Summa Teologica - III

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Articolo 5 - Se a manifestare la nascita di Cristo dovessero essere gli angeli e una stella

In Matth., c. 2

Pare che a manifestare la nascita di Cristo non dovessero essere degli angeli.

Infatti:

1. Gli angeli sono sostanze spirituali, secondo le parole del Salmo [ Sal 104,4 ]: « Dio ha fatto i suoi angeli spiriti ».

Ora, la nascita di Cristo fu secondo la carne, non secondo la sua sostanza spirituale.

Quindi non doveva essere rivelata per mezzo degli angeli.

2. I giusti sono più affini agli angeli che a ogni altro essere, poiché sta scritto [ Sal 34,8 ]: « L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva ».

Ma ai giusti, cioè a Simeone e Anna, la nascita di Cristo non fu rivelata dagli angeli.

Quindi non doveva esserlo neppure ai pastori.

3. Né doveva essere rivelata ai Magi per mezzo di una stella.

Ciò infatti poteva essere occasione di errore per costoro, i quali credevano che gli astri influissero sulla nascita degli uomini.

Ora, le occasioni di peccato vanno eliminate.

Quindi non era conveniente che la nascita di Cristo fosse rivelata per mezzo di una stella.

4. Perché un segno possa significare qualcosa deve essere certo.

Ma la stella non era un segno certo della nascita di Cristo.

Perciò con essa quest'ultima non fu manifestata in modo conveniente.

In contrario:

La Scrittura [ Dt 32,4 ] dice che « le opere di Dio sono perfette ».

Ma tale manifestazione fu un'opera divina.

Quindi fu attuata con segni convenienti

Dimostrazione:

Come la dimostrazione sillogistica avviene mediante ciò che è più evidente per colui a cui si vuole dimostrare qualcosa, così la manifestazione mediante qualche segno va fatta con ciò che è familiare a colui al quale essa è ordinata.

È evidente d'altra parte che per gli uomini giusti è familiare e abituale essere istruiti dall'istinto interiore dello Spirito Santo, cioè dallo spirito di profezia, senza l'intervento di segni sensibili.

Altri invece, dediti ad attività materiali, vengono condotti alle realtà intellettuali mediante quelle sensibili.

Ora, i Giudei solevano ricevere le comunicazioni divine mediante gli angeli, per mezzo dei quali avevano ricevuto anche la legge, come sta scritto [ At 7,53 ]: « Voi avete ricevuto la legge per mano degli angeli ».

I gentili invece, e specialmente gli astrologi, solevano osservare il corso degli astri.

E così ai giusti, cioè ad Anna e a Simeone, la nascita di Cristo fu rivelata per istinto interiore dello Spirito Santo, come afferma S. Luca [ Lc 2,26 ]: « Dallo Spirito Santo gli era stato preannunciato che non avrebbe visto la morte prima di aver veduto il Messia del Signore ».

Invece ai pastori e ai Magi, in quanto persone dedite ad attività materiali, la nascita di Cristo fu manifestata mediante apparizioni visibili.

E siccome si trattava di una nascita non puramente terrena, ma in qualche modo celeste, sia agli uni che agli altri fu rivelata con segni celesti.

Come infatti scrive S. Agostino [ Serm. 204 ], « gli angeli popolano il cielo, gli astri lo adornano: quindi gli uni e gli altri narrano la gloria di Dio ».

È giusto poi che, ai pastori, in quanto Giudei, presso i quali le apparizioni degli angeli sono frequenti, la nascita di Cristo fosse rivelata per mezzo di angeli; ai Magi invece, abituati a considerare i corpi celesti, fu manifestata per mezzo di una stella.

Poiché, come spiega il Crisostomo [ In Mt hom. 6 ], « Dio, adattandosi ad essi, li volle chiamare con mezzi ad essi familiari ».

- C'è poi un'altra ragione, portata da S. Gregorio [ In Evang. hom. 10 ]: « Ai Giudei, abituati all'uso della ragione, doveva parlare una creatura razionale.

I gentili invece, che non sapevano servirsi della ragione per conoscere Dio, sono condotti a lui non attraverso la parola, ma con dei segni.

E come per annunziare alle genti il Signore già dotato di loquela furono incaricati dei predicatori che parlavano, così per annunziare il Signore ancora infante furono usati dei muti elementi ».

S. Agostino [ Leone Papa, Serm. 33,2 ] porta ancora un terzo motivo: « Ad Abramo era stata promessa una innumerevole discendenza, non carnale, ma frutto della fecondità della fede.

Per questo essa fu paragonata alla moltitudine delle stelle, allo scopo di infondere la speranza di una discendenza celeste ».

Perciò i gentili, « indicati nelle stelle, dal sorgere di un nuovo astro vengono stimolati » ad andare a Cristo, per mezzo del quale diventano progenie di Abramo.

Analisi delle obiezioni:

1. Ha bisogno di essere rivelato ciò che di per sé è occulto, non ciò che è già manifesto.

Ora, la carne del neonato era visibile, mentre la sua divinità era occulta.

Perciò quella nascita fu rivelata per mezzo degli angeli, che sono i ministri di Dio.

E l'angelo apparve circondato di luce per mostrare che il neonato era « lo splendore della gloria del Padre » [ Eb 1,3 ].

2. I giusti non avevano bisogno di un'apparizione visibile di angeli ma, essendo essi perfetti, era loro sufficiente l'istinto interiore dello Spirito Santo.

3. La stella che rivelò la nascita di Cristo eliminò ogni occasione di errore.

Come infatti dice S. Agostino [ Contra Faustum 2,5 ], « nessun astrologo mise le sorti umane sotto l'influsso degli astri in modo tale da affermare che una stella, alla nascita di un uomo, avrebbe abbandonato il suo corso per andare verso quell'uomo appena nato »: come invece avvenne per la stella che indicò la nascita di Cristo.

In questo modo dunque non viene confermato l'errore di chi « crede di stabilire un nesso tra il corso degli astri e la sorte di chi nasce: costoro infatti non credono che il corso degli astri possa mutare per la nascita di un uomo ».

Inoltre, secondo il Crisostomo [ In Mt hom. 6 ], « all'astronomia non spetta conoscere in base alle stelle coloro che nascono, ma predire il futuro in base al tempo della loro nascita.

Ora, i Magi non conobbero il momento della nascita in modo da prenderlo come punto di partenza per conoscere il futuro in base al movimento delle stelle, ma avvenne piuttosto il contrario ».

4. Secondo quanto riferisce il Crisostomo [ Op. imp. in Mt hom. 2 ], in certi scritti apocrifi si legge che un popolo dell'estremo oriente, vicino all'oceano, possedeva uno scritto attribuito a Seth, nel quale si parlava di questa stella e dei doni da offrirsi.

E tale popolo, nella diligente attesa di questa stella, aveva istituito dodici esploratori, i quali in tempi determinati salivano devotamente sulla montagna.

E di lassù essi in seguito videro la stella avente come la forma di un bambino, e con sopra il segno di una croce.

Si può anche dire, secondo il libro [ dell'Ambrosiaster ] Questioni del Nuovo e dell'Antico Testamento [ 62 ], che « quei Magi seguirono la tradizione di Balaam », il quale aveva detto [ Nm 24,17 ]: « Una stella spunta da Giacobbe ».

Vedendo quindi una stella fuori del corso normale del mondo, riconobbero in essa quella che Balaam aveva profetizzato come segno del Re dei Giudei ».

S. Agostino [ Serm. 374 ] dice inoltre che « i Magi ricevettero dagli angeli una qualche rivelazione » sul fatto che la stella indicava la nascita di Cristo.

Ed è probabile che ricevessero questo avviso « da parte degli angeli buoni, dal momento che cercavano la propria salvezza nell'adorazione di Cristo ».

Oppure si può dire con S. Leone Papa [ Serm. 34,3 ] che « oltre a quell'apparizione che colpì la vista corporea, un raggio più fulgido della verità istruì i loro cuori, il che rientrava nell'illuminazione della fede ».

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