Summa Teologica - I-II

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Articolo 7 - Se la concupiscenza possa causare atti involontari

In 3 Ethic., lect. 2, 4

Pare che la concupiscenza possa causare atti involontari.

Infatti:

1. La concupiscenza è una passione, come il timore.

Ma il timore, a suo modo, causa atti involontari.

Quindi anche la concupiscenza.

2. Come il pauroso agisce per timore contro i suoi intendimenti, così pure l'incontinente a motivo della concupiscenza.

Ma il timore in qualche modo causa atti involontari.

Quindi anche la concupiscenza.

3. Per la volontarietà si richiede la conoscenza.

Ma la concupiscenza perverte la conoscenza: infatti il Filosofo [ Ethic. 6,5 ] afferma che « il piacere », cioè la concupiscenza del piacere, « perverte il giudizio prudenziale ».

Quindi la concupiscenza causa involontarietà.

In contrario:

Il Damasceno [ De fide orth. 2,24 ] scrive: « L'atto involontario è degno di misericordia o di indulgenza, ed è compiuto con tristezza ».

Ma nessuna delle due cose spetta a quanto viene compiuto per concupiscenza.

Quindi la concupiscenza non causa atti involontari.

Dimostrazione:

La concupiscenza non causa atti involontari, ma piuttosto ne provoca la volontarietà.

Infatti si dice che un'azione è volontaria perché la volontà sì inclina verso di essa.

Ma la concupiscenza inclina la volontà a volere ciò che essa stessa appetisce.

Quindi la concupiscenza contribuisce più a rendere volontaria un'azione che a renderla involontaria.

Analisi delle obiezioni:

1. Mentre il timore ha per oggetto il male, la concupiscenza ha per oggetto il bene.

Ora, il male di per sé ripugna alla volontà, mentre il bene è consono ad essa.

Quindi il timore è più adatto della concupiscenza a causare atti involontari.

2. In chi agisce per timore rimane la ripugnanza della volontà verso l'azione che viene compiuta, considerata per se stessa.

Invece in chi agisce per concupiscenza, p. es. nell'incontinente, non rimane la volontà che in antecedenza ripudiava l'allettamento, ma essa passa a volere ciò che prima ripudiava.

Quindi ciò che viene compiuto per timore in qualche modo è involontario, mentre non lo è in alcun modo ciò che è compiuto per concupiscenza.

Infatti chi non sa tenere a freno la concupiscenza agisce contro ciò che prima si proponeva, ma non contro ciò che vuole adesso; invece chi teme agisce contro ciò che anche adesso vuole di per sé.

3. Se la concupiscenza togliesse completamente la conoscenza, come capita in coloro che a motivo di essa diventano pazzi, allora distruggerebbe la volontarietà.

Però neppure in questo caso si avrebbe un fatto involontario: poiché negli esseri privi di ragione non esistono né atti volontari né atti involontari.

Tuttavia qualche volta negli atti compiuti per concupiscenza la conoscenza non è assente totalmente, poiché non viene a mancare la facoltà di conoscere, ma solo la considerazione attuale in un'azione particolare.

Comunque anche tale atto è volontario, in quanto si dice volontario quanto ricade sotto il potere della volontà, come il non agire e il non volere, e così pure anche il non considerare: infatti la volontà ha il potere di resistere alla passione, come vedremo [ q. 10, a. 3; q. 77, a. 7 ].

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