Summa Teologica - II-II

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Articolo 6 - Se l'ira vada posta tra i vizi capitali

I-II, q. 84, a. 4; De Malo, q. 8, a. 1; q. 12, a. 5

Pare che l'ira non vada posta tra i vizi capitali.

Infatti:

1. L'ira nasce dalla tristezza.

Ma la tristezza è un vizio capitale, denominato accidia.

Quindi l'ira non va posta tra i vizi capitali.

2. L'odio è un peccato più grave dell'ira.

Quindi esso più dell'ira dovrebbe essere posto tra i vizi capitali.

3. A commento di quel passo dei Proverbi [ Pr 29,22 ]: « Un uomo collerico suscita litigi », la Glossa [ ord. ] afferma: « La collera è la porta di tutti i vizi: tenendola chiusa stanno in pace tutte le virtù; tenendola aperta l'animo è pronto a ogni delitto ».

Ora, nessun vizio capitale è principio di tutti i peccati, ma solo di alcuni.

Quindi l'ira non va posta tra i vizi capitali.

In contrario:

S. Gregorio [ Mor. 31,45 ] colloca l'ira tra i vizi capitali.

Dimostrazione:

È capitale quel vizio da cui derivano molti altri vizi, come sopra [ I-II, q. 84, aa. 3,4 ] si è visto.

Ma l'ira per due motivi è in condizione di produrre molti altri vizi.

Primo, per il suo oggetto, che è assai desiderabile: poiché la vendetta viene bramata quale cosa giusta e onesta, attirando così per la sua apparente bontà, come si è notato sopra [ a. 4 ].

Secondo, per la sua violenza, che trascina l'anima a compiere qualsiasi disordine.

Perciò è evidente che l'ira è un vizio capitale.

Analisi delle obiezioni:

1. La tristezza da cui nasce l'ira ordinariamente non è quella dell'accidia, ma è la passione della tristezza che deriva da un'ingiuria subita.

2. Come si è già notato sopra [ q. 118, a. 7; q. 148, a. 5; q. 153, a. 4; I-II, q. 84, a. 4 ], perché un vizio possa dirsi capitale si richiede che abbia un fine molto appetibile, cosicché per la brama di esso si commettano molti altri peccati.

Ora la collera, che desidera un male sotto l'aspetto di bene, ha un fine più appetibile dell'odio, che invece desidera il male in quanto male.

Così dunque l'ira è un vizio capitale più dell'odio.

3. L'ira « è la porta di tutti i vizi » solo indirettamente, quale removens prohibens, in quanto cioè impedisce l'uso della ragione, che ritrae l'uomo dai peccati.

Direttamente ed essenzialmente essa è invece la causa di alcuni peccati specifici, che sono le sue figlie.

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