Deliberazioni della Assemblea

IV. L'apostolato catechistico e sociale dell'Unione

1. Il Concilio Ecumenico Vaticano II si è occupato due volte degli Istituti Secolari: nel decreto Perfectae caritatis n. 11 e in quello Ad gentes, n. 40 riproponendo in sintesi le principali norme e disposizioni della Costituzione Apostolica "Provida Mater Ecclesia" e del Motu Proprio "Primo feliciter" sui suddetti Istituti.

Il Concilio ha riaffermato in primo luogo che "gli istituti secolari, pur non essendo istituti religiosi, tuttavia comportano una vera e completa professione dei consigli evangelici nel secolo, riconosciuta dalla Chiesa.

Tale professione conferisce agli uomini e alle donne, ai laici e ai chierici che vivono nel secolo, una consacrazione.

Perciò essi anzitutto intendano darsi totalmente a Dio nella perfetta carità".

In secondo luogo il Concilio ha raccomandato che "gli istituti stessi conservino la loro propria particolare fisionomia, cioé quella secolare, per essere in grado di esercitare efficacemente e dovunque il loro apostolato in seno al mondo e, per così dire per mezzo della vita secolare, il che è il fine specifico per cui sono sorti".

Consacrazione totale di sé a Dio mediante la professione dei consigli evangelici, e apostolato nel mondo e come per mezzo del mondo sono rispettivamente lo stato di vita e il fine specifico degli Istituti Secolari.

Per l'Unione tutto ciò è stabilito dall'art.1 delle Regole e Costituzioni.

2. Tocca ai Catechisti di realizzare con una sintesi operante i temi dominanti della loro vocazione e cioè stato di consacrazione, fine apostolico, vissuti nella condizione e nelle forme delle attività secolari.

Per evitare particolari fraintendimenti i Catechisti debbono sempre partire e tenere ben fermo il principio informatore secondo cui concretare tale sintesi e corrispondere pienamente alla chiamata del Signore.

I temi e i contenuti peculiari che specificano la vocazione dei membri dell'Unione trovano nella loro qualificazione "catechistica" il loro principio informatore.

I membri dell'Unione sono infatti "catechisti" non solo per qualche loro attività, ma perché appartenenti a uno stato di vita interamente dedito ad un'azione apostolica che esige da essi, congregati e associati, una disponibilità totale, un atteggiamento interiore, un intento dominante e uno stile di vita e di opere essenzialmente "catechistici".

Secondo l'etimologia del termine e la sua antichissima tradizione, "catechista" è colui che "riecheggia" il Cristo, e lo "riecheggia" con tutto se stesso, con l'esempio e la parola.

"Catechista" è colui che fa trasparire il Cristo in tutto ciò che fa e in tutto ciò che dice.

E lo fa trasparire efficacemente e perciò concorre a irradiarlo, a comunicarlo con i modi e le forme adatte alle persone che incontra o che avvicina; lo fa come rivivere "in" se stesso e "da" se stesso affinché riviva in coloro a cui lo annuncia.

Perciò "riecheggia" Gesù e lo partecipa accogliendo in sé, nella carità fraterna, i bisogni e le esigenze di coloro ai quali lo presenta, affinché Cristo possa loro apparire e possa in loro come incarnarsi.

Per questo il catechista soccorre i bisogni e aiuta le esigenze del prossimo e della società affinché siano bisogni ed esigenze di Cristo, vissuti e soddisfatti secondo Cristo e in vista di Lui.

Tutto ciò comporta in primo luogo l'amore eminente per Cristo e la totale consacrazione a Cristo nella professione dei consigli evangelici o - almeno - nella vita ispirata da detti consigli.

Tutto ciò comporta pure la secolarità in quanto la suddetta consacrazione e la sua finalità apostolica vengono vissute all'interno delle forme di vita e con i mezzi del mondo.

3. Il Catechista è "apostolo" cioé "mandato" da Dio e dalla Chiesa sempre e in tutto ciò che egli è e ciò che egli fa.

Anche nell'assolvimento dei suoi compiti professionali, familiari, sociali e civili, e ciò per quella connotazione e rilevanza catechistica che egli dovrà imprimere alle sue attività di secolare.

Se è vero che il catechista rimane, in quanto lavoratore, membro di famiglia e cittadino, l'unico responsabile degli esiti terreni delle sue scelte e delle sue opere, egli tuttavia deve esercitare i suoi compiti secolari animandoli con intenzioni e fini eminentemente apostolici e "catechistici".

Ciò esige il pieno rispetto, nella luce del Padre creatore, delle relative autonomie e del valore delle realtà naturali e umane; ciò esige l'intendimento di restaurare e ricapitolare nel Cristo Redentore e in vista di Lui, ogni attività ed espressione umana e ogni realtà naturale, come pure richiede che tutto sia operato nella carità dello Spirito Santo, che tutto vivifica e santificando riunisce nella pienezza della pace.

4. Nell'impegno secolare il Catechista deve dare una particolare importanza alla difesa e allo sviluppo in senso cristiano della famiglia e del matrimonio su cui essa si basa.

Il catechista deve pure riconoscere che la prosperità e la pienezza umana della società civile sono destinate ad essere, nel piano di Dio, la condizione e l'espressione dell'attuarsi di tutte le virtualità immanenti dell'uomo, quelle virtualità cioé che hanno per fine il completo sviluppo della persona nella pienezza della convivenza umana, e ciò per rapporto alle condizioni e strutture di vita, per rapporto alle realtà terrene.

Il Catechista perciò dia il suo fattivo consenso a tutto ciò che può concorrere a sviluppare il bene comune nelle sue componenti di verità, libertà, giustizia e amore tra i concittadini, a tutto ciò che appare come efficace per il bene, la prosperità e la pace di tutti.29

Il Catechista sia ben consapevole che la suddetta totalità di attuazione non potrà conseguirsi se non verranno parimenti soddisfatte, con una manifesta e aperta religiosità nella vita e nei costumi, le virtualità trascendenti insite nella condizione creaturale dell'uomo e di tutto ciò che egli opera e di cui si serve.

Tali virtualità trascendenti, da cui dipende il senso e il valore ultimo della vita richiedono all'uomo, per la pienezza del suo essere relativo e contingente, di tendere, mediante l'abnegazione totale di sé al di là di se stesso, verso l'Essere assoluto e necessario.

Tali virtualità esigono che l'uomo cerchi e ami Dio più di sé e al di sopra di sé e che per questa via compia la pienezza di sé partecipando alla totalità dell'Essere che è Dio.

L'uomo cioé deve ricercare e accettare ogni verità come partecipazione della Verità eterna che è Dio, deve operare ogni bene come adesione al Bene sussistente, deve riferire tutto a Dio e da Lui tutto ricevere nell'adorazione.

Ancora, tali virtualità esigono che la città dell'uomo si costituisca e prosperi come segno della città di Dio in cui è destinata ad essere ricostituita e trasfigurata come parte integrante, nel giorno del Signore.

Ancora, il Catechista ritenga che la pienezza della vita civile non può conseguirsi con le sole società nazionali e statutali esistenti, e benché egli debba amare la nazione e la società in cui è nato e a cui appartiene, assecondi sempre ogni iniziativa che davvero tenda ad affratellare i popoli e le nazioni in consessi internazionali e mondiali basati sul pieno rispetto delle peculiari caratteristiche e dei diritti e dei doveri di ciascun popolo e nazione.

Il Catechista consideri come sia provvidenziale anche sotto questo aspetto il detto di Gesù Crocifisso a Fra Leopoldo: "I figli della pia Unione devono essere un gruppo solo unito con me Gesù Crocifisso.

Fossero pure in tutte le città del mondo, debbono formare uno spirito solo in Dio".

"Quelli della pia Unione devono essere, un cuor solo con Gesù Crocifisso30

L'apostolato sociale dell'Unione comprende pure l'esplicazione dell'attività professionale.

L'articolo 15, delle Regole e Costituzioni é quanto mai esplicito su questo argomento.

Quello invece che occorre qui affermare, sulla base della esperienza, è che nella scelta della professione è conveniente che ogni Catechista cerchi di preferenza di esercitare quelle attività che non solo non costituiscono un pericolo per la sua vocazione, ma che, in quanto comportano contatti e relazioni umane più intense e dirette, meglio possono favorire comunicazioni di idee e di comportamenti e consentire diretti apporti e contributi alle persone.

5. I Catechisti, se é vero che perseguono il loro apostolato catechistico in tutte le loro attività secolari e in tutti gli ambienti sociali a cui appartengono, debbono tuttavia attuare come indispensabili e tenerle nel massimo conto iniziative di apostolato catechistico specifiche, dirette cioé interamente a spezzare il pane del Vangelo e a destare la conversione delle menti e dei cuori a Cristo e l'amore a Dio e alla Chiesa.

Tali attività rivestono una particolare importanza, non solo perché esigono dal Catechista un costante approfondimento della fede e una ravvivata volontà di santificazione e ne alimentano l'orazione e la visione cristiana della vita, ma anche perché lo debbono stimolare a conoscere e ad amare il prossimo nella conoscenza e nell'amore di Cristo, senza di cui ogni amore rimane o decade nella mera filantropia, dimentica dell'essenza profonda dell'uomo e del suo destino immortale.

Le attività dirette di apostolato catechistico aiutano nel migliore dei modi quella sintesi operante tra capacità ed esperienze umane da un lato, consacrazione e dedizione religiosa dall'altro, sintesi che deve essere il compito quotidiano di ogni Catechista.

Più ancora, si deve alla catechesi diretta ed esplicita la massima possibilità di esprimere la fecondità complessiva di ciascun catechista nell'impegno di carità di parlare Cristo ai fratelli e di comunicarlo loro e di aiutarli a viverlo.

6. Il fine catechistico dell'apostolato dell'Unione, di norma, non può andare disgiunto da quello sociale, perché i Catechisti non possono pressoché mai prescindere dai bisogni e dalle esigenze umane di coloro a cui si rivolgono, specie dei fanciulli e dei giovani.

Il fine catechistico perciò inclina a quello sociale e lo illumina e dirige, mentre quest'ultimo offre al primo di consustanziarsi di apporti e di responsabilità provenienti dalla conoscenza dei bisogni e delle esigenze della vita quotidiana e dall'appello che da essi si eleva.

Di conseguenza sono da comprendersi nel fine catechistico e sociale dell'Unione soprattutto quelle iniziative intese a soccorrere e ad aiutare la gioventù nella crescita e nella maturazione umana e cristiana ad un tempo.

E non è chi non possa vedere tra i Catechisti, come la scuola cristiana con i suoi scopi profani e sociali compresi nei suoi intendimenti e nelle sue finalità cristiane, rappresenti una attuazione caratteristica e fondamentale dell'apostolato catechistico e sociale dell'Unione.

Tanto più in un mondo in via di rapido sviluppo sociale e accentuato progresso; tecnico ed economico, mondo che sempre di più guarda alla scuola come a mezzo essenziale con cui attuare la formazione culturale civile e professionale di tutti i cittadini.

7. L'apostolato catechistico e sociale dell'Unione deve opportunamente situarsi nell'ambito della Diocesi e della Parrocchia.

Secondo le direttive del Concilio Vaticano II, dal catechismo ai piccoli e ai giovani, alle più complesse e articolate iniziative educative e formative: tutto deve essere attuato con il chiaro intento di concorrere a potenziare la vita diocesana e parrocchiale.

La Diocesi, vera e propria Chiesa nella Chiesa universale, è infatti la sede del Vescovo successore degli Apostoli, pastore e maestro per diritto divino; mentre la Parrocchia è l'ambito dove, per mandato del Vescovo e in sua rappresentanza, viene celebrato il Sacrificio eucaristico e vengono amministrati i Sacramenti, dove viene spezzato il pane del Vangelo, dove dalla nascita alla morte il cristiano inizia e sviluppa il suo incontro con il Cristo, la sua consacrazione e incorporazione a Lui.

Oltre a dare vita nell'ambito parrocchiale ad un apostolato della testimonianza, tanto più notevole in quanto offerto nelle stesse condizioni umane e sociali della maggioranza dei fedeli, i Catechisti devono collaborare con i Parroci e i sacerdoti all'istruzione catechistica dei parrocchiani sostenendo altresì le opere parrocchiali, per es l'oratorio, ché più da vicino possono favorire l'educazione cristiana della giovntù e aiutare l'insegnamento del catechismo.

In questo modo l'Unione sgrava i sacerdoti dal peso inerente alla formazione spirituale e apostolica dei collaboratori più diretti, e offre al loro servizio persone adeguatamente preparate, esperte nell'insegnamento religioso e della vita secolare.

Le famiglie dei catechisti associati debbono essere focolari irradianti il calore luminoso di un cristianesimo comunitario davvero praticato e centri propulsori della vita parrocchiale, dove il parroco possa trovare conforto di consensi filiali e di generoso sostegno nelle fatiche pastorali e catechistiche.

I Catechisti congregati, in virtù della loro maggiore disponibilità, potranno accollarsi le iniziative e le attività parrocchiali di maggior peso e sempre connesse con la catechesi.

A servizio dei Vescovi, i Catechisti offrano la più devota collaborazione alle opere e alle imprese diocesane e interparrocchiali, specie se concernenti la catechesi dei fedeli, l'educazione della gioventù e la formazione di catechisti.

8. "Ed io quando sarà innalzato da terra trarrò tutto a me" ( Gv 12,32 )

I Catechisti considerino come la salutare influenza del Crocifisso tocca principalmente ogni uomo e per esso, nell'umanità di Cristo, s'irradia su tutte le attività, realizzazioni e vicende umane, sino a influire sull'intera realtà cosmica, realtà d'altronde creata in vista del Cristo nonché compresa nella natura dell'uomo e nell'opera di questi coinvolta.

I Catechisti riflettano come tutto è stato assoggettato dal peccato, anche il mondo delle cose; e come tutto è redento in radice dal sacrificio di Gesù, mentre ogni creatura ancora geme nell'attesa della rivelazione dei figli di Dio. ( Cfr. Rm 8,18-23 ).

I Catechisti perciò, quali membra vive del Cristo Redentore e a Lui consacrati, cooperino nel mondo secolare e civile, nella storia dell'uomo, con l'annuncio dell'esempio e della parola e mediante ogni cosa e impresa del mondo a rendere vitale questa universale attesa di Lui.

Mentre tutto attuandosi e svolgendosi declina e muore, i Catechisti suscitino ovunque la indefettibile speranza nel giorno del Signore, cooperando con Gesù Crocifisso all'universale rinnovamento alla virtuale trasposizione redintegrativa di tutto ciò che è buono e onesto nella pienezza radiosa e incorruttibile "dei nuovi cieli e della nuova terra" dove Dio sarà tutto in tutti.

I Catechisti abbiano come ideale di vivere nel mondo in unione al Cristo Redentore affinché in essi e con essi Egli sia presente in ogni ambiente e assuma, redimendola, ogni condizione sociale; affinché per mezzo delle loro stesse mani Gesù possa toccare e attuare volgendola a se medesimo e farla sua ogni onesta e legittima impresa e attività secolare.

I Catechisti vivano nel mondo in unione al Cristo Redentore affinché per mezzo del loro cuore Egli possa amare, e tramite il loro esempio, i loro travagli e la loro parola Egli possa illuminare e sanare ogni fratello che essi avranno la ventura di incontrare per via.

Il mistero dell'Incarnazione e della Redenzione in Cristo è realtà sostanzialmente onnicomprensiva.

Questo mistero si continua col Cristo e per il Cristo sino al suo pieno trionfo nei cristiani di tutti i tempi, cristiani in cui Gesù in modo definitivo tutto assume e riassume in Lui, a gloria del Padre.

Orbene, sia dunque compito precipuo dei Catechisti, come consacrato nel mondo, di vivere e rendere manifesta nella condizione di laici e nelle secolari attività familiari professionali culturali e sociali, la volontà del Padre di "riconciliare tutte le cose, rappacificando, mediante il sangue della Croce di Cristo, e le cose della terra e le cose del cielo" ( Col 1,20 ) e di riunire, nell'ordinata pienezza dei tempi, in Lui tutte le cose. ( Ef 1,10 )

Così nelle multiformi e molteplici attività e vicende umane e secolari, i Catechisti sempre agiscano annunciando e attuando la parola del Signore, parola con cui Egli proclama la sua regalità, il suo impero, il suo primato su tutte le creature.

"Io sono alfa e omega, principio e ultimo, principio e fine" ( Ap 22,13 ).

Deliberazioni

L'Assemblea Generale dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, considerata

- la volontà del Fondatore

- la tradizione dell'Unione

- le disposizioni del Concilio Vaticano II per il rinnovamento e il potenziamento della vita diocesana e parrocchiale e l'apostolato catechistico e tenuta del debito conto l'esigenza: di aiutare la Scuola cristiana nell'inserire in modo attivo i giovani da essa educati nel vivo della vita della Chiesa, ha proposto:

1°) di considerare l'apostolato catechistico e sociale presso diocesi e parrocchie come fondamentale e primordiale;

2°) di impegnare i catechisti a lavorare con adeguata consapevolezza circa le necessità spirituali e morali delle parrocchie e delle diocesi;

3°) di impegnare i catechisti ad assecondare e a collaborare alle iniziative parrocchiali e diocesane che verranno autorevolmente stabilite, specie quelle più corrispondenti alle caratteristiche catechistico-sociali del loro apostolato;

4°) di impegnare i catechisti al servizio dei Vescovi e del clero, portandovi tutta la ricchezza del loro stato di vita e della loro esperienza.

L'Assemblea Generale dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, considerato il grave pericolo di fraintendimenti e di incomprensioni circa l'apostolato da compiere soprattutto nelle sue esplicazioni o aspetti sociali, ha proposto:

1°) di considerare e di attuare la collaborazione alla Scuola cristiana come sintesi caratteristica e fondamentale dell'apostolato catechistico e sociale dell'Unione;

2°) di distinguere convenientemente l'apostolato sociale nelle sue attuazioni familiare, professionale e civile, dalla semplice attività sociale sia pure finalizzata a scopo naturalmente lecito e onesto in quanto l'apostolato sociale dei catechisti è innanzi tutto un'azione esercitata con Cristo, in Lui e per Lui, con l'intendimento cioé di cooperare a ricapitolare ogni cosa in Gesù, ad armonizzare in Gesù le cose della terra con quelle del cielo, di lavorare alla costituzione della Città Celeste e all'attuazione piena e perfetta della volontà del Signore: "Un unum sint";

3°) di approfondire convenientemente gli art. 14 e 15 del Regolamento;

4°) di orientare, possibilmente, ciascun catechista nella scelta dell'attività professionale verso quelle occupazioni che offrano possibilità di una più diretta ed efficace animazione e attuazione nel senso dell'apostolato dell'Unione.

L'Assemblea Generale dei Catechisti allo scopo di determinare sempre meglio l'ampiezza e la profondità dello stato di consacrazione abbracciato dai membri congregati affinché essi possano più sicuramente e generosamente corrispondere alla loro vocazione nel mondo e in certo modo per mezzo del mondo, dopo aver rilevato:

1) che i catechisti debbono trovare nella professione dei voti "un nuovo argomento" per l'adempimento dei doveri familiari e civili ( art.14 delle Regole e Costituzioni );

2) che i catechisti debbono riconoscere nella loro civile professione l'espressione della volontà di Dio al fine di non trascurare nulla di quanto ad essa si riferisce ( ib.art.5 );

3) che i catechisti debbono in forza della loro ubbidienza chiedere al superiore il permesso di accettare un impiego, cosi come quello di dedicarsi a studi, che in molti casi sono la necessaria premessa di una occupazione professionale e dopo aver constatato:

- che la indispensabile e necessaria premessa per l'attuazione di iniziative organizzate e di gruppo di apostolato catechistico e sociale, è dovuta in modo essenziale alla scelta dell'attività professionale che i Catechisti faranno, così come pure ne dipende l'efficienza stessa delle varie Sedi dell'Unione, ha affermato:

1) che l'attività professionale deve considerarsi come una caratteristica espressione della consacrazione e dell'apostolato dei catechisti;

2) che l'attività professionale debba essere determinata e orientata con questo spirito.

Di conseguenza, l'Assemblea ha stabilito:

- che anche la scelta dell'attività professionale, come già il cambiamento di essa, sia da sottoporsi all'ubbidienza, nel rispetto - s'intende - di tutte quelle esigenze attitudinali, di preparazione professionale, di situazione familiare e di sicurezza sociale che concorrono a precisare la divina volontà circa la professione.

Indice

29 Cfr. Regole e Costituzioni, art. 14
30 Fr. Teodoreto, "Il Segretario del Crocifisso pag. 153