Regole del governo individuale e collettivo dei Catechisti

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Regole e riflessioni

Disprezzo del mondo e amore della croce ( S.I. - 11 )

Dal "Sommario delle Regole" di S. Ignazio, par. n. 11

Bisogna che tutti i Catechisti considerino attentamente come un punto di grandissima importanza, in presenza del nostro Creatore e Signore di qual soccorso e di qual vantaggio è, per avanzarsi nella via spirituale, l'avere un'avversione intera e senza riserva per tutto ciò che il mondo ama e abbraccia; e, al contrario, l'accettare e desiderare con tutte le proprie forze tutto ciò che Nostro Signor Gesù Cristo ha amato e abbracciato.

Come le persone del mondo che sono attaccate alle cose del secolo, temono e cercano con molta sollecitudine gli onori, la reputazione e ciò che è stimato grande tra gli uomini, come il mondo loro ha insegnato, così quelli che progrediscono nella via dello spirito e che seguono sinceramente Gesù Cristo Nostro Signore amano e desiderano con ardore tutto ciò che è contrario al mondo, cioè:

per amore di Gesù Cristo vorrebbero (quando ciò potesse farsi senza offesa di Dio e senza scandalo del prossimo) soffrire gli oltraggi di false testimonianze e di ingiurie ed essere ritenuti e trattati come insensati senza però averne dato occasione;

tanto è il loro desiderio di rendersi simili in qualche modo al nostro Creatore e Signore Gesù Cristo;

e ciò perché Egli stesso abbracciò tali cose per il nostro maggior progresso spirituale, dandoci l'esempio, affinché, fortificati dalla sua grazia, noi vogliamo imitarlo, per quanto ci sarà possibile, e seguirlo in ogni cosa, Lui che è la vera via che conduce gli uomini alla vita.

Bisogna dunque che quelli i quali hanno veramente lo spirito di Gesù Cristo amino l'umiliazione, la povertà e la sofferenza.

Occorre che essi desiderino di essere un nulla agli occhi degli uomini, che preferiscano il disprezzo alla gloria del mondo, che fuggano con orrore le gioie e le delizie del mondo, perché tale è il gusto di Gesù Cristo, tali sono gli esempi, tali sono le lezioni che ha dato loro Colui che lo hanno scelto come Maestro e sulle tracce del quale fanno professione di camminare.

E come gli schiavi del mondo desiderano con grande ardore le cose che sono del gusto del mondo, e che non risparmiano né cure, né pene, né fatica per ottenerle, è ben giusto che il discepolo di Gesù Cristo desideri, almeno con lo stesso ardore le cose che sono secondo il gusto del suo Divin Maestro e che non impieghi meno diligenza per riuscire a possederle.

Dovrà il mondo, essere meglio servito di Gesù Cristo, e lo spirito del mondo essere più potente su quelli che sono al suo servizio che non lo Spirito di Gesù Cristo su quelli che gli appartengono?

Dovranno gli uomini correre con maggior ardore alla loro perdita che non i servi di Gesù Cristo alla loro salvezza?

Ciò che soprattutto dobbiamo notare è il motivo e l'intenzione che noi dobbiamo procurare di avere: questa attenzione e questo motivo sono il rispetto e l'amore che noi portiamo al nostro Divin Maestro e il desiderio che noi abbiamo di imitarlo e di rassomigliare in qualche cosa a Lui che è "Via, Verità e Vita".

Bisogna che colui che si propone di seguire Gesù Cristo sia talmente penetrato di rispetto e d'amore per questo adorabile Salvatore che rendendolo povero, coperto di ferite, trattato da pazzo dagli uomini, desideri, per preferenza e per il desiderio di piacergli maggiormente, partecipare allo stesso stato di povertà, di disprezzo, di sofferenza, quand'anche potesse arrivare per un'altra via allo stesso grado di gloria e servire Dio ugualmente.

Noi non dobbiamo avere altre affezioni che quelle del Cuore di Gesù; il gusto suo deve determinare in ogni cosa il nostro; dobbiamo amare ciò che Egli ha amato, scegliere ciò che egli ha scelto.

Dobbiamo stare in questo mondo come Egli stesso vi stette, con lo stesso fine: per contribuire alla salvezza del mondo.

Più noi siamo vicini al mondo, dimorandovi col corpo, più dobbiamo esserne lontani in spirito, più noi dobbiamo averne orrore; e più i nostri sentimenti e la nostra condotta devono essere in opposizione alle sue massime.

Tutto il nostro timore deve essere di conformarci al mondo; tutta la nostra gloria, tutta la nostra felicità, tutti i nostri desideri devono essere di riprodurre in noi l'immagine di Gesù Cristo.

Non stanchiamoci di domandare a Dio queste due ultime cose senza le quali non potremo mai avere lo spirito della nostra Congregazione.

Ciò che può servirci molto è il rappresentarci sovente il Nostro Divin Maestro come sazio di obbrobri: ciò avviene certamente nei misteri della Croce e della Passione in generale, ma in modo particolare nella circostanza della Passione in cui le spine che lo coronano, lo straccio di porpora che lo copre, lo scettro che tiene in mano, gli onori che gli sono resi ci dicono qual è l'appannaggio della sua regalità e quali sono le livree che devono portare quelli che camminano alla sua sequela.

Facciamoci un dovere di onorare specialmente la coronazione di spine; questa divozione è un eccellente mezzo per ottenere l'amore del disprezzo, dell'umiliazione e della sofferenza.

"Salve, sante spine di Gesù; trapassate il mio cuore con un tratto di dolore e d'amore".32

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32 Fratel Teodoreto ha spostato i paragrafi da: "Esami, Confessione, Comunione" a seguire fino qui, inserendoli dopo il paragrafo: "Abnegazione".