Esperienze programmatiche d'una Scuola Professionale

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Sviluppi programmatici

L'afflato educativo promanante dal titolo programmatico, oltre ad assicurare alla nuova scuola professionale cristiana finalità caratteristiche, un clima e un'organizzazione inconfondibili, continua ad essere sorgente sempre più copiosa di preziosissimi orientamenti pedagogici.

L'importanza di ciò appare chiaramente qualora si rifletta come senza temi dominanti, senza « stili » d'ambiente e di azione, nessun insegnamento possa oltrepassare il livello della semplice istruzione e del semplice addestramento.

Non si dà infatti autentica formazione senza un principio che informi, vivificandolo, l'insieme delle cose che s'insegnano, come non si dà comunicazione pienamente efficace senza uno « stile » personale, con cui appunto si esprime la feconda maturità.

Ma l'ideale di « Casa di Carità » è addirittura una sorgente inesauribile di temi dominanti, come di « stili » …

Appena accennando, diremo che il pensiero della « Casa Cristiana » richiama all'ideale di convivenza più intensa, all'atteggiamento più comprensivo e ospitale, al dono di sé più umile e generoso al tempo stesso, così come muove all'apprezzamento di ciascun uomo nella sua irrepetibile singolarità e invita all'interiorità, alla comunione d'anime.

« Casa » ancora, oltre a significare asilo, ristoro, famiglia, rinvigorisce di umanità la stessa « città » poiché più intensamente affratella, in quanto più di ogni altro ideale « riconduce » gli uomini a ritrovare l'unità dell'origine e dell'estrema destinazione nell'eterna dimora del Padre comune.

Infine, il programma di ogni scuola cristiana non si compendia forse nella carità?

non consiste forse nell'educare alla carità e nella carità, che è per la fede implicante la ragione e la buona volontà?

Certamente, in quanto educare alla carità è formare in pienezza poiché essa comporta la massima apertura dell'anima, e quale « vincolo di perfezione » tutto abbraccia, tutto collega, sino alla compiuta unità dell'ordine, in cui sono reintegrate la verità e la giustizia dell'uomo nel rapporto a Dio e, in Dio, per rapporto ai suoi simili e a tutte le creature.

D'altro canto, se c'è un mondo che non è « casa » poiché vi si è smarrito lo spirito vivificante, l'apertura ospitale, l'intenzionalità fraternamente costruttiva della « carità » è proprio quello del lavoro.

Nessun stupore dunque, se per una Scuola, per giunta di arti e mestieri, ci si ispiri come a motivo dominante proprio alla nostra provvidenziale insegna.

Anzi l'idea di « Casa di Carità » non è stata meno feconda per gli stessi programmi di insegnamento.

Per la formazione cattolica degli allievi, la fondamentale informazione catechistica circa il dogma, la morale, la vita di grazia, la liturgia, la sacra Scrittura, la storia della Chiesa, è stata svolta riconducendola ai temi formativi, e perciò sintetici, richiamati più da vicino dal pensiero della « casa cristiana ».

Cosi di volta in volta, ci si è ispirati

alla Divina Paternità,

allo stato di grazia come divina filiazione,

alla maternità verginale di Maria,

all'intimità di Nazareth così sacra ed umana al tempo stesso,

alla figura di S. Giuseppe,

all'amicizia di carità cui ispirare e ricondurre le multiformi relazioni umane,

all'ideale cristiano di comunità come a modello di ogni forma di vita associata,

alla virtù sempre presentata come espressione d'amor di Dio,

alla S. Messa come compartecipazione comunitaria al Sacrificio della Croce,

alla Comunione come agape fraterna e alimento del vincolo comune in Cristo Gesù,

alla vita quotidiana fatta epopea in quanto incentrata, pervasa, consunstanziata dal mistero della Redenzione.

La concretezza e l'integralità educativa, voluta dal titolo programmatico e dai « detti » che lo sviluppano, a contatto delle attuali tendenze di « democratizzazione » della scuola e della cultura, ripropongono il problema delle materie tradizionalmente definite come « culturali ».

A questo proposito rimane ancora molta strada da percorrere, tuttavia dovendo riferire su quanto sin qui attuato, diremo che i programmi « culturali » adottati comprendono lo studio della lingua italiana, nozioni di letteratura, un corso di storia, illustrato all'occorrenza con documentazioni artistiche opportune.

Lo scopo prefissato non è semplicemente di informare debitamente l'allievo e di guidarlo verso il raggiungimento di una espressione chiara, organica, linguisticamente corretta, ma soprattutto di metterlo in grado di attingere almeno con qualche utilità ai valori culturali e spirituali della nostra civiltà.

Cultura quindi concepita come incontro con uomini, con popoli, con istituzioni, con idee operanti e fatti significativi;

cultura come approfondimento del presente mediante il passato, come orientamento circa il futuro;

intesa come conservazione e sviluppo innovante di ciò che perennemente vale;

cultura dominata dal pensiero della provvidenzialità della storia,

e dalla centralità di Gesù Cristo e della Sua Chiesa, senza fratture, bensì continuità tra la realtà storica e la vita personale di ciascuno.

Infine diremo che la necessità storica di pacificare le lotte tra le classi e le fazioni piccole e grandi, resa tanto più acuta proprio dall'ideale di « carità »,

la necessità insomma di richiamare ciascuno ai propri doveri oltreché ai propri diritti,

al bene comune al disopra dell'interesse delle parti,

alla concordia e alla collaborazione piuttosto che all'incomprensione e all'ostilità egoistica,

alle responsabilità sociali e civiche, affinché regnino la giustizia e l'amore,

ha indotto i Catechisti a introdurre l'insegnamento dell'« Educazione sociale e civica ».

Non soltanto « civica », ma « sociale » in quanto le leggi, la conformità di esse, la vita del cittadino debbono avere il loro fondamento in principi sociali perennemente e universalmente validi, così come hanno la garanzia di efficienza nella coscienza di ciascun uomo che come tale, se da un lato è un peso, dall'altro oltrepassa qualsiasi coordinamento giuridico.

Il programma adottato si basa sull'insegnamento sociale della Chiesa circa i rapporti tra persone e società, i diritti e i doveri dell'uomo, la società familiare, quella scolastica, quella di lavoro.

Un posto di rilievo è riservalo allo studio della « Costituzione Italiana »,

ai principi di libertà e democrazia,

alla legislazione sul lavoro,

ai principali problemi morali e sociali del lavoro e delle aziende.

Attualmente si cerca di integrare la parte « concettuale » di tale insegnamento, con provvedimenti atti a sviluppare la « Casa di Carità » come comunità operante, come fucina di un costume sociale più cristiano e per ciò più maturo.

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