Summa Teologica - III

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Articolo 5 - Se Cristo discendendo agli inferi ne abbia liberato i santi Patriarchi

In 3 Sent., d. 22, q. 2, a. 2, sol. 1; Comp. Theol., c. 235; Expos. in Symb., a. 5; In Ephes., c. 4, lect. 3

Pare che Cristo discendendo agli inferi non ne abbia liberato i santi Patriarchi.

Infatti:

1. S. Agostino [ Epist. 164,3 ] ha scritto: « Non sono ancora riuscito a trovare quale beneficio Cristo abbia arrecato a quei giusti che erano nel seno di Abramo discendendo tra loro nell'inferno, non avendoli egli mai privati della presenza beatifica della sua divinità ».

Ora, grande sarebbe stato il beneficio loro arrecato se egli li avesse liberati dall'inferno.

Pare quindi che Cristo non abbia liberato i santi Patriarchi dall'inferno.

2. Nessuno è trattenuto nell'inferno se non per il peccato.

Ma i santi Patriarchi erano stati giustificati dal peccato mentre erano in vita, mediante la fede in Cristo.

Quindi non avevano bisogno di essere liberati dall'inferno con la discesa di Cristo agli inferi.

3. Tolta la causa è tolto anche l'effetto.

Ora, la causa della discesa agli inferi è il peccato, che però fu tolto dalla passione di Cristo, come si è visto sopra [ q. 49, a. 1 ].

Quindi i santi Patriarchi non furono liberati dall'inferno attraverso la discesa di Cristo.

In contrario:

S. Agostino [ Serm. supp. 160 ] afferma che quando Cristo discese agli inferi spezzò « le porte dell'inferno e le sbarre di ferro, e prosciolse tutti i giusti che erano sotto il peso del peccato originale ».

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ a. 4, ad 2 ], discendendo agli inferi Cristo agiva in virtù della sua passione.

Ma con la passione di Cristo il genere umano fu liberato non solo dal peccato, bensì anche dal meritato castigo, come si è visto [ q. 49, aa. 1,3 ].

Ora, gli uomini meritavano il castigo per due motivi.

Primo, per il peccato attuale, che ciascuno aveva commesso personalmente.

Secondo, per il peccato di tutta la specie umana, derivato per via d'origine dal nostro progenitore, come insegna S. Paolo [ Rm 5,12ss ].

Ora, il castigo di questo peccato è la morte corporale e l'esclusione dalla vita della gloria, come risulta dai primi capitoli della Genesi [ Gen 2,17; Gen 3,3.19.23ss ]: Dio infatti dopo il peccato scacciò l'uomo dal paradiso, avendogli in precedenza minacciata la morte se avesse peccato.

Perciò Cristo discendendo agli inferi prosciolse i giusti, in virtù della sua passione, da questo reato di pena che li escludeva dalla vita della gloria, cioè dalla visione di Dio per essenza, nella quale consiste la perfetta beatitudine dell'uomo, come si è spiegato nella Seconda Parte [ I-II, q. 3, a. 8 ].

Ora, i santi Patriarchi erano detenuti nell'inferno per il fatto che non era aperta per essi la via alla vita della gloria a motivo del peccato dei nostri progenitori.

Quindi Cristo discendendo agli inferi ne liberò i santi Patriarchi.

E ciò era stato così preannunziato da Zaccaria [ Zc 9,11 Vg ]: « Mediante il sangue della tua alleanza hai rimandato liberi i tuoi prigionieri dalla fossa dove non c'era acqua ».

E S. Paolo [ Col 2,15 ] afferma, secondo le spiegazioni della Glossa [ ord. e interlin. ], che Cristo, « spogliati i principati e le potestà, cioè i poteri infernali, sottraendo ad essi Isacco, Giacobbe e tutti gli altri giusti, li portò fuori, cioè lontano dal regno delle tenebre, per condurli al cielo ».

Analisi delle obiezioni:

1. Nel testo citato S. Agostino confuta quanti pensavano che i giusti dell'antico Testamento prima della venuta di Cristo fossero soggetti nell'inferno ai dolori delle pene.

Infatti poco prima aveva scritto: « Alcuni aggiungono che anche ai santi dell'antico Testamento venne concesso il beneficio di essere liberati dai dolori suddetti.

Ma io non vedo in che modo potesse pensarsi in mezzo a quei dolori un Abramo, nel cui seno fu accolto anche il povero e pio Lazzaro ».

Perciò la frase successiva, in cui dice di « non essere riuscito ancora a trovare quale beneficio Cristo abbia apportato agli antichi giusti », va riferita alla liberazione dai dolori delle pene.

Egli giovò loro invece per il raggiungimento della gloria, e di conseguenza li liberò dal dolore che soffrivano nel vederla procastinata.

Essi tuttavia avevano una grande gioia grazie alla speranza di essa, secondo l'accenno evangelico [ Gv 8,56 ]: « Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno ».

Per cui S. Agostino conclude: « Non mi risulta che egli li abbia mai privati della presenza beatifica della sua divinità »: in quanto cioè anche prima della venuta di Cristo essi erano beati nella speranza, sebbene non lo fossero perfettamente nella realtà.

2. I santi Patriarchi durante la vita furono liberati per la fede in Cristo da ogni peccato, sia originale che attuale, e dal reato della pena dovuta ai loro peccati attuali, ma non dal reato della pena dovuta al peccato originale, che li escludeva dalla gloria, non essendo stato ancora sborsato il prezzo della redenzione umana.

Come anche oggi i fedeli di Cristo grazie al battesimo sono liberati dal reato dei loro peccati attuali e del peccato originale per quanto riguarda l'esclusione dalla gloria, però rimangono soggetti al reato del peccato originale per quanto riguarda la morte corporale; poiché essi sono rinnovati secondo lo spirito e non secondo la carne, come insegna S. Paolo [ Rm 8,10 ]: « Il corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione ».

3. Appena subita la morte, l'anima di Cristo discese immediatamente all'inferno, e portò ai santi in esso racchiusi il frutto della sua passione: tuttavia essi non ne uscirono fino a che Cristo vi rimase, poiché la sola presenza di Cristo portava al colmo la loro gloria.

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