Carlo Tessitore

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La preghiera e l'Eucaristia: il centro degli affetti

La conseguenza immediata di questo radicale cristocentrismo si concretizza ovviamente nella "passione" per l'Eucaristia, unica e preziosissima occasione di contatto "diretto" con Nostro Signore.

Aldilà dei simboli e dei sillogismi, oltre le omelie e le immaginette sacre, nella Comunione Tessitore poteva finalmente condividere la Presenza Reale di Gesù fra gli uomini.

Fatto, anche questo, che spesso, nella sua eccelsa sublimità, sfugge a molti cattolici praticanti.

« Mi è particolarmente caro ricordare il gusto che manifestavi per le cose dello spirito, sulle quali sapevi intrattenerci con un discorso semplice ma penetrante ». ( Domenico Conti ).

« In particolare ricordo la tua passione, credo che si possa chiamarla così, per l'Eucaristia, per la Messa, che appariva davvero come il centro dei tuoi pensieri e dei tuoi affetti ». ( Domenico Conti ).

« Innamorato dell'Eucaristia, qualcuno mi diceva che sarebbe stato anche un buon vescovo, poiché sapeva trasmettere le verità di fede, con efficacia ». ( Pierino Vacchetta ).

« … in lui il raccoglimento e la preghiera, che gli erano molto naturali, non costituivano una frattura rispetto al suo modo di vivere ». ( Ing. Michele Bertero, aggregato all'Unione ).

La Messa quotidiana gli apparve, così, più che un obbligo da onorarsi con pedante diligenza, un'anticipazione, una preparazione a quell'incontro definitivo cui mirava con tutte le sue forze.

Ecco motivato anche il grande amore per la liturgia ed il canto gregoriano nei quali vedeva compendiarsi, anche se in forma embrionale, la celestiale glorificazione che gli angeli, gli arcangeli e i serafini tributano senza requie al Signore dell'Universo.

Pur avendo una considerazione così alta della Messa e del ministero sacerdotale, Tessitore non la fece mai pesare, limitandosi a frequentare i Sacramenti con umile disciplina e ferrea meticolosità, senza quella boria repressa che talvolta affligge un certo tradizionalismo cattolico.

« Tessitore era un uomo di preghiera … o di pietà, come allora si diceva …

Una cosa che ha lasciato in me una traccia indelebile, è il suo incantevole modo di cantare: lui intonava sempre tutti i canti con molta sicurezza, sapendo dare un'espressione bellissima al canto, che allora era quasi esclusivamente quello gregoriano.

Tanto che io sono rimasto innamorato di questo stile, ne sono affezionato da quando l'ho appreso da Tessitore, lui me ne ha trasmessa la passione.

Anzi, poi l'ho studiato per conto mio, e adesso sono circa undici anni che insegno il Canto gregoriano all'Università della terza età.

Anche per questo sono riconoscente a Tessitore, oltre che per la mia formazione spirituale.

Ho verso di lui una riconoscenza sconfinata ». ( Ariosto Pintonello ).

« Lo vedevamo tutti i giorni venire a Messa, nella nostra Chiesa intitolata alla Madonna del Buon Consiglio.

Era devoto della Madonna, discreto e raccolto, assiduo nella partecipazione». ( Sr. Costantina ).

« La tua fedeltà alla Messa quotidiana, la tua decisione di partecipazione, apparivano in tè come una seconda natura ». ( Domenico Conti ).

Anche il nipote Claudio è rimasto colpito dalla "pietas" imperturbabile dello zio, mai disgiunta da una spiccata attitudine al "silenzio" del raccoglimento, cui più tardi Tessitore avrebbe dedicato un articolo del Bollettino ( 1972, n°3 ): « Lui riusciva ad estraniarsi da tutto quello che lo circondava.

In chiesa c'era lui, il sacerdote e Nostro Signore: niente di più.

Rifuggiva le funzioni disturbate da un 'eccessiva affluenza di persone, cercando la concentrazione in ambienti favorevoli al raccoglimento, poco affollati, privi, insomma, di clamori e distrazioni.

Durante la Messa viveva un reale distacco dal mondo.

Finita la Messa, continuava a fermarsi, a pregare, fino a che in chiesa non c'era più nessuno.

Aveva il messale sempre sottomano ».

Questa profonda vita dello spirito, libera dal mondo che appaga, ma sempre attenta al mondo che soffre, si segnalava nei gesti più comuni della vita sociale.

Anche i suoi regali erano il segno evidente di questa visione delle cose: amava, infatti, donare copie del Vangelo o dotti commenti alla "buona novella", accompagnando questi omaggi con quello che può definirsi un programma d'azione e contemplazione: "Nel Vangelo c'è la soluzione di tutti i problemi. "

Detto così, può apparire una banalità, ma in realtà un approccio realmente "evangelico" ai drammi dei singoli e dell'umanità esige un coraggio non indifferente.

Lo stesso coraggio che Tessitore dimostrò nei giorni crudeli della malattia e della morte.

« Era un uomo di un'elevata sensibilità spirituale …

Partecipava ai nostri incontri con una pietà che era veramente un esempio, per tutti noi.

Con gli anni questo suo anelito nel vivere la vita interiore, non si è affievolito, ma fino agli ultimi giorni in cui è vissuto aveva sempre un'attenzione particolare alla preghiera, che faceva in casa, perché negli ultimi tempi non usciva più, ma svolgeva con molta attenzione e raccoglimento e leggeva anche dei libri spirituali, e anche quando si preparava a ricevere l'Eucaristia, che gli veniva portata a casa, lo faceva con fervore e attenzione.

Nelle feste più importanti, per i catechisti, circa due volte l'anno, faceva celebrare una Messa a casa sua ». ( Leandro Pierbattisti ).

Curiosamente, in Tessitore, la vita di preghiera ( proprio come in san Francesco ) spesso si accompagna ad una "rivisitazione" in chiave simbolica della Creazione, in specie della natura, della vegetazione, dei cicli stagionali.

Del resto anche i mistici medievali ricorrevano ad intricate metafore floreali per introdurre i novizi agli inesprimibili misteri della
Fede.

Questa "cosmologia cristiana", vista come specchio della Sapienza divina, spiega l'interesse nutrito da Tessitore per la botanica che si focalizzava in particolar modo su quelle piante in cui più evidente fosse il passaggio dalla morte autunnale alla rinascita primaverile.

« Parlando del verde, mi diceva: "Io amo le siepi e gli alberi, che mettono le loro gemme a primavera, perché mi ricordano che l'inverno è passato…

Le piante e le siepi sempreverdi, non mi danno il succedersi delle stagioni ".

Voleva avvertire questo passaggio, tra una stagione e l'altra, proprio per poter dire: "È iniziata la primavera, cioè un anno nuovo ".

Primavera, estate, autunno, inverno …primavera.

Questo era il senso della vita.

La nascita, la crescita, la maturità, la morte e la rinascita.

La primavera simboleggiava lo sbocciare di una nuova vita … il risveglio della Creazione ».

Tutte queste considerazioni si allacciavano ad una visione del mondo che, ben lungi dagli stereotipi ecologisti, nella contemplazione della natura, aveva agio di ricondurre la deprimente "banalità" del reale, alla sua matrice originaria; Dio, l'altissimu, onnipotente, bon Signore" del Cantico delle Creature.

Quando, infatti, conduceva i nipoti ad ammirare la bellezza delle colline torinesi, quasi a voler suscitare nei loro cuori una segreta ammirazione per la grandezza di Dio riflessa nel Creato, Tessitore non poteva prescindere dal prologo di ogni "lezione di vita": la Messa mattutina.

«… ed era una cosa del tutto naturale, seguirlo, non ha mai costretto nessuno, non insisteva con le parole, per convincere di qualcosa, ad esempio sull'utilità della confessione o degli altri sacramenti: era più convincente il suo esempio ». ( Claudio Civalleri ).

Dunque una Fede dai panorami molto vasti, non ristretta nei compartimenti stagni del legalismo, ma capace di interpretare il mondo nella sua interezza.

Questa visione "integralmente" cristiana, in grado di guardare con gli occhi dei santi l'arte, la musica, il lavoro, la natura stessa, è un aspetto non trascurabile di quella elevazione delle affezioni raccomandata da Fr. Teodoreto ai suoi Catechisti nei "Pensieri sulle Regole e Costituzioni": "l'uomo interiore vede Dio nelle creature, si serve di esse per elevarsi a Lui" ( pag. 63 ).

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