Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se la processione dell'amore in Dio sia una generazione

Infra, q. 30, a. 2, ad 2; In 1 Sent., d. 13, q. 1, a. 3, 4; In 3 Sent., d. 8, q. 1, a. 1, ad 8; C. G., IV, c, 19; De Pot., q. 2, a. 4, ad 7; q. 10, a. 2, ad 22; Comp. Theol., c. 46

Pare che la processione dell'amore in Dio sia una generazione.

1. Ciò che nei viventi procede in somiglianza di natura procede come generato e nato.

Ma in Dio ciò che procede come amore procede in somiglianza di natura, altrimenti sarebbe di natura diversa da Dio, e si avrebbe una processione all'esterno.

Quindi in Dio ciò che procede come amore procede come generato e nato.

2. La somiglianza appartiene all'amore non meno che al verbo, per cui si dice [ Sir 13,15 ] che « ogni creatura vivente ama il suo simile ».

Se dunque a motivo della somiglianza conviene al verbo che procede di essere generato e di nascere, pare che l'essere generato debba convenire anche all'amore che procede.

3. Non può dirsi contenuto in un genere ciò che non è contenuto in qualcuna delle sue specie.

Se quindi in Dio vi è una processione di amore, è necessario che oltre a questo nome generico [ di processione ] essa ne abbia anche un altro speciale.

Ma non si può dare altro nome che quello di generazione.

Perciò sembra che in Dio anche questa processione dell'amore sia una generazione.

In contrario:

Se così fosse, lo Spirito Santo, che procede come amore, procederebbe come generato.

Ma ciò è contrario a quanto è detto nel Simbolo Atanasiano: « Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio, non come fatto, né creato, né generato, ma come procedente ».

Dimostrazione:

La processione dell'amore in Dio non può essere detta generazione.

A chiarimento di ciò è da notare che tra l'intelletto e la volontà c'è questa differenza, che l'intelletto passa all'atto in quanto l'oggetto inteso è in esso per la sua somiglianza [ o rappresentazione ]; invece la volontà passa all'atto non perché ci sia in essa una rappresentazione di ciò che è voluto, ma perché ha in sé una certa inclinazione verso la cosa voluta.

Quindi la processione propria dell'intelletto è per somiglianza: e può essere detta generazione perché il produrre un proprio simile è caratteristico della generazione.

Invece la processione della volontà non è secondo una somiglianza, ma piuttosto secondo un certo impulso o spinta verso qualcosa.

Quindi ciò che in Dio procede come amore non procede come generato o figlio, ma piuttosto come spirito: nome, questo, con cui si indica un moto vitale e una spinta, come si dice che uno è spinto dall'amore a fare qualcosa.

Analisi delle obiezioni:

1. Tutto ciò che è in Dio è una stessa cosa con la natura divina.

Quindi la vera ragione per cui una processione si distingue dall'altra non può essere desunta da questa unità, ma va ricavata dall'ordine che c'è tra di esse.

E tale ordine si ricava dalla natura dell'intelletto e della volontà.

Quindi dall'indole di queste facoltà tutte e due le processioni in Dio traggono il nome che ne esprime la natura speciale.

Ed è per questo che ciò che procede a modo di amore, sebbene riceva la natura divina, tuttavia non si dice nato.

2. Si deve dire che la somiglianza appartiene al verbo e all'amore in modo diverso: al verbo in quanto esso è una certa immagine della cosa intesa, come il generato lo è del generante; all'amore invece non in quanto esso è l'immagine [ della cosa amata ], ma perché la somiglianza porta ad amare.

Quindi non segue che l'amore sia generato, ma solo che il generato è il principio dell'amore.

3. Dio, come si è detto sopra [ q. 13, a. 1 ], non può essere nominato che [ a partire ] dalle creature.

Ora, siccome nelle creature la natura non si comunica che mediante la generazione, tra le processioni divine ha un nome proprio e speciale soltanto la generazione.

Quindi la processione che non è una generazione rimane senza un nome particolare.

La si può tuttavia chiamare spirazione, poiché è la processione dello spirito.

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