Summa Teologica - III

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Articolo 1 - Se a Cristo si possa attribuire la predestinazione

In 1 Sent., d. 40, q. 2, a. 1; In 3 Sent., d. 10, q. 3, a. 1, sol. 1; d. 11, q. 1, a. 4, ad 4; In Rom., c. 1, lect. 3

Pare che a Cristo non si possa attribuire la predestinazione.

Infatti:

1. L'oggetto della predestinazione è sempre la filiazione adottiva, secondo l'affermazione di S. Paolo [ Ef 1,5 ]: « Ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi ».

Ma come si è detto [ q. 23, a. 4 ], Cristo non può essere figlio adottivo.

Quindi Cristo non può essere stato predestinato.

2. In Cristo ci sono due cose da considerare: la natura umana e la persona.

Ma non si può dire che Cristo fu predestinato secondo la natura umana, essendo falsa la proposizione: la natura umana è il Figlio di Dio.

E neppure secondo la persona, poiché alla sua persona la filiazione divina compete non per grazia, ma per natura, mentre la predestinazione è relativa alle cose che riguardano la grazia, come si è detto nella Prima Parte [ q. 23, a. 2, ad 4; a. 5 ].

Quindi Cristo non fu predestinato a essere Figlio di Dio.

3. Le cose predestinate, come quelle fatte, non sono esistite sempre, poiché la predestinazione implica l'idea di antecedenza.

Ora, essendo Cristo sempre stato Dio e Figlio di Dio, non si può dire in senso proprio che Cristo come uomo è stato fatto Figlio di Dio.

Quindi per lo stesso motivo non si può dire neppure che Cristo fu predestinato a essere Figlio di Dio.

In contrario:

L'Apostolo [ Rm 1,4 ] parlando di Cristo afferma: « Egli fu predestinato a essere Figlio di Dio con potenza ».

Dimostrazione:

Come risulta dalla Prima Parte [ q. 23, a. 2 ], la predestinazione è l'atto con il quale Dio predispone nell'eternità le cose da attuare nel tempo per mezzo della sua grazia.

Ora, che un uomo fosse Dio e Dio fosse un uomo è un fatto che si è compiuto nel tempo per mezzo della grazia dell'unione ipostatica.

E d'altra parte non si può dire che Dio non abbia predisposto dall'eternità il compimento di questa sua opera nel tempo, altrimenti bisognerebbe ammettere una novità nell'intelligenza divina.

Quindi anche l'unione delle due nature nell'unica persona di Cristo cade sotto l'eterna predestinazione di Dio.

In questo senso dunque si dice che Cristo fu predestinato.

Analisi delle obiezioni:

1. Nel testo citato l'Apostolo parla della nostra predestinazione a figli adottivi.

Come in Cristo però c'è una filiazione divina naturale che lo distingue da tutti gli altri, così c'è anche una predestinazione tutta particolare.

2. Alcuni, seguendo un testo della Glossa [ su Rm 1,4 ], dissero che la predestinazione va attribuita alla natura e non alla persona, nel senso cioè che la natura umana avrebbe ricevuto la grazia di essere unita al Figlio di Dio nell'unità della persona.

Ma allora l'affermazione dell'Apostolo sarebbe impropria per due motivi.

Primo, per una ragione generale.

Infatti non si dice predestinata la natura di qualcuno, ma la sua persona, poiché essere predestinato significa essere guidato alla salvezza, e ciò riguarda il supposito che agisce per il fine della beatitudine.

- Secondo, per una ragione particolare.

Poiché essere figlio di Dio non compete alla natura umana: è infatti falsa la proposizione: la natura umana è Figlio di Dio.

A meno che del testo di S. Paolo: « Egli fu predestinato a essere Figlio di Dio con potenza » non si voglia dare questa spiegazione forzata: « Fu predestinato che la natura umana fosse unita personalmente al Figlio di Dio ».

Perciò non rimane che attribuire la predestinazione alla persona di Cristo, non per se stessa, o in quanto sussiste nella natura divina, ma in quanto sussiste nella natura umana.

Per cui l'Apostolo, dopo aver detto [ Rm 1,3 ] che Cristo « è nato dalla stirpe di Davide secondo la carne », aggiunge che « fu predestinato a essere Figlio di Dio con potenza » per far capire che sotto l'aspetto per il quale è nato dalla stirpe di Davide secondo la carne è stato anche predestinato a essere Figlio di Dio con potenza.

Per quanto infatti essere Figlio di Dio con potenza sia naturale per quella persona considerata in se stessa, non lo è tuttavia se essa viene considerata nella sua natura umana, la quale ha ricevuto tale privilegio per mezzo della grazia dell'unione.

3. Origene [ In Rm 1, su 1,4 ] dice che il senso letterale del testo di S. Paolo sarebbe il seguente: « Egli è stato destinato a essere Figlio di Dio con potenza », togliendo così l'idea di anteriorità.

E allora non ci sono obiezioni.

Altri invece riferiscono l'anteriorità implicita nel participio predestinato non alla stessa filiazione divina, ma alla sua manifestazione, secondo il modo ordinario di esprimersi della Scrittura, per cui si dice che « le cose accadono nel momento in cui vengono conosciute »; in modo che il senso sarebbe: « Cristo fu predestinato a farsi conoscere come Figlio di Dio ».

- Ma allora non si tratta più di una vera predestinazione.

Poiché essere predestinato vuol dire essere guidato al fine della beatitudine.

Ora, la beatitudine di Cristo non dipende dalla conoscenza che noi abbiamo di lui.

Perciò è meglio dire che l'anteriorità inclusa nel participio predestinato si riferisce alla persona non in se stessa, ma con riferimento alla sua natura umana; sebbene infatti quella persona sia stata il Figlio di Dio dall'eternità, non è però eterno il fatto che una persona sussistente nella natura umana sia il Figlio di Dio.

Per cui S. Agostino [ De praed. sanct. 15.30 ] spiega: « Gesù, che doveva essere figlio di Davide secondo la carne, fu predestinato a essere Figlio di Dio con potenza ».

Dobbiamo poi notare che i due participi predestinato e fatto comportano due tipi diversi di antecedenza.

Poiché essere fatto si riferisce alla cosa come è in se stessa, mentre essere predestinato si riferisce a qualcuno in quanto esistente nel pensiero di chi lo predestina.

Ora, ciò che ha realmente una certa forma o natura può essere considerato o rispetto a quella data forma che possiede, o anche in modo assoluto.

E poiché non si può dire che la persona di Cristo ha cominciato a essere Figlio di Dio in modo assoluto, mentre si può affermarlo in quanto egli viene inteso o appreso come esistente nella natura umana, poiché a un certo momento cominciò a essere vero che un esistente nella natura umana era il Figlio di Dio, ne segue che è più vero dire che Cristo fu predestinato a essere Figlio di Dio che non dire: Cristo è stato fatto Figlio di Dio.

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