Summa Teologica - III

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Articolo 5 - Se Cristo con la sua volontà umana abbia voluto cose diverse da quelle volute da Dio

Infra, q. 21, a. 4; In 3 Sent., d. 17, q. 1, a. 2, sol. 1; C. G., IV, c. 26

Pare che Cristo con la sua volontà umana non abbia voluto cose diverse da quelle volute da Dio.

Infatti:

1. Dice il Salmista [ Sal 40,9 ] in persona di Cristo: « Mio Dio, io voglio compiere la tua volontà ».

Ma chi vuole compiere la volontà di un altro, vuole ciò che vuole l'altro.

Quindi la volontà umana di Cristo non voleva se non quanto era voluto dalla sua volontà divina.

2. L'anima di Cristo aveva una carità perfettissima, che sorpassa anche la nostra comprensione, secondo le parole di S. Paolo [ Ef 3,19 ]: « L'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza ».

Ma la carità fa sì che l'uomo voglia ciò che vuole Dio, tanto che il Filosofo [ Ethic. 9,4 ] considera come uno dei segni dell'amicizia « il volere e lo scegliere le medesime cose ».

Quindi la volontà umana in Cristo non voleva se non quanto voleva la volontà divina.

3. Cristo era veramente comprensore.

Ma i santi contemplanti in cielo non vogliono se non ciò che vuole Dio.

Altrimenti non sarebbero beati, poiché non avrebbero tutto ciò che vogliono: « è beato infatti chi ha tutto ciò che vuole e non vuole nulla di male », scrive S. Agostino [ De Trin. 13,5.8 ].

Quindi Cristo con la sua volontà umana non voleva nulla che non volesse con la sua volontà divina.

In contrario:

S. Agostino [ Contra Maxim. 2,20 ] afferma che « Cristo dicendo: "Non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu", dimostra di volere qualcosa di diverso da ciò che voleva il Padre.

Ma non avrebbe potuto fare ciò se non con il suo cuore umano: avendo egli trasferito la nostra debolezza nei suoi sentimenti umani, non in quelli divini ».

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ aa. 2,3 ], ci sono in Cristo due volontà umane, la volontà di sensualità, che è detta volontà per partecipazione, e la volontà razionale, sia come volontà di natura che come volontà di ragione.

Ma si è pure detto [ q. 13, a. 3, ad 1; q. 14, a. 1, ad 2 ] che per una speciale disposizione il Figlio di Dio, prima della sua morte, « lasciava alla carne di operare e di patire in conformità alla sua natura ».

E similmente consentiva a tutte le facoltà dell'anima di operare secondo la propria tendenza.

Ora, si sa che la volontà di sensualità rifugge naturalmente dai dolori sensibili e dalle lesioni corporali.

E parimenti anche alla volontà come natura ripugnano tutte le cose che sono contrarie alla natura e cattive per se stesse, quali la morte e altre cose simili.

Tuttavia in certi casi la volontà come ragione può volere queste cose quali mezzi per il raggiungimento di un fine: p. es. un'ustione, che la sensibilità e la volontà naturale di ogni uomo comune spontaneamente rifiuta, diviene oggetto della volontà come mezzo per ottenere la guarigione.

Ora, la volontà di Dio era che Cristo soffrisse i dolori, la passione e la morte: anche se queste cose Dio le voleva non per se stesse, ma in ordine alla salvezza umana.

È chiaro dunque che Cristo secondo la volontà di sensualità e quella razionale considerata come natura poteva volere cose diverse da quelle che voleva Dio.

Invece secondo la volontà come ragione voleva sempre ciò che voleva Dio.

Il che risulta dalle sue stesse parole [ Mt 26,39 ]: « Non come voglio io, ma come vuoi tu ».

Infatti voleva con la volontà razionale che si compisse la volontà divina, sebbene dicesse di volere qualcos'altro con l'altra sua volontà.

Analisi delle obiezioni:

1. Cristo voleva che la volontà del Padre si compisse, ma non voleva questo con la volontà di sensualità, la quale non può elevarsi fino alla volontà di Dio, e neppure con la volontà come natura, che ha per oggetto dei beni considerati per se stessi e non in ordine alla volontà divina.

2. La conformità della volontà umana con la volontà divina si riferisce alla volontà come ragione: è in essa infatti che si accordano anche le volontà degli amici, in quanto la ragione considera l'oggetto della volontà in rapporto alla volontà dell'amico.

3. Cristo era insieme comprensore e viatore: godeva cioè di Dio con la mente e insieme aveva una carne passibile.

Di conseguenza gli poteva accadere dalla parte della sua carne passibile qualcosa che ripugnava alla sua volontà come natura, e anche all'appetito sensitivo.

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