Carlo Tessitore

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Carità generosa

La solidità delle convinzioni, non implica certo l'ottusità della mente.

Il catechista di Orio, quando si trattava di riportare i tiepidi e gli sconsolati alla Fede, era di mentalità piuttosto flessibile: sapeva presentare l'amore di Gesù Cristo in modo conforme alla sensibilità della persona che aveva di fronte, senza forzare i caratteri.

Se un'anima era afflitta, distratta, interamente soggiogata da un pressante problema materiale, non esitava ad intervenire con tutto il peso della sua autorità.

"Faceva la carità" in prima persona, non si defilava dietro la porta dell'ufficio, ma evitava accuratamente di apparire come il deus ex machina della situazione; ogni merito, ogni soluzione dei problemi veniva attribuita al "padrone di tutte le santificazioni".

Questa carità, realmente disinteressata, era infatti la migliore propaganda che si potesse fare per l'Unione Catechisti.

« Il bene compilo pure innanzi al prossimo, ma senza sottrarre la lode a Dio, bensì dirigendola soltanto a Lui, affinché la lode non si fermi a tè e possa salire a Dio solo.

Anche se farai cose grandi non rallegrarti, ma offrile a Dio ». ( G. Baiano, Conferenze di C. Tessitore, 25 settembre 1935 ).

Quella trascritta da Baiano non è altro che la teoria della "restituzione" di francescana memoria, uno dei capisaldi dell'ascetica cristiana.

Tessitore la adattò alle esigenze dei nostri tempi, ma il suo marchio inconfondibile lasciò, tra gli amici e i conoscenti, una scia di ricordi e gratitudine che ancora oggi possono aiutare a comprendere l'umanità del loro benefattore.

Paradossalmente la testimonianza forse più viva e sincera della sua carità non proviene dall'Italia, bensì dal Perù, il Paese nel quale, durante gli anni sessanta, si era recato per seguire da vicino l'evoluzione della locale Unione Catechisti.

In effetti, una cittadina di quel tormentato Paese, la signora Wilma Huaman Bravo, che lo accudì personalmente nei giorni difficili della sua lunga malattia, ha avuto modo di farsi un'idea precisa della charitas16 praticata da Tessitore.

La sua era una posizione in un certo senso privilegiata: il lavoro, infatti, l'ha obbligata a trascorrere molto tempo a fianco di un autentico "soldato"17 della Croce e l'impressione ricevutane non poteva non segnare in meglio la sua vita.

La donna, assunta come assistente domiciliare, si era lasciata alle spalle, in Perù, una situazione familiare molto difficile e Tessitore, dopo averne ascoltato i dispiaceri, si adoperò per sostenerla sia dal punto di vista spirituale, che da quello materiale.

La guidava nella preghiera, si sforzava di farle apprendere l'italiano, le offriva conforto, fede ed amicizia.

A lei, come a molti conoscenti, colleghi e confratelli, sapeva comunicare il suo particolare gusto per le cose "ben fatte", ma soprattutto una fede, mai esitante, nel "soccorso" di Cristo.

« Per me, l'incontro con questa persona è stata l'inizio di una nuova vita… perché io ho sofferto tanto nel mio Paese.

Poi, quando sono venuta qua ( a Torino, dal Perù ), non mi sono trovata bene, ho incontrato molte difficoltà ad inserirmi nell'ambiente di lavoro.

Il Dott. Tessitore ha cominciato ad insegnarmi le preghiere in italiano, parola per parola, e il rosario: lo recitavamo tutti i giorni alle cinque del pomeriggio.

Lui mi diceva: "porta anche le tue amiche, pregheremo insieme ", ma non potevo farlo perché lavoravano.

Aveva un cuore generoso: io gli raccontavo le difficoltà per ricongiungermi a mio figlio, rimasto nella sua terra di origine, il Perù, senza il padre: lui ci aveva lasciati, non si poteva più contare sul suo aiuto.

"Non ti preoccupare - ribatteva il Dott. Tessitore - domani prendo tutta la documentazione e vado fino a Roma!"

In quei momenti non era pienamente lucido, non si rendeva conto della gravita delle sue condizioni di salute e delle sue effettive possibilità.

Era la volontà, che lo faceva parlare così. Il suo interesse per gli altri.

Mi ha aiutato a trovare la "pace " di cui parlava sempre.

Per me si è trattato di un vero e proprio cambiamento.

Parlava sempre della Vergine Maria, diceva: "Preghiamo la Madonna, rivolgiti alla Madonna, raccomanda le tue pene a Lei, e vedrai!".

Quante volte capitava che la notte si svegliasse con l'intenzione di recarsi a Messa o alla Casa di Carità: "Andiamo - esclamava - ci sono tante cose da fare! "

Solo dopo qualche minuto si rendeva conto di non poter riuscire a scendere neanche le scale. …

Il suo esempio mi ha dato la forza necessaria ad andare avanti, perché la sofferenza e 'è, ma non bisogna lasciarsi andare ». ( Sig. ra Vilma Bravo Huaman ).

Memore dei disagi patiti in gioventù, Tessitore non aveva alcuna difficoltà a calarsi nei panni delle persone meno fortunate e, al fine di trovare una soluzione radicale e definitiva ai problemi, non esitava a sfruttare con cristiana spregiudicatezza risorse e conoscenze di "alto livello".

Si contano, del resto vari episodi, che rivelano in maniera efficace le qualità non comuni di un uomo che metteva in gioco pubblicamente il suo nome, la propria onorabilità, nell'intento di aiutare le persone più esposte alla miseria e, quindi, a scelte di vita potenzialmente esiziali.

Il Catechista Cagnetta, in proposito, conserva dei ricordi molto significativi: « Io conoscevo una coppia di sposi, che stava andando alla deriva.

Lui, per motivi di salute, non riusciva più a gestire la rivendita di vini con cui si manteneva; una grave affezione polmonare gli impediva, ormai, qualsiasi sforzo.

E questo incideva sulla vendita, aveva pochi clienti.

A casa la situazione era diventata critica: incomprensioni, minacce, insulti ….

La moglie, che da giovane aveva interrotto gli studi dopo il terzo anno di scuola media superiore, era disoccupata.

In quel periodo mi chiamarono per fare da padrino al battesimo della loro primogenita.

Fu allora che decisi di ricorrere al dottor Tessitore, e gli dissi: "se non troviamo un lavoro per la moglie, qua finisce male".

Tessitore telefonò al dottor Moccia, che allora era dirigente FIAT, gli espose il caso.

La questione venne risolta nel giro di un mese.

La dovevano impiegare come dattilografa, ma lei non aveva mai adoperato una macchina da scrivere!

Così le prestai la mia macchina ed un manuale per fare pratica… il giorno della prova tutto andò per il meglio e la donna ottenne l'impiego.

Grazie alla comprensione del dottor Tessitore, la situazione di questa famiglia, era decisamente migliorata … dopo qualche anno anche il marito venne assunto alla FIAT ». ( Sig. Cagnetta )

La pratica della carità non era mai disgiunta da una profonda comprensione dei caratteri.

Anche le persone dotate delle migliori intenzioni ( genitori, insegnanti … catechisti! ), soprattutto se esasperati dagli sforzi necessari a curare i difetti altrui, possono trascurare le reazioni nefaste di un orgoglio ferito: cocciutaggine, scoraggiamento, cinismo.

Eppure, talvolta, basta una minima attestazione di stima, per "sciogliere" i cuori più duri.

Tessitore "maneggiava" i suoi interlocutori, specie se giovani, con molta cautela; alla via diretta, ma fin troppo facile della coercizione ( "bisogna farlo perché lo dico io" ), preferiva quella faticosa e usurante dell'educazione, forma colta, ma non per questo meno importante, di charitas cristiana.

« Profondo conoscitore di persone, ma soprattutto di ragazzi.

Prendeva ognuno di noi per il "suo verso ".

Anche con me, che da piccolo ero ribelle, insofferente alle imposizioni si rivelò un raffinato psicologo.

Tessitore riusciva a guidarmi, e a condurmi dove voleva.

Aveva una sensibilità eccezionale, e una delicatezza…

È stato lui ad insegnarmi a fare il chierichetto.

Io non ricordo di essere mai stato offeso da mio zio, che mi abbia mai detto una parola in grado di ferirmi.

Aveva la vocazione del grande educatore che manifestava nei fatti più banali.

A Natale, il suo regalo di rito, per i nipoti, consisteva nei libri, libri per ragazzi.

Sapeva scegliere bene, in modo attento e oculato, per ognuno sceglieva il libro adatto.

Per le sorelle selezionava libri adatti alla cultura e alla psicologia femminili… ». ( C. Civalleri ).

La missione educativa era un settore fondamentale del suo personale "progresso nella virtù" ( Fr. Leopoldo ).

Si dona solo ciò che si ha e Tessitore donava a piene mani le sua "scienza religiosa".

Quando era infermo, su una poltrona, e il parroco di S. Agnese veniva a portargli la Comunione, sentendo il sacerdote lamentarsi per la carenza di personale disponibile all'insegnamento del catechismo, si rammaricava di non potersi più rendere utile come una volta.

Il pensiero di non riuscire ad onorare i suoi obblighi di catechista proprio lì, nella parrocchia del suo quartiere, lo angustiava profondamente: "Oh, potessi ancora camminare, anch'io potrei insegnare religione. Verrei io!" ( Sig. Leandro Pierbattisti ).

Questo senso del dovere "cristiano" traspariva nelle circostanze più banali, rivelando ai novizi dell'Unione l'avvenuta assimilazione della lezione di Fr. Teodoreto: "predicare con l'esempio e la parola" per "permeare di spirito cristiano la società" ( Quaderno 3°, pag. 45 ).

La vita e la Parola fuse insieme… giorno dopo giorno, istante dopo istante.

Una tale costanza non lasciava indifferenti: « Per tutta una vita ho conservato l'impressione del primo incontro.

Giovialità contenuta: nei suoi interventi era sempre giusto, obiettivo.

Non si lasciava trasportare dai sentimenti personali.

Pacatezza e controllo di sé, ed uno spirito vivace.

Una persona retta, pulita. Le cose che faceva spingevano alla riflessione e all'azione ». ( Sig. Albino Baiano, cat. associato ).

« Tra il parlare di cose profonde e il parlare di cose allegre …tra i temi profani e quelli spirituali, direi che non c'era una soluzione di continuità: la preghiera permeava completamente la sua vita.

Raccoglimento e orazione gli erano naturali: gli veniva spontaneo passare dalle cose di tutti i giorni a quelle più elevate.

Era profondo. Ricordo che quando gli chiesi un consiglio per alcune conferenze riservate agli anziani, Tessitore mi invitò a non soffermarmi troppo sul tema della morte.

L'anziano, a suo avviso, attraversa momenti di grande tristezza, a causa del progressivo decadimento fisico, e quindi non va afflitto con argomentazioni tenebrose.

Mi consigliò di adottare un tono "giovanile", di parlare dell'aldilà con ottimismo, in modo da suscitare la speranza di una nuova vita ». ( Sig. Vacchetta ).

A giudizio di Fr. Teodoreto, l'obbligo della "carità fraterna" implicava anche il richiamo, l'ammonimento dei confratelli smarriti.

Tessitore onorava questo impegno con la massima discrezione, biasimando, ove necessario, i comportamenti, non le persone.

Talvolta, nei colloqui privati col catechista Cagnetta, azzardava qualche commento sull'operato dei catechisti, ma in modo benevolo, mai sprezzante: « Lui non giudicava gli altri, ma essendo stato Presidente dell'Unione per un trentennio, aveva sviluppato un grande fiuto per il futuro e sapeva vedere lontano.

Io col passar del tempo gli ho dovuto dare ragione.

Anche perché mi parlava di tutto ciò senza giudicare, in positivo o in negativo, nessuno.

"È il mio punto di vista" - mi diceva - "guarda … poi verifica" quindi, sotto questo aspetto, era anche un galantuomo.

Non ha mai detto: "Le cose stanno così! " ma: "verifica ".

Più onesto e sincero non poteva essere … ». ( Sig. Cagnetta ).

Come Cesone e Demaria ( ed altri Catechisti della vecchia guardia ) aveva volontariamente rinunciato all'automobile, pur possedendo, a livello personale, mezzi e titoli bastevoli per permettersi una limousine col rispettivo autista.

Viaggiava in tram poiché "considerava l'auto un bene di lusso che, specie negli anni della presidenza, mal si confaceva al suo status di laico consacrato" ( Sig. Pierbattisti ).

Tuttavia non si sognò mai, neanche lontanamente, di far pesare questo fatto su parenti e confratelli.

Anzi, in una particolare occasione, non esitò ad aiutare il nipote Claudio ad acquistare la prima auto che il giovane, essendo agli inizi della carriera, non poteva ancora permettersi.

« Un giorno - era un sabato di primavera - mi invitò a casa sua e, parlando del più e del meno, mi disse: "mah, se tu avessi la macchina potremmo andare all'Abbazia di Vezzolano… ".

"Non ho ancora i soldi per comprarmela - risposi - aspetta qualche mese, magari riesco a metterli da parte ".

Al che replicò: "Quanto ti manca?". Saputo che mi mancavano 250000 lire, circa la metà dell'intero costo dell'auto, decise di darmi una mano.

Non disse:" ti presto i soldi", ma "tè li do io".

Di fronte alle mie resistenze lo zio, che intuiva le ragioni del mio orgoglio, mi rassicurò: "non ti preoccupare, quando avrai i soldi, se vorrai, me li potrai restituire".

A quel punto accettai, promettendogli di onorare il mio debito nel giro di quattro mesi.

In verità non riuscii a saldare i conti nei tempi previsti… eppure, quando gli resi i soldi, lui li accettò solo per non offendermi.

Aveva capito che ci tenevo a saldare il debito, che non volevo abusare della sua generosità ». ( C. Civalleri )

Nei rapporti di amicizia imponeva la sua presenza con un eloquio fluente e la battuta sempre pronta, a ciò, però, si univa un'innata sensibilità, che lo disponeva all'ascolto: da una parte desiderava comunicare le sue conoscenze e i suoi interessi ( si pensi al canto gregoriano ), ma dall'altra aspirava anche a scoprire e assecondare quelli altrui.

Al fine di cementare conoscenze e rapporti, che la cortesia puramente formale poteva solo soffocare, cercava occasioni e pretesti per esprimere agli amici stima, approvazione, incoraggiamento: Tessitore, da buon contadino, curava con grande affetto le "piante" del suo orticello, badando a non calpestarle.

Su di esse investiva tempo e denaro.

« Come ci teneva, quando ricorreva il mio onomastico, a farmi gli auguri.

Se ne ricordava sempre: il 21 giugno, festa di S. Luigi Gonzaga.

Era puntuale! Non so se lo abbia fatto con gli altri.

Quando aveva qualche cosa di buono in serbo amava "spartirlo" con gli amici.

…In virtù dell'amicizia che ci legava, siamo andati una volta in vacanza a Bordighera: là si trovava un Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, dove io e lui, dopo un viaggio in macchina, siamo stati ospitati.

Anche lì, ha dimostrato, di saper indovinare, conoscendo le abitudini regionali, i gusti degli amici: può sembrare un fatto di secondaria importanza, ma non lo è.

Questo succedeva perché lui intendeva sfruttare tutti gli espedienti possibili e immaginabili per entrare in sintonia col prossimo.

Un giorno mi disse: "Andiamo sul colle … - adesso mi sfugge il nome - così giriamo un po', ci facciamo una passeggiata… "; poco dopo ci fermammo in una piazzetta di Bordighera Alta e mi disse: "Aspettami".

Entrò in un negozio, acquistò dei fichi freschi, e me li portò nel cartoccio.

Dico: "Mah… dottor Tessitore… " "Non vorrai dirmi che a voi meridionali non piacciono i fichi?"

… Insomma, non voleva prendere per la gola chi gli stava accanto, quasi a suscitare una sintonia forzata, ma desiderava allargare il campo delle cose condivise, per creare un'amicizia più profonda, più vasta, che non comprendesse solo le faccende strettamente spirituali, ma anche gli interessi culturali e i momenti di svago.

Si parlava di arte, si parlava di musica… anche perché la musica gli piaceva e io mi trovavo a mio agio; questi erano anche i miei interessi preferiti …

Poi dimostrò una grande attenzione nei miei confronti, quando approfittò di una particolare occasione per donarmi un'opera in due volumi ( assai costosa ) intitolata "Il commento ai Vangeli. "

Sono due volumi che io consulto ancora con grande profitto.

C'è un'esegesi e un'interpretazione dei Vangeli che conservano tuttora la loro validità ». ( Sig. Cagnetta )

Tessitore riservò sempre una grande attenzione alla formazione culturale di novizi, catechisti e … nipoti.

Un antico detto monastico recita: "una casa senza biblioteca è come una fortezza senza armeria".

Ovviamente, il defunto Presidente non ambiva, certo, a forgiare una specie di catechista bibliofilo.

Lo preoccupava, semmai, la confusione che serpeggiava in molti ambienti cattolici e, come Fr. Teodoreto, si sentiva chiamato a "rischiarare"18, in primis, le anime dei suoi sodali.

Anche questo era un aspetto qualificante del suo modo, organico e integralmente cattolico, di fare la carità.

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16 Preferiamo il termine medievale, e "ipercorretto", "charitas" ( con l'acca ) a quello classico "caritas", in quanto, a nostro modestissimo avviso, il latino precristiano non coglie il senso di evangelica "gratuità" e divina
"misticità" che gli antichi monaci collegavano al vocabolo utilizzato per definire la prima virtù teologale
17 Chi scrive ha ancora vivo nella memoria lo sguardo sfavillante con cui ( Fr. Teodoreto, ndr. ) ascoltava l'esposizione di un suo progetto apostolico e il tono con cui alla fine esclamò: "allora avanti!", come un generale che incita i suoi soldati" ( C. Tessitore, Bollettino, 1974, n.2, pag. 11 )
18 Fr. Teodoreto Garberoglio, "Pensieri sulle Regole e Costituzioni", novembre 1999, pag. 16