Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se il vizio sia contro natura

In Rom., c. 1, lect. 8; In Gal., 5, lect. 6

Pare che il vizio non sia contro natura.

Infatti:

1. Il vizio è il contrario della virtù, come si è detto [ a. prec. ].

Ora, le virtù non sono in noi per natura, ma vengono prodotte in noi o per infusione o per abitudine, come sopra [ q. 63, aa. 1,2,3 ] abbiamo spiegato.

Quindi i vizi non sono contro natura.

2. Alle cose contro natura non si può fare l'abitudine, come « un sasso non si abitua mai a salire verso l'alto », per fare l'esempio di Aristotele [ Ethic. 2,1 ].

Invece alcuni si abituano ai vizi.

Quindi i vizi non sono contro natura.

3. Tutto ciò che è contro natura non può trovarsi nella maggioranza di quegli esseri che hanno quella data natura.

Invece i vizi si trovano nella maggioranza degli uomini, poiché sta scritto [ Mt 7,13 ]: « Spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa ».

Quindi il vizio non è contro natura.

4. Si è visto che il peccato sta al vizio come l'azione sta all'abito rispettivo.

Ora il peccato, secondo la definizione di S. Agostino [ Contra Faustum 22,27 ], « è una parola, un'azione o un desiderio contrario alla legge di Dio ».

Ma la legge di Dio è superiore alla natura.

Perciò si deve concludere che il vizio è contrario alla legge piuttosto che alla natura.

In contrario:

S. Agostino [ De lib. arb. 3,13.36 ] afferma: « Ogni vizio, per il fatto che è vizio, è contro natura ».

Dimostrazione:

Abbiamo già spiegato [ a. prec. ] che il vizio è contrario alla virtù, e che la virtù di ciascuna cosa consiste nell'essere ben disposta secondo le esigenze della sua natura.

Quindi in ciascuna cosa vanno denominate vizi le disposizioni contrarie a quanto conviene alla sua natura.

Per cui è di questo che ogni cosa viene vituperata: anzi, al dire di S. Agostino [ De lib. arb. 3,14.39 ], « Sembra che il termine vituperio derivi da vizio ».

Si deve però notare che, per qualsiasi cosa, la natura è data soprattutto dalla forma da cui essa riceve la propria specie.

Ora, l'uomo viene costituito nella sua specie dall'anima razionale.

Perciò quanto è contrario all'ordine della ragione è propriamente contrario alla natura dell'uomo come tale; invece quanto è conforme alla ragione è conveniente alla natura dell'uomo come tale.

Per cui, come afferma Dionigi [ De div. nom. 4 ], « il bene dell'uomo è essere secondo la ragione, e il male dell'uomo è essere contro la ragione ».

Quindi la virtù umana, che «rende buono l'uomo e buona l'opera che egli compie » [ cf. Arist., Ethic. 2,5 ], in tanto è secondo la natura umana in quanto concorda con la ragione; il vizio invece in tanto è contro la natura dell'uomo in quanto è contrario all'ordine della ragione.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene allo stato perfetto le virtù non siano prodotte dalla natura, tuttavia esse inclinano verso ciò che è secondo la natura, cioè secondo l'ordine della ragione: infatti Cicerone [ De invent. 2,53 ] scrive che « la virtù è un abito connaturale ossequiente alla ragione ».

E in questo senso si dice che la virtù è conforme alla natura, mentre il vizio viene concepito come contrario ad essa.

2. In questo caso il Filosofo parla di cose contro natura nel significato di fenomeni contrari al procedimento naturale, e non nel senso di cose difformi dalla natura, cioè nel senso corrispettivo a quello secondo cui le virtù vengono dette secondo natura in quanto inclinano a ciò che è conforme alla natura.

3. Nell'uomo ci sono due nature, quella razionale e quella sensitiva.

E poiché l'uomo arriva agli atti della ragione attraverso l'attività dei sensi, sono più quelli che seguono le inclinazioni della natura sensitiva che quelli che seguono la ragione: sono più numerosi infatti quelli che iniziano un'opera che non quelli che la portano a compimento.

Ora, tra gli uomini i vizi e i peccati derivano proprio da questo, che essi seguono l'inclinazione della natura sensitiva contro l'ordine della ragione.

4. Tutto ciò che è contro un'opera d'arte è anche contro la natura dell'arte che lo ha prodotto.

Ma la legge eterna sta all'ordine della ragione umana come l'arte al suo prodotto.

Perciò l'opposizione del vizio e del peccato all'ordine della ragione umana è dello stesso tipo dell'opposizione alla legge eterna.

Per cui S. Agostino [ De lib. arb. 3,15.42 ] può affermare che « tutte le nature hanno da Dio di essere nature; e in tanto sono viziose in quanto si scostano dall'arte di colui da cui furono create ».

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