L'ideale cristiano e religioso

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La permanenza dell'unione eucaristica

È ella durevole l'unione eucaristica?

La comunione è un atto, ed ogni atto è transitorio.

Siamo noi dunque privati della presenza del Signore, appena che le sante specie sono consumate, e quest'ineffabile unione sacramentale dura forse alcuni minuti soltanto?

Eppure la Chiesa ci porta a desiderare la sua permanenza quando, nel momento della comunione, mette sulle nostre labbra quest'ammirabile preghiera:

« Signore Gesù Cristo, Figliuolo di Iddio vivo, che per volontà del Padre e con la cooperazione dello Spirito Santo, siete morto per rendere la vita al mondo, liberatemi da tutte le mie iniquità e da ogni sorta di male per il vostro corpo e per il vostro sangue santissimo.

E fate che io sempre aderisca ai vostri voleri a mio riguardo e non permettete ch'io mai non mi separi da voi, o Dio, che, col medesimo Dio Padre e con lo Spirito Santo, vivete e regnate nei secoli dei secoli ».

Ch'io mai non mi separi da voi!

Ecco la preghiera d'ogni anima amante.

Perché l'amore vuol ciò che dura.

Ogni dono che passa, per grande che sia, la lascia insoddisfatta.

L'anima che si è comunicata con fervore ed è entrata nell'intimità del mistero eucaristico sente accendersi in sé un'insaziabile fame dell'Ostia.

Benché la comunione d'ogni mattina le rechi delle gioie mirabili, essa tuttavia non basta più al suo desiderio: ella ha sete della comunione perpetua, dell'unione incessante al mistero eucaristico.

Non è un eccesso sognare un'unione costantemente attuale con Gesù Sacramentato e un abituale possesso della sua adorabile Umanità?

No, poiché lo stesso divin Maestro fa nascere e incoraggia questi straordinari desideri:

« Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui » ( Gv 6,57 ).

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