Vocazioni e Pastorale Vocazionale

Indice

Capitolo 7

Consacrati

"Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri". ( Gv 13,34 )

I nuovi credenti giungeranno ad esserlo grazie alla parola dei discepoli di oggi, ma anche, e forse principalmente, se questi daranno testimonianza di unità.

Solo così l'uomo riconoscerà l'unico vero Dio e si volgerà verso di Lui. ( cfr. Gv 17,21 )

1. Consacrazione, immolazione, santificazione

Il termine consacrazione ci porta a pensare subito all'Eucaristia, dove il pane e il vino vengono misteriosamente transustanziati nel Corpo e Sangue di Cristo.

É questo un dono sublime e un grande mistero.

Nella Bibbia tale termine viene presentato con sfumature, termini e angolazioni diverse, quali sfaccettature di una medesima realtà.

Le parole ricorrenti di consacrazione, santificazione e immolazione si interscambiano, caratterizzando la preghiera sacerdotale di Gesù, consegnataci come suo testamento spirituale.

In Gesù santificato e consacrato dal Padre, é possibile la consacrazione dell'uomo a Dio.

2. Gesù immolato, fonte di santità e consacrazione

Gesù sulla croce si è immolato nella sua natura umana.

Ha voluto offrire in sacrificio tutto di sé: la sua natura umana, che si è immolata sulla croce.

Dopo aver immolato, con l'Incarnazione, la stessa persona umana, sussiste in Gesù l'unica Persona divina, il Verbo.

Gesù con l'Incarnazione ha rinunciato alla stessa persona umana, volendo sussistere in una sola persona: quella divina, e sottomettendo radicalmente a questa la sua volontà.

Non esiste immolazione più perfetta di questa, che diviene per noi grande sacramento di salvezza, da cui sgorga la santificazione di tutta l'umanità.

Chi più santo di Lui, chi più consacrato di Lui, chi più immolato di Lui?

Egli è il l'unto, il consacrato, il santo.

Il canto del gloria nella Messa proclama: "Tu solo santo, tu solo Signore, tu solo altissimo".

É talmente immolato da scegliere la morte più umiliante, che è quella della croce, e di essa ha voluto conservarne i segni anche dopo la risurrezione, quando è apparso ai suoi discepoli.

3. Il Battesimo ci innesta in Gesù

Questo evento non ci può lasciare indifferenti: poiché ogni persona, dopo il battesimo, porta in sé l'immagine di Gesù Cristo, vive in perfetta sintonia con lui, vive nel suo amore, ha i suoi stessi sentimenti, è protesa come Lui alla santificazione e alla immolazione della sua vita.

É talmente unita a Lui da condividerne la vita, per cui con S. Paolo può ripetere: "Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me" ( Gal 2,20 )

Ogni battezzato è stato innestato in Gesù morto e risorto ed è stato configurato a Lui: con Cristo muore per risorgere con lui.

La liturgia battesimale, che realizza tutto questo, è al centro della celebrazione del triduo pasquale e della liturgia.

Da questo evento ha origine la santificazione dell'uomo e quella consacrazione che nel rito del battesimo dei primi tempi veniva indicata molto bene dal rito stesso, quando il catecumeno veniva unto proprio come venivano unti i re, i profeti e i sacerdoti.

E tale unzione persiste tuttora.

4. I battezzati costituiscono un popolo regale, sacerdotale e profetico

Il battesimo, innestandoci in Cristo, ci riunisce in un popolo regale, sacerdotale e profetico, partecipi, come dice il Concilio Vaticano II, del sacerdozio universale dei fedeli, il quale è analogo al sacerdozio ministeriale, che è proprio dell'ordine sacro.

Siamo stati perciò consacrati nel momento stesso del battesimo, perché il battesimo ci ha santificati; ma nello stesso tempo siamo stati anche immolati, perché uniti a Cristo crocifisso.

Ciò per noi significa che dobbiamo morire al mondo, alla concupiscenza, al peccato, perché Cristo è vita, mentre il peccato è morte.

Le promesse battesimali esprimono bene questa realtà che noi in particolare abbiamo accolto nella sua radicalità con i consigli evangelici, impegnandoci a vivere sull'esempio di Gesù nella castità, povertà e obbedienza.

In questa scelta di vita, di rinuncia, ma insieme dono sublime, consiste per noi la nostra immolazione.

5. Consacrati perché siamo membra vive di Cristo

Il battesimo diventa così il punto di partenza per un impegno di vita nuova, che dovremo realizzare nella fedeltà alle promesse battesimali.

Nonostante i nostri limiti e le nostre infedeltà, noi siamo dei consacrati, siamo membra vive di Cristo.

Se il Capo è consacrato, immolato e santificato, anche noi, innestati in Lui, siamo consacrati, santificati, immolati.

Questa santità battesimale fa sì che il Padre eterno ci guardi con uno sguardo di predilezione, nonostante i nostri peccati e, fedele alle sue promesse, ci offra costantemente la sua misericordia.

6. Santità nell'immolazione

Noi dunque siamo già consacrati poiché, se Cristo è consacrato, anche il cristiano è consacrato con Cristo e come Cristo.

Ma quella santità battesimale, che possiamo definire oggettiva, deve diventare anche soggettiva, ossia santità nostra, mediante un costante impegno di conversione, che nella realtà del corpo mistico diventa immolazione.

7. Consacrati a Dio

Ogni battezzato è dunque un consacrato a Dio.

Non è condivisibile l'opinione di chi pensa che la vita consacrata a Dio sia solo quella di chi pratica con voto i consigli evangelici, ignorando la consacrazione battesimale, oppure contrapponendo questa a quella religiosa.

Non si deve dimenticare il senso della consacrazione battesimale a causa di una visione pessimistica della vita, considerata solo sotto l'ombra del peccato, in cui pur ritenendo il battesimo come rinascita alla grazia che ci fa santi, si pensa tuttavia che per essere veramente di Dio, per farsi santi, occorra ritirarsi in un convento o almeno in un seminario di preti.

Ciò premesso occorre però tenere presente che per noi Catechisti la consacrazione assume una forma specifica di offerta a Gesù, per la pratica dei consigli evangelici da Cristo suggeriti, o per l'adesione allo spirito di tali consigli.

8. Vocazione alla santità per ogni battezzato

Prima del Concilio Vaticano II non si insisteva sufficientemente sul concetto della consacrazione battesimale, della vocazione universale alla santità.

Il Concilio l'ha messo invece come base, prima di parlare delle diverse vocazioni nella Chiesa.

Ogni battezzato, per il semplice fatto che è battezzato, è chiamato a farsi santo, perché è già oggettivamente santo, è già consacrato, è già immolato e quindi già appartiene al Signore.

Per lui si tratta solo di prendere coscienza di questo dono, di tradurlo nella vita di ogni giorno, dal momento che è già in una posizione nuova.

La santità non arriva: c'è già in germe, va solo sviluppata e attuata con uno stile nuovo in armonia con la realtà battesimale.

9. Dio al centro della nostra vita

Quand'è allora che una persona può chiamarsi soggettivamente consacrata?

Dopo queste premesse è facile rispondere che è consacrato a Dio chi pone Dio, e non se stesso, al centro della propria vita.

Quando incontriamo un uomo, una donna, un ragazzo, che vivono così intensamente il dono battesimale, da farlo emergere nella vita di ogni giorno, per cui Dio diventa il centro della loro vita, costoro sono già oggettivamente consacrati per il battesimo, ma lo diventano anche soggettivamente, perché vivono la realtà della loro consacrazione.

Se il cristiano, sapendo che ha ricevuto l'esistenza da Dio, la riporta a Dio, offrendogli la vita, le azioni, i rapporti che egli ha e le cose che fa, costui è consacrato, non solo per la realtà battesimale, ma per la sua piena adesione a tale realtà di consacrazione, anche se lui non lo formula espressamente.

Quindi il passaggio tra la consacrazione battesimale e la consacrazione vissuta consiste proprio nel mettere Dio al centro della propria vita.

Chi vive in modo cosciente la sua consacrazione battesimale, costui è un consacrato, costui vive da santo, costui è costantemente immolato; il suo "io" non è più al centro della sua vita, ma è Dio che è al centro: tutto il resto arriverà a lui da Dio, sarà vissuto da lui per Dio, sarà portato avanti con Dio, la realtà battesimale avrà in lui la sua pienezza, per cui vivrà con Cristo e in Cristo.

Chi vive così realizza la sua consacrazione.

10. La Chiesa riconosce i martiri

I primi ad essere riconosciuti dalla Chiesa come santi sono coloro che sono stati talmente considerati così configurati a Cristo, per cui la santità di Cristo, l'immolazione di Cristo e la consacrazione di Cristo si erano rivelate in loro, così che se si adorava Cristo si doveva venerare anche il martire.

Chi infatti è più immolato del martire, che ha ripetuto il gesto di Cristo, perdonando come Cristo, e certamente vedendo anche lui Cristo alla destra del Padre?

11. Le varie fasi di sviluppo dell'ascesi cristiana

Dopo le persecuzioni che fecero emergere i valori evangelici, la religiosità dei cristiani si espresse in varie forme di consacrazione a Dio: quella degli eremiti, dei monaci cenobiti, degli ordini mendicanti e poi delle varie congregazioni e degli istituti secolari.

Tutti attuarono una consacrazione vissuta in modo radicale.

12. Il nostro grazie a Gesù per averci consacrati a sé

La giornata del Giovedì Santo, che ci richiama la tenerezza di Gesù per gli uomini, il suo dono d'amore, il suo sacrificio e la sua immolazione, ci sollecita a ripensare alla nostra consacrazione oggettiva e soggettiva, che deriva dal nostro essere innestati in Lui.

Accogliamo questa ulteriore opportunità per un colpo d'ala verso l'alto e per dire grazie al Signore per la vocazione che ci ha dato per seguirlo più da vicino e offrire tutta la nostra vita a Lui e ai fratelli ed essere così partecipi della gloria dell'Agnello immolato per la nostra salvezza.

Indice