L'ideale cristiano e religioso

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Risorse della volontà in se stessa

1 - L'atto principale della nostra volontà, quello da cui tutti gli altri derivano, è l'amore.

L'esperienza ci insegna che esiste nel nostro cuore un amore primordiale, un impulso veemente e irresistibile verso la felicità.

L'oggetto di questo amore non è questo o quel bene particolare, è il bene, la felicità.

Dio del resto, avendo creato l'uomo per un fine, deve imprimere alla volontà del medesimo questo movimento primordiale sotto pena di cacciarla per sempre in una assoluta inerzia.

Come infatti prendere dei mezzi per raggiungere un fine che non si desidera?

E in ciò il nostro Creatore ha semplicemente applicato la legge universale che governa tutta l'opera sua.

Ecco dunque la prima e grande forza della nostra volontà; questo amore non si ferma lì.

Esso produce il desiderio di cercare e di adoperare i mezzi per raggiungere il bene bramato.

È il suo secondo carattere.

Chi vuole il fine deve volere i mezzi.

Sotto questo generale aspetto l'amore che ci spinge a cercare dei mezzi è pure in noi una necessità.

Ma occorre prendere un mezzo in particolare, precisare il bene generale che incessantemente cerchiamo e fissarlo in un determinato oggetto.

Non basta dire: " Voglio essere felice; vi tendo di continuo ".

La vita è cosa concreta; in quale bene determinato credete voi di poter trovare la vostra felicita?

Ecco il terzo aspetto dell'amore che ci tormenta.

Assillato dal bisogno di scegliere un mezzo, l'amore gode della libertà.

Che cosa è dunque la libertà?

Sappiamo, secondo la prima parte di questo studio, che la nostra perfezione soprannaturale si trova nella divina Carità.

Non pare allora che l'amore, il quale mi porta necessariamente verso la mia felicità, mi stringa pure necessariamente verso il solo oggetto capace di procurarmela?

Sarebbe così se la mia ragione mi mostrasse con una evidenza assoluta che il mezzo per raggiungere la mia felicità è il possesso del mio Dio.

In cielo vedremo distintamente che è proprio così, e avremo per Iddio un amore necessario.

Ma quaggiù la debolezza della nostra intelligenza e l'oscurità della nostra fede non possono procurarci tale evidenza, e perciò la nostra volontà, che è libera, può rivolgersi a un altro oggetto che non sia Dio.

Essa pecca certamente allontanandosi dal suo Dio, ma nulla la può costringere a fissare in Lui la sua scelta; essa è libera.

Perché la mia volontà, davanti a un bene offerto dalla intelligenza, è libera di prenderlo o di lasciarlo?

Perché questo bene non le pare assolutamente indispensabile alla propria felicità.

Ora quaggiù è così di tutti i beni, anche del Bene supremo.

La volontà conserva la sua libertà.

Questa consiste essenzialmente nella facoltà di prendere o di non prendere il bene offerto dall'intelligenza.

La libertà è quindi la qualità propria della volontà qui sulla terra.

Essa è una forza perché contiene un amore per il bene, ma è pure una debolezza perché suppone la possibilità di porre questo bene in un oggetto fallace.

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