Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se si debbano amare con amore di carità anche le creature irrazionali

In 3 Sent., d. 28, q. 1, a. 2; De Virt., q. 2, a. 7

Pare che si debbano amare con amore di carità anche le creature irrazionali.

Infatti:

1. Noi ci conformiamo a Dio specialmente mediante la carità.

Ma Dio ama le creature irrazionali con amore di carità: « infatti egli ama tutte le cose esistenti », come dice la Scrittura [ Sap 11,25 ]; e tutto ciò che ama lo ama per se stesso, lui che è carità [ 1 Gv 4,16 ].

Perciò anche noi dobbiamo amare con amore di carità le creature irrazionali.

2. La carità ha come oggetto principale Dio, e abbraccia le altre cose in quanto appartengono a Dio.

Ma come appartiene a Dio la creatura ragionevole per la somiglianza di immagine, così appartengono a lui anche le creature irrazionali per la somiglianza di vestigio.

Quindi la carità abbraccia anche le creature irrazionali.

3. Dio è oggetto della carità come lo è anche della fede.

Ma la fede si estende a tutte le creature irrazionali: in quanto crediamo che il cielo e la terra sono stati creati da Dio, che i pesci e gli uccelli sono stati tratti dalle acque e i quadrupedi e le piante dalla terra [ cf. Gen 1 ].

Quindi la carità si estende anche alle creature irrazionali.

In contrario:

L'amore di carità abbraccia Dio e il prossimo soltanto.

Ora, le creature irragionevoli non possono essere comprese nella voce prossimo: poiché non hanno in comune con l'uomo la vita razionale.

Quindi la carità non si estende alle creature irragionevoli.

Dimostrazione:

Come si è detto [ q. 23, a. 1 ], la carità è un'amicizia.

Ora, con l'amicizia si ama in due modi: primo, si ama l'amico di cui godiamo l'amicizia; secondo, si amano i beni che desideriamo all'amico.

Nel primo modo dunque non si può amare alcuna creatura irragionevole.

E ciò per tre ragioni, di cui due sono dovute all'amicizia in generale, che verso le creature irrazionali non è possibile.

Primo, perché l'amicizia si ha verso qualcuno a cui vogliamo del bene.

Ora, non è possibile volere propriamente del bene a una creatura irrazionale, poiché manca ad essa la capacità di possedere propriamente il bene, che appartiene in modo esclusivo alla creatura razionale, la quale è padrona di usare il bene che possiede mediante il libero arbitrio.

Per cui il Filosofo [ Phys. 2,6 ] scrive che solo in senso metaforico noi diciamo che a questi esseri capita del bene o del male.

- Secondo, perché qualsiasi amicizia è fondata su una comunanza di vita: come infatti dice Aristotele [ Ethic. 8,5 ], « niente è così proprio dell'amicizia quanto il vivere insieme ».

Ora, le creature irrazionali non possono avere una partecipazione alla vita umana, che è fondata sulla ragione.

Perciò non si può avere alcuna amicizia con le creature irrazionali, se non forse in senso metaforico.

- La terza ragione è infine propria della carità: poiché la carità si fonda sulla compartecipazione della beatitudine eterna, di cui la creatura irrazionale è incapace.

Quindi l'amicizia della carità non è possibile verso le creature prive di ragione.

Tuttavia possiamo amare queste creature come beni da volere ad altri: poiché la carità ci fa volere che esse si conservino a onore di Dio e a vantaggio dell'uomo.

E in questo senso anche Dio le ama con amore di carità.

Analisi delle obiezioni:

1. È così risolta la prima obiezioni.

2. La somiglianza di vestigio non rende capaci della vita eterna come la somiglianza di immagine.

Perciò il paragone non regge.

3. La fede si può estendere a tutte le cose che in un modo qualsiasi sono vere, mentre l'amicizia della carità abbraccia solo quegli esseri che sono fatti per possedere il bene della vita eterna.

Quindi non c'è parità.

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