Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se qualunque parroco possa concedere indulgenze

Pare che qualunque parroco possa concedere indulgenze.

Infatti:

1. L'efficacia delle indulgenze deriva dall'abbondanza dei meriti della Chiesa.

Ma ogni comunità possiede una certa quantità di meriti.

Perciò ogni sacerdote che sia a capo di una comunità di fedeli può concedere indulgenze; e lo stesso si dica dei prelati.

2. Il prelato governa la propria comunità come ogni uomo governa se stesso.

Ora, chiunque può trasmettere a un altro i propri beni ed espiare per lui.

Quindi anche il prelato può dispensare ai singoli sudditi i beni della comunità.

Quindi può concedere indulgenze.

In contrario:

È richiesta una minore autorità per scomunicare che per concedere indulgenze.

Ora, il parroco non può scomunicare.

Quindi neppure può concedere indulgenze.

Dimostrazione:

L'effetto delle indulgenze consiste nel fatto che le opere di espiazione di uno vengono applicate in favore di un altro non soltanto in forza della carità che li unisce, ma anche perché l'intenzione dell'uno si volge in qualche modo verso l'altro.

Ora, l'intenzione di una persona può raggiungere un'altra in tre maniere: in maniera speciale, generale o particolare.

In maniera particolare quando una persona espia in concreto per un'altra persona determinata.

Ed è così che tutti possono trasmettere a un altro le proprie opere buone.

- In maniera speciale quando uno, ad es., prega e offre le sue opere soddisfattorie per la propria comunità, per i familiari e i benefattori.

E in questo senso il superiore della comunità può partecipare ad altri quelle opere, applicando l'intenzione dei membri della sua comunità a una persona particolare.

- In maniera generale poi quando una persona offre le sue azioni per il bene comune in genere.

Ora, dispensare in questo modo le azioni buone applicando l'intenzione [ generale ] di chi le ha compiute a questa o a quell'altra persona spetta al capo supremo della Chiesa.

E poiché il singolo è membro di una comunità, e questa a sua volta fa parte della Chiesa, ne segue che nell'intenzione del bene privato resta inclusa l'intenzione sia del bene della comunità che del bene di tutta la Chiesa.

Quindi il capo della Chiesa può disporre dei beni delle singole comunità e degli individui, e il capo di una comunità può disporre dei beni dei singoli membri; ma non viceversa.

Tuttavia né il primo né il secondo modo di partecipare i beni viene detto indulgenza, ma solo il terzo, per due motivi.

Primo, perché con i primi due, benché l'uomo venga assolto dal reato della pena davanti a Dio, non lo è invece dall'obbligo di compiere la soddisfazione imposta dalla Chiesa.

Dal quale al contrario viene assolto nel terzo caso.

- Secondo, perché nessuna persona o comunità possiede un cumulo infinito di meriti, tale che basti per sé e per tutti gli altri.

Quindi una determinata persona non può essere assolta da tutta la pena dovuta se un altro non sconta tutto per lei in maniera esplicita.

La Chiesa invece quanto a meriti è inesauribile; soprattutto a motivo di quelli di Cristo.

- Perciò solamente chi è a capo di una Chiesa può concedere indulgenze.

Inoltre la Chiesa è « la società dei fedeli ».

Ora, una società umana può essere di due tipi: domestica, quale una famiglia, e politica, quale tutto un popolo.

La Chiesa si avvicina più alla società politica, poiché lo stesso suo popolo è chiamato Chiesa, mentre le diverse comunità o parrocchie di una diocesi assomigliano piuttosto alle comunità formate di diverse famiglie, o di diversi uffici.

E così soltanto il Vescovo propriamente è prelato della Chiesa, ed egli solo riceve l'anello come suo sposo.

Di conseguenza egli soltanto gode del pieno potere nell'amministrazione dei sacramenti, e della giurisdizione nel foro giudiziale, come persona pubblica; gli altri invece hanno quel tanto di autorità che è da lui delegata.

I sacerdoti che sono a capo di determinate popolazioni, al contrario, non sono prelati in modo assoluto, ma piuttosto coadiutori [ del Vescovo ]: per cui nella loro ordinazione questi dice: « Quanto più deboli siamo, tanto maggiore bisogno abbiamo di tali aiuti ».

E per questo motivo non possono neppure amministrare tutti i sacramenti.

Quindi i parroci, gli abati e altri simili prelati non possono concedere indulgenze.

In base a ciò risultano sciolte anche le obiezioni proposte.

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