Relazione

2.3. « Quid in posterum agendum? »

2.3.1. La Causa potrebbe senz'altro andare ai Rev.mi Consultori se nelle risposte alle osservazioni del Rev.mo Promotore Generale della Fede non mancasse qualche elemento, cioè 1) in primo luogo l'esatta descrizione della storia e dello sviluppo della Casa di Carità Arti e Mestieri che costituisce una parte ed uno strumento essenziale della Pia Unione del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata per la quale il Rev.mo Promotore Generale della Fede aveva chiesto « qualche notizia più precisa».

Certe notizie sono state fornite nella sullodata dichiarazione del Dr, Conti, senonché questi, su 10 pagine, non menziona mai la Casa di Carità Arti e Mestieri.

Ciò che si vuole ancora è quindi una breve ma precisa storia della medesima Casa che spieghi anche meglio la lite intorno al Comitato promotore e risponda a domande ovvie, per es. chi erano il conte Arborio Mella che propose come primo « di dare all'Istituto appena iniziato il nome ' Casa di Carità Arti e Mestieri ' », ed i suoi colleghi, avversari del nome?

In che cosa l'Istituto Arti e Mestieri « si distinse dall'originale Casa di Carità ecc.? ».

Più tardi sorse la scuola che oggi è divenuta la Casa di Carità Arti e Mestieri.

Tutto ciò dev'essere descritto minuziosamente sulla falsariga della deposizione dell XIV t., Dr. Pietro Fonti, ma con più particolari.

Quali erano le discipline insegnate dai catechisti prima e dopo l'introduzione dei corsi diurni di tipo teorico-pratico ( Summ., p. 127 )?

Qual'era in questo periodo l'influenza del Servo di Dio sull'Unione dei catechisti e sulla Casa di Carità?

Quale era ed è il ruolo dell'insegnamento di Religione in questa scuola?

Anche il caso del catechista Rebaudengo ci sembra non esser stato chiarificato, visto che si trattava di un ex consigliere dell'Unione catechisti!

2.3.2. 2) Si è detto che il Servo di Dio era molto prudente nei confronti dei detti di Fra Leopoldo Musso.

Tuttavia egli ha sempre globalmente insistito sulla loro importanza; ma importanza in che senso?

Al Capitolo dell'Unione catechisti nel 1946, « in modo particolare egli richiamò l'attenzione di tutti i catechisti sull'importanza degli scritti e delle comunicazioni attribuite a Fra Leopoldo Musso » ( Summ., p. 131, § 404 ).

Senonché i medesimi scritti hanno già bloccato la Causa di beatificazione di Fra Leopoldo Musso.

Come allora essi possono essere guida spirituale di un Istituto secolare?

Può darsi che il nostro Servo di Dio abbia voluto riferirsi a scritti determinati di Fra Leopoldo.

In tal caso dev'essere spiegato a quali scritti lui si sia riferito.

3.1. Personalmente siamo del parere che, risolte le ultime piccole difficoltà, la beatificazione del Servo di Dio sarebbe di grande vantaggio per la Chiesa in Italia e nel mondo.

Egli era soprattutto un ottimo e molto serio Religioso, severo con se stesso e con gli altri.

Nella vita religiosa, specchio della sua brama di santità, egli si impegnava a fondo, senza chiedere o concedersi facilmente delle dispense.

In tal modo lui è un vivente modello per moltissimi giovani religiosi di oggi che sono gravemente minacciati dall'invadente superficialità del mondo di oggi e pensano forse che non si possa lavorare senza prima smantellare tutti i residui comandamenti ed ordini della vita religiosa, Regole, Costituzioni ecc. ( chiamati a proposito « incrostazioni » ).

3.2. Il secondo fatto combacia con il primo: cioè che il Servo di Dio era un grande uomo di preghiera sebbene egli abbia dovuto vivere tra mille attività.

3.3. La terza ragione è che il Servo di Dio fu un ottimo pedagogo pratico, degno di ottenere un posto d'onore accanto a S. Giovanni Bosco.

Le sue opere provano che la Chiesa cattolica era ed è sul campo della pedagogia particolarmente florida.

Come in altri Servi di Dio del suo tempo, anche nel Nostro la carità sociale si rivelava vivissima e forte, senza che lui fosse diventato una specie di rivoluzionario il else invece oggi accade spesse volte.

3.4. Il Servo di Dio era un uomo apostolico il quale sfruttava ogni occasione per esercitare l'una o l'altra forma di apostolato, ma soprattutto quella del catechismo.

Anche in ciò egli è un modello per tutti i giovani Religiosi, naturalmente in primo luogo i Lasalliani ma anche gli altri, esistendo oggi la vasta tentazione di influenzare il popolo cristiano non tanto per l'insegnamento della verità rivelata quanto per agitazioni di carattere semi politico oppure politico.

Roma, lì 27-9-1984.

P. Ambrogio Eszer, O. P.