Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la pertinacia si contrapponga alla perseveranza

Pare che la pertinacia non si contrapponga alla perseveranza.

Infatti:

1. S. Gregorio [ Mor. 31,45 ] insegna che la pertinacia nasce dalla vanagloria.

Ma la vanagloria non si contrappone alla perseveranza, bensì alla magnanimità, come sopra [ q. 132, a. 2 ] si è visto.

Quindi la pertinacia non si contrappone alla perseveranza.

2. Se si opponesse alla perseveranza, le si opporrebbe o per eccesso o per difetto.

Ma non le si oppone per eccesso, poiché anche i pertinaci cedono a certi piaceri e a certe tristezze: essi infatti, come scrive il Filosofo [ Ethic. 7,9 ], « godono di vincere, e si addolorano se le loro opinioni non riescono persuasive ».

Se poi le si opponesse per difetto si identificherebbe con la mollezza: il che è manifestamente falso.

Quindi in nessun modo la pertinacia si contrappone alla perseveranza.

3. Chi è perseverante persiste nel bene contro il dolore esattamente come fa il continente e il temperante contro il piacere, il forte contro il timore e il mansueto contro l'ira.

Ora, si dice che uno è pertinace perché persiste eccessivamente in qualcosa.

Quindi la pertinacia non si contrappone alla perseveranza più che ad altre virtù.

In contrario:

Cicerone [ De invent. 2,54 ] afferma che la pertinacia sta alla perseveranza come la superstizione alla religione.

Ma la superstizione si contrappone alla religione.

Quindi la pertinacia si contrappone alla perseveranza.

Dimostrazione:

Come dice S. Isidoro [ Etym. 10 ], « pertinace » suona impudenter tenax, cioè « colui che ha una tenacia impudente », ossia « che è tenace in tutto ».

E costui si dice anche « pervicace », poiché « persevera nel suo proposito sino alla vittoria, che gli antichi chiamavano vicia ».

E il Filosofo [ l. cit. ] chiama costoro ischyrognomones, cioè « dalla forte opinione », o idiognomones, cioè « dall'opinione personale »: poiché perseverano nella propria opinione più del dovuto; i molli al contrario vi perseverano meno del dovuto, mentre i perseveranti stanno al dovuto.

Perciò è evidente che la perseveranza viene lodata perché sta nel giusto mezzo, mentre la pertinacia va riprovata per l'eccesso e la mollezza per il difetto.

Analisi delle obiezioni:

1. L'uomo persiste esageratamente nella propria opinione per mostrare così la propria eccellenza, per cui la causa di tale atteggiamento è la vanagloria.

Però si è detto sopra [ q. 127, a. 2, ad 1; q. 133, a. 2 ] che la contrapposizione dei vizi alle virtù non è basata sulle loro cause, ma sulla loro specie.

2. Il pertinace eccede per il fatto che persiste esageratamente in un'idea contro molte obiezioni: tuttavia egli aspira a una qualche soddisfazione, come anche il forte e lo stesso perseverante.

Siccome però si tratta di una soddisfazione peccaminosa, per il fatto stesso che la desidera troppo, e teme troppo la tristezza contraria, il pertinace assomiglia all'incontinente e all'effeminato.

3. Sebbene anche altre virtù persistano contro l'impeto delle passioni, tuttavia esse non devono propriamente il loro vanto al fatto di persistere, come invece avviene per la perseveranza.

P. es. il vanto della continenza sta piuttosto nel vincere i piaceri.

Quindi la pertinacia si contrappone direttamente alla perseveranza.

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