Claudio Brusa

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Claudio Brusa e la spiritualità dell'Unione Catechisti

Alla fine degli anni '60, in una serie di lettere indirizzate ad un Catechista associato dell'Unione Catechisti, esposto al rischio di perdere i contatti con la Sede Principale a causa del servizio militare che lo tratteneva a Mantova, Brusa traccia una serie di riflessioni che illuminano molto bene le sue idee in merito ad alcune questioni cruciali.

"La Divozione è all'origine dell'Unione Catechisti; il nostro Fondatore lo ha sempre messo in evidenza …

Inoltre il primo compito del Catechista è di far conoscere Gesù Crocifisso mediante questa Adorazione … che sta all'origine della nostra vita interiore e della nostra santificazione come lo è stata per Fra Leopoldo …

Essa è il mezzo per scoprire il Cuore di Gesù con il suo immenso amore per noi …

La Divozione, in mano al Catechista è un 'arma potente per la salvezza delle anime e per la rinnovazione del mondo … è pure il mezzo per risparmiare gli uomini dai castighi che essi meritano per i loro continui orrendi peccati.

Ho citato solo alcuni detti che Fratel Teodoreto ha riportato in varie pagine del suo libro ma tu stesso ne puoi trovare molti di più.

Penso che potrai trovare materiale sufficiente per numerose meditazioni e per rinnovare il tuo slancio apostolico nell'ambiente in cui vivi" ( Lettera EM 134, Torino, 17.10. 1968 )

Qui l'impostazione della missione viene esposta con la forza dell'evidenza.

Il Crocifisso innanzitutto, quindi l'Adorazione per scoprire il Cuore di Gesù e sentirsi da Lui amato, infine i detti, meditando i quali il Catechista ha modo di rinnovare lo slancio apostolico.

L'esposizione di Brusa brilla per la consequenzialità e la convinzione che animano il ragionamento.

Si noti il significativo riferimento all'"ambiente in cui vivi".

È una precisazione che include la theologia crucis nella quotidianità, senza paurose distinzioni.

La spiritualità del Crocifisso, ossia il "carburante" che dovrebbe ravvivare la fiamma dell'Unione Catechisti, viene esaltata da Fr. Teodoreto, non certo per una sorta di puntiglio tradizionalista, ma perché permette di gustare l'amore che Gesù nutre verso di noi, donandoci, così, il coraggio necessario per affrontare gli esami della vita.

Non è una questione di lana caprina, ma di sopravvivenza interiore: le Piaghe di Cristo, infatti, assai meglio delle sedute yoga e degli psicofarmaci, sono in grado di bruciare la zavorra del peccato e dell'angustia cordis.

Brusa ha assimilato in profondità questa lezione, tanto nello spirito, quanto nel corpo menomato dall'incidente.

Ancora una volta abbiamo di fronte un uomo estremamente pragmatico, dotato di uno spartano senso della concretezza ereditato da una madre molto sbrigativa, talvolta persino un po' dura, a sentire chi l'ha conosciuta: eppure, nonostante questo vivissimo senso della praticità, Brusa da la precedenza al Crocifisso e lo fa alla fine degli anni '60, in piena contestazione.

Sono cose che dovrebbero far riflettere gli alfieri della modernità.

Scrivendo al Catechista associato, avvia un'iniziazione che, a mezzo secolo di distanza, non muta di una virgola quella amministrata da Fr. Teodoreto ai primissimi membri dell'Unione, Cesone in testa.

Brusa continua il suo rapporto epistolare ricordando all'amico - che è sotto le armi e quindi frequenta un ambiente spesso ostile all'apostolato cristiano e proprio per questo perfettamente conforme alla "terra di missione" dei Catechisti - che se non si patisce dentro di sé non si può far opera di condivisione, ne di conversione:

"Fai bene a proporti di far conoscere la Devozione-Adorazione a Gesù Crocifisso in quell'ambiente di cui tu mi parli; ti riporto alcune righe ricavate dai quaderni di Fra Leopoldo a questo proposito, ne sarai incoraggiato "Leopoldo … guarda da quanti tu ora mi fai amare ed è per questo che io tanto ti amo". …

Ricorda però che per fare conoscere veramente Gesù Crocifisso bisogna accettare di passare per la Croce, solo così lo si può comprendere, e con Lui presentarlo agli altri; è quanto è stato chiesto più volte a Fra Leopoldo da Gesù e da Maria SS. …

Guarda che normalmente Gesù non ci chiede cose impossibili, ci chiede di accettare con fede dalle sue mani la vita di tutti i giorni con i suoi ostacoli, le incomprensioni degli altri, le sofferenze che così frequentemente incontriamo.

Accettale con lo spirito di voler stare un po' con Lui sulla Croce e Lui starà con tè nella tua vita e nel tuo apostolato" ( Lettera EM 144, Torino 29.11.1968 ).

Si noti l'insistenza di Brusa sul termine "ambiente".

Evidentemente il suo sguardo è puntato ben oltre le mura dell'oratorio o della parrocchia.

I consigli sopra esposti si rifanno alla migliore tradizione leopoldina, anche se il tema del patire dentro per comunicare agli altri lo ritroviamo nel manuale di pedagogia catechistica curato da Fr. Norberto all'inizio del secolo scorso.

In poche righe Brusa sintetizza altri aspetti essenziali alla spiritualità dell'Unione Catechisti: l'amare Cristo per esserne riamato, la comprensione del Crocifisso resa possibile dall'esperienza delle piccoli croci, il sacrificio cooperante con Cristo applicato alla quotidianità ecc.

Sono tutti aspetti che, riproposti con forza nell'Italia del boom economico, acquistano un valore e una forza particolari.

Anche qui si intuisce la volontà di introdursi in un contesto fortemente secolarizzato, quello militare per l'appunto, proprio a motivo della sua estraneità all'influenza del Magistero.

L'ex allievo in quelle circostanze operava come un autentico agente infiltrato per conto di Madre Chiesa preparandosi, con l'assiduo carteggio corrisposto da Brusa, a sostenere gli ostruzionismi che ne sarebbero derivati: "in quanto alle espressioni di disprezzo che gli altri potranno usare - spiega ancora Brusa all'amico appena nominato Sergente -, lasciale a chi non sa avere il senso del rispetto per il prossimo, queste mancanze di carità, anche se rese legali da un malcostume collettivo tu non le farai tue a suo tempo.

Il Catechista non deve mai servirsi di nessun vantaggio per prevalere sugli altri, ma … solo per praticare la carità verso il prossimo " ( Ibidem )

È una concezione del potere tipicamente cristiana.

Brusa invita il giovane a conquistare posizioni di rilievo sociale per dare respiro alla carità, combattendo il malcostume collettivo.

L'autorità, infatti, è prima di tutto "servizio" e, come dice Fr. Teodoreto, la varietà degli stati e delle cariche è una ricchezza che va sfruttata per "permeare" la società col proprio stile di vita.

In quest'ottica gli incarichi prestigiosi più che un privilegio, appaiono come un mandato da esercitare a vantaggio di sottoposti e colleghi.

È ovvio quindi che Brusa trascuri l'ambizione, insistendo piuttosto sul "desiderio di bene", un "bisogno", come lui lo definisce, che "deve" bruciare le forze dei Catechisti con l'intensità della passione: "Devi essere assillato dal bisogno di fare del bene, di richiamare alla virtù e pregare per i più lontani da Gesù" ( Ibidem )

I più "lontani da Gesù" sono spesso quelli che ci affiancano nelle nostre attività quotidiane.

Ecco il paradosso in cui, consapevolmente, vive il Catechista.

Nel timore che la vocazione del giovane corrispondente possa affievolirsi, le attenzioni "paterne" di Brusa si moltiplicano, anche perché la grande aspirazione11 che  consuma il Catechista è proprio quella di fornire un valido contributo per rimediare alla carenza di adesioni che affligge l'Unione.

Brusa cerca di coinvolgere l'amico in questo sentimento di apprensione, presentandogli le iniziative messe in campo dai Catechisti più impegnati ad arruolare nuovi sodali.

"Come sai, nella Parrocchia delle Vallette, svolge la sua attività il Catechista Pierbattisti che quest'anno si è trovato quasi solo a causa della defezione di alcuni.

Spinto dalla necessità ha rivolto l'invito ad allievi della sua classe alla Casa di Carità e si è pure rivolto ad alcuni ragazzi della 2^ e 3^ media della Parrocchia, ha potuto così raccogliere intorno a se un gruppo di ragazzi che ora sta formando e preparando per la nostra sezione giovanile.

L'inizio è buono e con l'aiuto del Signore qualche cosa maturerà, l'unico inconveniente è che siamo così pochi da non poter estendere questa bella iniziativa ad altri.

Pensa che si sono offerti per questa attività degli allievi appartenenti ad altre parrocchie e non sappiamo come fare ad aiutarli: : "La messe è molta, ma gli operai …".

Purtroppo a molti chiamati è mancata la generosità e se ne sono andati" ( Lettera EM 162, Torino, 23.01.1969 ).

"Non sappiamo come fare ad aiutarli": tutto è sempre visto alla luce dello spirito di servizio.

C'è tanto lavoro, ma la scarsità di uomini limita l'adempimento della missione affidata da Gesù all'Unione.

Questo impedimento strutturale frustra le aspirazioni "eroiche" di Brusa già provate dalle conseguenze dell'incidente; ma non è tipo da piegarsi facilmente, anzi sembra che dopo l'infausto evento, tutte le sue energie si concentrino proprio sul problema delle vocazioni.

Scrivendo all'amico in realtà si rivolge a tutte le potenziali nuove leve dell'Unione.

La sua missiva ha il tono di una lettera aperta che manifesta chiaramente l'intento di attirare nuove anime adoranti ai piedi della Croce, proprio secondo il detto comunicato da Gesù a Fra Leopoldo ( 193,2 ).

"Ho letto attentamente la tua lettera e sono contento dello spirito di sicurezza e fiducia che in essa sono espressi.

È questo l'atteggiamento che noi Catechisti dobbiamo tenere nelle varie circostanze che il Padre ci chiama a vivere nella nostra vocazione di laici e secolari.

Credi che il Signore ti ha espressamente voluto lì perché vuole da tè la testimonianza e l'azione.

Agisci momento per momento secondo la tua coscienza, segui le luci inferiori che ti verranno di volta in volta tenendo il cuore rivolto a Lui, non cercare il tuo successo o la tua affermazione ma la Sua. … possa trasparire ( dal tuo esempio, ndr. )

Colui che è motivo della tua vita e gli altri lo possano scoprire vivente in tè … il combattimento è la missione del Soldato di Cristo ma è un combattimento di amore che porta sempre la luce e la pace negli uomini di buona volontà" ( Lettera EM 2, Torino, 18.01.1968 )

Brusa, nel periodo di sosta forzata seguito all'incidente, prega per la scelta di vita dei suoi ex allievi, sperando che qualcuno segua la sua strada.

Il periodo di stasi è un'occasione per ripensare tutta l'intensa attività svolta fino a quel momento per la scuola e l'Unione.

Ogni energia spirituale si concentra da un lato sulle radici dell' Unione ( ricerca del carisma originario, rilettura dei diari ), dall'altro sulla coltivazione di un vivaio interno o comunque parallelo alla Casa di Carità.

"In questi giorni ho avuto alcune visite da parte di allievi ed ex allievi, dal colloquio è risultato che qualcuno ha il problema della scelta dello stato, bisogna pregare perché Gesù aiuti questi giovani ad essere generosi e a rispondere positivamente alla sua chiamata.

Essendo poi tu Catechista, prega che Gesù mandi operai nella nostra famiglia religiosa perché cresca e possa fare quel bene che lui si aspetta da essa" ( Lettera EM 118, Pinerolo, 23.8.1968 )

Ogni riunione, ogni incontro è motivo di riflessione sul problema delle vocazioni e su quello delle origini, ad esso intimamente connesso.

Ritornare al carisma del Fondatore significa riattivare la forza attrattiva dell'Istituto, non tanto per dare lustro allo stemma dell'Unione, quanto per obbedire alle volontà espresse da Gesù nel Diario di Fra Leopoldo.

"Portare frutto" nel senso evangelico del termine è il vero auspicio fatto proprio da Brusa e inculcato con forza nelle giovani menti dei suoi amici.

"Effettivamente durante la settimana scorsa a Torino si è tenuto il Convegno Formativo dell'Unione Catechisti; erano presenti Fratelli e Catechisti di Spagna, del Perù e del gruppo di Roma e di Napoli.

Martedì 17 sono venuti in ospedale a farmi visita ( la camera era al completo ) così mi hanno in parte compensato del grande desiderio che avevo di potervi partecipare anch 'io.

Mi è così rimasta la sola possibilità di pregare perché l'iniziativa porti frutto ….

Caro E. siamo in un periodo di notevole importanza per lo sviluppo dell'Unione.

In varie parti stanno sorgendo vari gruppi …

Non dimentichiamo, inoltre, il centro di spiritualità "La Sorgente" di Poggio Palazzo che è strettamente connesso con questo sviluppo" ( Lettera EM 125, Pinerolo, 22.9.1968 ).

In qualità di Catechista associato, il soldato di leva destinatario delle missive è seguito e sostenuto con grande attenzione da Brusa che probabilmente teme i pericoli e gli sviamenti insiti nella vita militare.

Egli tiene d'occhio tutte le "pecorelle" stando attento che nessuna vada perduta, specie quelle costrette a vivere lontano dalla Casa Madre.

Come già Fr. Teodoreto, Brusa punta il dito sulla "perseveranza".

Nella sua visione organica e quadrata dell'arruolamento nell'Unione, allievi, Catechisti associati, Catechisti consacrati sono in rapporto di interdipendenza, i primi rinnovano i secondi.

Se il meccanismo si inceppa, manca qualcosa: la costanza, per l'appunto. 

Questo fatto non induce Brusa al fatalismo pessimista; quella che è una piaga storica dell'Unione, la carenza delle vocazioni, non è un pretesto sufficiente per demoralizzarsi.

"… durante una giornata di ritiro si sono rinnovate le consacrazioni dei Catechisti Associati e, come già saprai, del tuo gruppo era presente solo Simone Carlo.

Quanta Grazia … che non ha trovato corrispondenza ( vedi Fr. Teodoreto ed il "trattato di cooperazione alla grazia", ndr. ).

È il caso di chiederci se non sia mancata da parte nostra quella generosità che avrebbe meritato a loro la perseveranza.

Comunque ringraziarne e rallegriamoci … ciò che conta è che Gesù viene per rimanerci sempre accanto e questo ci deve bastare" ( Lettera EM153, Torino, 14 dicembre 1968 ).

Il tema della consacrazione viene sviluppato con ulteriori riferimenti alla liturgia.

Brusa non si dilunga sull'argomento, ma manifesta una grande attenzione ai simboli della Chiesa che stanno in relazione diretta con preziosissimi contenuti spirituali.

La dignità e la trascendenza di questi ultimi devono trovare un'adeguata corrispondenza nelle forme esteriori, pena la perdita di senso.

"Circa la tua consacrazione …La cerimonia esteriore ha importanza e la dobbiamo celebrare, in quanto è l'espressione del nostro sentimento e richiede la partecipazione totale di noi stessi divenendo così essa un aiuto per il nostro spirito …

La liturgia di questa domenica dopo Natale ci richiama alla necessità di questo silenzio interiore per meditare il mistero di salvezza che è in noi, silenzio necessario per accogliere la Parola, Verbo del Padre ed ascoltarla perché sia veramente Parola che salva.

Silenzio che ognuno di noi deve saper fare dentro di sé anche nel tumulto del mondo, sia esso la caserma o altra cosa … quindi non partecipare agli interessi del mondo pur vivendo in mezzo ad esso" ( Lettera EM 156, Torino, 30.12.1968 ).

La mistica del silenzio. Ecco un tema che non smettiamo di ritrovare ora nei Diari di Fra Leopoldo, ora negli scritti di Fr. Teodoreto, ora nelle riflessioni dei grandi Catechisti.

Esso è collegato alla missione dell'Unione: "essere nel mondo ma non del mondo", ovvero al carisma proprio degli Istituti Secolari.

La condivisione delle situazioni unita al distacco inferiore non è solo un modo di dire, ma è il segreto dell'autentico "ottimismo" cristiano che nei momenti di desolazione fissa la luce ultraterrena e ascolta il soffio dello Spirito senza darsi pena delle passioni umane.

L'insegnamento di Brusa, vista la sua situazione, è davvero credibile perché di motivi per perdere la speranza ne aveva in abbondanza.

Davvero istruttiva e illuminante è, in questo senso, la fraterna correzione che impartisce al giovane amico, parlando della theologia crucis.

"Tu dici che lo "stare sulla Croce è una cosa non facile in quanto si tratta di una cosa pesante … che però bisogna accettare come unica via di salvezza".

Ma guarda che Gesù dice: "il mio peso è leggero, il mio giogo è soave"…

Il segreto sta nello scoprire veramente che cosa è la vera intimità che ci unisce a Gesù e quindi alla Madonna che hanno portato e portano il peso di questa Croce.

A noi il compito di accompagnarci con loro …

Pensa che San Francesco d'Assisi, poeta, diceva "tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto" e S. Teresa d'Avila, mi pare, affermava che era tanta la gioia e la pace che provava in certe sofferenze intensissime per la particolare presenza di Gesù in quei momenti, che pregava e chiedeva insistentemente di soffrire ancora. …

Il segreto sta quindi nello scoprire veramente l'Amore" ( Lettera EM 174, Torino, 10 febbraio, 1969 ).

La meditazione ai piedi della Croce comporta una ricerca interiore che consuma il Catechista in una vibrante nostalgia dell'acqua viva, che tutto placa e consola.

L'intimità col Crocifisso, categoria fondamentale della spiritualità del Crocifisso, viene ripresa con insistenza come obiettivo di questa ricerca.

Non temere di manifestare a Gesù tutta l'effusione del tuo cuore, di dirgli che gli vuoi bene, di riconoscere che ti vuoi bene, diglielo sovente: "Tu mi vuoi bene", tieni con tè il Crocifisso della consacrazione e bacialo sovente.

A questo proposito ti riporto alcuni consigli presi dagli appunti del nostro Fondatore che peraltro risultano pure in alcuni articoli dei primi regolamenti:

- "Voi siete del Crocifisso e il Crocifisso è Vostro"

- "Dobbiamo contemplare ogni giorno il Crocifisso e amare molto le anime"

- "Tenere il SS. Crocifisso nel taschino per poterlo guardare e baciare sovente"

- "Non andare a riposo senza avere baciato il Crocifisso e senza domandargli perdono"

Questo deve essere il nostro stile, la nostra spiritualità, la sorgente ( vedi tema dell'" acqua viva", ndr. ) di tutta la vita interiore " ( Lettera EM 81, Pinerolo, 5.7.1968 ).

Le riflessioni proseguono con fitti riferimenti al Diario di Fra Leopoldo che Brusa, a dispetto delle perplessità di alcuni, ha interiorizzato in modo sistematico e proficuo.

L'unità con Gesù resta lo sfondo mistico di tutte le lezioni di catechismo impartite al giovane associato.

È un punto fisso, il cardine di tutta la spiritualità dell'Unione:

« Naturalmente Gesù vuole anche la nostra collaborazione che sarà di lavoro e di preghiera: … ( seguono citazioni tratte dal Diario ).

La preghiera illuminerà il nostro modo di lavorare e lo renderà efficace.

Cerca di mantenerti unito a Gesù con la preghiera continua, come Gesù stesso chiede ripetutamente a Fra Leopoldo: "Voglio che il tuo cuore sia sempre unito al mio, conformandoglisi nell'operare ".

Ti puoi servire delle giaculatorie che possono essere, secondo le circostanze, di lode, di ringraziamento, di domanda o di riparazione, come quella raccomandata tanto da Fra Leopoldo "Gesù mio misericordia" ….

Altra via per progredire nell'Amore, e da non sottovalutare, sono le mortificazioni volontarie e ancora più meritorie quelle che vengono dalle circostanze della vita: "ora tu continua a farmi compagnia: a quelle anime che si offrono di soffrire per Me, tuo Gesù, io brucio il cuore d'amore" » ( Lettera EM 125, Pinerolo, 22 settembre 1968 ).

È proprio la seconda iniziazione rivolta ai giovani Catechisti che già ritrovammo in Fr. Teodoreto: se la catechesi ordinaria è l'iniziazione alla vita nuova in Cristo, la seconda iniziazione legata alla consacrazione, porta al sacrificio cooperante con Cristo, vero obiettivo della vita nuova.

La scelta dei passi suggerisce chiaramente questo indirizzo: le anime che si offrono sono quelle dei Catechisti.

A dire queste cose è un Catechista della seconda generazione e ciò rappresenta un fatto fondamentale, che ben rappresenta il passaggio del testimone che lega Fr. Teodoreto alle nuove leve.

È solo una scoria del dolorismo preconciliare sopravvissuto, come un reperto fossile, ai cataclismi delle rivoluzioni o c'è dell'altro?

La risposta è decisiva e deve tener conto del fatto che Brusa era assolutamente consapevole delle novità che circolavano in materia di dogmi e divozioni ( basta sfogliare i libretti sulla Messa e l'Eucaristia che allora venivano diffusi all'interno della "sezione giovanile" ).

È davvero difficile parlare di dolorismo a proposito di Brusa.

Parole come "ottimista" o "speranza" gli sono abituali è ricorrono con grande frequenza nel suo lessico epistolare.

Inoltre, il tono delle sue riflessioni è spesso scherzoso.

Stupisce positivamente l'ironia, davvero eroica in questo caso, con cui si riferisce al gravissimo incidente subito nel '68.

Ricorda vagamente il tono usato da certi reduci di guerra, rotti a tutte le esperienze, quando descrivono con noncuranza e un po' di spavalderia le ferite riportate in battaglia.

Ricordiamoci che Brusa aveva rischiato la mutilazione.

"Mi scrivi che in occasione dell'anniversario del mio incidente hai fatto l'esame di coscienza!

Che, tu l'esame lo fai solo una volta l'anno? Un po' rarefatto, per la verità!

Mica devo farmi investire più o meno una volta al giorno … non so se mi spiego … di gambe ne ho soltanto due e anche già rotte. …

Coraggio non ti scoraggiare mai, sii giustamente ottimista, è Gesù che lo vuole" ( Lettera EM 179, Torino, 21.02.1969 )

Da dove viene una simile carica vitale?

Sarebbe riduttivo spiegare tutto con una congenita forza di carattere.

C'è, invece, una forte dose di speranza che lo sostiene, speranza legata al significato mistico attribuito al dolore.

Esso non è sterile, anzi, ai suoi occhi, assume un grande significato: "Quelli che ama. Dio li mette alla prova".

Parole tremende, ma che Brusa interiorizza e manifesta con una "leggerezza" sorprendente.

Sembra addirittura che ci prenda gusto a trattare con sovrano e ironico distacco l'evento più tragico della sua esistenza, quasi a voler infondere nei suoi interlocutori la "tempra d'anima" che Fr. Teodoreto richiedeva ai suoi Catechisti:

"Ti invito pure a tenere presente, nei tuoi incontri con altri, la "Crociata della Sofferenza": se pensi di poter fare qualcosa in questo senso me lo dici e ti invierò del materiale.

Oggi sono stato a Pinerolo a ritirare le radiografie delle mie gambe e le ho contemplate a lungo ( le radiografie ) che spezzatini!

Quante viti e quanto ferro! Quando andrò in pensione e si porrà per me il problema di come sbarcare il lunario, metterò su un negozio di ferramenta …" ( Lettera EM 170, Torino, 3.02.1969 ).

Curiosamente il tono serio riservato alla "Crociata della Sofferenza" diventa allegro e faceto descrivendo le fratture subite alla gamba.

Eppure le due cose sono, anche all'interno della lettera, in strettissima continuità.

Semplicemente l'umiltà del suo spirito di sopportazione diventa, più modernamente, ironia, ma non perde una virgola del suo altissimo valore esemplare.

Vera catechesi della "vita nuova", secondo le indicazioni fomite dall'attuale Catechismo Cattolico.

In altri tempi, probabilmente, avremmo letto pagine piagnucolose sulla crudeltà della vita, sulle amarezze da sopportare con rassegnazione, sulle offese al corpo da patire come carne da macello.

Nulla di tutto questo in Brusa: il suo spirito reagisce con ottimismo12 ed è lontano mille miglia dalla rassegnazione del cane bastonato.

Non subisce passivamente la sofferenza, ma la mette a frutto con energia e volontà.

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11 "Tu sai che questo delle vocazioni è un po' il tema dominante del mio impegno di apostolato, specialmente per le vocazioni della nostra cara Unione" ( vedi lettera del 29 aprile 1975, inviata da Claudio Brusa a Jorge Pascual, Apartado 9007, Barcellona, Spagna ).
Questo impegno lo rende molto risoluto contro i cattivi consigli dei sacerdoti che intralciano la scelta della secolarità consacrata: "si rende conto il Parroco che con questa proposta ti chiede di uscire dall'Unione?
Mi esprimo in questo modo perché simili consigli dati a me da parte di alcuni sacerdoti mi hanno fatto soffrire non poco quando, a 16-17 anni, ero già novizio dell'Unione ed ormai prossimo alla mia consacrazione" ( Torino, 12 febbraio 1971, Brusa al Prof. Federico Ruffinello di Napoli ).
12 12 "Nella lettera mi ringrazi del tono faceto delle mie lettere …
Permettimi di cogliere l'occasione per prevenirti da un pericolo: la tristezza. … la tristezza è dell'uomo che vive la sua vita nel continuo stato di peccato … quello che conta è non perdere mai la fiducia e la confidenza in Lui, Lui sa rimettere le cose a posto" ( Lettera EM94, Torino, 21 luglio 1968 ).