L'ideale cristiano e religioso

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Risorse che la volontà trova nell'intelligenza

5 - C'è un secondo dovere della volontà.

Le nostre idee non sono solo sparse, sono pure deboli, senza vigore e senza consistenza.

La volontà deve infondere loro dell'energia, comunicare loro delle forze intense e decuplicare la loro influenza.

Forse finora non abbiamo neppure pensato alle grandi risorse che ci offre l'intelligenza ben guidata, ben disciplinata.

Ma tale disciplina dev'essere ad ogni costo imposta.

E prima di tutto occorre, a forza di volontà, acquistare un'intelligenza attenta.

Il numero degli spiriti attenti è molto scarso.

Prestare attenzione vuol dire ritornare deliberatamente e positivamente sopra ciò che noi leggiamo, sentiamo e vediamo, in una parola, sopra tutto ciò che avviene in noi o attorno a noi.

Questa presa di possesso di noi medesimi, in ogni punto della nostra vita, si fa con un semplicissimo atto di coscienza, con un " alt " rapido, momentaneo sopra noi stessi, con un ritorno molto calmo, molto tranquillo della nostra intelligenza sopra di se stessa.

Il grande vantaggio dell'attenzione è di scolpire profondamente nella memoria tutto ciò che avviene in se medesimo e fuori di sé.

Lo spirito attento lascia alle immagini delle cose che osserva, il tempo di fissarsi nelle cellule nervose, organo dell'immaginazione; permette ai pensieri di lasciare la loro impronta nella memoria intellettuale.

Come nella nostra immaginazione tutte le cellule nervose si tengono collegate, il toccarne una vuol dire scuoterne una quantità d'altre, vuol dire, nello stesso tempo, risvegliare nell'intelligenza le immagini corrispondenti.

Lo spirito attento ha così l'immenso vantaggio che ogni nuovo pensiero, ogni nuova immagine, ogni nuova scossa di una cellula nervosa gli suggeriscono una quantità di altre idee, di altre impressioni.

Lo spirito sbadato invece non osserva quasi nulla, e quello che osserva superficialmente non lo ritiene.

Dalla disattenzione deriva nell'allievo l'incapacità ad assimilarsi una data materia, a leggere senza esitazione, a parlare correttamente, a curare l'ortografia delle parole che ha così spesso incontrate nelle sue letture.

Alla disattenzione è dovuta la nostra abitudine di vivere più di parole che di idee, di formule vuote di senso e di cui non si è mai capito il significato.

La vita di questi ultimi tempi, con la sua intensità vertiginosa e col suo nervosismo febbrile tende a rendere meno facile il raccoglimento e l'attenzione se non stiamo attenti a reagire per non lasciarci prendere nei suoi vortici.

Solo dell'uomo attento si può dire che la sua vita è piena.

Lo spirito distratto toglie alla vita cosciente tutto ciò che concede alla distrazione e al sonno.

Quale potenza, quale pienezza di vita, quale fecondità sarebbe quella di un'anima la cui intelligenza, a forza di energia, fosse di continuo attenta al suo ultimo fine e ai mezzi per raggiungerlo.

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