Relatio et vota

Virtù Cardinali

Prudenza. - Dice il teste 14°, Dott. Pietro Fonti: « A mio giudizio la virtù della prudenza è nella vita del Servo di Dio una tra le più eminenti.

Era un uomo che sapeva attendere nella preghiera il segno del Signore: così quando lasciò trascorrere vari anni dalla prima idea alla realizzazione della sua opera l'Unione, così in seguito per la Casa di Carità Arti e Mestieri.

Per prendere le sue decisioni Egli si consigliava, oltre ai suoi direttori spirituali, anche con Fra Leopoldo Maria Musso, religioso esemplare e particolarmente illuminato da Dio in ordine all'Unione e alla Casa di Carità di Arti e Mestieri.

La prudenza del Servo di Dio fu apprezzala dai suoi superiori, i quali per aver riconosciuto in lui questa virtù lo lasciarono molti anni direttore delle scuole elementari e di comunità e anzi gli affidarono altri incarichi come per esempio quello di cooperare alla formazione dei giovani fratelli e di presiedere e dirigere i 'Ritiri spirituali dei fratelli stessi'» ( Summ., pp. 137-13S, §.§ 423-24 ).

Il teste 16°, Stefano Massaia afferma: « Il Servo di Dio esercitò in grado sommo la virtù della prudenza: ciò appare anche solo dal fatto che le sue decisioni non erano mai precipitate, ma ponderate dopo serio esame e dopo la preghiera.

La sua prudenza appare inoltre dalla premura che dimostrava nel consigliarsi sia presso i suoi superiori, sia per quanto riguarda l'Unione, con Fra Leopoldo; era molto prudente anche nel dare consigli » ( Summ., p. 178, § 522 ).

Giustizia. - Dice il teste 19°, Dott. Domenico Conti che questa virtù risplendeva in modo eminente nelle parole e nel comportamento di Fra Teodoreto: « Giustizia verso Dio sempre accompagnata da una grande riverenza e da un commovente amore filiale.

Giustizia verso gli uomini sempre piena e completa sia nel modo di trattare che nelle cose loro dovute » ( Summ., p. 223, § 625 ).

Questa giustizia lo portava a riconoscere e rispettare l'autorità e le prerogative dei superiori, a dare il dovuto onore ai suoi parenti e confratelli, a dare la giusta mercede ai collaboratori e fornitori dell'Opera, ad essere sempre veritiero con tutti senza ombra di menzogna o simulazione.

Afferma il medesimo teste 19°: « Posso affermare che da tutto l'atteggiamento di Fr. Teodoreto emanava un così spiccato senso di verità e di giustizia, che l'interlocutore era come spontaneamente portato ad evitare accuratamente ogni falsità, ogni mormorazione e denigrazione » ( Summ., p. 224, § 625 ).

Fortezza. - Questa virtù brillò in modo mirabile nel Servo di Dio.

Afferma il teste 20°, il suo confratello Fr. Pasquale Riccardi: « Lottò contro il suo temperamento esuberante, sì da giungere alla completa padronanza di se stesso.

Fu esempio a noi confratelli nel sopportare le incomprensioni e le contraddizioni e anche le infedeltà di alcuni confratelli.

Di fronte alle gravi e lunghe difficoltà inerenti alla fondazione dell'Unione del SS.mo Crocifisso, non indietreggiò, ma procedette con forza d'animo, degna di nota.

Nelle varie malattie da cui fu afflitto a varie riprese, mai si lamentò ne fu di peso a chicchessia » ( Summ., p. 240, § 664 ).

Conferma il teste 16°: « Le difficoltà che il Servo di Dio incontrò nella vita religiosa, nel fondare l'Unione e nel dirigerla non lo scoraggiarono mai.

Si mostrò anche forte nel sopportare le sue infermità talvolta gravi e lunghe » ( Summ., p. 179, § 525 ).

Temperanza. - Afferma il teste 17°, Signor Mario Serra che per molti anni fu a contatto con lui: « Fratel Teodoreto fu sempre molto temperante: nel mangiare, nel bere, nel dormire.

Per quanto riguarda il vitto, praticò sempre senza lamentarsi quelle gravi rinunzie che gli erano imposte dal medico a causa della sua nefrite.

Per parecchio tempo dovette mangiare cibi senza sale e cipolle bollile: queste rinunzie erano accettale e praticate da lui con spirito soprannaturale come appare dal fatto che non si lamentò mai.

Il Servo di Dio osservava con grande precisione i digiuni e le astinenze prescritte dalla Chiesa e dalle Regole.

La temperanza del Servo di Dio non era soltanto esteriore nella rinunzia delle cose necessarie alla vita, ma specialmente interiore nel vivere con semplicità, umiltà e modestia sempre in servizio gioioso ai fratelli ».

Il teste 13°, Gioacchino Giuseppe Gallo, che è stato Assistente Generale della Congregazione, afferma: « Guardandolo si vedeva che Fratel Teodoreto era un nomo di Dio, che viveva in una atmosfera di serenità spirituale e di contatto con Dio.

E ciò spiega la sua perenne serenità: ho sempre visto Fratel Teodoreto sorridente.

Non mi risulta che il Servo di Dio abbia mancato nei suoi doveri mai, sia nei confronti di Dio come in relazione al suo prossimo e a se medesimo» ( Summ., pp. 109-110, § 37.5 ).

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