Summa Teologica - I-II

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Articolo 5 - Se l'ira sia più naturale della concupiscenza o desiderio

II-II, q. 156, a. 4; De Verit., q. 25, a. 6, ad 4; 7 Ethic., lect. 6

Pare che l'ira non sia più naturale della concupiscenza.

Infatti:

1. Si dice che per natura l'uomo è un animale mansueto.

Ma « la mansuetudine si contrappone all'ira », come ricorda il Filosofo [ Reth. 2,3 ].

Quindi l'ira non è più naturale della concupiscenza, ma è del tutto contraria alla natura umana.

2. La ragione e la natura sono termini contrapposti: infatti agire secondo ragione non equivale ad agire secondo la natura.

Ora, secondo Aristotele [ Ethic. 7,6 ], « l'ira implica la ragione, al contrario della concupiscenza ».

Quindi la concupiscenza è più naturale dell'ira.

3. L'ira è la brama di vendicarsi, mentre la concupiscenza è soprattutto la brama dei piaceri del tatto, cioè dei piaceri venerei e della gola.

Ora, queste cose sono più naturali all'uomo di quanto lo sia la vendetta.

Quindi la concupiscenza è più naturale dell'ira.

In contrario:

Il Filosofo [ ib. ] insegna che « l'ira è più naturale della concupiscenza ».

Dimostrazione:

Si considera naturale ciò che viene causato dalla natura, come spiega Aristotele [ Phys. 2,1 ].

Quindi per decidere se una passione è più o meno naturale non c'è che da considerare la sua causa.

Ora, stando alle cose già dette [ q. 36, a. 2 ], la causa di una passione può essere considerata da due lati: primo, dal lato dell'oggetto; secondo, da quello del soggetto.

Se dunque si considera la causa dell'ira e della concupiscenza dal lato dell'oggetto, allora la concupiscenza, specialmente quella relativa al cibo e alla sessualità, è più naturale dell'ira: essendo queste cose più naturali della vendetta.

Se invece consideriamo la causa dell'ira dal lato del soggetto, allora sotto un certo aspetto è più naturale l'ira, e sotto un altro è più naturale la concupiscenza.

Infatti la natura di un uomo può essere considerata o nel suo genere, o nella sua specie, oppure nella complessione particolare dell'individuo.

Se dunque la natura viene considerata nel suo genere, cioè se consideriamo questo uomo come animale, allora la concupiscenza è più naturale dell'ira: poiché l'uomo deve proprio alla sua natura generica una certa inclinazione a desiderare quanto giova alla conservazione della vita, sia della specie che dell'individuo.

- Se invece si considera la natura di un uomo nella sua specie, cioè in quanto è un essere razionale, allora l'ira è per l'uomo più naturale della concupiscenza: poiché l'ira implica la ragione più della concupiscenza.

erciò il Filosofo [ Ethic. 4,5 ] può affermare che « è cosa più umana il punire », che è l'atto proprio dell'ira, « che l'essere mansueto »: infatti ogni essere insorge naturalmente contro le cose contrarie e nocive.

- Se infine consideriamo la natura di questo individuo nella sua particolare complessione, allora l'ira è più naturale della concupiscenza: poiché l'ira, più della concupiscenza o di altre passioni, è portata a seguire l'eventuale tendenza all'iracondia dovuta alla complessione naturale.

Se infatti un uomo ha una complessione biliosa, è predisposto all'iracondia: ora la bile, fra tutti gli umori, è quello che si muove più velocemente, tanto da essere paragonata al fuoco.

Per cui è più facile che chi è predisposto all'ira dalla sua complessione naturale si adiri, piuttosto che passi all'atto colui che è predisposto alla concupiscenza.

Per questo il Filosofo [ Ethic. 7,6 ] afferma che l'ira si trasmette dai genitori ai figli più della concupiscenza.

Analisi delle obiezioni:

1. Nell'uomo si può considerare la complessione naturale del corpo, che è equilibrata, e la ragione.

Secondo dunque la complessione organica l'uomo per natura, cioè secondo la sua specie, non ammette un predominio dell'ira né di altre passioni: per l'equilibrio, appunto, della sua complessione.

Invece gli altri animali, in quanto si allontanano da questo equilibrio verso complessioni unilaterali, sono naturalmente predisposti agli eccessi di qualche passione: il leone, p. es., eccede nell'audacia, il cane nell'ira, la lepre nel timore, e così via.

- Al contrario, considerando l'uomo dal lato della ragione, è per lui naturale sia adirarsi che essere mansueto, poiché la ragione sotto un certo aspetto provoca l'ira, segnalando il motivo dell'irritazione, e sotto un altro aspetto la smorza, almeno in parte: poiché chi è adirato, come dice Aristotele [ cf. a. 4, ad 3 ], « ascolta imperfettamente il comando della ragione ».

2. La ragione stessa fa parte della natura umana.

Perciò dal fatto medesimo che l'ira implica la ragione segue in un certo senso che essa è naturale per l'uomo.

3. L'argomento vale se consideriamo l'ira e la concupiscenza dal lato dell'oggetto.

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