Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se il consiglio abbia per oggetto tutte le nostre azioni

In 3 Sent., d. 35, q. 2, a. 4, sol. 1; In 3 Ethic., lect. 7

Pare che il consiglio abbia per oggetto tutte le nostre azioni.

Infatti:

1. La scelta, come si è detto [ a. 1 ], è « il desiderio di cose predeliberate mediante il consiglio ».

Ma la scelta abbraccia tutte le nostre azioni.

Quindi anche il consiglio.

2. Il consiglio comporta una ricerca della ragione.

Ora, eccettuati gli atti compiuti sotto l'impeto della passione, noi partiamo sempre da una ricerca della ragione.

Quindi il consiglio si estende a tutte le nostre azioni.

3. Il Filosofo [ Ethic. 3,3 ] insegna che « se una cosa può essere compiuta usando più mezzi, mediante il consiglio si cerca quello più spedito e più idoneo; se invece il mezzo è unico, allora si studia la maniera di compierla con quel mezzo ».

Ma tutte le azioni che noi possiamo compiere vengono compiute o con un mezzo unico o con molti.

Quindi il consiglio ha per oggetto tutte le nostre azioni.

In contrario:

Scrive S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom. 34 ] che « il consiglio, o deliberazione, non riguarda le opere della scienza e dell'arte ».

Dimostrazione:

Il consiglio, come si è spiegato [ a. 1 ], è una ricerca.

Ora, noi siamo soliti investigare sulle cose dubbie: per cui il raziocinio di ricerca, che viene detto argomento, si dice che è una « testimonianza a favore di una cosa dubbia » [ Cic., Topic., all'inizio ].

Ma può capitare nell'agire umano che una cosa escluda il dubbio per due motivi.

Primo, perché determinati fini sono raggiunti attraverso vie ben determinate; e ciò avviene nelle arti che hanno una tecnica stabilita: l'amanuense, p. es., non delibera come debba scrivere le lettere, poiché la cosa è già stabilita dall'arte.

Secondo, perché poco importa che un'azione sia compiuta in una maniera o nell'altra: e ciò capita quando si tratta di cose minime, che possono ostacolare o agevolare in modo trascurabile il raggiungimento del fine; ora, la ragione considera il poco come se fosse nulla.

Quindi, al dire del Filosofo [ Ethic. 3,3 ], noi non deliberiamo nel nostro consiglio su queste due cose: sui fatti insignificanti e su quelli già determinati nel loro modo di esecuzione, cioè sui vari esercizi delle arti; « eccettuate le arti congetturali », precisa il Nisseno [ l. cit. ], « come la medicina, la mercatura e simili ».

Analisi delle obiezioni:

1. La scelta presuppone la deliberazione o consiglio in vista del giudizio o decisione.

Per cui quando la decisione è evidente senza investigazione non si richiede la ricerca del consiglio.

2. Nelle cose evidenti la ragione non ricerca, ma subito giudica.

Quindi non in tutti gli atti compiuti mediante la ragione è necessaria la ricerca del consiglio.

3. Quando una cosa può essere compiuta con un unico mezzo, ma in maniere diverse, può suscitare dei dubbi, come anche quando i mezzi sono molteplici: quindi si richiede il consiglio.

Quando però è determinata non solo la cosa, ma anche la maniera [ di compierla ], allora il consiglio non serve.

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