Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se il timore servile si identifichi essenzialmente col timore filiale

In 3 Sent., d. 34, q. 2, a. 3, sol. 1

Pare che il timore servile si identifichi essenzialmente col timore filiale.

Infatti:

1. Il timore filiale sta al timore servile come la fede formata sta alla fede informe, sebbene quest'ultima implichi, a differenza del timore servile, il peccato mortale.

Ma la fede formata e quella informe si identificano essenzialmente.

Quindi si identificano essenzialmente anche il timore servile e quello filiale.

2. Gli abiti si diversificano tra loro secondo gli oggetti.

Ma l'oggetto del timore servile e quello del timore filiale sono identici: poiché con l'uno e con l'altro si teme Dio.

Quindi il timore servile e quello filiale si identificano essenzialmente.

3. Un uomo teme di separarsi da Dio e di subirne i castighi come spera di godere Dio e di ottenerne i benefici.

Ma la speranza con la quale speriamo di godere Dio è identica, come si è visto [ q. 17, a. 2, ad 2; a. 3 ], a quella con cui speriamo di ottenerne i benefici.

Quindi anche il timore filiale, che ci fa temere la separazione da Dio, si identifica col timore servile, col quale temiamo di essere da lui puniti.

In contrario:

S. Agostino [ In I ep. Ioh. tract. 9 ] afferma che ci sono due timori, uno servile e l'altro filiale, o casto.

Dimostrazione:

L'oggetto proprio del timore è il male.

E poiché gli atti e gli abiti si distinguono tra loro secondo gli oggetti, come fu già dimostrato [ I-II, q. 18, a. 5; q. 54, a. 2 ], è necessario che in base alla diversità dei mali siano specificamente distinti anche i timori.

Ora il male della pena, che è aborrito dal timore servile, differisce specificamente dal male della colpa, che è aborrito dal timore filiale, come si è già accennato [ I, q. 48, a. 5 ].

Perciò è evidente che il timore servile e quello filiale non si identificano essenzialmente, ma sono specificamente distinti.

Analisi delle obiezioni:

1. La fede formata e quella informe non differiscono tra loro per l'oggetto, poiché ambedue credono a Dio e credono Dio, ma differiscono solo per qualcosa di estrinseco, cioè in base alla presenza o all'assenza della carità.

Quindi non differiscono essenzialmente.

Invece il timore servile e quello filiale differiscono per i loro oggetti.

Perciò il paragone non regge.

2. Il timore servile e il timore filiale non hanno con Dio il medesimo rapporto: infatti il timore servile considera Dio come il principio capace di infliggere i castighi, mentre il timore filiale non considera Dio come il principio attivo della colpa, ma piuttosto come il termine dal quale ha paura di separarsi con la colpa.

Perciò questi timori non ricevono un'identità di specie da quell'oggetto che è Dio.

Come anche i moti dei corpi differiscono essenzialmente tra loro secondo la diversità dei loro rapporti con un dato termine: infatti il moto che parte dalla bianchezza non è specificamente identico a quello che tende alla bianchezza.

3. La speranza considera Dio come principio, sia rispetto alla fruizione divina, sia rispetto a qualsiasi altro beneficio.

Non così invece il timore.

Perciò il paragone non regge.

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