Pietro Bagna

Il dopoguerra e le molteplici attività di un "laico consacrato"

Dopo la guerra Piero Bagna si iscrisse alla facoltà di Magistero, dove ebbe modo e tempo di estendere i suoi interessi alla filosofia, alle lettere, alle lingue.

Nutriva una grande passione per l'indagine filosofica da lui coltivata in funzione della teologia.

Conseguì la laurea in Pedagogia redigendo una tesi su Emile Boutroux, il filosofo spiritualista francese che difese la religione dalle ingerenze del determinismo scientista.

A questo periodo ( 1948 ) risalgono anche i primi contatti con l'Unione Catechisti, favoriti dalla frequentazione dei fratelli Fonti.

La prima emissione dei voti annuali avvenne il 2 luglio 1950 ( Anno Santo ), nel Santuario di San Ignazio di Lanzo.

" La motivazione che lo ha spinto ad entrare nell'Unione Catechisti era certamente il grande afflato religioso.

So che non tutti i confratelli condividevano il suo rigorismo morale e teologico.

Mi pare, invece, che fosse su posizioni vicine a quelle di Claudio Brusa ( il consacrato che negli anni '70 avrebbe rivalutato gli scritti di Fra Leopoldo - l'ispiratore dell'Unione Catechisti - e curato un pregevole filmato sulla Sindone, ndr. ) col quale si intendeva molto bene.

Sinceramente non so a quando risalgano i primi contatti di mio fratello con l'Istituto secolare: io ho passato la vita a dare concorsi ( da direttore, da ispettore ecc. ) e non potevo seguire passo a passo la vita di mio fratello.

Sicuramente le decisioni importanti le prese subito dopo la guerra.

Mio padre non era favorevole perché si rendeva conto che era già troppo preso dalla scuola.

E Piero soffriva di questa incomprensione, tuttavia ha perseverato poiché era uomo di "forti idee".

Già durante la guerra diceva: "se mi prendono le SS mi faccio sparare … non starò lì a chiedere pietà".

La sua coerenza ideale era impressionante, specialmente in ordine alla religione: questa coerenza era il suo unico vero tesoro.

Poi la malattia ha trasformato le sue prove quotidiane in un'unica grande tragedia." ( Teresio Bagna )

Questa coerenza tra il "predicare" le verità di fede ed il "permeare" la società con la condivisione delle situazioni, Bagna l'aveva assimilata da Fr. Teodoreto e la coltivava con una seria preparazione dottrinaria ( un sacrificio non indifferente visti i suoi pressanti impegni professionali ).

Di conseguenza, insieme a pochi altri Catechisti, cominciò a seguire i corsi di Scienze Religiose curati dal Can. Monsignor Attilio Vaudagnotti, che ritroverà alla fine della sua avventura umana, al Cottolengo.

La sua tesi finale si sarebbe poi appuntata sulle apparizioni della Madonna di Lourdes.

Non era attirato dal titolo accademico fine a se stesso; nutriva anzi un sincero interesse per la cultura religiosa, anche nella sue formulazioni più recenti e per questo cercava di tenersi sempre informato.

In casa, collezionava con la massima cura gli articoli più significativi della stampa cattolica.

Suo fratello Teresio ha custodito fino ad oggi un ricco archivio giornalistico, nel quale ogni articolo è conservato in apposite buste regolarmente datate.

La qualità spirituale dei suoi interessi culturali è dimostrata dal fatto che Piero ha mantenuto una significativa corrispondenza con Carlo Carretto, noto dirigente dell'Azione Cattolica e fondatore a Spello, nei pressi di Assisi, della filiale italiana dei "Piccoli Fratelli", l'ordine religioso creato da Padre Charles de Foucault nel deserto algerino.

L'affinità di Bagna con Carretto è evidente: anche se con riscontri sociali assai diversi, erano entrambi maestri elementari, molto attratti dalle tematiche filosofiche, decisamente antifascisti, propensi ad interpretare in senso religioso, piuttosto che politico, l'apostolato dell'Azione Cattolica, ma, soprattutto, sia l'uno che l'altro provenivano dal cattolicesimo impegnato torinese che anche il grande Luigi Gedda, per un breve periodo, conoscerà in prima persona.

Non si tratta di semplici coincidenze.

Il "laicato cattolico" italiano ha nella nostra città un caposaldo insostituibile.

Nella gestione dell'Unione Piero Bagna non ricopriva un ruolo di primissimo piano e, tuttavia, la sua presenza favoriva la fedeltà al carisma del Fondatore.

Fu guida assidua di Zelatori e Zelatrici del Movimento Adoratori, economo dell'Unione Catechisti presso la sede di Torino e responsabile di alcuni gruppi giovanili.

Tra questi, come accennato, c'erano i ragazzi della Casa di Carità che nella bella stagione partecipavano ai campeggi "montani" organizzati dall'Unione in Valle d'Aosta: questo impegno educativo, che, a prima vista, poteva apparire "leggero", in verità metteva a dura prova la pazienza e la coerenza morale degli educatori.

" Ha sempre partecipato ai campeggi allestiti per i giovani della C. d. C. a Gressoney la Trinitè, in frazione Staval.

Ufficialmente svolgeva la funzione di economo, in pratica si occupava anche di seguire i ragazzi.

Tra di essi ricordo in particolare i fratelli Ermanno ed Umberto Deraglia.

In quel contesto Piero manifestava sempre un temperamento gioviale e mite, ma era capace di assumere atteggiamenti fermi e decisi quando occorreva riprendere qualche ragazzo o adulto che si lasciava andare a comportamenti sguaiati." ( Leandro Pierbattisti )

Era molto sensibile alle problematiche messe in luce dalle riunioni dell'Istituto secolare, particolarmente ad alcune questioni che emergevano nel corso delle assemblee tenute all'inizio e alla fine del sessennio: l'Adorazione a Gesù Crocifisso, la sua diffusione ed i rapporti tra i Catechisti.

A suo tempo, anzi, fu un fedele redattore di questi incontri, come confermato dal prof. Cagnetta.

Tra il 1955 ed il 1958 aiutò il Presidente Tessitore a curare la preparazione degli aspiranti Catechisti: un compito di grande responsabilità, visto che allora l'aspetto dottrinario della formazione era seguito nei minimi particolari.

In queste circostanze dimostrava una grande umiltà e disponibilità di cuore, nonché una spiccata capacità di adattarsi alle esigenze altrui.

Queste doti erano apprezzate anche al di fuori della cerchia ristretta dell'Istituto.

Nella parrocchia di Sant'Alfonso, ad esempio, gli venivano affidati i ragazzi più intrattabili, in quanto aveva dato prova di comprensione e introspezione psicologica non comuni: insomma sapeva come prenderli.

La stessa abilità la sfruttava con gli anziani che assisteva in Borgo Campidoglio, dove si prestava a svolgere lavori molto umili, quali ad esempio la cura dei piedi e delle mani.

Di suo tratteneva ben poco. Sostanzialmente tutti i guadagni li devolveva in beneficenza.

" Dopo il ricovero al Cottolengo ( 1978 ) ricevette la visita di alcune persone che aveva beneficato di tasca sua, durante le visite che faceva a domicilio.

Stesso discorso per le madri di alcuni ragazzi che aveva aiutato ad uscire da situazioni difficili.

Aveva una naturale inclinazione per il recupero dei giovani disadattati e sperava ardentemente che questi lo ricordassero con affetto." ( Luigi Amore )

Non è sempre facile apprezzare la charitas anonima di questi cristiani così semplici: ma chiunque abbia provato per qualche tempo ad assistere gli anziani può farsi un'idea della pazienza necessaria.

Ma soprattutto bisogna riflettere sullo scarsissimo ritorno "pubblicitario" di questo volontariato.

Bene o male il laico che parte in missione per l'Africa, il Sud America o l'India può sempre intravedervi un segno della propria dignità, del proprio "eroismo".

Invece chi resta in patria, addirittura nella propria città, ad occuparsi di poveri vecchi non riceverà certo le attenzioni o gli encomi di nessuno … e in effetti questo fu il destino di Piero Bagna, che pure aveva coltivato il sogno di immolarsi in qualche lontano avamposto della Fede.

In certi casi, più che di nascondimento bisognerebbe parlare di una vera e propria "missione in incognito" consumata nel perimetro del proprio quartiere.

Il Catechista di via Balme non poteva, come fanno tanti volontari laici post-moderni, vantare esperienze di inculturazione tra gli indios Yanomami o i Pigmei del Congo: nel suo caso siamo agli antipodi dell'avventura esotica dai connotati romanzeschi, ideale per corroborare il "curriculum vitae", le conferenze del venerdì sera o l'album fotografico associativo; ci troviamo anzi al limite dell'oblio.

Dimentico di se stesso, alieno da qualsiasi visibilità: questo anonimato è lo sfondo esistenziale scelto dal Catechista e le avversità non faranno altro che accentuarlo.

Un'altra importante esperienza di Bagna è legata alle associazioni cattoliche del quartiere Campidoglio.

Il Circolo dell'Azione Cattolica della parrocchia di Sant'Alfonso, a livello giovanile, era così organizzato: c'era una sezione maschile, chiamata Legion Tebea, che si riuniva nei locali adiacenti alla chiesa ( oggi convertiti in circolo ricreativo per anziani ) dove Bagna era solito tenere ai convenuti le sue lezioni di carattere storico - religioso; a qualche metro di distanza, invece, si trovava l'associazione Giovanna d'Arco che ospitava la sezione femminile del Circolo.

Questa sede era gestita dalla signorina Caneparo, un'aristocratica molto attiva, proprietaria dei locali in cui si svolgevano le riunioni delle ragazze.

Al principio degli anni '60, quando l'Azione Cattolica entrò in crisi, sembra per mancanza di un centro direttivo adeguato, la sezione maschile in breve si dissolse, mentre quella femminile superò indenne la crisi, grazie alla previdenza della Caneparo e alla solerzia delle suore di Maria Ausiliatrice, cui fu affidato il complesso dopo la scomparsa della nobildonna.

Bagna, a differenza del sodale Claudio Brusa ( ex alpino, amante delle scalate in montagna, docente alla Casa di Carità di materie tecniche ), non era un pragmatico di temperamento atletico, anzi per certi aspetti sembrava l'antitesi del suo esuberante amico, ma nonostante ciò ha lasciato nei cattolici impegnati di Sant'Alfonso un'impressione di grande impegno e solerzia.

Le sue preferenze erano evidenti: devotissimo alla Madonna, molto attento allo sviluppo delle attività dell'Unione, non perdeva occasione per elogiare la Casa di Carità.

Eppure non si chiudeva nel guscio dell'Istituto, ma, incarnandone in pieno lo spirito "missionario", partecipava attivamente a realtà esterne, in primis alla vita della sua parrocchia.

" Quello che oggi è il circolo anziani di Sant'Alfonso, allora ospitava la Legion Tebea.

Accanto alla sala per la ricreazione dove si trovava il biliardo, c'era quella per le riunioni dove avvenivano gli incontri di formazione.

Spesso pioveva dentro a causa del tetto malandato.

Ebbene, in questo locale Bagna teneva i suoi colloqui e le sue lezioni di catechismo: era molto bravo, ci sapeva fare.

Organizzava i ragazzi in maniera efficace - "tu fai questo, tu fai quello …" - e manteneva attivo l'ambiente.

Nel primo dopoguerra, durante le riunioni associative, il Presidente Giuseppe Varaldo, dava abitualmente la parola a Piero che ci erudiva per una buona mezz'ora.

Noi ragazzi restavamo smarriti, però, quando Varaldo ci diceva: "e dopo questo preambolo diamo inizio all'incontro".

"Ma come - dicevamo tra noi - un preambolo di mezz'ora?".

La Legion Tebea organizzava, saltuariamente e in modo non sistematico, delle gite in montagna, ma a queste iniziative, Bagna non partecipava anche perché era preso da moltissimi impegni.

Si "infilava" un po' dappertutto, in quanto era una persona sempre disponibile e si prestava ad ogni nuova sollecitazione." ( Vincenzo Rampino )

Io sono stato Presidente della Legion Tebea dal 1945 al 1950, poi è subentrato Vittorio Bagna che era il mio vicepresidente.

De iure, alla Legion Tebea apparteneva lo stesso Luigi Gedda ( il famoso fondatore dei Comitati Civici ) che abitava in via Musinè, ma poi si è trasferito a Roma e non lo abbiamo più visto.

Spesso le riunioni si svolgevano in piedi, poiché i locali a disposizione non erano molto vasti.

Certamente Piero ha svolto degli interventi a metà strada tra l'intento catechistico e quello religioso-sociale, ma non ricordo nulla che possa essere documentato da ciclostilati o dattiloscritti.

" La Legion Tebea comprendeva gli animatori degli Aspiranti ( fino alla terza media ), degli Juniores ( fino ai 18 anni ), dei Seniores ( fino ai 30 ) e del Gruppo Sportivo; tutto ciò però in un clima di reciproca conoscenza, amicizia e scarsa burocrazia.

La signorina Caneparo, invece, gestiva separatamente ed in prima persona l'oratorio e l'associazione femminile "Giovanna D'Arco", che manteneva pochissimi contatti con il gruppo maschile.

La Legion Tebea fu in prima linea durante la mobilitazione generale dei cattolici che seguì alla minaccia dell'avanzata comunista: Vittorio e Piero Bagna, come molti altri "legionari", parteciparono nel settembre 1948 al raduno dei baschi verdi organizzato a Roma da Carlo Carretto." ( Arch. Giuseppe Varaldo )

Il Catechista si trovava spesso ad agire da solo, vista la natura particolare del suo apostolato, ma non mancavano le occasioni per instaurare dei sani rapporti di amicizia che contribuivano ad allargare la sua "fama" di uomo veramente pio e disinteressato.

Una di queste felici situazioni si creò con una famiglia di vicini, i Baldi.

" Ricordo il maestro Bagna come una figura chiave della mia vita.

Da piccola mi ero abituata alla sua presenza in casa.

Sua madre, nell'immediato dopoguerra aveva saputo che mia mamma era sarta e che faceva vari lavori di cucito in casa e perciò aveva mandato da noi il maestro, che allora era magrissimo, per confezionargli un paio di pantaloni.

Questo era stato il motivo del primo incontro.

"Che vita stretta" diceva mia madre mentre prendeva le misure e lui di rimando, col tono faceto che gli era familiare, rispondeva: "Eh, sì, vivo davvero in ristrettezze".

Un altro tratto tipico del suo carattere, che colpiva la mia immaginazione di bambina, lo si poteva cogliere nei gesti: talvolta parlando, si faceva un segno di croce sulla fronte, quasi volesse "cristianizzare" il suo pensiero.

Lui e mio padre frequentavano regolarmente la San Vincenzo parrocchiale.

Approfittando della vicinanza - noi abitavamo in via Balme n. 2, la sua famiglia al n. 7 - Bagna si presentava all'ora di cena, intorno alle 8,20 ( cenavamo piuttosto tardi visto che mio padre lavorava alla Previdenza Sociale fino a sera inoltrata ), si sedeva lì a tavola insieme a noi, aspettava che mio padre avesse finito di mangiare e poi verso le 09.00 lo accompagnava alla San Vincenzo.

Questo succedeva una volta alla settimana, il venerdì sera per la precisione.

La sua presenza nella nostra famiglia era considerata "importante" visto che richiamava pensieri e valori davvero profondi, pur mantenendo un tono assolutamente discreto, mai invadente.

Mio padre, in particolare, lo considerava un amico fraterno.

Mia madre aveva una vera devozione per il maestro Bagna: quando gli offriva qualcosa da mangiare talvolta si sentiva rispondere "accetto per obbedienza" e allora si preoccupava, quasi avesse paura di forzare il Catechista a rompere qualche digiuno.

Per me, infine, egli ha rappresentato, specie durante l'infanzia e l'adolescenza, una personalità di riferimento, tanto che è stato testimone di nozze al mio matrimonio celebrato proprio in Sant'Alfonso, dove Don Quaglia era da poco subentrato al defunto Don Laude.

Allora ( nel '69 ) non si usava chiamare tanti testimoni di nozze: la mia famiglia avrebbe potuto invitare qualche parente stretto, diversamente scelse il maestro Bagna perché nella nostra vita familiare, dal punto di vista spirituale, la sua presenza era davvero significativa.

In seguito sono tornata in casa dei Bagna nel '74, alla morte della madre, che ricordo come persona molto dolce e comprensiva.

Il padre Annibale, invece, aveva un carattere molto forte." ( Signora Enrica Baldi )

Tornando ai molteplici impegni del Catechista dobbiamo tener conto degli orari, per valutare meglio la serietà della sua missione di "laico consacrato".

La mattina di Bagna è dedicata al lavoro di insegnante presso l'"Alessandro Manzoni", il tardo pomeriggio e la sera all'insegnamento di Cultura e Religione presso la Casa di Carità e la Teofilo Rossi di via Bertola.

Seguono, il venerdì sera, le riunioni della San Vincenzo dove fa coppia fissa col Signor Baldi, suo carissimo amico, padre della giovane Enrica Baldi che seguirà per qualche tempo come insegnante privato di italiano ( gratuitamente, s'intende ).

Infine, nel conto bisogna comprendere anche i catechismi impartiti ( dopo la crisi della Legion Tebea ) negli oratori delle parrocchie di Sant'Alfonso, San Pellegrino e le Vallette.

" Lavorava alla Conferenza di san Vincenzo, nei Comitati Civici, negli oratori …: in tutte le attività che gli venivano proposte, si buttava a capofitto senza per questo strafare, ma sempre con umiltà.

Appena vedeva un varco ( a parte la politica ovviamente ) metteva a disposizione il suo impegno di Catechista consacrato.

Alla San Vincenzo si dedicava anima e corpo e manteneva posizioni di una certa responsabilità.

Il catechismo lo assorbiva moltissimo, specie a partire dalla fine degli anni '50 quando, entrati in crisi gli oratori, si era concentrato su quello che esisteva ancora, vale a dire i catechismi parrocchiali.

Anche qui a Sant'Alfonso, con la crisi dell'A. C., l'oratorio maschile si è lentamente dissolto.

Viceversa quello femminile, dopo la morte della solertissima signora Caneparo, è passato in mano alle Suore di Maria Ausiliatrice che hanno garantito una certa continuità.

Ma era l'eccezione." ( Vincenzo e Carla Rampino )

Il Catechista Pierbattisti conferma il coinvolgimento di Bagna in un'attività più strettamente legata all'Unione Catechisti: come già parzialmente accennato in altri profili biografici, l'Istituto fondato da Fr. Teodoreto, nel 1966 aveva deciso di avviare una "sezione giovanile" dell'Unione implicante la costituzione di diversi centri in Italia e all'estero.

Si sperava, così, di creare un ambiente favorevole alla selezione di nuovi Catechisti disposti a consacrarsi a Dio con i voti.

In tale contesto, nel 1969, venne fondata a Torino la "Sede Fra Leopoldo" che comprendeva cinque sezioni e perseguiva due scopi fondamentali: la formazione dei nuovi Catechisti e l'animazione dei gruppi giovanili.

In linea con la spiritualità di Fra Leopoldo, gli iscritti più giovani venivano chiamati "Amici di Gesù Crocifisso".

La gestione dei gruppi fu così distribuita: a Claudio Brusa, oltre alla responsabilità generale della "Sede Fra Leopoldo", fu assegnato il coordinamento della sezione "Casa di Carità"; il Catechista consacrato Leandro Pierbattisti diresse dapprima la sezione relativa alla parrocchia della Sacra Famiglia ( che tra il 1969 ed il 1975 raccolse molti giovani ) e, in seguito, quella di San Vincenzo de Paoli; al Catechista Roggero e all'associato Elso Massalin, uno dei "pupilli" di Brusa, fu affidata la sezione di Santa Pelagia - dal nome della scuola media dei Fratelli delle Scuole Cristiane - la cui direzione spirituale era assicurata da Fratel Luigi Aprato ( tra il 1970-1972 gli incontri si svolsero nei locali della Chiesa di Santa Croce ); infine, a Piero Bagna venne assegnato il gruppo giovanile della parrocchia di Sant'Alfonso e, fu proprio in veste di responsabile di questo "vivaio" dell'Unione, che, come vedremo poi, Don Carlo Quaglia lo chiamò a far parte del Consiglio Pastorale di Sant'Alfonso.

Due cose emergono chiaramente dall'intensa serie di attività portate avanti dal Catechista torinese.

Innanzitutto lo spirito di assoluta gratuità ( nel senso morale e finanziario del termine ) che le anima: nessun secondo fine, solo sacrifici ad maiorem Dei gloriam; e poi lo sforzo di inserirsi, da buon laico consacrato, in tutte le realtà che si proponevano all'attenzione dei cattolici militanti, quasi a voler portare, ovunque, quel pizzico di sale, quello spicchio di spiritualità che, a giudizio di Fra Leopoldo, avrebbe contribuito a "rialzare la Croce" in mezzo al mondo.

Ora in questa fitta rete di impegni ( San Vincenzo, Legione Tebea, giovani dell'Unione ) Bagna non era sempre solo.

Talvolta veniva coadiuvato dalla prof. ssa Cecilia Giacobbe, figura molto nota nell'ambiente di S. Alfonso, che, insieme a lui, pensava e organizzava gli incontri di catechesi e cultura religiosa.

Bagna, visto che non provenivano più direttive dalla Giunta Centrale dell'ACI in merito all'organizzazione degli oratori, cercò altri sbocchi al suo apostolato.

È probabile anzi che abbia tenuto in diverse parrocchie altre conferenze, insieme alla professoressa Cecilia Giacobbe che spesso lo affiancava nel corso di questi incontri.

Lei ormai è defunta, ma il fratello, professore anche lui, è ancora in vita. ( Vincenzo Rampino ).

Il dopoguerra fu caratterizzato da una conflittualità ideologica molto accesa.

In questa situazione, che rifletteva su scala nazionale il duello mondiale U.S.A. - U.R.S.S., Bagna entrò nei Comitati Civici organizzati da Luigi Gedda per far fronte all'ondata social-comunista, che, durante le elezioni del '48, minacciava di gettare l'Italia nell'orbita dell'Unione Sovietica.

Qui non assunse certo posizioni direttive - non era nel suo stile - ma prestò la sua opera in maniera diligente, coerentemente alla sua vocazione.

Bisogna rilevare un fatto curioso: Luigi Gedda, il celebre fondatore dei Comitati, professore di fama internazionale in campo medico, frequentatore assiduo di politici e pontefici ( ottenne ben novanta udienze papali ), abitò per qualche tempo in via Musinè, a pochi passi dalla parrocchia di Sant'Alfonso ( a breve distanza dalla stessa residenza di Piero ), e, almeno ufficialmente, risultò iscritto per qualche tempo alla Legion Tebea.

In verità Gedda, classe 1902, frequentò questa sezione giovanile dell'Azione Cattolica, allora nota come Società della Gioventù Cattolica Italiana, solo fino al 1917, ma è significativo il fatto che proprio in quella zona di Torino, fosse vissuto un personaggio capace di suscitare, tra le fila dei democristiani impauriti dalla "marea rossa", quello spirito di "reconquista" che ha permesso al cattolicesimo italiano di non perire sotto la furia anticlericale della rivoluzione social-comunista.

Ciò non deve stupire vista la vocazione "sociale" che la chiesa torinese ha sempre manifestato nell'ambito dei grandi conflitti di classe che hanno sconvolto il XX secolo.

I membri dei Comitati Civici che organizzavano le campagne di attacchinaggio, specie nei 40 giorni che precedettero le elezioni del 1948, erano tutti coinvolti in quel turbinoso clima emotivo che risentiva ancora di odi e rancori risalenti all'ultimo conflitto, se non addirittura al "biennio rosso" ( 1919-20 ) immediatamente successivo all'altra grande carneficina del XX secolo: la Grande Guerra.

" Per quanto riguarda i Comitati Civici il coinvolgimento dei cattolici militanti fu molto ampio e a diversi livelli: Comitato civico diocesano, Comitato civico parrocchiale ecc.

La febbrile campagna di attacchinaggio condotta nei 40 giorni che precedettero il fatidico 18 aprile vide anche una serie di scontri coi rappresentanti del Fronte Popolare.

Alla sera si lavorava fino a mezzanotte per l'organizzazione dei Comitati Civici, poi si andava a dormire per qualche ora e alle tre del mattino si usciva in strada per affiggere i manifesti.

In quelle campagne notturne, per quanto riguarda la parrocchia di Sant'Alfonso, Aldo e Giorgio Ceragioli, personaggi di spicco della Legion Tebea, erano molto attivi." ( Arch. Giuseppe Varaldo )

Dopo il periodo "infuocato" dell'immediato dopoguerra, Piero allargò le sue frequentazioni ben oltre la parrocchia del suo quartiere.

Padre Alfonso Catanese, parroco di San Carlo, nell'omonima piazza torinese, ricorda di averlo incontrato per la prima volta il 6 aprile del 1951.

In quell'occasione aveva officiato una Messa alla presenza dei suoi ex insegnanti di seminario: era una delle prime celebrazioni, considerato il fatto che aveva ricevuto l'ordinazione il 10 marzo di quello stesso anno.

Erano presenti, tra gli altri, Fratel Teodoreto e Fratel Cecilio, oltre ad un certo numero di Catechisti.

Terminata la santa Messa i fedeli si spostarono in una sala adiacente alla chiesa, dove Bagna pronunciò un discorso sul tema della vocazione.

C'è una fotografia d'archivio che commemora l'avvenimento, nella quale il giovane Piero, discreto come sempre, si scorge appena nell'ultima fila, in alto.

Fin dai primordi della sua militanza, visse la missione catechistica con grande fedeltà allo spirito e alla lettera degli scritti del Fondatore.

Non si limitava a svolgere coi ragazzi un determinato orario di formazione dottrinaria, ma allargava il suo intervento a tutta la vita interna ed esterna delle parrocchie frequentate, ora animando la liturgia, ora collaborando alla Conferenza di San Vincenzo, ora recandosi nelle case dei parrocchiani per il suo apostolato di preghiera.

Padre Alfonso Catanese aveva apprezzato molto lo spirito "missionario" dell'Unione Catechisti e perciò, nel 1956, dopo essere stato nominato parroco di San Pellegrino pensò bene di affidare i nuovi corsi di catechismo all'Istituto secolare, che, secondo gli accordi, avrebbe dovuto preparare i ragazzi per le cerimonie della Cresima e della Comunione da tenersi nel 1958.

Anche in questa occasione il Catechista di via Balme non si risparmiò.

" Bagna tenne un corso di catechesi per diversi mesi.

Un corso che ha dato i suoi frutti." ( Padre Alfonso Catanese )

In seguito, il sacerdote ebbe ancora modo di incontrare Bagna, specie in occasione dei ritiri organizzati dall'Unione.

Peraltro, l'attività svolta presso la parrocchia di Sant'Alfonso, ha lasciato segni più tangibili: " Piero Bagna è stato animatore nella mia parrocchia sia per la Catechesi, sia per la Liturgia; ha fornito un contributo molto valido.

Dimostrava di essere già preparato di suo come tutto il gruppo proveniente dalla Casa di Carità e dall'Unione Catechisti ( penso a Conti ), gente con una formazione solida che aveva una spiccata sensibilità per i nostri problemi anche pastorali. " ( Don Carlo Quaglia )

L'aspetto interessante di questa attività risiede, più che negli interventi di Bagna, nelle difficoltà ambientali che, dopo il '68, egli dovette affrontare per spendere al meglio la sua fortissima vocazione per il Crocifisso e la devozione mariana.

In molti suoi ascoltatori, Bagna ha lasciato l'impressione positiva di un abile conferenziere, di una persona capace di suscitare interesse per la materia trattata, una capacità questa acquisita in lunghi anni di insegnamento elementare.

I bambini, è cosa nota, si distraggono facilmente e per mantenere desta la loro attenzione è necessario ricorrere a qualche stratagemma psicologico.

Evidentemente questa esperienza si era rivelata molto utile coi giovani degli oratori.

" Lo dico senza retorica: non posseggo sue testimonianze scritte, so di certo, però, che aveva un genio speciale nello scrivere e nell'esporre relazioni dedicate ad argomenti di carattere religioso, specie per quanto concerne la Storia della Chiesa.

Io l'ho sempre considerato un ottimo parlatore.

Sono davvero contento che l'Unione Catechisti intenda farlo uscire dalla tomba del passato.

Se gli appunti di queste conferenze ci sono, fateli tirare fuori! Contengono delle cose meravigliose.

Aveva un'abilità particolare nello stimolare l'interesse degli uditori." ( Don Michele Banchio )

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