Mezzi di perfezione

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La conversazione affettuosa con Dio

1 - La conversazione affettuosa con Dio può iniziarsi appena l'anima ha potuto accendere in se stessa la viva convinzione di dover rispondere con l'amore all'amore di Dio per lei.

Tutto dipende quindi dalla facilità con cui un'anima si mette in questa necessaria disposizione.

Questa facilità poi si può acquistare con la pratica.

2 - In questa conversazione l'anima esprime a Dio la sua volontà di amarlo e il desiderio di dimostrargli il suo amore; prendendo lo spunto da un mistero particolare, da una virtù praticata da N. S. Gesù Cristo, da una massima della Sacra Scrittura che forma il soggetto della meditazione, e nel quale spicca l'amore infinito di Dio per noi, vi si riferirà in mille maniere e la conversazione assumerà così le forme più varie.

L'anima può esprimere il suo amore non solo alla santissima Trinità, ma anche direttamente a Gesù; e può anche parlare affettuosamente con la SS. Vergine e con i Santi.

3 - Questa conversazione possiamo farla esprimendo il nostro affetto con parole pronunciate vocalmente, se siamo soli, o anche in modo puramente « interior e», cioè con espressioni del cuore e della volontà.

Queste espressioni possono essere brevi e succedersi, con una certa frequenza, oppure prolungarsi alquanto, non ripetendosi che a intervalli abbastanza lunghi; anzi l'anima può anche contentarsi di fare amorosamente compagnia a Dio.

4 - La conversazione affettuosa col Signore dovrebbe essere continuata per tutto il tempo dell'orazione; ma con ciò non si vuol dire che l'anima debba continuamente « parlare ».

Anzi da parte dell'anima, detta conversazione non deve essere troppo verbosa o agitata, ma piuttosto pacifica e spesse volte interrotta, quasi a permettere all'anima stessa di ascoltare la risposta di Dio.

5 - Secondo S. Teresa, Iddio parla all'anima quando essa Lo prega di cuore.

Non si deve credere però che Dio faccia sentire la sua voce in modo sensibile.

Egli risponde all'anima mandandole grazie di luce e d'amore con cui essa intende meglio le vie di Dio e si sente maggiormente accesa ad entrarvi con generosità.

L'ascoltare dell'anima consiste quindi nell'accettare queste grazie e nel fermarvisi cercando di approfittarne.

6 - Questa conversazione affettuosa è detta « contemplazione » o almeno principio della contemplazione, perché nel momento in cui l'anima parla con Dio e Lo ascolta, non continua a ragionare come faceva durante la meditazione, ma si accontenta di pensare in modo generale al mistero, alla virtù e alla massima che, con la meditazione, è arrivata a intendere meglio, oppure guarda semplicemente Gesù o il Padre celeste con cui parla.

In questo semplice sguardo si verifica la nozione della « contemplazione » ( semplice sguardo che penetra nella verità ).

E siccome nella conversazione affettuosa Iddio vuole comunicare all'anima la sua luce, anche sotto questo aspetto si verifica in essa in qualche modo ciò che in un senso più pieno è proprio della vera contemplazione, cioè un'infusione di luce celeste.

7 - Per arrivare alla contemplazione occorre passare dalla conversazione affettuosa perché con questa si ottiene la semplificazione dell'orazione che consiste nel rendere più rare le riflessioni e nel dare maggior posto agli affetti e nel fare in modo che anche questi piglino, a poco a poco, una forma più calma, con atti prolungati.

Negli inizi però, non è facile per l'anima fermarsi molto tempo nella sola espressione del suo amore verso Dio; perciò allora può ricorrere agli ultimi atti dell'orazione, ossia il ringraziamento, l'offerta e la domanda.

8 - Il ringraziamento deve venire spontaneo dall'amore di riconoscenza che spinge l'anima ad esprimere la sua gratitudine al Signore.

Da Lui abbiamo ricevuto tanto, anche personalmente, sia nell'ordine naturale che in quello soprannaturale.

L'esser nati da genitori cattolici e subito battezzati, l'essere stati educati nella vera religione e specialmente l'aver ricevuto la vocazione allo stato religioso, sono benefici gratuiti del Signore per i quali non potremo mai ringraziarlo abbastanza.

Ma poi, di quante grazie il Signore ci circonda continuamente!

Anche lo stesso esercizio di orazione che stiamo compiendo è un suo invito a penetrare maggiormente nella nostra vocazione e nel nostro interno per scoprire sempre nuovi benefizi ricevuti dalla bontà di Dio.

Di tutto dobbiamo mostrarci riconoscenti.

Aggiungiamo a ciò tutta la bontà del Signore verso le persone che ci stanno a cuore: i nostri parenti, i nostri benefattori, le persone affidate alle nostre cure.

Possiamo infine ringraziare non solo il Signore, ma anche Maria SS. e i santi per la loro intercessione in nostro favore.

9 - L'offerta che noi dobbiamo fare a Dio è una conseguenza del ringraziamento.

Avendo ricevuto tutto dal Signore è lodevole da parte nostra offrirci interamente a Lui, promettendo di voler impiegare tutte le nostre forze al suo servizio.

Essendo poi la nostra professione cristiana e religiosa una consacrazione di tutta la nostra vita a Dio, potremo anche rinnovare le promesse battesimali o la formula della professione religiosa.

Non bisogna tuttavia contentarci di offerte generali, che, per la loro indeterminatezza, non esercitano sempre un grande influsso sul nostro modo di agire.

È bene perciò scendere a qualche proposito particolare e offrire al Signore la nostra volontà di praticare una virtù determinata, di lottare generosamente contro una tentazione, di accettare di cuore una prova o una sofferenza.

Ossia formare le risoluzioni che devono essere:

a) presenti, cioè tali che possano eseguirsi il giorno stesso;

b) particolari, cioè che riguardino una determinata virtù e le prevedute occasioni di farne gli atti;

c) efficaci, corroborate cioè da quei mezzi che aiutino realmente a fare il bene che ci siamo proposto e a rimuovere gli ostacoli che vi si oppongono.

Con queste risoluzioni mettiamo l'orazione in maggior contatto con la nostra vita quotidiana.

10 - La domanda consiste nel pregare secondo l'ispirazione suggerita in quel momento dallo Spirito Santo.

La nostra grande indigenza deve spingerci a ricorrere continuamente alla preghiera.

Gesù, avendo insegnato che « senza di Lui non possiamo far nulla », ha soggiunto:

« Domandate e riceverete, bussate e vi apriranno ».

Il nostro progresso spirituale dipende quindi moltissimo dalla preghiera che perciò faremo con insistenza e fiducia.

Dobbiamo pregare anche per gli altri, per le loro necessità temporali e spirituali, specialmente per la loro salvezza e santità.

Ci interesseremo non solo delle singole anime, ma anche della società cristiana, degli Ordini religiosi, della nostra famiglia spirituale, della Santa Chiesa.

Sapendo però che le anime care al Signore sono più potenti sul suo Cuore, desiderosi di ottenere molto da Lui, cercheremo di renderci grati con una vita distaccata dal mondo e diretta unicamente a cercare l'intimità con Lui.

Preghiera « O Domina mea ».

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