Carlo Tessitore

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Il padre spirituale: Fratel Teodoreto

Siamo nel 1917, al culmine della Grande Guerra.

Tessitore, che ha appena 15 anni, risiede per motivi di studio a Torino, ospite presso una famiglia di conoscenti.

Il padre è al fronte, la madre e le sorelle sono rimaste ad Orio attendendo la fine del conflitto.

È proprio in questo cruciale periodo dell'adolescenza che avviene l'incontro più decisivo della sua vita.

Il futuro Presidente rievocherà, in un articolo del Bollettino, le impressioni suscitate dal primo impatto con l'Unione Catechisti e col suo fondatore, Fratel Teodoreto Garberoglio.

Nello scritto risalta il mistico incanto suscitato dal Venerabile, le cui parole si radicavano lentamente nel suo animo, suscitando, a fasi alterne, intuizioni e illuminazioni, che accrescevano il desiderio di ulteriori incontri e approfondimenti.

L'adolescente "sentiva" in maniera confusa la grandezza dell'ideale, ma non ne aveva ancora messo a fuoco l'essenza più profonda: santificare gli altri, santificando se stessi.

« Il Fratel Teodoreto parlava con estrema semplicità, ma raggiungeva il cuore, diritto diritto.

Tutto quello che diceva era così vero, così bello, così importante che io non perdevo una sillaba.

Sembrava che parlasse proprio per me.

E come conosceva bene l'anima umana!

Le sue parole mi destavano risonanze profonde, mi illuminavano, mi ammonivano, mi spronavano, mi entusiasmavano, mi suggerivano propositi pratici e mi seguivano durante tutta la settimana.

Ma io non riuscivo a realizzare tutto: molte luci che Egli andava accendendo si spegnevano presto, cosicché desideravo di sentirlo di nuovo.

E mai che Egli mi abbia deluso, o annoiato, o parlato invano: il suo discorso così semplice e spoglio aveva un tale carattere di verità e una vibrazione così alta di saggezza che costituiva per me veramente il verbo di vita.

Nessuno mi aveva mai parlato con tanta efficacia ». ( citato in Fr. Leone di Maria, "Fr. Teodoreto", p. 238 )

La figura e l'esempio di Fratel Teodoreto spronavano i Catechisti a sopportare le piccole tribolazioni del quotidiano.

Come Padre Pio, anche il Venerabile considerava vitale, per la salvezza delle anime, l'educazione al sacrificio.

Ma il pesante fardello di questo "scandaloso" insegnamento, incentrato sulla spiritualità del Crocifisso, non trovava molti ascoltatori.

Tessitore, invece, avvertiva la portata del messaggio, così come il valore dell'uomo che la Provvidenza aveva scelto per riproporre tale modello educativo alla Torino massonica e positivista del primo '900.

L'impopolarità non spaventava il Fratello, che anzi privilegiava la discrezione, il nascondimento.

Tessitore, a forza di frequentarlo, ne assimilò ben presto una virtù essenziale, base di partenza ( ai tempi di san Benedetto, come oggi ) di ogni autentica "ricostruzione" ulteriore: l'umiltà.

« Ordinariamente, Egli non si faceva notare; anzi, autentica radice, aveva l'arte di scomparire; ma in certi casi si rivelava suo malgrado, e questo avveniva soprattutto durante gli Esercizi Spirituali.

Allora sembrava che si trasfigurasse.

Non era possibile rimanere tiepidi o indifferenti davanti a un uomo che appariva così compreso da un'idea dominante, così assorto in pensieri sublimi e formidabili, così risoluto a seguire un meraviglioso ideale, così slanciato e deciso a qualunque sacrificio ». ( Ibidem, p. 245 )

« Una cosa mi pesava assai: la visita in chiesa dopo cena.

Terminate le preghiere in comune, ci lasciava lungamente inginocchiati, in silenzio; e io, che sempre ebbi la digestione difficile con molto dispendio di energie nervose, trovavo la cosa un vero tormento.

Ma Fr. Teodoreto era là, assorto in preghiera e immobile, come una statua; nessuno fiatava, e io, pur potendo uscire perché Egli non imponeva nulla, ne redarguiva mai, sentivo l'influenza del suo esempio e la superiorità del suo consiglio di protrarre la preghiera, e non mi occorreva di più per restar a pregare ». ( Ibidem, p. 245 )

Egli era riuscito, come pochi, a condividere quel desiderio di perfezione interiore ( praticata dai monaci con la schola charitatis ), che tanto aveva infiammato Fra Leopoldo e che, ora, Fr. Teodoreto si sforzava di estendere al mondo laico.

Non dissimulava l'importanza di questo fattore, anzi, perfino nelle tempeste finanziarie che spesso affliggevano l'Unione, non smetteva mai di ribadire, sul Bollettino e nelle conferenze, la precedenza assoluta che i Catechisti dovevano riconoscere agli obblighi di pietà.

« Tessitore, per me, era l'elemento di maggior spicco dell'Unione Catechisti.

Tessitore era strettamente legato a Fratel Teodoreto: da lui aveva assimilato una spiritualità tutta inferiore, centrata sulla preghiera, sull'intimità del rapporto con Dio ». ( Ing. Pintonello ).

« Santifichiamo noi stessi, affinché in noi siano santificati i nostri fratelli … la preghiera illumina l'anima, affina lo spirito e matura la sua vocazione … l'apostolato deve basarsi sulla … mortificazione, sulla rinuncia a noi stessi.

I pericoli dell'apostolato sono: darsi all'azione esterna a danno della vita interiore, lavorare troppo sotto l'impulso esteriore della natura …». ( G. Baiano, Conferenze di C. Tessitore, 3 ottobre 1937, h. 11.05 e 14.45 ).

L'entusiasmo per questa impostazione scandalosamente "radicale" dell'apostolato cristiano, viene confermato con forza dalle acutissime considerazioni espresse a proposito dei ritiri guidati da Fr. Teodoreto, che spiccavano, nel generale degrado della devozione giovanile, per la rigenerante "linfa vitale" che riuscivano ad infondere nei presenti: « Era la sete di Dio che veniva acuita e soddisfatta allo stesso tempo, era il problema centrale della vita che veniva affrontato insieme con tutti gli altri, i quali restavano però in sott'ordine.

Gli altri problemi si collocavano attorno a quello, e con quello venivano implicitamente risolti, cosicché ciascuno sentiva sempre predominante l'influenza dell'Unione nella propria vita, si avvedeva di vivere in essa la parte migliore e si attaccava ad essa sempre più strettamente.

Che parte aveva in tutto questo Fratel Teodoreto?

Evidentemente era Lui che aveva creato quel clima, che aveva riunito quei giovani in un organismo sociale vivo, dove la linfa spirituale circola abbondante, e questa linfa aveva la sua radice nella vita interiore di Lui ». ( Fr. Leone di Maria, "Fr. Teodoreto", Casa Editrice A & C, 1956, Torino, p.244-245)

Tessitore amava molto il raccoglimento, l'unione silenziosa e adorante con Dio ottenuta mediante la preghiera, ma, nelle conferenze, non si stancava mai di esaltare anche la forza unificante della preghiera.

L'amoroso vincolo di comunione che nasce dal sentirsi fratelli e insieme figli di Dio, ovvero la "fraternitas" celebrata da Fr. Teodoreto nella nota preghiera per la "carità fraterna"14 si realizzava al meglio nelle adunanze e nei ritiri spirituali.

« Come si pregava bene! Come si sentiva che tutte quelle anime giovanili si elevavano veramente verso Dio!

Io mi sentivo come trasportato da quell'onda che saliva, e quasi non avvertivo più distrazioni.

Del resto bastava guardare Fratel Teodoreto,che assumeva un aspetto profondamente raccolto e quasi trasfigurato: inginocchiato su di una sedia, il corpo eretto, gli occhi bassi, pareva impersonare l'Orazione.

Era evidente che Egli stava tutto immerso in un intimo colloquio con l'invisibile, e che l'anima sua si irradiava in tutte quelle giovinezze che lo circondavano ». ( Ibidem, pag. 245 )

« Scusatemi se torno sovente su questo argomento, ma è doveroso che io lo ripeta, per richiamare gli indolenti …

E questo il periodo in cui si riattiva la vita nelle associazioni A. C., quindi anche noi, non da meno degli altri, dobbiamo scuoterei e riattivarci.

Ricordatevi di essere assidui nella frequenza delle nostre adunanze … sforziamoci di ritrovarci il più frequentemente possibile per ravvivare in noi le nostre risoluzioni ». ( G. Baiano, Conferenze di C. Tessitore, 12-13 ottobre 1935 ).

«… cerchiamo di dire tutto ( ai Superiori ), di consigliarci come se fossimo dinanzi a Dio ». ( ibidem, 12 giugno 1938 ).

«… Preghiamo gli uni per gli altri ». ( ibidem, 15 agosto 1939 ).

Il Presidente amava ricordare il giorno in cui aveva conseguito a pieni voti il Diploma di Catechista, e come, da quel momento, Fr. Teodoreto gli avesse affidato, in più occasioni, l'incarico di tenere vari discorsi di circostanza.

Questa predilezione sembrava quasi prefigurare una speciale consacrazione da parte del Fondatore, cosa di cui Tessitore, come a suo tempo Giovanni Cesone, andava giustamente orgoglioso.

« Ai Neo-Catechisti, poi, si rendeva particolare onore.

Il Fratel Teodoreto allora voleva anche il discorso di qualche giovane, e ricordo che alcune volte ne diede a me l'incarico.

Non avevo mai parlato in pubblico, ne avevo idea delle difficoltà che occorre superare, specialmente se si ha un carattere impressionabile: il fiascone che feci la prima volta, me lo rivelò ottimamente.

La distribuzione dei diplomi ai Neo-Catechisti, Egli preferiva farla fuori dell'adunanza settimanale, durante una piccola accademia con canti, musiche, discorsi, ecc., e con l'intervento di molti Fratelli della Comunità.

Fu proprio così che io ricevetti il Diploma insieme a una decina di altri giovani, ed ebbi l'onore della precedenza, a motivo di quel "30 con lode" che la Commissione esaminatrice mi aveva generosamente regalato ». ( Ibidem, pag. 239 )

Del resto, fin dal suo primo ritiro, Tessitore aveva ricavato una viva impressione dal particolare clima spirituale che si respirava, a dispetto di contesti e situazioni modeste, accanto a Fr. Teodoreto:

« Il primo Ritiro al quale io partecipai, nella primavera del 1917, fu per me un'altra grande rivelazione, e l'impressione che ne ricevetti rimase profonda, nonostante la grande modestia dell'iniziativa e la esiguità dei mezzi impiegati.

Non si fece in un luogo riservato, bensì nei soliti locali della scuola.

Non avemmo colazione ne pranzo in comune, perché ciascuno li consumò a casa sua, e non fu invitato nemmeno un predicatore di speciale valore: tutto si ridusse ad una predica del Cappellano della Comunità, alle conferenze del Fratel Teodoreto, a frequenti preghiere in comune, ai brevi periodi di passeggio in silenzio.

[..] Tentai di aprire il mio animo al Fratel Teodoreto, cercando in Lui una guida della quale avvertivo confusamente il bisogno; ma Egli non me lo consentì.

Penso che questo atteggiamento suo sia stato costruttivo, perché mi richiamò a un senso di serietà e di austerità di cui forse avevo bisogno ». ( Ibidem, pag. 241 )

« Nell'anno 1922 si organizzò un turno di Esercizi Spirituali chiusi, riservati a Catechisti.

Da allora si ripeterono ogni anno e costituirono il momento saliente dell'annata, il periodo delle grandi manovre, i traguardi di arrivo e di partenza nello stesso tempo.

Erano preparati con grande cura, con una settimana di preghiere e di adunanze preliminari, ed erano attesi più che le ferie, come il grande incontro con Dio.

Nel 1922 si fecero a Chieri, ove poi si continuarono per molti anni vi andavamo a piedi, recitando per la strada molte decine di Rosario, facendo tappe alla Madonna del Pilone, dove consegnavamo l'anima nostra alla Madonna, e Le affidavamo non solo la riuscita dei nostri Esercizi, ma le sorti della nostra vita, sorti che andavamo a trattare in quegli Esercizi.

La casa dei Missionari a Chieri ci appariva il luogo santo, ed ogni cosa vi aveva nell'anima una risonanza profonda ed arcana, che penetrava sino all'intimo e svelava prospettive nuove, orizzonti di santità divinamente belli e allettanti.

Le prediche erano semplici, le letture durante i pasti erano fatte su libri di uso comune, le pratiche di pietà erano quelle consuete; ma tutto acquistava un rilievo straordinario e persino l'ambiente esterno si legava nella nostra fantasia alle emozioni spirituali e ci diventava carissimo ». ( Ibidem, pag.244 )

Col passare degli anni tra Tessitore e Fr. Teodoreto si era sviluppata una grande affinità spirituale che permetteva loro di intuire i reciproci pensieri, di cogliere la brace che si nascondeva sotto la cenere delle parole.

Il catechista era conscio di possedere questo dono, questa attitudine all'introspezione psicologica che lo avvicinava così tanto al "vero" Fr. Teodoreto.

Proprio a causa di questa vicinanza interiore, Tessitore si era radicalmente convinto della santità del Fratello, anche se, al di là delle commemorazioni di rito, in rare occasioni ebbe modo e tempo di trascrivere su carta gli aspetti più confidenziali di quelle lunghe frequentazioni col Fondatore dell'Unione.

« Abbiamo avuto la fortuna eccezionale di frequentare spessissimo, quasi ogni giorno, il nostro carissimo Fondatore e di ascoltare le sue conferenze …

Mi veniva in mente l'esclamazione delle folle che ascoltavano Gesù: "nessuno ha mai parlato come quest'uomo".

Per me era così. Forse era una grazia speciale data a me solo …» ( C. Tessitore, Bollettino, 1990-1, pag. 2 ).

Ciò non toglie che, nei fatti ( più che con le testimonianze scritte ) Tessitore si sia impegnato per portare Fr. Teodoreto alla meritatissima gloria degli altari.

E visse abbastanza per cogliere i frutti delle sue fatiche.

Il processo diocesano per la beatificazione del Fratello iniziò nel 1961; le audizioni dei testimoni si interruppero nell'aprile del 1964, per essere riprese nel giugno 1966, pochi mesi prima che il catechista di Orio lasciasse la Presidenza dell'Unione.

Una volta passati in rassegna tutti i testimoni ( 1969 ) il processo subì un'interruzione per essere ripreso nel 1975.

Il 2 febbraio 1977, grazie alla lettera di presentazione firmata dal Cardinal Michele Pellegrino, il Vice Postulatore Generale Fr. Gustavo Luigi Furfaro, presentò i 15 volumi degli Atti del Processo alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi, in Roma.

Lo stesso Fr. Gustavo, in uno scritto15 del 1977, mette in relazione il grande evento con una lettera del maggio 1947 che, non certo casualmente, abbinava le firme di Tessitore e Fr. Teodoreto: "I Catechisti del SS.mo Crocifisso … considerata la Costituzione Apostolica "Provvida Mater Ecclesia" … domandano ( al Cardinale M. Fossati ndr. ) che i loro statuti e regolamenti siano approvati in conformità della medesima".

2 febbraio 1947-2 febbraio 1977: un trentennio decisivo.

Ma per cogliere il premio della pazienza. Tessitore doveva aspettare ancora.

La Chiesa, alla fine, gli diede ragione, affermando innanzi al mondo quello che lui aveva sempre sentito nel suo cuore: « Oggi 3 marzo 1990, alla presenza del Santo Padre, sono stati promulgati i seguenti Decreti riguardanti …le virtù eroiche del Servo di Dio Fr. Teodoreto …

La notizia tanto attesa è venuta … d'ora in poi Fr. Teodoreto sarà chiamato "Venerabile" Deo gratias, Deo gratìs! ». ( C. Tessitore, Bollettino, 1990-1, pag. 2 ).

La gioia di Tessitore è comprensibile: in quel lontano 1917 aveva visto giusto, la sensazione provata ascoltando le conferenze del Fratello non era una di quelle suggestioni che San Giovanni della Croce tanto detestava.

Era una "grazia" speciale, un segno concesso a pochi.

Come detto, Tessitore non registrò per iscritto quel patrimonio di impressioni e confidenze che l'assidua frequentazione del Fratello portava con sé: non abbiamo un diario dei colloqui, ma solo sintesi molto generiche.

Tuttavia, nelle testimonianze rilasciate alla Commissione delle Cause dei Santi, si aprono, degli squarci illuminanti:

« Io conobbi l'Unione nel 1917. Nella quaresima di quell'anno frequentavo il catechismo presso la parrocchia di S. Teresa.

Il catechista che ci faceva lezione, Stefano Massaia, mi invitò a partecipare alle adunanze dell'U.C., al sabato sera alle 21, nella scuola ROMI tenuta dai FSC. …

Vi si accedeva da una porticina in via Rosine 14 che dava direttamente in una classe. …

Egli ( Fr. Teodoreto ) aveva con sé un messaline e faceva leggere l'epistola del giorno dopo da qualcuno dei ragazzi.

Molto spesso l'incarico era affidato a me. … acquistavo consapevolezza di aver trovato un santo, non solo, ma di aver incontrato la guida definitiva dell'anima mia … colui che mi avrebbe fatto scoprire la mia strada …

Alle sue riunioni e ritiri intervenivano degli studenti forestieri del Politecnico … fra i quali l'indimenticabile Justìn Nicoara …

Qualche volta arrivò anche Pier Giorgio Frassati. …

L'Istituto dei Fratelli delle S. C. non mostrava di voler accogliere l'eredità di Fr. Teodoreto e questi ne soffriva assai …

Quando il Card. Gamba suggerì al Fr. Teodoreto di inserire nella Regola la pratica dei voti religiosi … non manifestò un eccessivo entusiasmo … nemmeno io ero troppo entusiasta, …mi confessavo regolarmente da un Padre Gesuita dei SS. Martiri, il P. Cerniti, il quale si mostrò decisamente contrario all'emissione dei voti da parte dei Catechisti. ( Dopo l'approvazione dei voti, ndr. ) la frequenza degli associati alle adunanze si diradò alquanto … anche Fr. Teodoreto tendeva ad appartarsi e a lasciar fare ai catechisti, con mio disappunto.

Io insistevo che continuasse lui a presiedere le adunanze … ma non fu mai più come prima.

… Tra noi si diceva che si andava da Fr. Teodoreto a farsi fare un'iniezione spirituale ». ( C. Tessitore, Appunti sulla figura morale di Fr. Teodoreto, Torino, sett. 2001, pagg. 14-17 )

I profani si devono accontentare di questo termine vagamente misterico, "iniezione spirituale", anche se è chiaro che il "ricostituente" dei catechisti, in primis del loro stesso Presidente, era racchiuso nell'intimità di quei colloqui di stampo leopoldino.

In proposito, anche l'esperienza di Giovanni Cesone è molto indicativa.

Peraltro, negli anni della vecchiaia, pur mantenendo sempre viva la riconoscenza verso il Fondatore, Tessitore non mancò di rimarcare il ruolo svolto da Fra Leopoldo, come risulta dalle dichiarazioni che il Presidente ebbe modo di rilasciare al Catechista Cagnetta, nel corso di vari colloqui: « Poiché volevo avere da lui notizie su Fratel Teodoreto, più di una volta, nei nostri colloqui, gli ripetevo le stesse domande, e avevo le stesse risposte.

Era sempre nelle condizioni di intendere e di volere, nonostante la sofferenza, anche qualche mese prima della sua morte.

Gli domandavo: "Io ho letto certi scritti di Fratel Teodoreto, ma non ne sento parlare.

Come mai? Lei ne è a conoscenza? ".

E Tessitore mi diceva: "Fratel Teodoreto, per il fatto di aver conosciuto Fra Leopoldo, era, come lui, un assetato dell'Amore di Dio e quindi nutriva il desiderio di conoscere, amare, e adorare Nostro Signore, per poi farlo conoscere, amare e adorare dagli altri.

Perché questo è il messaggio essenziale rivolto da Gesù a Fra Leopoldo e quindi anche a me. … Luigi, devo dirti sinceramente che noi, avendo conosciuto personalmente Fr. Teodoreto, non ci siamo preoccupati di chiedergli i commenti agli scritti.

C'erano i testi originali, venivano diffusi, per il resto ci bastava la sua presenza fisica.

Certo avremmo fatto bene a chiedere a lui il commento!

Ne sono dispiaciuto … ma per me, la sua presenza, era più che sufficiente".

"E dopo la sua morte?" "…Dopo la morte il suo ricordo è rimasto talmente vivo, in me, che non ho creduto, non ho pensato di approfondire gli scritti di cui tu ogni tanto mi parli.

Fai bene ad approfondire la questione, tu che non lo hai visto di persona… " ». ( Luigi Cagnetta ).

"Il suo spirito era dentro di me", ripeteva Tessitore.

Evidentemente il carisma del Fondatore aveva trovato un valido interprete, il quale a forza di "ruminare" il mistico alimento ereditato dal Fratello, era stato in grado di trasformarlo in una vera e propria forza interiore.

Tessitore, forse, non era pienamente consapevole del privilegio di cui aveva goduto, frequentando per così lunghi anni il Venerabile ( 1917-1954 ): se fosse ancora fra noi, alcuni aspetti della storia dell'Unione, che a lui certo apparivano lampanti, oggi potrebbero essere meglio inquadrati e interpretati.

Non si può negare, tuttavia, che al centro dell'ideale di Fr. Teodoreto, così come lo ha vissuto Tessitore, la santificazione propria e altrui resti il perno educativo attorno a cui ruota tutta l'opera dell'Unione.

Indice

14 Fr. Teodoreto Garberoglio, "Nell'Intimità del Crocifisso", Torino, 1984, pag. 156, n. 1.
15 Rivista Lasalliana, 1977, n.2, pag. 119