Mezzi di perfezione

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Diritto di Dio e dovere nostro

481 - Dio, essendo nostro Supremo Padrone, ha diritto di comandarci;

ed essendo infinitamente sapiente e buono, nulla ci comanda che non sia insieme utile alla gloria sua e alla felicità nostra;

dobbiamo quindi, con tutta semplicità e docilità, sottometterci alle sue leggi, legge naturale o legge civile, perché, come dice S. Paolo, ogni legittima autorità viene da Dio, e l'obbedire ai Superiori che comandano nei limiti dell'autorità loro conferita, è un obbedire a Dio, come resistere ad essi, è un resistere a Dio stesso.

Rispetto alla perfezione basta notare che quanto più fedelmente e cristianamente osserviamo le leggi tanto più ci avviciniamo a Dio, perché la legge è l'espressione della sua volontà.

I doveri del proprio stato rientrano nei comandamenti essendo come una specie di precetti particolari che obbligano i cristiani in virtù della vocazione speciale e degli uffici che Dio loro assegna.

Non possiamo quindi santificarci senza osservare i comandamenti e i doveri del proprio stato; trascurarli sotto pretesto di fare opere di supererogazione è illusione pericolosa e vera aberrazione, perché è chiaro che il precetto va innanzi al consiglio.

482 - L'osservanza dei consigli non cade sotto un diretto ed esplicito precetto ma è dottrina ammessa dai maestri di spirito che per conservare lo stato di grazia è necessario sforzarsi di progredire nella vita spirituale e praticare almeno di tanto in tanto alcuni consigli evangelici.

È, per i semplici cristiani, un obbligo indiretto fondato sul principio che chi vuole il fine vuole anche i mezzi.

Quando si mira alla perfezione, bisogna fare di più di quanto è strettamente comandato:

quanto più generosamente uno si dà alla pratica dei consigli compatibili coi doveri del proprio stato, tanto più s'avvicina a Nostro Signore e alla divina perfezione, perché questi consigli sono espressione dei suoi desideri rispetto a noi.

483 - Lo stesso è delle ispirazioni della grazia, quando sono espresse chiaramente e accertate dal direttore; può dirsi allora che sono come consigli particolari diretti all'anima nostra.

Si devono però sottoporre al giudizio del direttore per non cadere nell'illusione.

Se le ispirazioni si riferiscono a cose ordinarie che le anime fervorose della propria condizione sogliono generalmente fare e che non turbano l'anima, si facciano pure generosamente, riserbandosi di parlarne poi al proprio direttore;

se si tratta invece di cose anche minimamente straordinarie, che le anime buone generalmente non fanno, bisogna astenersene, finché non si sia consultato il direttore, e intanto starsene quieti adempiendo generosamente i doveri del proprio stato.

484 - Fatta questa restrizione, è chiaro che chi tende alla perfezione deve prestare attento orecchio alla voce dello Spirito Santo che interiormente gli parla e prontamente, generosamente eseguire quanto chiede:

« Entrando Gesù nel mondo dice:

Non sono a te piaciuti gli olocausti per il peccato;

allora io dissi: Ecco che io vengo per fare , o Dio, la tua volontà ».

È questo infatti un corrispondere alla grazia, la quale docile e costante corrispondenza è appunto quella che ci rende perfetti:

« Or come cooperatori noi vi esortiamo, che non riceviate invano la grazia di Dio » ( 2 Cor 1 ).

Il carattere distintivo delle anime perfette sta appunto nell'ascoltare e mettere in pratica queste divine ispirazioni.

« Io faccio sempre quello che è di suo piacimento » ( Gv 8,29 ).

485 - Le persone consacrate a Dio in Ordini e Congregazioni religiose sono tanto più perfette, quanto più generosamente obbediscono alle loro regole e costituzioni:

queste infatti sono mezzi di perfezione approvati in modo esplicito o implicito dalla Chiesa e che uno si obbliga ad osservare entrando nell'Ordine o Congregazione.

Il mancare per fragilità a qualche regola particolare, in sé non è peccato; ma oltre che spesso in queste volontarie negligenze ci s'insinua un motivo più o meno peccaminoso, è certo che, non osservandole, sia pure per fragilità, uno si priva di preziose occasioni di farsi dei meriti.

Resta pur sempre vero che l'osservare la regola è uno dei mezzi più sicuri di fare la volontà di Dio e di vivere per lui:

« Chi vive di regola, vive di Dio; e che il mancarvi volontariamente e senza ragione è abuso della grazia ».

Quindi l'obbedienza alla volontà di Dio significata è il mezzo normale per giungere alla perfezione.

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