Novissima esposizione della vita del Servo di Dio

Indice

Le caratteristiche dell'insegnante

10 - Evidenziare i modi peculiari di Fr. Teodoreto insegnante e direttore delle comunità dei Fratelli, vuoi dire accostarsi alle basi stesse della sua santità; infatti quanti ne esperimentarono la provvida e serena immagine di educatore, ne esaltano oggi i meriti fino a presentarcelo come un maestro davvero straordinario.

Prima di verificare le esaltanti prove testificali, diciamo subito che era la carità l'ispiratrice delle sue azioni, carità sia verso Dio, che egli amava sopra ogni cosa impegnandosi a portarne il messaggio nel cuore di tutti, carità sia verso il prossimo, vissuta in piena coscienza dell'alta responsabilità di forgiare le giovani menti, nelle quali Fr. Teodoreto
seppe infondere i principi basilari della nostra fede cattolica e gli elementi di una scienza robusta ed utile per tutta la vita.

Un quadro abbastanza completo sul Servo di Dio direttore dei fratelli ed insegnante di scuola, ci deriva dal Dott. Domenico Conti, il quale, deponendo come teste 19°, ha dichiarato:

« Nell'assolvimento di questi incarichi egli si è sempre comportato come Uomo di Dio pienamente consapevole dell'importanza di dover guidare dei Religiosi perché corrispondessero con la massima generosità alla chiamata del Signore.

Paternamente vigile e premuroso, dopo essersi preoccupato delle condizioni fisiche e ambientali, procurando che ciascuno potesse fruire di quanto gli occorresse in serenità di animo si dimostrava sollecito e nel contempo esigente perché nulla fosse tolto alla preghiera, alla riforma di se stessi, allo zelo per le anime.

Delicatissimo di sentire e di modi giungeva a premure che possono definirsi materne anche per certi aspetti materiali della vita e non mancava mai di interessarsi ai problemi personali di ciascuno anche riguardanti la loro famiglia.

E dopo aver fatto quanto gli era possibile per alleviare i bisogni e sofferenze si prodigava nell'alimentare, la più grande fiducia nella Provvidenza e una generosa docilità alla volontà di Dio.

Su questo punto era irremovibile e non gli importavano le preghiere, i sacrifici, i richiami e le esortazioni pur di ottenere la buona volontà e la fedeltà al Signore anche nelle piccole osservanze, che egli sempre considerava con profondo spirito di fede.

Il suo zelo nel curare i Confratelli venne talvolta giudicato come rigore eccessivo: in realtà sempre si trattò di un grande amore al Signore e ai suoi Confratelli considerati da lui appunto come consacrati e prediletti dal Signore.

Per quanto dipendeva da lui il Fr. Teodoreto voleva che ciascuno raggiungesse quella pienezza di vita religiosa e di unione con Dio, che sola poteva costituire la loro maturità e la loro gioia.

Nello svolgimento dei suoi compili scolastici fu sempre serio e diligente, rispettoso delle esigenze intrinseche delle varie discipline e della vita scolastica, senza cadere mai in un tecnicismo scolastico pressoché privo di rapporti personali e di amore sincero e profondo per la gioventù e i Confratelli.

Anzi fu proprio l'amore, insieme con la fede, ad ispirare e a guidare quel rispetto per l'insegnamento e per la scuola, di cui ho detto.

Queste cose sono pure provate dal fatto che egli seppe sempre pur nel rispetto del regolamento e delle esigenze scolastiche, trovare comportamenti e parole nuove ed efficaci nell'affrontare casi difficili ed imprevisti.

Per ciò che si riferisce in particolare agli esercizi dei suoi Confratelli, ch'egli diresse, era opinione comune che Fr. Teodoreto, oltre che esser Uomo di Dio fosse dotato di particolari carismi per conoscere lo stato e i bisogni delle anime.

Sotto questo aspetto i fiacchi e riottosi lo temevano, sentendosi come subito scoperti e seguiti dal suo animo vigile che sembrava non conoscere ne giorno ne notte infaticabilmente e costantemente presente.

E allora si veniva, come ingaggiando una lotta: da un lato il Fr. Teodoreto vigile e severo anche se silenzioso, dall'altro gli ingenerosi nei quali si faceva sempre più assillante l'aspetto di Dio.

E il risultato era quasi sempre la resa di questi ultimi che ritrovavano con la docilità alla Volontà di Dio l'entusiasmo, la gioia e la pace prima perduta ».54

Il teste 15°, Sig. Francesco Fonti, parla nei seguenti termini di Fr. Teodoreto direttore didattico:

« So che il Servo di Dio ebbe gli incarichi di Vice-Direttore e Direttore delle scuole, di direttore della comunità religiosa e di direttore didattico delle scuole della R. O. M. I.

Quando io lo conobbi, nel 1921, egli era Direttore della Scuola  da me frequentata.

Dalla sua direzione dipendevano le scuole di Santa Pelagia di via Andrea Doria, della Consolata, di Borgo Dora e di San Salvano.

Ricordo che da Direttore, come io lo conobbi, Fratel Teodoreto godeva la stima degli allievi, delle famiglie è degli insegnanti, verso i quali dimostrava molta sollecitudine.

Mi risulta pure che ricercava diligentemente insegnanti didatticamente capaci e cristianamente formati ».55

Come guida dei confratelli il Servo di Dio confermò le sue preclare doti, accentuando l'immagine di perfetto religioso avviato a seguire il suo fondatore, S. Giovanni Battista de La Salle, anche nell'ascesa alle vette dell'eroismo.

Ne è prova convincente il suo lungo incarico di Superiore a S. Pelagia, come dichiara il 20° teste, Fr. Pasquale Riccardi:

« Il Fr. Teodoreto fu dal 1910 al 1937 alternativamente Direttore e ViceDirettore più volte nella stessa Comunità, cosa non facile e non abituale perché esige una non comune virtù di umiltà.

Ammirai in lui la puntualità e l'esattezza nel compimento dei suoi doveri di ufficio particolarmente la conferenza settimanale ai Fratelli, il rendiconto, la visita alle classi, la sostituzione degli assenti, e la cura dei Fratelli ammalati per i quali fungeva da infermiere.

Domandava particolare aiuto al Signore con frequenti visite in chiesa ».56

Parla per esperienza diretta anche il 25° teste, Fr. Antonio Gandini:

« L'ebbi Superiore, come deposi, in campo scolastico, e anche brevemente di comunità.

Ricordo ch'egli aveva un carattere forte, che però imparò a padroneggiare, fino a diventare l'uomo della mitezza.

Come Direttore andava incontro alle necessità dei Fratelli aiutandoli e confortandoli e se necessario sostituendoli personalmente.

Procurava con prudenza, ma anche con la dovuta fortezza di promuovere e sostenere la regolare osservanza.

All'occorrenza sapeva richiamare i Fratelli alla regolarità e alla disciplina, come ebbi modo di esperimentare una volta su di me.

Essendomi dispensato di andare a San Gioacchino alla preparazione pasquale il Servo di Dio mi fece osservare che la parola del Sacerdote merita speciale attenzione, in quanto egli parla a nome della Chiesa ».57

Invitato dal Postillatore a stendere alcuni appunti sulla figura morale di Fr. Teodoreto, il Dott. Carlo Tessitore, suo amico e valente collaboratore, che al Processo Ordinario aveva già deposto come teste 5°, il 6 giugno 1983 ci ha fatto pervenire le seguenti note:

« Uomo serio, che non prende le cose alla leggera, in ogni campo.

Nulla di più lontano da lui di quella tiepidezza così fortemente condannata nell'Apocalisse, e dalla superficialità che rende vano tanto lavoro.

L'impegnarsi a fondo in tutte le cose che intraprendeva era nella natura del suo carattere, che non poteva soffrire gli indecisi, i tira e molla, così numerosi e così nocivi nella società.

Questa disposizione naturale, assai favorevole all'opera della grazia, fu da questa confermata nel bene, orientata verso la perfezione in tutti i campi, specialmente nella consacrazione a Dio, e nella sua attività apostolica, e ne costituì lo stile.

In seno alla Chiesa egli scelse decisamente lo stato di perfezione e lavorò sul serio a realizzarne il programma.

Tale atteggiamento venne subito notato dai suoi confratelli e anche dagli allievi, che lo ribattezzarono presto così: 'il Fratello che prega sempre'.

Se la risolutezza di impegno era applicata soprattutto nel campo della vita spirituale, si faceva sentire anche nella attività pratica, manifestando lo stile dell'uomo.

Bisogna però aggiungere subito che da lui irradiava l'intensa vita inferiore, che ne rendeva amabile il tratto e frequente il sorriso di benevolenza verso l'interlocutore, specialmente verso i giovani.

Cosicché il suo temperamento severo, era temperato da una dolcezza esemplare ed incoraggiante, senza essere mai debole...

Molti Fratelli e molti giovani subivano il fascino della sua persona, in cui vedevano un modello di santità così alto, così puro e così amabile: Dio solo conosce i frutti del suo buon esempio e del suo apostolato.

Anche tra il pubblico Fr. Teodoreto godeva largamente della fama di santità e numerose persone ricorrevano a lui per consiglio e per raccomandarsi alle sue preghiere.

In tutto era ammirabile il suo equilibrio, il buon senso, il buono spirito, la semplicità e modestia, la naturalezza, tutti quei valori naturali, cioè, che la grazia non annulla, ma sublima, nonché la costante serenità e spesso anche il buon umore.

Amava persino le barzellette.

Tutto ciò richiede evidentemente una padronanza di sé, frutto di assidua mortificazione.

La Regola dei Fratelli è già di per sé abbastanza pesante: alzata al mattino alle 4,30, in tutte le stagioni; un'ora e mezza di preghiera, preparazione delle lezioni.

E poi la scuola per parecchie ore, intercalata da altre pratiche di pietà.

Al termine della giornata si ha proprio bisogno di distensione e di riposo.

Invece il Fr. Teodoreto era anche Direttore della Scuola Serale, che incominciava alle 20,30 e terminava alle 22,30.

Prima delle 23 non poteva mai essere a letto.

Durante qualche anno scolastico lo potei sostituire io nell'assistenza alla scuola serale, ma poi la mia famiglia si trasferì lontano e dovetti interrompere questo servizio.

Oltre al peso della scuola, diurna e serale, nonostante il sacrificio che gli costava, il Fr. Teodoreto sentiva ancora il bisogno di fare delle penitenze.

Purtroppo queste erano segrete e ne viene notizia solamente da qualche spiraglio: gli oggetti trovati nella sua camera, qualche accenno nei suoi propositi scritti, ad esempio: ' Nessun pasto senza qualche mortificazione ', ecc...

Lo spirito di fede e di zelo, caratteristico della Regola lasalliana, gli era come connaturato, e pareva che vivesse costantemente in una atmosfera soprannaturale, tanto era spontaneo e costante in lui il giudicare, parlare e agire secondo Dio.

In modo particolarissimo questo apparve nella fondazione dell'Unione Catechisti ».58

11 - La morte della mamma.

Questo luttuoso evento, che tanto dolore arrecò al Servo di Dio, accadde l'11 ottobre 1901.59

Richiamandosi a ciò, il Rev.mo Promotore Generale della Fede ha chiesto che fossero approfondite le circostanze della morte, giacché il fatto causò un profondo sconforto al Servo di Dio, forse perché era morta senza sacramenti dopo essersi lasciata precipitare in un pozzo.60

Conosciuta tale richiesta, il Vicepostulatore Fr. Gustavo Luigi Furfaro ha espletato le dovute indagini che hanno condotto alle seguenti risultanze:

« 1) Il teste n. 16, Signor Stefano Massaia, di anni 91, vivente, che è chiamato in causa, da me interrogato, conferma quanto ebbe a deporre al Processo circa la preoccupazione del Servo di Dio per la morte della mamma, ma non ricorda da chi ne ebbe notizia.

Asserisce tuttavia che la cosa era risaputa forse da pochissimi, perché il Servo di Dio non ne parlava mai.

Ci tiene a chiarire che la preoccupazione nasceva dal fatto che la mamma fosse morta senza i Sacramenti e improvvisamente.

Non sa fornire altri particolari sulla provenienza della voce, ne sulle circostanze della morte.

Ricorda tuttavia che nel ' Diario ' di Fra Leopoldo Maria Musso ofm. amico e confidente del Servo di Dio, vi si fa accenno.

Si rileva infatti che sul ' Diario ' del Servo di Dio Fra Leopoldo Maria Musso, in data 15 maggio 1919, è annotato:

« Più volte il buon Professore Fratel Teodoreto si mostrava mesto per la improvvisa morte della sua madre, morta senza avere il tempo di ricevere i santi Sacramenti; e mi disse il buon Fratello di pregare Gesù perché la bella pace serena del Signore scendesse come balsamo salutare nel suo cuore con parola di conforto.

Per il Professore Fratel Teodoreto la risposta di Gesù non si fece aspettare.

Non avevo ancora incominciata la santa Adorazione che Gesù prese a dire: ' Di' al Fratello Teodoreto che abbiamo aggiustato tutto '.

Quando il Fratello saprà questo, sarà ben contento ».

2) Sono state fatte indagini anche al paese natale del Servo di Dio, Vinchio d'Asti, dove morì la mamma.

Nessuno seppe fornire notizie sul fatto.

Lo stesso Signor Parroco, Don Ugo Brondolo, non ne era per nulla a conoscenza.

Si fece quindi fotocopia dell'Atto di Morte della mamma del Servo di Dio, Eleonora Giolito in Garberoglio, dai registri parrocchiali della Parrocchia di S. Marco di Vinchio d'Asti dal 1899 al 1922.

La fotocopia viene allegata unitamente all'Atto di Morte del papa Bartolomeo Garberoglio.

Nessuna nota è apposta sull'Atto di Morte.

La sepoltura ecclesiastica, la mancanza di annotazioni specialmente in anni in cui la legge ecclesiastica era assai più rigorosa, come ebbe ad osservare lo stesso Signor Parroco, non lasciano dubbi in proposito.

3) Il pronipote del Servo di Dio, Don Pasquale Lajolo, già nominato, rilascia una testimonianza che, per i particolari che riferisce in proposito e per la completezza dei dati, è esauriente e può ben spiegare l'incidente che provocò la morte della mamma del Servo di Dio».61

La testimonianza di Don Pasquale Lajolo chiarisce in modo definitivo l'incidente, per questo riportiamo i due brani principali:

« Udii più volte dalla mia compianta mamma Garberoglio Eleonora in Lajolo nipote di Fratel Teodoreto, parlare della sua nonna ( e mamma di Fratel Teodoreto ).

Donna di profonda pietà e rigorosa pratica cristiana, ad una certa età fu presa da periodici ma gravi disturbi psichici per cui passava mensilmente un certo numero di giorni in uno stato penoso di piena incoscienza.

Manifestazioni tipiche di tale stato, quella di raccogliere varie suppellettili e biancheria di casa e portarle lontano presso qualche famiglia, il pretendere che anche la capretta stesse lì ferma e quieta accanto a lei quando s'inginocchiava a pregare dinanzi ad un certo piloncino con immagine sacra ( in regione Volpino ) ai margini della strada agreste che percorreva spesso per recarsi in una delle sue vigne, il non più distinguere tra porte e finestre della propria casa scambiando le une per le altre ( quest'ultimo esempio lo appresi da un'altra parente insegnante ).

In tale stato confusionale si recò più volte a Torino con l'intenzione di ricondurre a casa il suo Giovanni ( Fratel Teodoreto ) che lei stessa aveva coraggiosamente accompagnato al Noviziato di La Villette in Savoia...

Quando Fratel Teodoreto se la vedeva arrivare a Torino in quelle condizioni la riaccompagnava dolcemente al paese, e poi tornava in comunità non senza preoccupazione raccomandando vivamente ai parenti di seguirla con pazienza e molta attenzione in quei periodi.

A tale scopo aveva rinunciato in loro favore a certe terre che a lui spettavano per eredità.

Malgrado ciò, quello che il figlio temeva forse di più accadde purtroppo tragicamente: Un giorno tornando dalla campagna i parenti che l'avevano in custodia non la trovarono ad attenderli sull'aia come altre volte; le due zoccole proprio là ai piedi del pozzo li misero subito in grave sospetto confermato poco dopo dal ritrovamento del cadavere nel pozzo.

Probabilmente, mi diceva la mia buona mamma, vi era caduta nel tentativo di entrare in casa attraverso la finestra ovvero nello stato di confusione mentale aveva scambiato l'apertura del pozzo per la finestra della casa.

Nessun testimone della disgrazia, nessuna certezza, ma neanche scandalo da parte di nessuno data la notorietà delle sue condizioni.

Quando il figlio giunse da Torino nella serata trovò molte persone, parenti e conoscenti, che secondo l'uso erano lì per vegliare la salma nella notte; egli pregò tutti di ritirarsi desiderando restare solo con la povera madre.

La mattina dopo lo trovarono ancora là in ginocchio come l'avevano lasciato la sera ».62

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54 Summ., pp. 206-208, §§ 594-595
55 Ibid., p. 146, ad 13
56 Ibid., p. 235, ad 13
57 Ibid., pp. 251-252, § 695
58 Summ. Docc., pp. 60-62
59 Ibid., p. 40
60 Votum Proinotorìs, pp. 22.23, n. 20
61 Summ. Docc., pp. 37-38
62 Ibid., pp. 43-44