10 gennaio 1926.

La Causa è ferma dal 1948, dopo la relazione del Card Ponente sugli scritti ».

Se questa Causa è ferma da ormai 36 anni ciò significa che i medesimi scritti contengono più o meno gravi deviazioni dalla ortodossia cattolica.

Il Rev.mo Promotore Generale della Fede constata anche contrasti tra le diverse narrazioni sul primo incontro del Servo di Dio con Fra Leopoldo Musso.

È comunque difficile capire tutto questo alone di segretezza venuto a crearsi intorno al fratello cuoco Francescano.

Il Rev.mo Promotore Generale della Fede si sofferma poi sul problema del nascondimento del povero fratello dietro le pressioni dalla parte del Comitato « promotore » della scuola professionale della Casa di Carità ecc.,

e chiede dagli attori lumi sull'inizio delle relazioni tra i due Servi di Dio ( p. 25, n. 23 ).

Persino un altro racconto del t. VI, Dr. Gaetano Sales, ha suscitato sorpresa nel Rev.mo: « Scrisse ( il Servo di Dio ) un solo libro, la biografia di fra Leopoldo, che rivide negli ultimi anni della sua vita per mettere a fuoco un particolare che prima non aveva per prudenza messo a fuoco » ( Summ., p. 57, § 188 ).

Ed aggiunge: « Non sarebbe superfluo precisare di che cosa si tratta, almeno per illuminare ulteriormente la virtù della prudenza nei suoi rapporti con fra Leopoldo » ( pp. 25-26, n. 24 ).

Infine ( n. 25 ) chiede informazioni sull'esagerato zelo del Servo di Dio nell'umiltà di cui anche noi abbiamo parlato sopra ( cf. Summ., pp. 34-35, § 124 ).

. Il Rev.mo Promotore Generale della Fede conclude il suo Votum con un giudizio abbastanza positivo ( p. 27, n. 27 ): « In sintesi, dall'esame dell'intera Posizione non solo non emergono seri ostacoli - infatti qualche difficoltà doverosamente segnalata nel corso di questo lavoro, non appare insormontabile, e potrà essere risolta nella fase di esame sulle virtù, se la Causa sarà introdotta - ma si scorgono indizi realmente positivi che incoraggiano un felice prosiego della Causastessa ».

2.2.8. O Veniamo, dunque, alle « Risposte ad aliqua annotamenta » del Votum Promotoris Generalis Fidei super dubio an Causa Servi Dei Fratris Teodoreti ( in saec. Ioannis Garberoglio ) ex Instituto Fratrum scholarum Christianarum ( 1871-1954 ).

2.2.8.1. Il vice Postulatore Fratel Gustavo Luigi Farfaro, F. S. C., rispondendo al n. 20, comma 1, non fornisce nuove notizie sulla gioventù del Servo di Dio ma giustifica l'assenza delle medesime perché

a) i testi convocati hanno conosciuto Fratel Teodoreto quando già era in piena attività.

« Si tenga presente che Fratel Teodoreto morì all'età di 83 anni! ».

Certo è che lo avevamo sempre tenuto presente.

b) « Testi della infanzia ne sono stati reperiti assai pochi e con scarsi ricordi ».

Il vice Postulatore rammenta qui una visita latta da Fratel Leone di Maria, biografo del Servo di Dio, nel 1956 a Vinchio d'Asti, che ebbe poco successo.

c) « Il Servo di Dio non parlò mai di sé, della sua fanciullezza, della sua famiglia, obbedendo al punto di Regola della sua Congregazione che suona: « Non parleranno di sé medesimi, ne dei loro parenti, ne del loro paese, ne di ciò che avranno fatto, ne di ciò che avranno veduto o udito » ( Regole e Costituzioni - Fratelli delle Scuole Cristiane - cap. VI - art. 7), d) i familiari che avrebbero potuto riferire ricordi di famiglia risalgono alla terza generazione ( pronipoti ) e quindi i ricordi sono assai vaghi e generici ».

Sotto e), il vice Postulatore comunica che il Servo di Dio « nelle poche visite fatte al suo paese e ai suoi famigliari, fu sempre molto riservato e osservò sicuramente anch'egli, quanto consigliò ad un suo pronipote, ora don Pasquale Lajolo, in occasione di una visita in famiglia ».

In quel tempo il pronipote era stato Fratello delle Scuole Cristiane ma più tardi si fece, con tutte le dispense e permessi necessari, sacerdote secolare.

2.2.8.2. Gli allegati sono:

N. 1: fotocopie tratte dal libro di Fratel Leone di Maria, Fratel Teodoreto ecc.

Vi sono fotocopiati i cap. I e II che offrono una bella descrizione dell'ambiente di Vinchio d'Asti, racconti su alcune conversazioni con gente anziana del paese, lontani parenti del Servo di Dio che dicono cose tanto generiche quanto edificanti di lui; poi seguono notizie più particolareggiate, fornite dal nipote del Servo di Dio Fratel Bonaventura il quale non sarebbe stato escusso nel Processo Ordinario perché probabilmente già morto ma nella biografia ci informa assai bene sulla vita religiosa, assai intensa del giovane Servo di Dio, anche sulla sua venerazione intensa della Madonna.

Nell'ambiente caro e carico di ricordi Fratel Bonaventura sentì ovviamente aprirsi la propria memoria;

N. 2: lettera autografa del Servo di Dio, diretta al suo nipote Fratel Augusto ( = Don Pasquale Lajolo ), scritta l'11-9-1930 di cui il testo consta di buoni consigli ed ammonimenti; l'ultimo ne suona così: « Abbia ( a casa ) un contegno riservato con tutti ma specialmente con quelle che una volta erano bambine compagne di scuola e di giuochi ».

N. 3: una nota esplicativa su Don Lajolo-Fratel Augusto, scritta da lui stesso e pienamente soddisfacente;

N. 4: contiene una lettera del Servo di Dio, scritta a Torino il 31 maggio 1950 ai nipoti Guglielmo ed Elvira a cui Dio ha concesso un figlio, dove in parte si vede l'estremo sforzo, fatto dal vegliardo per scrivere queste righe;

N. 5: una testimonianza firmata, in fotocopia, della pronipote del Servo di Dio, Dr. Elvira Vercelli, sulla preparazione alla I S. Comunione, impartita al suo padre Vittorio Giacomo Vercelli dal Servo di Dio, e sui numerosi consigli, dati dal medesimo al nipote che era quasi coetaneo con lui.

Si può anche supporre che questa pronipote Elvira sia identica con la « nipote » Elvira dell'allegato N. 4, anche perché nell'albero genealogico dell'allegato N. 6 appare soltanto una Elvira.

2. 2. 8. 2 Le « risposte » continuano con i certificati di battesimo ( nuovamente allegato ) e di cresima del Servo di Dio.

2.2.8.3. Segue « una risposta alla richiesta di un vaglio critico della biografia scritta da Fratel Leone di Maria, Postillatore Generale ».

L'autore della risposta è Fratel Gustavo Luigi Furbaro, F. S. C., vice Postulatore, ed il suo giudizio è riuscito positivo perché il libro in questione era stato compilato, fra l'altro, in vista di un futuro Processo di Beatificazione, con l'intenzione di raccogliere «il maggior numero di testimonianze a caldo e ' de visu ' ».

« Nella biografia, quindi, ogni testimonianza reca anche il nome dell'autore, elemento essenziale per poterla valutare.

Già l'autore aveva rilevato che la biografia si presenta quindi come opera non di un solo autore, ma di tutta una Provincia Religiosa dei Fratelli delle Scuole Cristiane e di un Istituto Secolare, l'Unione Catechisti del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata: riesce così preziosissima testimonianza d'unanimità veramente rara, anche intorno ai Servi di Dio: quasi ' vox poputi ' che l'autore ritiene premessa necessaria alle procedure canoniche chiamate a convalidarla ».

Su questo avremmo noi qualche dubbio dopo il trattamento, riservato al Servo di Dio per decenni da una gran parte dei suoi confratelli, che spesso rasentava la persecuzione.

Del resto, ci sembra anche essere un metodo molto discutibile chiamare come esperto un membro dello stesso Istituto di cui un altro membro abbia scritto un libro da essere giudicato.

Ciò nonostante siamo in linea di massima d'accordo con il giudizio positivo dell'esperto secondo il quale la biografia « non si presenta con pretese letterarie, pur avendo pregi notevoli di buon comporre e di bello scrivere; non ha pretese di rigida impostazione storica ne scientifica, pur rispettandone i canoni: e cerca di rendere testimonianza alla verità diligentemente cercata con i mezzi umani a disposizione ».

Il brano fotocopiato della biografia a nostra disposizione conferma il sopra citato giudizio.

2.2.8.4. In seguito troviamo la risposta alla richiesta contenuta al N. 20, comma 2 sulla morte della mamma del Servo di Dio, con tre allegati:

1) Atto di morte di Giolito Elena,

2) Atto di morte di Garberoglio Bartolomeo ( il padre del Servo di Dio ),

3) Testimonianza di Don Pasquale Lajolo, pronipote del Servo di Dio Fratel Teodoreto, secondo il quale la mamma morì annegata in un pozzo a causa di una caduta in istato di confusione mentale.

2.2.8.5. Il VI teste del Processo Qrdinario, Dr. Gaetano Sales, pluriaccademico, per completare la propria precedente deposizione, risponde agli art. 21-3, 23 e 24 del Votum del Rev.mo Promotore Generale della Fede.

Parlando dell'« indifferenza » dei confratelli del Servo di Dio nei suoi confronti egli dice che costoro non volevano « intrattenere fattivamente i loro allievi ed ex allievi sulla opera del loro confratello, nell'intento tenace di ottenere un incremento crescente di vocazioni catechistiche convergenti sull'Opera stessa.

Il vivaio naturale dei possibili nuovi « congregati » e « associati » risiede senza alcun dubbio nella Associazione degli allievi ed ex allievi lasalliani.

Quell'indifferenza era unicamente dovuta alla incomprensione ( o comprensione assai limitata ) della reale portata salutare con la quale un'Opera simile non può mancar di incidere sulle storture della società ».

Il Servo di Dio non volle che il t. ammonisse i fratelli di essere più comprensivi ( « Se non lo fate per l'Unione, fatelo almeno per lui » - vale a dire per togliergli la sofferenza ).

Lui non volle neanche che fosse dato un esplicito appunto ai confratelli.

Il t. spiega ancora una volta, come l'ostilità del Comitato di promozione s'accese proprio al vocabolo di « Carità » nella denominazione della scuola promovenda.

Senonché Fra Leopoldo Musso non volle cedere su questo punto perché credeva tale nome fosse voluto dal Signore, il che suscitò enormemente la collera di numerosi mèmbri, e Fra Leopoldo dovette essere protetto per una specie di prigionia.

La ragione n'era probabilmente che con la parola « Carità » si avrebbe rinunciato a contributi dalla parte degli allievi.

Riguardo al punto 24, il t. spiega molto bene quale sia stato il periodo nella vita di Fra Leopoldo Musso (tra il 1887 ed il 1889) di cui non aveva scritto nulla nella prima edizione della sua biografia sul francescano, per portarlo poi completamente alla luce nella seconda, rifacendo totalmente il capitolo sull'« ora della prova ».

2.2.8.6. Il XIX t., Dr. Domenico Conti, Presidente Generale della Unione Catechisti, risponde alle eccezioni del Rev.mo Promotore Generale della Fede, fatte negli artt. 21-3 e 22-4 del suo Votum, offrendo un'ottima storia dell'« accettazione e la difesa dell'adorazione a Gesù Crocifisso nel e mediante l'ambiente lasalliano », dell'« Unione Catechisti del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata », nonché dell' « Opera della Casa di Carità Arti e Mestieri » per la formazione professionale gratuita dei giovani e dei lavoratori.

Chiarisce la differenza tra gli atti dei Superiori Generali Victor Junien, del 1935-36, e Athanase-Emile, del 1948 ma dice poco o nulla sulla storia della medesima scuola.

2.2.8.7. Anche il V teste Dr. Carlo Tessitore già Presidente Generale dell'Unione, ha voluto rispondere alla richiesta di una « più approfondita conoscenza della figura spirituale del Servo di Dio ».

Egli commenta nei particolari i primi incontri con Fra Leopoldo Musso e l'intero iter del Servo di Dio nella sua vita di Religioso e Fratello delle Scuole Cristiane e, come aveva già fatto il teste testé citato, mette in luce il fatto che il Servo di Dio con la fondazione dell'Unione di Gesù Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata seguì fedelmente un suggerimento dei suoi Superiori ecclesiastici, ricevuto durante il suo « secondo noviziato ».

Il teste descrive bene come la trasformazione dell'Unione in un Istituto secolare che ebbe luogo dietro la proposta del Cardinale Gamba fu accolta, sia dal Servo di Dio sia dai suoi discepoli, come segno della Provvidenza ma senza entusiasmo; probabilmente anche perché con l'introduzione dei voti l'Unione si sarebbe divisa in due tronchi, quello dei catechisti sposati e quindi associati e quello dei congregati, con voti religiosi.

In seguito anche « la presenza del Fr. Teodoreto fra i catechisti, si andò diradando, a motivo della sua salute ».

Il t. mette in rilievo la capacità del Servo di Dio di dirigere spiritualmente i giovani ed anche i confratelli che venivano da lui « a farsi fare un'iniezione spirituale ».

Il Servo di Dio si distinse molto per la sua umiltà e, forse era proprio essa a far cercare agli altri la sua direzione spirituale.

2.2.8.8. Per rendere più chiare le « relazioni di Fratel Teodoreto con il Servo di Dio Fra Leopoldo Musso » ( art. 22, comma 5 e art. 23 del Votum del Rev.mo Promotore Generale della Fede ), il vice Postillatore vi ha aggiunto in guisa di prova un estratto fotocopiato della 2 ed. ( Torino 1958 ) della biografia del Servo di Dio Fra Leopoldo Musso ( Il segretario del Crocifisso ) che tratta dell'« Inizio dell'Unione del SS.mo Crocifìsso e di Maria SS.ma Immacolata », che è adatto a chiarificare tutti i dubbi che potrebbero esservi rimasti in riguardo.

2.2.8.9. L'ultimo documento di questa serie è del catechista Leonardo Rollino il quale aveva voluto parlare del comportamento del Servo di Dio dopo la cerimonia del 1922 durante la quale il P. Reginaldo Giuliani, O. P., suo ex allievo, ne aveva fatto uno splendido elogio, ed il Servo di Dio era stato scosso così violentemente da ammalarsi per alcuni giorni.

Il t. chiarifica ora che non si trattava di un « esagerato rigorismo nella pratica della virtù cristiana dell'umiltà bensì di una reazione alla manifestazione ed agli applausi rumorosi dopo l'elogio sullodato, cose alle quali il Servo di Dio non era assolutamente abituato ».

2.2.8.10. Il XXXI t. ( II ex off. ), Vittorio Buffa di Ferrerò, chiarisce che la mancata ricognizione della fama s.s del Servo di Dio da parte della propria moglie era causata dal fatto che la signora non conosceva il Servo di Dio, per spiegare poi in modo positivo per la fama s.s del Servo di Dio la propria espressione: « qualche giudizio di non completa comprensione da parte di un catechista, ora defunto, sul conto dell'Unione e forse anche su Fratel Teodoreto: Già la forma dubitativa lascia intravvedere che si tratta di cosa di non grave entità » ( p. 47 ).