Francesco Fonti

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La vocazione del Catechista consacrato

Francesco Fonti si è sempre preoccupato di mettere in evidenza i forti legami che univano e uniscono la radice spirituale della missione affidata a Fr. Teodoreto con i progetti concretamente realizzati dai Catechisti e dagli insegnanti della Casa di Carità.

In più di un'occasione, specie nei momenti di crisi, egli si è fatto portavoce delle esigenze manifestate dai Catechisti più sensibili al carisma del Fondatore, mobilitando i Fratelli delle Scuole Cristiane ed autorevoli mèmbri della gerarchia cattolica al fine di conservare la forza vitale di questo fecondo intreccio tra fede e prassi.

Nel mondo laicista, infatti, le buone opere spesso si riducono alla loro semplice esecuzione tecnica, ma nell'ottica del laico consacrato, un tale approccio comporta gravi danni al senso ultimo della missione intrapresa e quindi al senso stesso della vita.

Così, ad esempio, nel 1996, in seguito al dibattito suscitato dal rinnovo delle Regole e Costituzioni, F. Fonti si preoccupò di inviare a don Giuseppe Tuninetti ( stretto collaboratore dell'Arcivescovo di Torino ) un articolo pubblicato nel 1977 da Fr. Gustavo Furfaro sulla "Rivista lasalliana", nel quale appariva chiaramente esposto il nesso che permetteva all'Adorazione a Gesù Crocifisso di vivificare l'Unione Catechisti e la Casa di Carità, attirando su di esse le grazie del Signore.

Su un foglio significativamente intestato "Casa di Carità Arti e Mestieri", recante lo stemma con l'incudine e la Croce, Francesco Fonti, rivolgendosi al noto esponente della Curia ( Don Tuninetti, per l'appunto ), scrisse queste righe di presentazione:

"Mi permetto di allegare … un articolo comparso sulla "Rivista Lasalliana" del 1977, di Fr. Gustavo Furfaro … Vice postulatore Generale detta Causa di beatificazione di Fr. Teodoreto ed allora assessore dei Fratelli presso l'Unione Catechisti.

In detto scritto Fr. Gustavo fa rilevare l'importanza fondamentale della Adorazione a Gesù Crocifisso e come Fr. Teodoreto l'abbia accettata, in spirito di umiltà, come ispirazione ed animazione delle Opere dell'Unione Catechisti e della Casa di Carità …

Mi permetto di sottolineare questo riconoscimento di essenzialità dell'Adorazione, che quindi non può essere limitata alla pratica quotidiana, onde ne sia tenuto conto nella redazione delle nuove Regole e Costituzioni" ( F. Fonti a Don Giuseppe Tuninetti, 29 febbraio 1996 ).

L'articolo in questione non contiene solo una precisa analisi della funzione fondante e vivificante svolta, in seno all'Unione Catechisti, dall'Adorazione a Gesù Crocifisso, ma anche un riferimento esplicito al suo promotore, Fra Leopoldo Musso.

"Ma è soprattutto essenziale accettare, con semplicità di spirito, l'anima che di tutte queste realizzazioni è il fondamento: l'Adorazione a Gesù Crocifisso e risorto che egli accettò dal Servo di Dio Fra Leopoldo Musso.

Da questa Adorazione, che in lui divenne forza e luce, Fr. Teodoreto trasse l'ispirazione e l'animazione per le Opere che realizzò.

Questa Adorazione consegnò ai suoi Confratelli, ai Catechisti e a quanti avvicinò.

Talvolta non fu compreso, talvolta ostacolato, talvolta abbandonato, come è la sorte di quanti Dio invia nella sua Chiesa ad aprire vie nuove.

Era ed è preghiera semplice, umile. Fr. Teodoreto non si fermò alle apparenze, ma ne penetrò tutta la vitalità interiore … l'intimità di partecipazione all'opera Redentrice di Gesù Crocifisso, sull'esempio della Vergine Immacolata.

Comprese e constatò che chi ci giungeva o si sforzava di giungere a questi sentimenti di partecipazione poteva dare garanzie di generosità ed impegno: su questo puntò tutta la sua vita, la sua opera, sempre memore di quanto aveva confidato a Fra Leopoldo il giorno 23 aprile 1913, alle ore 17: "abbia la bontà di pregare il Signore perché si degni di far conoscere se un'opera di tal genere può sussistere …"

Sono parole sue citate nel libro "Il Segretario del Crocifisso ": vi ha notato il giorno e l'ora.

Voleva essere sicuro di costruire sulla roccia, di fare qualcosa di serio e duraturo, non all'insegna dell'improvvisazione.

… Dio gli rivelò quale era la Roccia: l'Adorazione a Gesù Crocifisso, compresa, assimilata, vissuta.

A Fr. Teodoreto … parve la vera roccia su cui costruire.

E il tempo continua a dargli ragione". ( Fr. Gustavo Luigi Furfaro, "Rivista Lasalliana ", 1977, citato da F. Fonti ).

Questo ovviamente era un discorso di indirizzo generale; la realtà delle cose è molto complessa e spesso obbliga a cercare delle soluzioni intermedie per evitare ostinazioni inutili, se non dannose.

Tuttavia, resta invariato un fatto: Francesco Fonti come Fr. Teodoreto attribuiva allo strumento dell'Adorazione le grazie migliori piovute sull'Unione, nuove vocazioni comprese.

In effetti, come previsto da Claudio Brusa, le difficoltà sorte intorno alla selezione di nuovi Catechisti si erano fatte via, via sempre più gravi, ma Fonti fece ancora in tempo a cogliere nuovi segnali di speranza.

Francesco ha seguito molto da vicino l'ingresso nell'Unione di Marco Bilewski, il giovane Catechista consacrato nel 1998.

Inoltre ha favorito il lavoro di ricerca sull'Istituto, che coinvolse parecchi giovani a partire dal 1994.

Io dirigevo i lavori, ma era Francesco a finanziare la cosa.

Partecipava molto volentieri a queste attività.

Si sedeva accanto a questi ragazzi e stava ad ascoltare i risultati delle varie relazioni.

Chiaramente vedeva in tutto ciò una prospettiva per il futuro.

La presenza di Marco lo rinfrancava: era il segno che tanti anni di attesa e di preghiere non erano stati spesi invano.

Ancora una volta la fede nella Provvidenza aveva dato i suoi frutti. ( P. Fonti )

Questo evento ha confermato una vecchia convinzione dei fratelli Fonti che hanno sempre guardato con sospetto gli approcci ordinari al problema delle nuove vocazioni, riconoscendo all'Unione carismi molto particolari.

Carlo Tessitore voleva assimilare il percorso d'ingresso nell'Unione a quello degli Istituti religiosi; ma la vocazione dei Catechisti è differente.

Questi sono laici consacrati, non confratelli viventi in comunità.

L'idea di partire da un vivaio di giovani aspiranti è inadeguata, anche perché nei fatti, molti Catechisti hanno aderito in età matura.

Non basta allestire dei "campeggi" per instillare nelle menti dei giovani un orientamento di vita: è una pretesa quantomeno sviante.

Solitamente il potenziale Catechista ha una visione chiara di ciò che cerca, prima ancora di avvicinare l'Istituto: l'Unione ha semmai l'obbligo di presentarsi come la soluzione ad hoc per l'uomo laico che ha già alle spalle un preciso cammino spirituale, ma non sa come qualificarlo in maniera radicale e decisiva.

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