L'ideale cristiano e religioso

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L'ideale riassunto nella pratica

4 - Nell'imitazione di Gesù Cristo.

La perfezione cristiana consiste, secondo S. Paolo, nell'imitazione di Gesù Cristo.

Essa è la riproduzione della vita stessa di Gesù.

A che cosa Dio ci ha predestinati, dice egli nella sua epistola ai Romani, se non a diventare simili all'immagine di suo Figlio?

Ad essere suoi figli adottivi in Gesù Cristo? ( Ef 1, 5 ).

Noi piacciamo a Dio come suoi figli, unicamente nella misura con cui rassomigliamo al suo unico Figlio, in cui ha posto tutte le sue compiacenze.

La Chiesa, depositaria delle dottrine di Gesù Cristo, ha sempre riassunto la pratica della perfezione cristiana nella imitazione di Gesù Cristo.

" La definizione del cristianesimo - dice S. Basilio - è l'imitazione di Gesù Cristo ".

" Noi porteremo veramente il nome di Cristiani - dice S. Gregorio Nisseno - se nella nostra vita traduciamo quella di Gesù Cristo ".

E S. Bonaventura osserva: " Il Figlio di Dio ci fu mandato dal Cielo per aprirci la strada della virtù affinché, naturalmente fatti a sua immagine nella creazione, possiamo riformare la nostra vita secondo la sua, coll'imitazione delle sue virtù ".

L'imitazione di Gesù Cristo comprende due elementi ben distinti: infatti ogni cristiano può essere considerato sotto due diversi aspetti: prima come membro di Gesù Cristo, come occupante un posto nel corpo mistico; poi come membro che deve compiere una data funzione.

Chiameremo il primo, che è il principale, l'elemento formale; il secondo, l'elemento materiale, perché è come la materia cui il primo elemento deve dare il suo valore, la sua forma.

Formiamo tutti con Gesù Cristo un solo tutto morale.

Questo essere mistico, questo Gesù Cristo composto di capo, Gesù, e dei membri, che sono i cristiani, non ha che un solo fine: amare Dio e farlo amare dagli uomini.

L'imitazione di Gesù Cristo considerata nel suo primo elemento consiste nel mirare, durante tutta la vita, a questo solo scopo: amare Dio, farlo amare.

Pochi cristiani comprendono in pratica il profondo senso di questa identificazione del loro essere e del loro ideale con Gesù Cristo.

Bisognerebbe per questo comprendere la profonda parola del Vangelo: Chi vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua ( Mt 16,24 ).

Questa imitazione è quindi l'intima immolazione di se stesso per la causa del Maestro.

Preghiamo Gesù di farci comprendere questa totale donazione di noi stessi, in modo che Egli possa dire a noi quel che già disse a S. Teresa: " In avvenire tu non ti occuperai più di te stessa, ma il mio onore solamente ti starà a cuore ".

Le anime così votate alla causa di Gesù Cristo sono terribili per l'inferno.

Sono delle torce ardenti; ovunque passano accendono un braciere; non si concedono né tregua né riposo; il loro Maestro è sempre davanti a loro che le chiama; esse gli devono guadagnare delle anime sacrificarsi, immolarsi; la follia della croce di Gesù Cristo le preme.

O Signore, dateci di queste anime!

È però un errore il pensare che tutti i cristiani debbano imitare Gesù Cristo allo stesso modo.

Nel corpo vi sono molti membri; la testa non è il braccio né il piede.

Non tutti sono profeti ed apostoli.

La nostra imitazione di Gesù Cristo sarà quindi perfetta se noi eseguiamo, a nostra volta, ciò che esige da noi la nostra qualità di membra di Gesù.

Occupiamo fedelmente il posto che Gesù Cristo ci ha dato nel suo corpo, adempiamo le nostre funzioni con amore, per quanto modeste ci possano sembrare.

Ecco il segreto dell'imitazione di Gesù Cristo.

Riguardo all'elemento materiale c'è una necessaria differenza tra noi e Gesù Cristo, poiché noi non siamo il capo della Chiesa, ma, nel nostro piccolo ambito d'azione, avremo lo stesso scopo del Maestro, le stesse sue aspirazioni che consistono nell'amare e far amare Dio suo e nostro Padre.

È senza dubbio glorioso per la creatura l'avvicinarsi, anche per quanto spetta all'elemento materiale, a Gesù Cristo, l'essere chiamata a consacrare la propria vita alla ricerca delle anime abbandonate, ma giammai questa imitazione prenderà il posto dell'altra.

L'essenziale, l'elemento formale, consiste sempre nel mirare, con ardore, come Gesù, allo scopo di tutto il corpo mistico: amare Dio, e farlo amare.

La parte di influenza riserbata ad ognuno in questa santificazione delle anime non si calcola secondo la nobiltà del compito che gli venne assegnato; le anime più modeste, più nascoste forse esercitano una influenza preponderante nella Chiesa.

Gesù Cristo non sa che farsene dei nostri calcoli.

Coloro che vanno a spendere le loro forze e a sacrificare la loro vita in mezzo a popoli ancora barbari non sono sempre necessariamente i più santi né i più utili alla Chiesa.

Chi dunque ha ottenuto loro una così bella vocazione?

Chi loro ha ottenuto questa generosità di sacrificio?

Chi ha ottenuto alla loro parola tanta efficacia?

Forse una piccola anima molto nascosta.

S. Alfonso diceva spesso ai suoi missionari: " Il miracoloso successo che da per tutto vi accompagna, forse lo dovete alle preghiere e alle mortificazioni di un semplice fratello laico ".

Oh! chi ci rivelerà le misteriose armonie che esistono tra le anime, anche a loro insaputa?

E quale consolazione per quelle che, nel corpo della Chiesa, occupano i posti meno notevoli, meno onorati!

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