Summa Teologica - I-II

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Articolo 8 - Se l'ignoranza possa causare atti involontari

Infra, q. 76, a. 3; In 2 Sent., d. 39, q. 1, a. 1, ad 4; d. 43, q. 1, a. 1, ad 3; De Malo, q. 3, a. 8; In 3 Ethic., lect. 1, 3

Pare che l'ignoranza non possa causare atti involontari.

Infatti:

1. « Un fatto involontario », come dice il Damasceno [ De fide orth. 2,24 ], « merita perdono ».

Invece certe azioni compiute per ignoranza non meritano perdono, poiché sta scritto [ 1 Cor 14,38 ]: « Chi ignora sarà ignorato ».

Quindi l'ignoranza non causa atti involontari.

2. Ogni peccato è accompagnato dall'ignoranza, poiché sta scritto [ Pr 14,22 ]: « Errano coloro che operano il male ».

Se dunque l'ignoranza dovesse causare atti involontari ne seguirebbe che tutti i peccati sarebbero involontari.

Ma ciò è contro quanto dice S. Agostino [ De vera relig. 14 ], che cioè « ogni peccato è volontario ».

3. Come dice il Damasceno [ l. cit. ], « l'atto involontario è accompagnato dalla tristezza ».

Ma certe azioni sono fatte per ignoranza e senza tristezza: p. es. quando uno uccide il nemico, che voleva uccidere, credendo di uccidere un cervo.

Quindi l'ignoranza non causa atti involontari.

In contrario:

Il Damasceno [ ib. ] e il Filosofo [ Ethic. 3,1 ] affermano che « ci sono degli atti involontari per ignoranza ».

Dimostrazione:

L'ignoranza è in grado di causare atti involontari nella misura in cui sottrae la conoscenza necessaria all'atto volontario, come si è detto [ a. 1 ].

Tuttavia tale conoscenza non viene sottratta da qualsiasi ignoranza.

Si deve perciò considerare che l'ignoranza può avere tre rapporti con l'atto della volontà: primo, di concomitanza; secondo, di conseguenza [ effetto ]; terzo, di antecedenza [ causa ].

Di concomitanza, quando l'ignoranza riguarda un'azione che si compirebbe ugualmente anche se ci fosse la conoscenza.

Allora infatti l'ignoranza non induce a volere che l'azione si compia, ma accidentalmente questa viene compiuta essendo ignorata: come quando, secondo l'esempio riportato [ ob. 3 ], uno che desidera uccidere il suo nemico lo uccide senza saperlo credendo di uccidere un cervo.

E tale ignoranza non produce un atto involontario, come dice il Filosofo [ Ethic. 3,1 ], poiché non causa un'azione che ripugna alla volontà, ma produce un atto non volontario, poiché non può essere oggetto della volontà ciò che è ignorato.

Ma l'ignoranza può avere con la volontà anche un rapporto di conseguenza, inquantoché la stessa ignoranza può essere volontaria.

E ciò avviene nei due modi già ricordati [ a. 3 ] dell'atto volontario.

Nel primo quando l'atto della volontà ha per oggetto l'ignoranza: è il caso di chi vuole ignorare per avere una scusa del peccato, o per non essere distolto dal peccato, secondo il detto della Scrittura [ Gb 21,14 ]: « Non vogliamo conoscere le tue vie ».

E questa ignoranza è detta affettata.

- Si dice poi che l'ignoranza è volontaria nella seconda maniera quando riguarda cose che uno può ed è tenuto a fare: così infatti il non agire e il non volere diventano atti volontari, come si è spiegato in precedenza [ nel corpo ].

E si parla di ignoranza in questo senso sia nel caso di chi non considera attualmente ciò che può e deve considerare - e questa è l'ignoranza [ di inconsiderazione ] implicita nella cattiva scelta, e che proviene o dalla passione o dall'abitudine -, sia nel caso di chi non si cura di acquistare le nozioni che è tenuto a possedere - e in questo caso l'ignoranza dei princìpi più comuni della legge, che ciascuno è tenuto a conoscere, è detta volontaria in quanto nasce dalla negligenza -.

Ora, quando l'ignoranza stessa è volontaria in qualcuno dei modi suddetti, non può causare un fatto involontario in senso assoluto.

Tuttavia può causarlo sotto un certo aspetto, in quanto precede il moto della volontà nel compimento di un'azione che non avverrebbe se ci fosse la conoscenza.

Infine l'ignoranza antecede la volontà quando non è volontaria, e tuttavia porta a volere una cosa che uno altrimenti non vorrebbe.

È il caso di chi, ignorando una circostanza che non era tenuto a conoscere, compie qualcosa che non avrebbe fatto se l'avesse conosciuta: p. es. se uno, pur avendo prese le debite cautele, ignorando che un uomo sta passando per la strada lancia una freccia e lo uccide mentre passa.

E tale ignoranza causa un fatto puramente e semplicemente involontario.

Sono così evidenti le risposte alle obiezioni.

Infatti il primo argomento ha valore per le cose che uno è tenuto a conoscere.

Il secondo vale per l'ignoranza implicita nella scelta, che a suo modo è volontaria, come si è spiegato [ nel corpo ].

Il terzo è valido per l'ignoranza che è solo concomitante alla volontà.

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