Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la carità sia prodotta in noi per infusione

C. G., III, c. 151; Expos. in Decal., Prolog.

Pare che la carità non sia prodotta in noi per infusione.

Infatti:

1. Ciò che è comune a tutte le creature si trova nell'uomo per natura.

Ora, Dionigi [ De div. nom. 4 ] insegna che « per tutti gli esseri è caro e amabile il bene divino », oggetto appunto della carità.

Quindi la carità si trova in noi per natura e non per infusione.

2. Quanto più una cosa è amabile, tanto più facilmente può essere amata.

Ora Dio, essendo sommamente buono, è sommamente amabile.

Quindi è più facile amare lui che gli altri esseri.

Ma per amare gli altri esseri non abbiamo bisogno di un abito infuso.

Quindi esso non è necessario neppure per amare Dio.

3. L'Apostolo [ 1 Tm 1,5 ] scrive: « Ora il fine del precetto è la carità, che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera ».

Ma queste tre cose appartengono agli atti umani.

Perciò la carità è causata in noi dagli atti precedenti, e non per infusione.

In contrario:

L'Apostolo [ Rm 5,5 ] insegna: « L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato ».

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ q. 23, a. 1 ], la carità è un'amicizia dell'uomo con Dio, fondata sulla compartecipazione della beatitudine eterna.

Ora, questa compartecipazione non è basata sui beni della natura, ma sui doni della grazia, poiché secondo la parola dell'Apostolo [ Rm 6,23 ] « è dono di Dio la vita eterna ».

Per cui la carità supera le capacità della natura.

Ma ciò che sorpassa le capacità della natura non può essere di ordine naturale, né essere acquisito con le facoltà naturali: poiché un effetto naturale non può superare la propria causa.

Quindi la carità non può trovarsi in noi per natura, né essere acquisita con le forze naturali, ma è dovuta all'infusione dello Spirito Santo, che è l'amore del Padre e del Figlio, e la cui partecipazione in noi è precisamente la carità creata, come sopra [ q. 23, a. 2, ad 1 ] si è detto.

Analisi delle obiezioni:

1. Dionigi qui parla dell'amore di Dio fondato sulla partecipazione dei beni naturali, e quindi presente per natura in tutti gli esseri.

La carità invece si basa su di una compartecipazione di ordine soprannaturale.

Perciò l'argomento non regge.

2. Come Dio è sommamente conoscibile in se stesso, e tuttavia non per noi, dati i limiti della nostra conoscenza, che dipende dalle realtà sensibili, così Dio è sommamente amabile in se stesso come oggetto della beatitudine, e tuttavia non per noi, data l'inclinazione del nostro affetto verso i beni visibili.

Di conseguenza, perché noi possiamo amare sommamente Dio in questo modo è necessario che nei nostri cuori venga infusa la carità.

3. Quando si dice che la carità proviene in noi « da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera », l'affermazione va riferita all'atto della carità, che viene suscitato appunto dalle tre cose indicate.

Oppure si vuol dire che tali atti preparano l'uomo a ricevere l'infusione della carità.

- E lo stesso si dica dell'affermazione di S. Agostino [ In I ep. Ioh. tract. 9 ] che « il timore introduce la carità », e di quella della Glossa [ interlin. su Mt 1,2 ] che « la fede genera la speranza, e la speranza la carità ».

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