Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se i beati che hanno raggiunto la patria vedano le pene dei dannati

Pare che i beati che hanno raggiunto la patria non vedano le pene dei dannati.

Infatti:

1. I beati sono più distanti dai dannati che dai viatori.

Ora, i beati non sempre vedono i fatti di noi viatori; si legge infatti in Isaia [ Is 63,16 ]: « Abramo non ci riconosce ».

E la Glossa [ interlin. ] spiega: « I morti, anche se santi, ignorano ciò che fanno i vivi, anche i loro figli ».

Molto meno quindi essi vedono le pene dei dannati.

2. La perfezione della visione dipende dalla perfetta visibilità dell'oggetto: infatti il Filosofo [ Ethic. 10,4 ] afferma che « l'operazione più perfetta del senso è quella del senso ottimamente disposto circa l'oggetto più bello che possa brillare sotto il senso stesso ».

Perciò al contrario la bruttezza dell'oggetto ricade sulla visione come un'imperfezione.

Ma nei beati non ci sarà alcuna imperfezione.

Quindi essi non vedranno la miseria dei dannati, in cui si riscontra il massimo di bruttura.

In contrario:

In Isaia [ Is 66,24 ] il Signore afferma: « Uscendo vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati contro di me ».

E la Glossa [ ord. ] commenta: « Usciranno gli eletti mediante un'intellezione e una visione evidente, per accendersi maggiormente nella lode di Dio ».

Dimostrazione:

Ai beati non si può negare nulla che contribuisca alla perfezione della loro beatitudine.

Ora, dal confronto con i contrari le cose vengono conosciute maggiormente: poiché « i contrari posti l'uno accanto all'altro si illuminano a vicenda ».

Perché quindi la beatitudine dei santi venga da essi più apprezzata, e maggiormente essi ne rendano grazie a Dio, viene loro concesso di vedere perfettamente la pena dei reprobi.

Analisi delle obiezioni:

1. La Glossa suddetta parla dei santi defunti secondo le limitazioni della natura: infatti non è necessario che essi per conoscenza naturale conoscano tutto ciò che viene compiuto tra i vivi.

Ma i santi che sono in paradiso conoscono chiaramente ciò che avviene sia presso i viatori che presso i dannati.

Per cui S. Gregorio [ Mor. 12,21 ] scrive: « Ciò non va pensato dei santi », che cioè, come dice Giobbe [ Gb 14,21 ], « essi non sanno se i loro figli siano nobili o ignobili », ecc., « poiché chi ha dentro di sé la luce di Dio non si può credere che ignori qualcosa di ciò che è al di fuori di lui ».

2. Sebbene la bellezza dell'oggetto contribuisca alla perfezione della visione, tuttavia la sua bruttezza può non inficiarla in alcun modo: poiché le specie intenzionali delle cose esistenti nell'anima con le quali si ha la conoscenza dei contrari non sono contrarie fra di loro.

Anche Dio infatti, che ha la conoscenza più perfetta, vede tutte le cose belle e tutte quelle brutte.

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