Le altre virtù

16. - Anche nell'esercizio delle altre virtù, il Servo di Dio si è distinto in maniera notevole: nessun teste fa eccezione nel riconoscergli un modo eroico di viverle.

Fratel Teodoreto amò ed osservò i voti religiosi della povertà, castità ed obbedienza, con uno stile inconfondibile di tutta la sua vita: l'umiltà.

17. - Per quanto concerne la povertà, il Servo di Dio suscitava ammirazione in quanto in lui tale virtù sembrava « un qualcosa di più dell'impegno puro e semplice ad essere fedele al voto emesso » ( Inform., p. 57 ): « Era amante della povertà... Quando si ammalò nel 1943 si vide che aveva tutta la biancheria rattoppata: era però pulitissimo » ( Fratel Anastasio Spalla, teste III, Summ., p. 19, ad 43 ).

Sceglieva per sé sempre l'abitazione più povera: « Profondo era pure lo spirito di povertà del Servo di Dio.

Egli era sempre appropriato e ordinato, ma vestiva abiti molto poveri.

In via delle Rosine la sua cameretta era ricavata da un sottoletto: prendeva luce da un piccolo finestrino.

Aveva per scrivania un tavolo da falegname.

In seguito cambiò, ma posso dire che le camerette più disturbate e meno ricercate erano le sue.

Sempre conservò questo amore alla povertà, secondo lo spirito del fondatore della sua Congregazione » ( Sig. Giovanni Cesone, teste IV, Summ., p. 33, ad 43 ).

Grande era, poi, il suo distacco dalle cose terrene: « Il Servo di Dio non era attaccato alle ricchezze, alle comodità della vita » ( Summ., p. 75, ad 43 ).

« Mi ricordo di aver chiesto consiglio al Servo di Dio circa la pratica della povertà.

Egli mi raccomandò di accontentarmi sempre di ciò che fosse indispensabile per il momento presente.

Mi colpì vederlo sempre usare gli occhiali con la montatura di stagno in uso fin dai tempi della sua giovinezza.

Così pure quando si doveva trasferire da una Casa all'altra per osservanza alla Regola, usava il ' sacchetto nero di tela ', come indicato dalla Regola, mentre qualche fratello già usava la valigia » ( Rev.do Stefano Rota, teste XXVII, Summ., p. 264, ad 43 ).

La virtù della castità si manifestava nel Servo di Dio attraverso tutto il suo comportamento: modesto negli occhi, controllato nel parlare, riservato nel trattare con gli altri, dignitoso nel comportamento e prudente in ogni circostanza.

D'altra parte, come giustamente nota il Patrono: « Ricercare le prove della castità in un educatore, in un religioso che visse tutta la sua vita accanto ai ragazzi, non e difficile proprio per la continuità dei rapporti che un tale stato di vita richiede » ( Inform., p. 56 ).

Il Dott. Domenico Conti, teste 19°, afferma: « Per quanto ricordo, la castità del Servo di Dio era veramente verginale e risplendeva come carattere inconfondibile e sempre evidente in tutti i suoi atteggiamenti, nei suoi discorsi, nei suoi giudizi, nei suoi rapporti con chicchessia, specialmente con donne, con le quali s'intratteneva mai se non per motivi di carità e di ufficio e con i ragazzi e i giovani che gli erano affidati » ( Summ., p. 226, ad 42 ).

E Suor Maria Eletta Sommariva, teste 2°: « Traspariva dal suo fare e dalle sue parole un'anima candida e innocente » ( Summ., p. 11, ad 42 ).

Si può dire allora che si è trattato di una virtù praticata con naturalezza e con rigore allo stesso tempo; « La sua castità non aveva nulla di rigido e di scostante, ma era come l'espressione di un'innocenza mai contaminata e sorgente di una amabilità che favoriva l'apertura del cuore e il desiderio di una vita migliore» ( Summ, p. 226, ad 42 ).

19. - Per quanto concerne la virtù della obbedienza, si può dire che essa ha costituito il « fondamento e l'anima della vita cristiana e religiosa » ( Summ., p. 227, ad 44 ), il « nucleo stesso della sua vita religiosa, il campo ideale sul quale confrontare la realtà della propria vocazione e quindi, dimostrarsi sempre pronto ad obbedire, egli non faceva altro che ribadire la gioia del suo essere religioso » ( Inform., p. 59 ).

Ed è poi da notare che il Servo di Dio è stato per lunghi anni Direttore di scuola e Superiore di comunità, in una posizione che metteva in luce più il compito del comandare che dell'ubbidire e dell'eseguire; ma egli, pur nel rispetto delle cariche, pur nella fermezza con la quale ha ascoltato l'esigenza del suo particolare carisma, non è mai venuto meno allo spirito ed alla manifestazione esterna dell'assenso e della ubbidienza.

Possiamo vederne una prova, per così dire, storica, solo se si considera la totale sottomissione per la sua fondazione al carisma lasalliano, in primo luogo ed ai suoi superiori del tempo, come dimostrano gli attenti testi della nascita e dello sviluppo dell'Unione.

Così ricorda il Dott. Carlo Tessitore, teste 5°: « Il Servo di Dio era ubbidientissimo: egli vedeva sempre nel Superiore l'espressione della volontà di Dio.

Non sempre gli immediati superiori comprendevano le opere del Servo di Dio, e le assecondavano: noi catechisti eravamo risentiti, ma il Servo di Dio invece accettava tutto e non voleva che si criticasse. Per noi questo era un grande esempio » ( Summ., p. 52, ad 44 ).

Riconosce Dio nel Superiore e la sua obbedienza era totale e lieta, anche nelle difficoltà oggettive o dovute alle incomprensioni, tanto da fargli affermare che « se i Superiori gli avessero comandato di non pensare più alla sua opera; egli rispose che non avrebbe fatto più nulla, che avrebbe stracciato tutto » ( Summ., p. 19, ad 44 ).

È quindi l'obbedienza per il Servo di Dio la sua guida e la sua norma nell'agire ( cfr. Summ., pp. 98, ad 44; 114, ad 44; 140. ad 44; 140, ad 44; etc. ).

Il Dott. Domenico Conti, teste 19°, dal quale abbiamo attinto preziose informazioni e precise ricostruzioni, in risposta agli aliqua annotamenta, conferma quanto già detto nel corso del Processo Ordinario: « Il fratello Teodoreto fin dai primi passi verso la fondazione dell'Unione si mantenne costantemente in contatto col Fratello Assistente Generale per l'Italia e con lo stesso Superiore Generale del suo Istituto.

Ciò che operò porta sempre il suggello dell'obbedienza, in vista di realizzazioni che gli stessi Superiori giudicarono della massima importanza per il bene dell'apostolato educativo svolto dall'Istituto a servizio della Chiesa e della società.

Il consiglio, le ispirazioni che pervennero al Fratello Teodoreto tramite Fra Leopoldo Maria Musso furono sempre e soltanto nell'aiutarlo ad essere lo strumento docile, il figlio devoto attraverso cui si potesse manifestare il disegno di Dio nei confronti del bene a cui l'Istituto dei Fratelli e la comunità lasalliana erano chiamali e come riconfermati di fronte alle esigenze dei tempi moderni » ( Summ. Docc., p. 49 ).

20. - Anche per la virtù dell'umiltà si può dire che questa costituisca un'altra delle caratteristiche del Servo di Dio Fratel Teodoreto: umile fino all'annullamento di se stesso, per uno stile di vita nascosta e desiderosa sempre più di nascondimento, imbarazzato, talvolta, fino all'estremo per essere stato oggetto di lusinghieri apprezzamenti e dovute lodi, il tutto con la manifestazione di una grande dolcezza e mansuetudine, « che erano frutto delle sue svariate energie e che facevano contrasto con la sua struttura somatica» ( Summ., p. 35, ad 45 ).

« Era umilissimo - ricorda Suor Maria Eletta Sommariva, teste II - la sua umiltà era sconcertante, tanto che si stentava ad ammettere che potesse così ignorare se stesso.

Era tale la convinzione alla sincerità dei suoi sentimenti, che non si aveva coraggio di contraddirglieli.

E non si poteva che invidiarglieli e tacere » ( Summ., p. 12, ad 45 ).

« Fratel Teodoreto esercitò in modo eminente la virtù dell'umiltà.

Riconoscendo con gratitudine i doni ricevuti da Dio non si metteva mai in mostra, cercava di passare inosservato ne si compiaceva in alcun modo delle parole di lode che altri potesse dire di lui.

Neppure esagerava mai i suoi difetti, quasi a provocare le proteste degli ascoltatori in senso inverso.

Insieme con l'umilia praticò la mansuetudine e la dolcezza » ( Signor Domenico Serra, teste XVII, Summ., p. 192, ad 45 ).

Dal Dott. Carlo Tessitore, teste 5°, possiamo stralciare un giudizio finale e complessivo, avvertendo che le tavole processuali contengono altre numerosissime deposizioni sulla virtù eroica del Servo di Dio: « Eppure io - scrive il teste in risposta ad uno degli annotamenta del nostro Votum - non ho mai conosciuto un uomo più umile di lui.

La modestia traspariva in tutto il suo atteggiamento e in tutti i suoi discorsi.

Non c'era virtù che raccomandasse più insistentemente dell'umiltà, e praticasse con più convinzione.

L'umiltà era una sua caratteristica, che spiccava fra tutte e si manifestava nei suoi giudizi e più ancora nella sua vita, tutta orientata alla ricerca della volontà di Dio, fino alle cose piccole di ogni giorno » ( Summ, Docc., p. 68 ).

In realtà, dice il Dott. Gaetano Sales, teste 6°, « non si sarebbe potuto vivere una vita più nascosta e più desiderosa di nascondimento » ( Summ., p. 65, ad 45 ).

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