Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se dobbiamo amare noi stessi con amore di carità

In 3 Sent., d. 28, q. 1, a. 6; De Virt., q. 2, a. 7

Pare che non dobbiamo amare noi stessi con amore di carità.

Infatti:

1. S. Gregorio [ In Evang. hom. 17 ] afferma che « per avere la carità bisogna essere almeno in due ».

Quindi nessuno può avere la carità verso se stesso.

2. L'amicizia implica nel suo concetto rispondenza e somiglianza, come spiega Aristotele [ Ethic. 8, cc. 2,7 ]: cose che uno non può avere verso se stesso.

Ma la carità è un'amicizia, come si è detto [ q. 23, a. 1 ].

Quindi nessuno può avere la carità verso se stesso.

3. Quanto rientra nella carità non può essere riprovevole, poiché stando a S. Paolo [ 1 Cor 13,4 ] « la carità non agisce invano ».

Ora, amare se stessi è un atto riprovevole, come il medesimo Apostolo [ 2 Tm 3,1s ] afferma: « Negli ultimi tempi verranno momenti difficili.

Gli uomini saranno amanti di se stessi ».

Perciò un uomo non può amare se stesso con la carità.

In contrario:

Sta scritto [ Lv 19,18 ]: « Amerai il tuo amico come te stesso ».

Ma l'amico lo amiamo con la carità.

Quindi con la carità dobbiamo amare anche noi stessi.

Dimostrazione:

Essendo la carità un'amicizia, secondo le spiegazioni date [ q. 23, a. 1 ], possiamo considerarla sotto due aspetti.

Primo, sotto l'aspetto generico dell'amicizia.

E da questo lato si deve affermare che verso se stessi non ci può essere una vera amicizia, ma qualcosa di superiore all'amicizia: poiché l'amicizia implica un'unione - infatti Dionigi [ De div. nom. 4 ] insegna che l'amore è « una forza unitiva » -, mentre con se stesso uno ha l'unità, che è più forte dell'unione.

Come quindi l'unità è il principio dell'unione, così l'amore con cui uno ama se stesso è la forma e la radice dell'amicizia: abbiamo infatti amicizia per gli altri in quanto ci comportiamo con loro come verso noi stessi.

Aristotele [ Ethic. 9, cc. 4,8 ] perciò insegna che « i sentimenti di amicizia verso gli altri derivano dagli affetti verso se stessi ».

Infatti anche [ in campo speculativo ] dei princìpi non si ha scienza, ma qualcosa di più, cioè intelligenza.

Secondo, possiamo parlare della carità sotto l'aspetto della sua natura propria, cioè in quanto è un'amicizia dell'uomo con Dio principalmente, e conseguentemente con gli esseri che a lui appartengono.

Ora, tra questi c'è anche l'uomo stesso che ama.

E così tra le cose che uno ama con amore di carità, perché attinenti a Dio, c'è anche la sua stessa persona.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Gregorio parla della carità sotto l'aspetto generico dell'amicizia.

2. A tale aspetto si riferisce anche la seconda obiezioni.

3. Gli amatori di se stessi sono ripresi in quanto si amano secondo la loro natura sensibile, che essi accontentano.

E questo non è un amare se stessi realmente, secondo la natura razionale, cioè volendo a se stessi i beni che formano la perfezione dell'anima.

Ora, alla carità appartiene amare se stessi principalmente in questo modo.

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