Summa Teologica - III

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Articolo 6 - Se Cristo abbia liberato dall'inferno qualche dannato

In 3 Sent., d. 22, q. 2, a. 1, sol. 2; Comp. Theol., c. 235; Expos. in Symb., a. 5

Pare che Cristo abbia liberato dall'inferno qualche dannato.

Infatti:

1. In Isaia [ Is 24,22 ] si legge: « Saranno radunati in una fossa, saranno rinchiusi in un carcere, e dopo molti giorni saranno visitati ».

E qui si parla dei dannati che avevano adorato « la milizia del cielo ».

È chiaro quindi che anche i dannati, con la discesa di Cristo agli inferi, furono visitati.

Il che pare riguardare la loro liberazione.

2. A commento di quel passo di Zaccaria [ Zc 9,11 Vg ]: « Tu mediante il sangue della tua alleanza hai rimandati liberi i tuoi prigionieri dalla fossa dove non c'era acqua », la Glossa [ interlin. ] scrive: « Tu hai liberato coloro che erano incarcerati in quei luoghi dove non c'è il refrigerio di quella misericordia che il ricco epulone domandava ».

Ma solo i dannati sono rinchiusi in un carcere senza misericordia.

Quindi Cristo liberò alcuni dall'inferno dei dannati.

3. La potenza di Cristo non fu minore nell'inferno che in questo mondo: infatti in entrambi i luoghi egli agiva con la potenza della sua divinità.

Ma in questo mondo egli liberò individui di qualsiasi condizione.

Perciò anche nell'inferno egli deve aver liberato alcuni anche dallo stato di dannazione.

In contrario:

In Osea [ Os 13,14 ] si legge: « O morte, io sarò la tua morte! Sarò la tua distruzione, o inferno! ».

E la Glossa [ interlin. ] spiega: « Lo sarò liberando gli eletti e lasciandovi i reprobi ».

Ora, nell'inferno dei dannati ci sono soltanto i reprobi.

Quindi la discesa di Cristo agli inferi non ha liberato nessuno dall'inferno dei dannati.

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ a. 4, ad 2; a. 5 ], Cristo discendendo agli inferi agiva in virtù della sua passione.

Perciò la sua discesa portò il frutto della liberazione a quelli soltanto che si erano congiunti alla sua passione mediante la fede informata dalla carità, la quale è in grado di togliere i peccati.

Ora, quelli che si trovavano nell'inferno dei dannati o non avevano avuto per nulla la fede nella passione di Cristo, come gli infedeli, oppure, se avevano avuto la fede, non avevano avuto alcuna conformità con la carità di Cristo sofferente.

Per cui non erano stati mondati dalle loro colpe.

Quindi la discesa di Cristo agli inferi non portò loro la liberazione dalle pene dell'inferno.

Analisi delle obiezioni:

1. Alla discesa di Cristo agli inferi tutti quelli che si trovavano in qualsiasi parte dell'inferno furono in qualche modo visitati: alcuni però per loro consolazione e liberazione, altri invece, cioè i dannati, per loro condanna e confusione.

Per questo Isaia aggiunge nel passo citato [ Is 24,23 ]: « Arrossirà la luna, impallidirà il sole », ecc.

Però il testo può riferirsi anche alla visita che essi riceveranno il giorno del giudizio, non per essere liberati, ma per essere nuovamente condannati, secondo le parole di Sofonia [ Sof 1,12 ]: « Visiterò gli uomini immersi nelle loro lordure ».

2. L'espressione della Glossa: « dove non c'è il refrigerio di alcuna misericordia », va riferita al refrigerio della perfetta liberazione.

Poiché i santi Patriarchi prima della venuta di Cristo non potevano essere liberati da quelle carceri dell'inferno.

3. Il fatto che non ci fu la liberazione di qualche individuo in qualsiasi stato dei dannati nell'inferno come in qualsiasi stato o condizione delle persone esistenti nel mondo non va attribuito all'impotenza di Cristo, ma alla loro diversa condizione.

Poiché gli uomini fino a che sono in vita possono convertirsi alla fede e alla carità, non essendo nella vita presente stabiliti nel bene o nel male come dopo la morte.

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