Peter Chan

Ora il pensiero

Ora il pensiero, mentre fisso quel volto immobile, corre a Mamma, Papa, alle sorelle, lontani.

La « Sua Mamma » è donna dal carattere delicatissimo, di tanta fede e affezionatissima ai suoi sette figlioli, ai quali ha saputo dare una educazione di semplicità e di tanta delicatezza d'animo.

Per essi ha cercato una sistemazione anche con il sacrificio di un lungo distacco.

È sofferente di cuore.

Anche Papa è sofferente: nelle sue lettere rivela la sua profonda fede e la completa dedizione ai figli.

Le sorelle hanno in Piero il beniamino: è il più giovane dei fratelli, quello che più a lungo è vissuto con loro.

Come giungerà loro questa improvvisa, tremenda notizia?

Spontaneamente mi sgorga dal cuore la prima di altre numerose preghiere, che rivolgo a Piero: non mi sento di pregare per lui che so già con Dio: « Piero, pensa tu a Papa, Mamma, pensa ad Audrey, a Theresa, a Rose-Mary.

Stai loro vicino con il tuo conforto e con il tuo sorriso perché meno doloroso sia questo distacco ».

Quando lasciamo l'Ospedale, Piero viene portato alle camere mortuarie.

È rimasto solo.

Ma il suo spirito è con noi e ci segue mentre sommessamente e con le lacrime agli occhi parliamo di Lui, dei suoi ultimi momenti tra noi, ai Fratelli di Villa San Giuseppe, agli amici universitari, a quanti lo conoscevano, lo stimavano e lo « amano ».

I suoi fratelli, affranti dal dolore, ma pure con profonda fede e serena accettazione della volontà di Dio si ritrovano alla sera con me e Fr. Joseph Clémence al Centro La Salle.

Si parla fino a tarda notte di Lui, ora col pianto, ora con maggior serenità mentre nella mente scompare sempre più la figura di quel volto disfatto dalla morte e sempre più si fa vivo il ricordo del suo volto sorridente che ci accompagna, che quasi vediamo ancora presente fra di noi.

Abbiamo sul tavolo e leggiamo alcuni scritti trovati fra le sue poche, povere cose.

Ecco due lettere di presentazione di Piero, scritte da chi lo conosce, per quando si tratta di venire in Italia.

La prima è di Father Farren Edward S.J. che da Rangoon così lo raccomanda: « Ho conosciuto Peter Chan per oltre due anni.

È un ragazzo di buon carattere e di pieno affidamento.

È uno studente applicato e un ottimo cattolico, convinto e praticante della sua fede: per molto tempo ha prestato servizio in Chiesa.

Lo raccomando moltissimo e senza alcuna riserva ».

L'altra è di Father Jeannequin della Chiesa di Santa Theresa di Rangoon, quello che ha battezzato Papa, Mamma e sorelle: « Affermo che ho conosciuto Piero durante gli ultimi tre anni.

È un ottimo ragazzo, molto intelligente, studioso e impegnato.

Come cattolico è sempre stato molto generoso nel servizio della Santa Messa, ogni mattina nella Cappella della sua Scuola, Gli auguro ogni successo nella vita e tutti gli aiuti di cui avrà bisogno per continuare i suoi studi e giungere ad una buona professione ».

C'è l'ultima lettera di Sister Venturina, una Suora missionaria di Kengtung, nel nord Birmania, dove Piero si era recato per studio: è scritta in italiano: « Bravo il mio Piero! Sono proprio contenta che hai raggiunto i tuoi fratelli.

Cerca di fare del tuo meglio e avanti sempre con coraggio, malgrado tutte le difficoltà che incontrerai nella tua carriera… sarà mia premura contraccambiare la tua delicatezza, con la mia povera preghiera, per ottenerti dal Cielo la grazia di essere buono, come eri qui in Birmania…

Caro Piero ti lascio con lo scritto, ma ti sarò tanto vicina con la mia preghiera… »

E c'è anche il suo diario che incomincia il 20 giugno 1972, giorno della sua partenza da Rangoon.

Giornalmente vi annota quanto ha fatto, chi ha incontrato e vi tiene conto della corrispondenza in partenza o in arrivo.

Troppo lungo sarebbe stralciarne delle citazioni, pur di grande rilievo per comprenderne fino in fondo la grande delicatezza, la estrema sensibilità di cuore, la sentita profonda vita di fede: ogni tanto affiora qualche accenno di nostalgia per la sua patria, per i suoi cari lontani.

Gli avevo chiesto una volta, ricordo, se ancora sentisse così forte questa nostalgia: il volto gli si era illuminato nel sorriso e scotendo leggermente la testa, mi aveva risposto quasi a rassicurarmi: « Sì! ma devo essere forte e così ora non la sento più tanto.

E poi la vita è sacrificio ».

Il diario degli ultimi giorni mi pare possa riassumere quanto passava nel suo spirito: l'ha iniziato su una nuova agenda e lo scrive in inglese e in birmano.

Il 1° gennaio '73, dopo la Messa del Povero, ha avuto una lunga conversazione con il fratello Giuseppe sulla situazione delle due Cine divise e scrive a conclusione: « I oath to go back my chinese land - Giuro che ritornerò nella mia patria cinese ».

Il 2 gennaio: « Ho studiato fino a mezzanotte.

Prima di andare a letto mi ricordo di scrivere una cartolina di auguri a Ludovico per il suo compleanno.

Devo voler bene ai miei amici. Signore aiutami! Ho tanta nostalgia! »

Il 3 gennaio: « La situazione del mio cuore è più serena perché è venuto a trovarmi mio fratello Giovanni ».

Il 4 gennaio: « Oggi sono molto contento: ho aiutato Giuseppe e poi è venuto Paolo e mi ha portato il panettone…

Non devo vivere nel divertimento; devo vivere nell'impegno e nel dovere… »

Il 5 gennaio: « Il mio cuore è ancora sereno… »

Il 6 gennaio, Epifania: « Sono andato alla Messa del Povero… » - e conclude - « devo ritornare nella mia patria la Cina ».

Il 7 gennaio, ed è l'ultima pagina: « Sono andato alla Messa del Povero!

Sono tornati a Villa San Giuseppe alcuni studenti dalle vacanze.

Non mi sento più così solo.

Non mi sento molto bene di salute.

Ho mal di testa forte.

Forse è l'influenza.

Oggi è domenica: non c'è posta!

Bene, bene! Vado avanti! Con coraggio! Gesù mi aiuta! Studia, studia, studia!!! »

Sono le ultime parole che scrive!

Una inspiegabile serenità è nei nostri cuori, ora.

Ci risuonano nell'animo le sue ultime parole: « Avanti! Con coraggio! Gesù mi aiuta! »: lo prendiamo come il suo ultimo messaggio!

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