4 Agosto 1965
Diletti Figli e Figlie!
Ogni volta che Noi veniamo a questo incontro settimanale e Ci troviamo davanti una folla di visitatori che giungono qua da ogni settore del mondo contemporaneo e qua Ce ne recano le voci, gli umori, le aspirazioni, le sofferenze, in una parola le esperienze, Noi cerchiamo d'essere molto attenti, e preghiamo in Cuor Nostro il Signore che Ci renda capaci non solo di parlare, ma anche di ascoltare, di capire, di penetrare, come Gesù divinamente lo era, « quid esset in homine, quello che fosse nell'uomo » ( Gv 2,25 ). Ebbene, tra le tante irradiazioni spirituali, che Ci sembra di saper captare con maggiore sicurezza e con maggiore frequenza come emananti dagli animi di alcuni Nostri visitatori è un certo disagio circa la verità religiosa, circa la dottrina consueta della Chiesa, circa la fede da essa autorevolmente insegnata e normalmente professata.
E Ci pare di avvertire come tale inquietudine, portata alle soglie di questa cattedra, l'antica cattedra di San Pietro, spesso si fa più viva, e invece di trovare ristoro e conforto, si accentua nell'ansia di dubbi maggiormente insorgenti e nella diffidenza di incontrare contrasti dogmatici, che non comprendono le condizioni presenti degli spiriti e che non ammettono discussione.
Non certo voi personalmente, carissimi Figli, ma voi come esponenti del nostro tempo e delle correnti che lo agitano, Ci fate pensare all'atteggiamento d'incertezza, di critica, di dubbio, d'insofferenza ideologica, di agnosticismo, e anche di negazione, il quale caratterizza non pochi spiriti, oggi resi più sensibili, pensosi e inquieti dalle grandi innovazioni della vita moderna.
È così? Giungono infatti a Noi voci confuse e strane, che Ci rendono assai riflessivi, e spesso anche sorpresi e tristi, perché sono voci che provengono non soltanto dalle moltitudini di coloro che non hanno la fortuna d'avere la nostra fede ( e già quest'onda di clamori avversi Ci è cagione d'intima afflizione e stimolo ad immenso ed insonne amore ), ma spesso provengono tali voci anche dai campi migliori del Popolo di Dio, sempre a Noi fedeli e vicini, e dove ordinariamente la dottrina della Chiesa è alimentata da fervore di studi, è coltivata con fermezza di pensiero, è onorata da fecondità di vita cristiana;
provengono per far eco ad errori antichi e moderni, già rettificati e condannati dalla Chiesa ed esclusi dal patrimonio delle sue verità;
ovvero per proporre ipotesi, quasi subito convertite in affermazioni che vorrebbero dirsi scientifiche e che mettono in questione principii, leggi, tradizioni, a cui la Chiesa è saldamente legata, e da cui non è da supporre che mai possa staccarsi;
oppure per insinuare critiche revulsive sulla storia e sulla struttura della Chiesa e per proporre revisioni radicali di tutta la sua azione apostolica e della sua presenza nel mondo, così che la Chiesa, lungi dal ricavarne quelle virtù e quelle forme nuove a cui tende l'aggiornamento conciliare, finirebbe per assimilarsi a quel mondo, che invece attende da lei il raggio della sua « luce », e il vigore del suo « sale », non la compiacente acquiescenza alle sue discutibili teorie ed ai suoi profani costumi.
Non è qui che Noi cercheremo di approfondire, per via di analisi e di apologie, il problema estremamente complesso della verità religiosa ai nostri giorni; tanto più che l'inquietudine spirituale, a cui abbiamo accennato, nasce per lo più in cuori giovanili, ovvero in persone studiose di buoni intendimenti, desiderose non già di venir meno alla fedeltà dovuta al nostro credo cattolico, ma d'allacciare contatti nuovi con la cultura moderna.
Vi basti sapere che tale problema forma oggetto di benevola e appassionata osservazione da parte Nostra, come lo forma da parte dell'Episcopato e dei bravi Teologi, e lo formerà anche durante l'ultima fase del Concilio ecumenico.
A Noi piace semplicemente in questo momento fare a voi un invito e un augurio.
Un invito: nessuno di voi voglia diffidare della santa Chiesa, e di questa cattedra in particolare, per l'atteggiamento che essa fermamente e fedelmente conserva verso la verità religiosa, che le deriva dalla rivelazione, a lei confidata da Cristo.
Atteggiamento dogmatico, sì, che vuol dire fondato non su propria scienza, ma sulla Parola di Dio, resa intelligibile dallo Spirito Santo, e trasmessa per via d'un magistero, che trae la sua autorità dall'essere discepolo dell'unico Maestro Cristo Signore.
Stupenda l'affermazione di Sant'Agostino: « Deus in cathedra unitatis doctrinam posuit veritatis »: Dio ha posto la dottrina della verità là dov'e la cattedra dell'unità ( Ep 105 ).
Atteggiamento che non consente l'ambiguità, l'interpretazione soggettiva, la confusione, la decadenza, la contraddizione nel messaggio della salvezza, e che garantisce a tutti ed a ciascuno nel Popolo di Dio la medesima verità, la medesima sicurezza, il medesimo linguaggio, quello di ieri, di oggi e di domani.
Atteggiamento che non impigrisce gli spiriti, non preclude loro ogni vera indagine scientifica, e che spinge anzi le menti a pensare, a progredire, a pregare.
Atteggiamento che non ci insuperbisce, come detentori fortunati ed esclusivi della verità, ma ci fa però forti e coraggiosi nel difenderla, amorosi nel diffonderla.
Ancora Sant'Agostino ce lo ricorda: « Sine superbia de veritate praesumite », senza superbia siate fieri della verità ( Contra litteras Petiliani, 1, 29, 31 ).
E l'augurio, proprio per voi, carissimi Figli, che venite a Noi per professare e per corroborare la vostra fede, l'augurio è questo: che la certezza, di cui questa pietra romana è fondamento, sia non più, non mai causa di diffidenza, di angustia o di peso, ma fonte di gaudio, di pienezza spirituale, di conforto e di merito.
Concluderemo con la parola d'un altro maestro antico, Lattanzio: « Nullo … suavior animae cibus est, quam cognitio veritatis »: nessun cibo è per l'anima più soave, che la cognizione della verità ( De falsa rel. 1, 1. - P.L. 6, 118 ).
Così sia per voi, diletti Figli, fedeli alunni della Chiesa maestra, con la Nostra Apostolica Benedizione.