Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se l'irascibile e il concupiscibile obbediscano alla ragione

I-II, q. 18, a. 7; De Verit., q. 25, a. 4; In 1 Etich., lect. 20

Pare che l'irascibile e il concupiscibile non obbediscano alla ragione.

Infatti:

1. L'irascibile e il concupiscibile sono [ due ] parti della sensualità.

Ma la sensualità non obbedisce alla ragione, tanto che viene raffigurata dal serpente, come dice S. Agostino [ De Trin. 12, cc. 12,13 ].

Quindi anche l'irascibile e il concupiscibile non obbediscono alla ragione.

2. Chi obbedisce a un altro non lo combatte.

Ma tanto l'irascibile quanto il concupiscibile si oppongono alla ragione, secondo il detto dell'Apostolo [ Rm 7,23 ]: « Nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente ».

Per conseguenza l'irascibile e il concupiscibile non obbediscono alla ragione.

3. Una facoltà appetitiva è inferiore alla parte razionale dell'anima, così come lo è una facoltà sensitiva.

Ma le potenze sensitive non obbediscono alla ragione: infatti non si può udire o vedere quando si vuole.

Quindi, analogamente, nemmeno le potenze dell'appetito sensitivo, cioè l'irascibile e il concupiscibile, obbediscono alla ragione.

In contrario:

Dice il Damasceno [ De fide orth. 2,12 ] che « la parte che obbedisce e si lascia persuadere dalla ragione si divide in concupiscenza e ira ».

Dimostrazione:

L'irascibile e il concupiscibile obbediscono in due modi alla parte superiore, nella quale si trovano l'intelletto, o ragione, e la volontà: primo, relativamente alla ragione; secondo, relativamente alla volontà.

- Obbediscono alla ragione in ordine ai loro stessi atti.

Infatti l'appetito sensitivo, negli altri animali, è portato per natura a essere posto in moto dall'estimativa: come la pecora teme perché con l'estimativa ha percepito che il lupo è suo nemico.

Ora nell'uomo, al posto dell'estimativa, vi è la cogitativa, come si è visto sopra [ q. 78, a. 4 ], e questa è chiamata da alcuni ragione particolare, in quanto ha la funzione di confrontare le varie percezioni dei singolari.

È quindi da essa che l'appetito sensitivo dell'uomo prende naturalmente il suo movimento.

Ma a sua volta questa ragione particolare è fatta per essere mossa e diretta secondo la ragione universale: per cui nei procedimenti sillogistici le conclusioni particolari derivano dalle proposizioni universali.

È quindi evidente che la ragione universale comanda all'appetito sensitivo, distinto in concupiscibile e irascibile, e questo appetito le obbedisce.

- E siccome il portare i princìpi universali alle conclusioni particolari non è funzione del semplice intelletto, ma della ragione, si preferisce dire che l'appetito irascibile e il concupiscibile obbediscono alla ragione piuttosto che all'intelletto.

- E questo lo può sperimentare ciascuno in se stesso: applicando infatti delle considerazioni universali possiamo smorzare o accendere l'ira, il timore e altri simili sentimenti.

L'appetito sensitivo è poi sottoposto anche alla volontà in ordine all'esecuzione, che avviene mediante la facoltà di locomozione.

Negli altri animali infatti il moto segue immediatamente l'appetizione del concupiscibile o dell'irascibile - la pecora, p. es., al timore del lupo, subito fugge -; e questo perché non esiste in essi un appetito superiore che faccia da freno.

L'uomo invece non si muove subito sotto l'impulso dell'irascibile o del concupiscibile, ma aspetta il comando della volontà, che è un appetito superiore.

Infatti in tutte le facoltà di moto ordinate tra loro vediamo che il motore secondario non muove che in virtù di un primo motore: per cui l'appetito inferiore non basta a muovere senza il consenso dell'appetito superiore.

E ciò corrisponde a quanto dice il Filosofo [ De anima 3,11 ], che cioè « l'appetito superiore muove l'appetito inferiore come la sfera più alta muove quella più bassa ».

- È questo dunque il modo in cui l'irascibile e il concupiscibile sono sottoposti alla ragione.

Analisi delle obiezioni:

1. La sensualità è figurata nel serpente per ciò che le appartiene in quanto facoltà di ordine sensitivo.

L'irascibile e il concupiscibile invece indicano l'appetito sensitivo piuttosto in ordine ai suoi atti, ai quali esso viene determinato dalla ragione, come si è detto [ nel corpo ].

2. Come dice il Filosofo [ Polit. 1,2 ], « bisogna considerare nell'animale un potere dispotico e un potere politico: poiché l'anima domina il corpo con un regime dispotico, l'intelletto invece domina l'appetito con un regime politico e regale ».

Un regime si dice infatti dispotico quando si governano degli schiavi, i quali non hanno facoltà alcuna di resistere all'ordine del padrone, non avendo più nulla di proprio.

Invece si ha un principato politico e regale quando si governano degli uomini liberi i quali, benché siano soggetti all'autorità di un capo, conservano tuttavia qualcosa di proprio che dà loro la possibilità di resistere a chi comanda.

- Così dunque si dice che l'anima governa il corpo con un dominio dispotico perché le membra di questo non possono in alcun modo resistere al comando dell'anima, ma immediatamente la mano e il piede si muovono sotto l'impulso appetitivo dell'anima; e così pure ogni membro fatto per essere mosso sotto l'impulso della volontà.

Ora, noi affermiamo che l'intelletto, o ragione, comanda all'irascibile e al concupiscibile con un potere politico: poiché l'appetito sensitivo ha qualcosa di proprio, per cui può resistere al comando della ragione.

Infatti l'appetito sensitivo può subire naturalmente anche l'impulso dell'immaginazione e del senso, e non soltanto quello dell'estimativa, se si tratta di animali, o della cogitativa governata dalla ragione universale, nel caso dell'uomo.

Per cui noi sperimentiamo che l'irascibile e il concupiscibile si oppongono alla ragione quando sentiamo o immaginiamo un piacere che la ragione proibisce, oppure quando concepiamo una cosa sgradevole che la ragione comanda.

E così, sebbene l'irascibile e il concupiscibile si oppongano in qualche caso alla ragione, non si esclude tuttavia che le obbediscano.

3. I sensi esterni per agire hanno bisogno dei sensibili esterni, dovendo subire da essi una trasmutazione, e la presenza di tali sensibili non è in potere della ragione. Invece le facoltà interne, sia appetitive che conoscitive, non hanno bisogno dei sensibili esterni.

Quindi sono sottoposte all'impero della ragione, la quale può non solo stimolare o mitigare i sentimenti della parte appetitiva, ma anche formare i fantasmi dell'immaginativa.

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